Il mio assurdo viaggio di nozze
Pubblicato da nihil il 29 maggio 2007
IL MIO ASSURDO VIAGGIO DI NOZZE
Decisamente non me lo ricorderei con tanta allegria e divertimento se fosse avvenuto davvero.
Ora ricorderei passeggiate romantiche, mare, sole e i ruderi di Malta.
Infatti lì dovevamo andare e lì non siamo andati.
Lo dovevo immaginare. Ci siamo sposati di venerdì e tutti sanno che di Venere non si sposa e non si parte.
La giornata era cominciata male, l’autista ci portò alla chiesa sbagliata; è vero, nessuno gli aveva detto quale era.
Già io di sposarmi non ne avevo nessuna voglia, non per il matrimonio in sé, ma perché non mi piace essere protagonista. Vivevo la cerimonia come un teatrino, dove sarei stata sul palco a esibirmi e tutti a guardarmi!
Fummo costretti a sposarci in fretta e furia perché Lui aveva trovato lavoro per il 16 agosto ed io anche, nella stessa città! Il destino a volte forza proprio la mano.
Lui era militare, nella Folgore, e si doveva congedare il 27 luglio.
Io lavoravo in un ospedale del nord.
Facemmo i documenti a tempo di record, non potevamo permetterci di fare le cose con comodo, rischiavamo di perdere il lavoro.
Ci sposammo dunque senza casa, senza corredo, senza parenti, che erano tutti in ferie in giro per il mondo.
Fortunatamente nemmeno Lui è di quelli che ci tengono alla pompa magna. La cosa migliore che potesse capitarci era smettere di vederci nelle stazioni. Già, perché Lui abitava al centro sud, io al centro nord.
Per tre anni ci eravamo trovati a mezza strada : Genova, Parma, Bologna, Milano, Roma.
Camminavamo mano nella mano per tutto il giorno, per le strade di queste città, come due fiammelle che scaturissero dalla stessa brace, ma non nego che era una felicità mooolto minutizzata. Veniva poi il fatidico momento di lasciarci, riprendere il treno e darci appuntamento tra un mese o due, lavoro mio permettendo. Ricordo lo sbattere della portiera del treno, un rumore terribile, stile ghigliottina.
Quel rumore scindeva inesorabilmente le nostre vite.
Certo fu un amore collaudato, non credo che siano tante le coppie che abbiano subito un’ altalena così sadica.
Ed ora veniamo alla descrizione del mio vestito da sposa.
Bianco nemmeno a pensarci!
Mi sarebbe sembrato di recitare una parte (sul famoso teatrino) già fin troppe volte recitata da altre spose.
Volevo una parte tutta mia, una monoparte, insomma.
La scelta cascò su un vestito lungo di seta bianca a pallini rossi e righe gialle.
Ancora oggi mi domando cosa mi passasse per la testa quel giorno, quando lo scelsi!
In capo non ci volli proprio niente, nonostante mia madre mi inseguisse fino all’ultimo con un cartoccio di fiori da infilarmi nei capelli.
Lui indossò invece un completo di lino bianco, con camicia color tabacco e cravatta tabaccata a strisce.
Sembrava un vero mafioso, se si considerano i baffi, che porta anche ora e che avrebbero fatto invidia a Stalin.
Se non volevamo essere appariscenti, non avevamo certo scelto lo stile giusto.. Lui alto 1.90.
Io no.
Per essere nana, sono troppo alta, per essere normale sono troppo bassa.
A essere sincera, sono 1.55, anche se sui documenti risulto 1,60 (licenza poetica).
Della cerimonia non ricordo un accidenti, solo che il prete sudava in un modo schifoso, ma che stoicamente non ci faceva caso. Ricordo però che fece una lunga concione sulla morte, forse aveva sbagliato pagina.
Al pranzo eravamo in 15. Noi ci eravamo messi i jeans, sempre per evitare il teatrino degli sposini e per questo, invece della torta nuziale e i soliti tagli delle fette, scegliemmo un semplice grosso gelato.
Di fotografie ne se ne fecero, perché gli addetti alla cosa, mio padre e mio suocero, si misero a chiacchierare e se ne scordarono.
Ed ora, scusate se mi sono dilungata nell’ovvio antefatto, parlerò del viaggio di nozze.
Lasciato il ristorantino, andammo in treno all’aeroporto. L’idea era una settimana a Malta, viaggio e soggiorno tutto compreso.
All’aeroporto annunciarono che il nostro volo, che veniva da Roma, era in ritardo. Ci guardammo serenamente negli occhi; tutti sanno che in Italia i ritardi sono la regola e non l’eccezione.
Dopo diversi annunci però, capimmo che la coincidenza Roma Malta sarebbe stata una vera impresa di equilibrio orario. Alla fine andammo a Roma ugualmente , affinché nessuno potesse dire che non ci eravamo presentati, già pensando che l’aereo per Malta non ci sarebbe stato più.
E infatti non c’era.
Ci assicurarono che ci avrebbero imbarcati la mattina successiva, i bagagli li potevamo lasciare nelle loro mani al sicuro, nel frattempo ci avrebbero ospitato a spese dell’Alitalia a in un albergo in centro a Roma..
Un taxi ci portò in città, presso un bellissimo Hotel.
Mio marito confidò tutta la faccenda all’addetto del bureau e si raccomandò che ci desse una stanza all’altezza della situazione : primo giorno di nozze.
Ma la malignità umana è diversamente esprimibile e per noi si espresse in due letti singoli separati da un notevole spazio. A questo punto la cosa era relativa, avevamo sperimentato anche situazioni più scomode ( tra cui una mitica 500), ma la cosa che ci fece imbestialire era che nonostante fosse il 31 luglio, c’erano i riscaldamenti accesi a tutto gasolio; il tutto incorniciato da una terribile tappezzeria raffigurante alberi di natale. Forse era quello il nesso con il riscaldamento!
I lavandini sarebbero stati in grado di fare una grigliata, tanto erano bollenti. Teribbile!
Ci fu al bureau uno scambio di idee non tanto quieto e nemmeno tanto silenzioso.
Il giorno dopo comunque, fummo traslati all’aeroporto, come promesso , sempre fiduciosi nelle promesse del genere umano, rappresentato per l’occasione dai dipendenti dell’aeroporto.
Beata gioventù, che si illude che le promesse vengano mantenute!
Il volo era partito con le nostre valige a bordo. Noi no, non partimmo.
Scuse a non finire e altre balle. Potevamo rimanere a Roma a spese dell’Alitalia.
E che potevamo fare a Roma senza nemmeno un paio di calzini e altro?
Ci riguardammo negli occhi e decidemmo di tornare a casa, dove con i soldi della causa che avremmo intentato all’Alitalia ci saremmo comprati come minimo un condominio!
Arrivammo a casa come due stupidi, e questo mi scocciò più di tutto: la prima volta che uscivamo di casa “da grandi” perdevamo aereo e bagagli.
Ci rifugiammo in casa della suocera ( persona meravigliosa ) che ci ospitò sul divano del salotto, fino a che non trovammo casa.
Scoprimmo poi ,che l’Alitalia aveva avvocati migliori del nostro; non ci dette proprio nulla, se non le valige un mese più tardi.
Il nostro, bontà sua, non ci presentò nemmeno la parcella, pago evidentemente delle risate che aveva fatto alle nostre spalle.
Di questa faccenda ci rimase un debito triennale, avendo comprato un’auto come premio di consolazione, firmando un metro cubo di cambiali; una specie di mutuo su quattro ruote.
E questa è la storia del mio originale viaggio di nozze,svoltosi principalmente tra due stazioni e durato il tempo di un pomeriggio e una mattina.
1 giugno 2007 alle 8:52 am
Come al solito, non so se preferisco credere che sia una storia vera oppure no…
1 giugno 2007 alle 9:54 am
vera, verissima…
Forse il destino ha voluto risparmiare ai parenti quelle noiosissime foto del viaggio di nozze. N. :))
1 giugno 2007 alle 11:19 am
Direi che sono rimasto divertito e sconcertato allo stesso tempo… non posso credere che una serie così sfortunata di eventi sia capitata veramente! O_o… ma il prete si è scordato la benedizione per caso?
1 giugno 2007 alle 11:37 am
boh, non lo so, io avevo troppo caldo per pensare a cosa diceva lui.
Comunque la vita va presa in allegria, come un’avventura che comprenda una legnata nei denti ed un mazzo di rose. :)) N.