Storia di Lingua

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Quando nacque i medici rimasero perplessi.. Tutti intorno alla culla a guardare quella.. cosa..

“Allora com’e’ mio figlio!! ha gli occhi azzurri? cosa fa strilla molto?” Gongolava domandando entusiasta il padre..

“No.. ecco..non proprio..” era la laconica risposta dei dottori..

“Come sarebbe a dire..non proprio?”

E intanto  i secondi trascorrevano lenti come anni, in quella clinichetta sulla Martesana, fra sguardi di travertino del personale medico, e l’imbarazzo degli infermieri..

“Insomma fatemelo vedere perdio!.. portatemi da mio figlio!”

Quando la caposala mostro’ la culla al Signor Longa, cosi’ si chiamava il padre.. Un brivido lungo la schiena fece vibrare in ordine ascendente tutte le sue vertebre, come uno xilofono..

Vide lì, nel fondo di quel lettino suo figlio.. Non aveva gli occhi azzurri, non aveva capelli. Non c’erano la testa, le braccia e le gambe.. Insomma non c’era che una lingua..

“Una lingua…”

“Signor Longo, Si. Mi dispiace ma lei e sua moglie siete i genitori di questo.. ahem.. ssi.. insomma di questa lingua..”

Andarono a casa, lo vestirono con una presina da cucina, intessuta per lui dalla nonna, signora Gina.

La mamma mirava e rimirava la sua creaturina commovendosi, asciugandole di tanto in tanto la bavetta…

“Vedi Carlo, il bimbo o bimba che sia, non fa pipi e nemmeno pupu.. lui..lei.. sbauscia.. Ha questa sbauscetta deliziosa che ci dice se ha fame o sete..” Erano fragili come neve al sole, le parole della mamma, ma cariche di tanto amore…

Trascorsero lieti diversi giorni, e Lingua cresceva ma non tanto da non continuare a poter essere portata in braccio dal Signor Longa.

E anche il fatto di aver registrato all’anagrafe il frutto del loro amore come Lingua Longa, infondo non guastava.. anzi, piacque al vicinato, all’asilo e persino alla televisione…

Con una piccola punta di ironia, ma anche di affettuosita’, il bambino cresceva fra le cure genitoriali, e se lo accarezzavi sul dorso della lingua (vale a dire sul dorso di se stessa), la creatura andava solleticandosi deliziosamente, ricambiando con dolci leccatine a pelo di fragola, il viso di mamma e di papa’..

“Non so cosa o chi nostro figlio diventera’ da grande.. Ma so che ha un’ anima meravigliosa..”

Passarono gli anni, e intanto Lingua era divenuto un giovane studente della Facolta’ di Lingue.

In quanto a capacita’ oratoriali si distinse ottimamente. Ma le sue prestazioni non si spingevano al di la’ della parola scritta..

“Avete visto il Longa?”

“Il chi?”

“Ma il Longa, Lingua Longa il figlio del Carlo e della Maria Longa!”..

“Quest’anno si laurea in Lingue.. pero’ che ragazzo studioso!” Erano i commenti dei vicini dei Longa…

Ma dopo la laurea, Lingua ebbe come una specie di crisi depressiva. Egli pensava delle cose, si vedeva che stava sempre lì a rotolarsi.. Ma non aveva ancora trovato il suo contesto..

Il giorno della proclamazione c’erano tutti in Facolta’ persino il Rettore oramai muto perche’ affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica.

Lingua Longa prese 110/110  Summa Cum Laude…

L’emozione di quel momento fu cosi forte che un collega, nel lanciare il cappello di Lingua lancio’ anche Lingua in aria… ed egli, dopo una breve parabola sulle teste di tutti i presenti, fini’ diritto nella bocca del Rettore, sulla sedia a rotelle, che in quel momento sbadigliava…

Fortunatamente il Rettore non ingoio’ il suo studente.. ma.. anzi.. entrambi trovarono subito un accordo..

Perche’ Il Rettore fece il suo discorso quel giorno.. E tutti erano lì ad ascoltarlo.. Era un discorso articolato, fatto di congiunzioni al punto giusto, fatto di se e di ma al punto giusto.. Fatto di promesse e di condanne al punto giusto..

Ma era un discorso che non faceva incazzare nessuno anzi, faceva riflettere, faceva commuovere..

Non parlo’ solo della Scuola e dell’Universita’, il Rettore muto. Parlo’ di esseri umani, di guerre e di cani dimenticati durante le vacanze.

Parlo’ di alberi scomparsi, di mendicanti e di pianeti su Alpha Centauri.

Parlo’ di energie rinnovabili, del Gorgonzola di Novara e del Gorgonzola di Gorgonzola; parlo’ di fiere e di mercatini di Natale Equo-Solidali.

Insomma, mentre il Rettore parlava, Lingua al suo interno esternava tutto il suo drammatico rammarico, tutta la sua passione per gli uomini che gli avevano voluto bene, che lo avevano fatto studiare.

Aveva trovato il suo contesto, Lingua..

Negli anni che seguirono Lingua Longa fece molte cose; le volte che un Presidente di un dato paese doveva intervenire era probabile che nella sua bocca operasse lui.

Molte guerre finirono. Il mondo inizio’ una nuova era.

Ma nessuno seppe fino in fondo cosa avesse determinato quel grande paradossale e smisurato cambiamento, nella mente e nella parola degli Uomini.

Sappiamo solo che in una piccola casa di Cernusco, affacciata sul naviglio, una coppia ormai non piu’ giovanissima si trova commossa davanti alla tivu’ fra amici e parenti lì presenti, tutte le volte che un Presidente parla al mondo..

E’ lì che si puo’ scorgere lo sguardo orgoglioso di quel padre, che irrompendo nel chiacchericcio degli ospiti, con una voce fuori campo si gira verso loro per ammonirli:

“Shhh! silenzio, per favore.. C’e’ mio figlio alla tele!”

 

Copyright ©2012 Luca Zammataro

6 pensieri su “Storia di Lingua

  1. Bellissimo racconto surreale, condotto con sobrietà, stile vivace e grande umanità. Lingua non è un personaggio, ma diviene il mezzo che esprime la voce di tutti gli uomini di buona volontà.

  2. … senza parole , ho sempre pensato che fosse solo un semplice muscolo . Adesso comprendo l’importanza della Lingua !
    Un bel racconto.

  3. fenomenale….grande………..mi è piaciuto un sacco;-)la tua fantasia non ha limiti…ora pensero’ piu’ spesso a dare importanza a cio’ a cui bisogna darne ..grazie amico!

  4. Bello Luca mi è piaciuto molto :)
    Ecco, quando si pensa di essere soli, senza un senso nella vita, bisognerebbe pensare a Lingua :*

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