Spettro
Pubblicato da marghe il 4 aprile 2008
L’amore è morto.
Defunto nel bianco
di cortei fumosi,
dalle ombre proiettate
da pellicole datate.
Nel giallo di cartaceo ricordo,
profilante gesti intrecciati.
Inanellati in serti ammuffiti.
Nei rossi graduati,
scale d’offese
ufficiali designate.
nell’ocra di scarmigliate
ragnatele,
ad aracnidi esadattili
commissionate.
Nel viola figlio d’ematomi,
supplenti alle cattedre
dei baci andati,
e ormai perduti.
Nei verdi acidi e corrosivi,
di licheni illeviditi,
in alghe di rancori
fluttuanti.
Nei plumbei, grigi, micotici,
metastasi d’atolli emergenti,
intelligenti e diligenti
di degrado
che ad ogni luce,
fanno scudo.
Creano di terra
melma di,
marrone funebre
una fanghiglia.
nei mari altrui
urta la chiglia,
grida d’aiuto,
messaggio affondato,
a vitrea, incolore
bottiglia,
affidato.
5 aprile 2008 alle 5:01 pm
Dolore, disperazione ed anche truce e coriacea rassegnazione. Questo è il risultato di questa poesia atroce, frutto probabilmente di un amore che ha deòuso, che ha umiliato, che non è stato all’altezza delle aspettative. Ottima la lirica, un velo di ermetismo rende i versi simili a lame che trafiggono e che così invitano alla riflessione. Bellissima.
5 aprile 2008 alle 6:09 pm
Grazie Barbara certa di pizzicare senz’altro le corde d’una donna, il mio problema/pregio è una strana forma di sindrome di Cassandra, dove io ho già predigerito certi cause/effetto, tali da rendermi fatti relativamente recenti, in qualcosa di tanto vissuto da scovargli facilmente
un posto e un riesame.Chiara la terapia che è tirar fuori, e che è anche il prodotto che mostriamo di noi, a presto margherita