Pensieri e racconti – Brandelli di vita dal pianeta morente

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      Aereoporto di Fiumicino. Ottobre 2006. Un uomo sta scegliendo delle riviste che gli consentiranno di passare un'oretta prima di partire per Catania. Al momento di prendere il solito settimanale, decide di comprare un block-note ed una penna. Si siede, mette i Subsonica in cuffia e inizia a scrivere. Riempie il blocco in poco più di mezz'ora. Da allora, non ha mai smesso di scrivere. Neanche in questo momento. Un abbraccio a Paolo, che era con me in quel viaggio e che ora è in viaggio, per non so dove. Per sempre.

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Racconto – Alin

Pubblicato da kiwi65 il 2 ottobre 2007

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“Allora, quanto vi ci vuole per fare una cassetta di pomodori?”. Rahid urla sempre. “Che vi paghiamo a fare? Sta arrivando il capo, datevi una mossa. Per la dieci dobbiamo aver finito, c’è un altro campo di pomodori da fare”.
Io sono Alin. Sono venuto in Italia da Albania a lavorare. Cinque euro a giorno. “Ehi tu, albanese di merda, la prossima volta che ti vedo in piedi ti caccio a calci. Hai capito? Hai capito?” Rahid parla con me. Voglio lavorare. Non ho risposto e mi sono rimesso giù.
Arriva una macchina. “Rahid, come va stamattina?” Il capo è italiano. Sembra uno di quelli di televisione quando stavo a casa, sempre elegante. Ha bella macchina grande e parla sempre telefono. “Capo, tutto bene qui. Siamo un po’ in ritardo ma stiamo recuperando. Per le dieci finiamo e ci spostiamo.” “Va bene, chiamo Vito e gli dico che per le dieci viene con il camion”. Il capo fa altra telefonata.
Viene camion tutto sporco di terra si avvicina al campo. “Chi ha finito venga qui”, urla Rahid.
Io finito. “Rahid, me ne vado. Ci vediamo oggi”. Il capo va via.
Devo chiedere ora soldi ad Rahid, ora che c’è capo. Corro. “Rahid, mi servono soldi”. Rahid mi guarda e non risponde. Non ascolta.
“Rahid, mi servono soldi!” gli strillo. “Che cazzo vuoi? I soldi te li ho già dati!”
“Devi dare ancora trenta euro.”
“Ma non rompere il cazzo. Non ti ti devo dare niente”
“Che succede?” Capo è tornato indietro a vedere che succede.
“Questo albanese di merda vuole soldi senza lavorare”
“Ah, bravo. Qui prima si lavora, poi si chiedono i soldi. Non funziona cosi’ anche da voi?”
“Io lavorato, ma Rahid non dato tutti soldi”
“Non dire stronzate. Noi paghiamo sempre tutti. Ora mettiti in fila, che devi salire sul camion.” Io voglio soldi. “Rahid deve dare trenta euro”
“Ancora? Vattene”.
Corro verso capo, gli prendo il braccio. “Che cazzo fai?” urla Rahid.
Sento forte botta sulla testa.
“Ma che cazzo fai Rahid? L’hai ammazzato…”
“Questo gia rompeva il cazzo da due giorni. Lo dovevo mandare via subito. Albanesi di merda…” “Vabbè, non perdiamo tempo. Prendi le pale dal camion, chiama due o tre uomini e fai sparire tutto… guarda qua, mi ha sporcato pure la giacca! Merda!”
“Vito, tira giù le pale. Facciamo un po’ di pulizia.”
Perché mi buttate dentro buca? Io no morto, non mi mettere sotto terra. Sento macchina di capo che va via. Non mi buttate terra… non respiro…

2 Commenti a “Racconto – Alin”

  1. Andrea dice:

    Agghiacciante…

  2. Giovanni dice:

    è molto triste, non ti sembra un po’ troppo? Se l’obbiettivo è di colpire il lettore ce l’hai fatta..
    Per quanto riguarda la forma : scorre veloce e rendi l’idea anche con poche parole pero boh non sodov resti forse spiegare appena appena anche perchè scuas uno che prende una forte botta sulla testa non dice ” sento forte botta su testa ma haia! A parte gli scherzi scorre veramente veloce.

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