“Il guardiano del fienile”
Pubblicato da luca il 29 novembre 2008
“Il Guardiano del fienile” “Catfish” Motel – ore 00:02 – 31 dicembre 2008 “Buon anno! Sono passati appena due minuti dall’inizio del nuovo anno. Siamo solo io e te, qua dentro. Ti va di brindare in onore dei bei tempi andati? Mi piace davvero questa situazione, due amici che ripensano ai vecchi tempi nella notte dell’ultimo capodanno che avranno la forza di ricordare. Devo darti una notizia.. ho deciso di non scrivere più. Uno scrittore sceglie le parole giuste quando le parole giuste ci sono. Io non ho più l’imbarazzo della scelta come un tempo. Un po’ di soldi li ho messi da parte, ora toccherà a qualcun altro spenderli. L’altra notte ho fatto ancora il solito sogno. Continua a tormentarmi. E’tutta colpa di quel viso di bambola. Come si chiamava il figlio dei Lewis? Bob, Rob…Tom? Bah.. chi se ne frega in fondo! Però non era male, vero? Mi piacevano i lineamenti del suo viso, lo immaginavo come un angelo di marmo lucido ancora senza forma. Scusa il linguaggio poetico ma sai…è solo deformazione professionale. Concedimi di scrivere l’ultima pagina del mio libro, il degno finale di una storia triste. Che stavamo dicendo… ah certo! Il piccolo Lewis.Immaginavo che la vita lo avrebbe plasmato come fa un grande artista che accarezza la materia grezza con le sue mani ruvide mentre vede crescere il proprio capolavoro. Sono certo che sarebbe diventato bellissimo. Ti ricordi la sua pelle, la sua carne tenera che spalancava ai nostri occhi segreti di sangue e di morte mentre succhiavamo dal suo corpo morbido fino all’ultima goccia di vita? Ti ricordi quando ti ho portato fino in fondo, fino al limite che separa la vita dalla morte? Ti ho mostrato l’origine del suo respiro, la cassaforte rossa e pulsante dove abitavano i suoi sentimenti. Lo abbiamo sentito gridare, stretto nella morsa di un dolore che non avrebbe potuto raccontare a nessuno. Urlava come un maiale scannato, che Diavolo! Eravamo solo noi tre. Il mondo non esisteva in quella stanza. Sento che sto per piangere. Le lacrime bussano alla porta dei miei occhi stanchi implorandomi di potersi liberare. Mi vergogno come un ladro. Io sono un assassino e tu sei il mio unico complice! Vecchio, stupido e crudele messaggero di morte! Sei come la voce di Satana che muove la mano ordinandole di colpire! Lo so bene che non è colpa tua se abbiamo ucciso il figlio dei Lewis. Il Guardiano del fienile era in agguato e sapevo che da un momento all’altro sarebbe riemerso dal nulla per chiedere il suo tributo di sangue. Sapevo che mi avrebbe guardato attraverso lo specchio nel quale sputavo brandelli di muco insultando la mia immagine. E fu così che venne ancora a chiamarmi ordinandomi di agire, proprio come quando pisciavo ancora a letto. Era mattina presto, mi ero alzato con un mal di testa della malora e sono andato in bagno a sciacquarmi la faccia. Eccolo lì che mi fissava col suo ghigno malato.“Sai che cosa devi fare, vero Will?” mi disse. E così abbiamo ucciso il moccioso.Aspetta un momento, fammi fare un sorso che ho la gola secca…bleah..whisky scadente. Ma perché sto parlando proprio a te che non puoi rispondere?Ricordo quella ragazza, l’avevo conosciuta in quel locale sulla quarantunesima. Probabilmente se non fossi diventato quello che sono mi sarei potuto persino innamorare di lei. Le chiesi come si chiamava e lei mi rispose cordialmente. Rebecca. Un nome come tanti. Abbiamo bevuto vino rosso. Forse avrei anche avuto qualche possibilità con lei. Ma lei aveva un altro. Tutte le belle donne hanno un altro. Ti ricordi Rebecca? Se avesse saputo che la sua vita stava per concludersi, forse non avrebbe accettato di parlare con me. Sai cosa mi fa star male? Trascorro una vita intera cercando persone che abbiano voglia di parlare con me e appena ne trovo una decido di ucciderla.. ma perché l’abbiamo fatto? Perché le abbiamo tagliato la gola? Cosa aveva fatto di male? Ricordo di non aver visto più nulla davanti a me, c’era solo tanto fumo davanti agli occhi, e una collera talmente grande da abbattere una montagna a colpi di frusta. Le abbiamo asportato il cuore…si dice così vero? Ce l’ho ancora, in quel barattolo di vetro in cantina. Sei stato tu a tagliarle i fili, non è vero? L’altro ieri sono sceso a prendere un vasetto di conserva alla frutta e l’ho sentito pulsare. Ho creduto di sentirlo battere. Lo so bene, osceno servitore di torture! Non sono tanto pazzo da credere che un cuore asportato dal proprio contenitore naturale possa continuare a funzionare. Ma la verità è che l’ho visto. Mi sono messo le mani sulla bocca e ho gridato…Mamma mia! Sono salito di corsa di sopra. Il Guardiano mi aveva parlato dal fondo di un bicchiere di vodka e mi aveva chiesto di conservare il cuore di quella puttana. Detto..fatto!Questa stanza mi fa schifo. Non vale i venti dollari che costa. Un cazzo di Motel, ma ti sembra giusto? Per due come noi ci vuole qualcosa di meglio, amico mio. Certo, una cosa te la devo proprio dire…ti ringrazio per essermi stato vicino. Mi hai aiutato quando ne avevo davvero bisogno. Ogni volta che vedevo nello specchio gli occhi del Guardiano del fienile sei arrivato tu e mi hai tenuto la mano. Però devi riconoscere che ti ho fatto divertire un bel po’ eh? Quid pro quo…bello mio. Tra di noi funziona così, non è vero?Ti ho ma parlato del Guardiano del fienile?Mio padre..è tutta colpa sua se ora siamo qui. Quando avevo circa otto anni mi ripeteva continuamente che se non la smettevo di fare la femminuccia mi avrebbe portato da lui. Avevamo una fattoria, piccola e lercia. E anche un piccolo fienile che durante la notte il mio vecchio sprangava con un lungo tubo di ferro perché non aveva una vera e propria serratura.In quel periodo il mio impianto idrico funzionava poco e bagnavo il letto una sera sì e l’altra no. Il vecchio mi picchiava spesso ma si era reso conto che i lividi che mi procurava non avevano il potere di atrofizzarmi la vescica. E così continuavo ad allagare lenzuola e materasso. Una notte venne a trovarmi nella mia stanza. Puzzava di whisky scadente. Proprio come la puzza che sento in questo momento uscirmi di bocca insieme con le parole.Non aveva il piccolo bricco di legno col quale mi picchiava di solito. Mi destai dallo stato di dormiveglia e voltai lo sguardo verso la porta della mia stanza che vomitava un cono di luce proveniente dal corridoio. Un’ombra scura ne ricopriva una grossa porzione. “Svegliati figliolo” gracchiò mio padre. Infilai una mano sotto il lenzuolo aspettandomi di sentire la sensazione di umido che mi accompagnava ogni notte. Quella notte non me l’ero fatta addosso. A dire il vero avevo smesso di bere quasi del tutto e i risultati cominciavano ad arrivare.Mi condusse fuori, faceva freddo ed io indossavo solo il mio pigiama sgualcito e sudicio. Non avevo la benché minima idea del motivo di quella visita notturna. Mi scortò fino al vecchio fienile. Tirò via il tubo di ferro e spalancò la porta di legno marcio. Una puzza di chiuso mi penetrò dalle narici fin dentro il cervello e ricordo che per qualche istante dovetti farmi forza per non vomitare i fagioli della cena. In quel periodo si mangiava fagioli in tutte le salse. Caro amico…quello che vidi dentro il fienile mi fece accapponare la pelle. L’ambiente era buio. La luce della luna penetrava attraverso piccoli spiragli che le tarme avevano ricavato nelle tavole di legno. Un uomo, o forse qualcos’altro, mi guardava con due occhi rossi color del sangue. Era enorme. Portava un cappello da quacchero nero pece e tra i denti aguzzi ma storti una grossa lingua pendeva come un serpente che emerge da una caverna. Non riuscivo a scorgere le gambe e i piedi dell’essere perché erano coperti da due grosse balle di fieno accatastate l’una sopra l’altra. Perché aveva deciso di vivere nel nostro fienile? Perché mio padre permetteva a quel mostro di stare lì dentro? Fu in quel momento che compresi veramente la morte di mia madre. Doveva essere stato quel mostro, non poteva essere altrimenti. Tutto mi fu più chiaro. Ricordai l’uomo che colpiva mia madre. Indossava lo stesso capello. Sulla testa di mio padre, però.Non disse una parola. Parlò mio padre per lui.“Lo vedi figliolo.. questo è il Guardiano del fienile. Vuoi avvicinarti a lui?” “No papà..non voglio” dissi io con un filo di voce mentre un liquido caldo scendeva lungo l’interno coscia e andava a morire sul terriccio formando una fanghiglia pastosa come calce. “La prossima volta che ti comporti come una femminuccia ti giuro sulla tomba di tua madre che passerai la notte qua dentro, e te la vedrai con lui!”. Ero diventato di ghiaccio. Un brivido frantumato in milioni di micro brividi invadeva ogni centimetro del mio corpo. Da quel giorno ho vissuto nel terrore. Ho smesso di parlare, di dormire e di mangiare. Ho smesso di camminare per un po’. Ho smesso di vivere.Ti ricordi di mio padre? Un tempo lo vedevi spesso, non è vero? Sono stato io a salvarti da lui, o sbaglio? Quando ti dissi che avremmo dovuto ucciderlo non hai battuto ciglio.. perché in fondo sei solo un traditore! Te ne stavi nascosto tra le pieghe della sua tuta da lavoro sporca di grasso in silenzio come un imputato in attesa del verdetto.Non lo avrei mai fatto se non fosse stato per il Guardiano del fienile. Lo vedevo dietro ogni muro, lo vedevo passare davanti casa mia al volante di ogni macchina che sfrecciava sulla strada. Il Guardiano guidava ogni camion, ogni automobile che mi passava accanto. Lui abitava nel fienile, nella cantina, nella stanza di mia madre, nel bagno e, naturalmente, nella mia stanza.Dopo qualche tempo cominciò a parlare. La sua non era voce, ma piuttosto un sibilo.Ricordo il vecchio specchio rettangolare. Saranno state le quattro del mattino quando il Guardiano del fienile mi ha parlato. La sua voce proveniva dalla mia stanza. Che cosa ho fatto? Come prima cosa mi sono pisciato addosso…poi ho ritrovato un po’ di coraggio e mi sono girato. Lo specchio era attaccato alla parete vicino alla porta della mia stanza. Un rettangolo verticale lungo un metro e largo sessanta centimetri. Era tutto nero, la luce del mattino non poteva filtrare attraverso le persiane abbassate. Vedevo solo due occhi rossi, come due palle di lava che emergevano dal vuoto dello specchio. “Ciao Willy” disse lui ed io non seppi che rispondere. “Se il vecchio scopre che te la sei fatta addosso ti porta dritto dritto da me, non è vero Willy?”. Una risata gracchiante accompagnava le parole del Guardiano del fienile. Trascorse giusto il tempo necessario a guardare la macchia scura che aveva smesso di allargarsi sui pantaloni del mio pigiama che immediatamente sgattaiolai fuori dalla stanza muovendomi a passo felpato fino alla camera da letto di mio padre. Tu eri lì ad aspettarmi, non è vero? L’abbiamo fatta grossa, amico. Ancora ricordo gli schizzi di sangue che colpivano la parete superiore come uno sciame di api ripiene di succo di lampone. Mio padre gridava ed io ridevo ed il Guardiano del fienile esultava. Lo sentivo ululare di gioia attraverso la porta della mia stanza rimasta socchiusa. Ed è stato tutto per merito tuo. Da quel momento siamo diventati inseparabili, non è vero? Che cosa è successo dopo? Semplice, tu sei diventato il mio migliore amico e il Guardiano del fienile non mi ha abbandonato mai più. Non ho mai creduto a Babbo Natale ma il Guardiano esiste davvero e tu mi puoi capire. Tra di noi le bugie stanno a zero, giusto? E’lui che ci dice cosa fare.. o sbaglio? Il mio vecchio ha avuto quello che si meritava, come Rebecca e come tutti quei maledetti che hanno cercato di fermarci. Una volta lo ascoltai parlare col vecchio Moe. Mio padre, intendo. Diceva che suo figlio era diventato taciturno. Diceva che suo figlio si spaventava persino se vedeva una mosca ronzargli troppo vicino alla punta del naso. Diceva che suo figlio non era stato in grado di riconoscere uno spaventapasseri. Sai che ti dico, amico? Che marcisca nella tomba insieme ai vermi.Ieri ho sognato Sheldon, il vecchio reduce. Già che ci siamo.. parliamone un po’. Sheldon non faceva altro che spillare monete alla gente, non è vero? Che vita era quella che Sheldon aveva scelto di vivere? Secondo me gli abbiamo fatto un gran favore. Faceva un freddo cane quella notte. La birra scorreva a fiumi e le puttane sembravano essere più disponibili del solito. Una di loro mi chiese se avevo voglia di regalarle qualche dollaro in cambio di una mezz’ora di gioia. Le dissi che per me andava bene. Sono felice di non averla fatta a pezzi, in fondo non era stata niente male. Quando ritornai dentro quella bettola Sheldon passava da un tavolo all’altro a caccia di spiccioli. Quanto puzzava quel maledetto! Lasciai un dollaro di mancia e me ne andai al bagno. Per un momento ebbi la sensazione di essere affogato in un mare di letame. Il Guardiano del fienile mi stava aspettando. “Ti hanno rubato un dollaro” mi disse fissandomi attraverso lo specchio lercio del bagno. Gli occhi rossi pulsavano come neon pieni di sangue. La lingua usciva dalla parete di vetro gocciolando bava gialla. Come mai il pelato che orinava accanto a me non riusciva a sentirlo? Tornai nei pressi del tavolo e vidi Sheldon che arraffava la moneta che avevo lasciato come mancia e se la ficcava furtivamente nella tasca della giacca. Ma tanto lo sapevo già. Speravo che lo facesse, almeno avrei avuto un buon motivo per fargliela pagare. Uscii fuori dal locale e lo aspettai. Avremmo fatto un bel lavoro quella notte, lo sentivo. Lo seguimmo fino all’angolo. “Ehi Sheldon!”..Lui si voltò verso di me e prima che potesse dire un’altra parola lo avevamo finito. Sei stato letale, come al solito. Lo abbiamo riempito di buchi. Sembrava un maiale sgozzato. Come il piccolo Lewis! Il sangue sgorgava dal suo corpo grigio colorandolo di porpora liquida e brillante.Rovistammo nella giacca e recuperammo il dollaro. Riconsegnammo il dollaro ai legittimi proprietari e ce ne andammo. Ho dimenticato forse qualcosa? Come sei bello, compagno di mille avventure! Ehi, hai sentito anche tu quel rumore?Stanno bussando alla porta.. non ho voglia di aprire… non prima di aver fatto quello che bisogna fare.“Ehi Willy”… E’tornato, amico, è qui per me. La sua voce è più bella del solito. Ma non vedo specchi in questa topaia. Proviamo a vedere se mi sta chiamando dal bagno, in ogni cesso c’è uno specchio, o quasi. E’ lì.. lo vedo benissimo.. con il suo cappello da quacchero, i suoi occhi rossi e la sua lingua penzolante. La rabbia sale dalla punta dei piedi fino all’ultimo capello che mi cresce sulla testa. Maledetto mio padre! E’colpa sua, solo colpa sua! Mi sta parlando… lo puoi sentire? Io lo vedo e lo sento benissimo. Che cosa devo fare? Chi devo uccidere? Il portiere al piano di sotto? Gli taglierò la gola. “Vediamo se hai il coraggio di fare qualcosa per me” mi sta dicendo. Che cosa vuoi che faccia? “Prendi in mano il coltello e lasciami in pace!” mi dice. “Vediamo se sei un uomo”. Sta parlando di noi, amico. Io e te. La nostra ultima birra insieme. L’ultima partita a carte. L’ultima gara di parolacce. E’ un’ora che parlo con te, amico mio. Ma dove sei? Eccoti qui, stavi forse dormendo? Sembri ancora nuovo, nonostante tutto. Ti ho portato fin dentro le viscere, ti ho fatto toccare il cuore di Rebecca, ti ho amato come fossi la mia unica fonte di salvezza.. e adesso? Adesso tocca a noi.Sai quello che bisogna fare, non è vero? Un colpo secco da orecchio a orecchio e tutto sarà silenzio. Non ci prenderanno mai, ti dicevo. E non avevo forse ragione? Ora è la fine, non mi importa più nulla. Se il Guardiano del fienile ci ordina di agire non possiamo deluderlo. Sei lucido come acqua di mare. La tua superficie fredda mi accarezza il pomo d’Adamo con ruvida dolcezza. Avanti, colpiscimi come solo tu sai fare! Mio Dio..che dolore…sono talmente eccitato che non mi accorgo neppure del sangue che mi ha imbrattato la camicia all’altezza dello stomaco. Ancora! Mi sento debole, amico mio. Sento un freddo cane, mi sembra di avere immerso le gambe in un lago. Ho le vertigini.Il Guardiano del fienile sta parlando, o sbaglio? “Fatela finita”. Ti avvicino alla gola, amico mio. Pensa tu a tutto il resto.
2 dicembre 2008 alle 3:04 pm
Ciao Luca!
Che bello leggerti di nuovo
Bello questo tuo, insolitamente breve, ma molto incisivo. Il monologo del protagonista e’ molto ben gestito, e la figura del guardiano ti e’ venuta fuori proprio bene. Anche quel “Fatela finita” alla fine.
Forse avrei approfittato un po’ di piu’ della figura della madre, eliminando al limite Sheldon, ma sono veramente minuzie.
Grazie per avercelo fatto leggere!
2 dicembre 2008 alle 4:06 pm
Ottimo,e agghiacciante.
Se però scrivessi un poco più in grande non sarebbe male, c’è il rischio che rotolino via le pupille. N.
23 aprile 2009 alle 7:14 pm
Mi associo ai complimenti di Andrea e Nihil. Scrivi davvero molto bene, a tratti mi hai ricordato Stephen King. Bravo!
So che stai attraversando un brutto momento a causa del terremoto, e l’unica cosa che ti posso dire è che tutto a questo mondo passa, anche (per fortuna) le cose peggiori. Un “in bocca al lupo” grandissimo!!!!!!
E torna a scrivere, appena puoi!
Ciao!!!!