Quaranta
Pubblicato da kiwi65 il 8 ottobre 2008
Che freddo avevo stamattina, Ale. Solo tu puoi capirmi. Sono andata in cucina e ho guardato fuori, attraverso la porta a vetri. Pongo scodinzolava. Sa bene come lo tratto, io. Altro che la stronza.
Ho guardato sulla tavola. Stamattina sopra c’era un settantadue, nel vasetto bianco e verde. E poi un ottantadue, nel bicchiere, con un po’ di caffè.
Ho chiuso gli occhi. Vedevo solo il quaranta. Nero, sullo sfondo rosso.
Tu sai come sono. Appena sveglia sono sempre incazzata. Il signor ottantadue e il suo amichetto settantadue sono volati nel cesso. Dura come il marmo, Ale!
Già che ero in bagno, l’ho fatto, Ale.
Quarantaquattro. Merda. Ma tu come hai fatto a scendere?
Mia madre era uscita. Oggi polpette, Ale. Mi ci gioco quello che vuoi. Come faccio? Saranno ottocento, se va bene.
Sono tornata in camera. Ho messo il riscaldamento a palla. Mi sono ranicchiata vicino al termosifone, sotto la coperta e con il phon acceso al massimo. L’ho inventato io, questo sistema contro il freddo. Che ne dici, Ale?
Ho acceso la tele. A quell’ora non c’è niente, solo cartoni e pubblicità. Però mi c’era quel programma sulla collezione primavera-estate. Che cazzo, Ale. Ma le hai viste?
Ho dovuto cambiare canale. E lì dolci, cioccolata! Lo stomaco mi stava facendo male.
Ma capita anche a te, Ale? Non credo. A te no. Non ti viene mai in mente di andare in cucina. Dovrei bere un cucchiaio di aceto, come fai tu, per farmi passare questa voglia.
Anzi. Mi prendo un lassativo. Ecco, ottima idea, ho pensato. L’ho comprati l’altro ieri, ne dovrei avere ancora. Mi fanno un po’ male alla pancia, ma almeno non penso ad altro.
Niente. L’ho finiti.
Quaranta.
A un certo punto mi sono svegliata. Sai quando ti guardi in giro e dici dove sono? Mi girava la testa. Che cazzo ci faccio in cucina, mi sono chiesta.
Mi sono guardata le dita. Poi sul tavolo. Ale, se mi avessero dato una coltellata, non avrebbero trovato neanche un po’ di sangue.
Davanti a me c’è solo il barattolo di nutella, vuoto.
Ale! Ma hai visto che cazzo ho fatto? Ale, mi devi aiutare, non ce la posso fare da sola! Sei o no la mia socia?
Sono corsa in bagno e mi sono infilata lo spazzolino in gola. Quella merda alla nocciola non mi avrà, ho pensato.
L’ho vista la chiazza rossastra. All’inizio mi faceva paura. Adesso so bene che è buon segno. Significa che è uscito tutto. Pensa che prima che tu me lo spiegassi mi sembrava la buccia di una mela. Ma sarò scema o no?
Poi quando vomito mi sento bene. Mi sento come Dio. Ho il controllo. Decido io.
Mi sono rimessa sotto la coperta con il phon. Mi sentivo stanca, Ale. Mi sono appisolata.
A un certo punto, la voce della troia mi ha svegliato. Indovina un po’? Mi ha comprato le polpette!
Vaffanculo. Tanto anche queste se le mangia Pongo.
Ma come facevi tu a metterti nuda davanti allo specchio e a mangiare lentamente? Non avevi freddo?
Chissà se quando una muore sente questo freddo.
Ma che mi viene da pensare! Tra qualche giorno starò benissimo. Sarò bellissima! Anzi, ora mi alzo e vado a correre. Almeno un ora. Mi copro per bene e mi faccio cinque volte il giro del parco. Milleduecento. Milleduecento calorie in meno. Poi oggi pomeriggio ti vengo a trovare.
Quella troia mi ha nascosto la tuta. Dice che la devo smettere di andare al parco tutti i giorni, che è pericoloso.
Che bello infilarsi i pantaloni senza doverli sbottonare, Ale, avevi proprio ragione. Poi oggi pomeriggio ti vengo a trovare. Vengo a vedere come fai a non mangiare, con tutti quei dottori intorno. Solo io lo so cosa ti serve, Ale. Ma perché non ci lasciano in pace?
Quaranta chili. Taglia trentotto. Ancora qualche giorno, Ale.
9 ottobre 2008 alle 7:34 am
Un realismo è una crudezza con una semplicità sconvolgente.
Bravo!
9 ottobre 2008 alle 2:30 pm
Che sofferenza ho provato leggendo questo tuo racconto, ho conosciuto persone anoressiche.
Bravo, veramente coinvolgente con quella trovata delle kcal per indicare biscotti!
9 ottobre 2008 alle 2:56 pm
Eccellente sintesi, immedesimazione, poi quelle kcal per indicare i biscotti o altro cibo!
9 ottobre 2008 alle 4:50 pm
questo racconto e’ perfetto come precisa e’ la realta’ su questo problema.
ho letto con apprensione, con un senso di disperazione.
Kiwi, sei sempre all’altezza!
spero che la cosa non ti tocchi da vicino perche’ l’hai descritta cosi’ precisamente che verrebbe da pensarlo ma il mio augurio e’ che non sia cosi’.
sarebbe importante inviare questo testo ai giornali di moda che pubblicano servizi fotografici con gente che porta tranquillamente la 38.
ma non solo; su questi giornali appaiono diete e suggerimenti tra i piu’ disparati e non tutte le donne e le persone in genere, hanno l’accortezza e l’intelligenza di anteporre il buon senso a tutto quello che viene pubblicato.
per questa ragione, maggiormente apprezzabile quanto hai scritto, Kiwi.
9 ottobre 2008 alle 5:06 pm
Grazie a tutti per i complimenti. Questo problema non mi tocca da vicino, fortunatamente. Dopo aver saputo dell’esistenza dei siti pro-ana (cosi’ si chiamano i siti/blog tenuti da persone che soffrono di questa malattia) ho inziato a cercarli sulla rete. E’ stata una scoperta sconvolgente. Appena vengono scoperti, la polizia li fa chiudere, ma ne aprono in continuazione. Ho voluto immedesimarmi, cosa impossibile. Spero di esserci almeno andato vicino.
Ciao
Piero
10 ottobre 2008 alle 9:29 am
Ciao Piero,
non ho parole, sei stato davvero bravo. Complimenti.
10 ottobre 2008 alle 8:18 pm
Incredibile, Piero. Il linguaggio che calza alla perfezione alla protagonista. Pare di sentire una registrazione.
L’atteggiamento nei confronti della madre, l’amicizia con ale. Tutte piccole pennellate che compongono uno dei tuoi quadri migliori, secondo me
GRAZIE per avercelo fatto leggere!
11 ottobre 2008 alle 1:42 pm
Davvero bello nella sua crudezza.
Avevo un’amica anoressica che per fortuna ne è uscita e ti assicuro che sei riucito in pieno nel tuo intento.
Bravo!
3 gennaio 2009 alle 7:57 pm
Mamma mia, che tristezza!
Temo che sia proprio questo il modo di sragionare delle persone anoressiche.
La vedo, questa persona, chiusa dentro una stanza trasparente completamente sigillata, che guarda con disprezzo tutti quelli che ne stanno fuori.
Bravo, molto bravo!