Gastone Manpreso
Pubblicato da nihil il 2 dicembre 2008
Gastone Manpreso.
Il destino era nel suo cognome.
Era un compagno di scuola dei miei genitori , io non lo avevo mai visto e la prima volta che venne in casa nostra, rimasi scioccata.
Erano i primi anni ’60, io abitavo Milano e una sera d’estate si presentò in casa nostra questo Gastone vestito un poco come Il prigioniero di Zenda (e qui si vedrà la vostra cultura letteraria) e Verdone quando fa il coatto. Allora però credo che di coatto a Milano ci fosse solo lui; ricordo una camicia nera aperta sino all’ombelico mentre il villo toracico esposto sosteneva un medaglione d’oro che pareva una ciambella.
Tra risate e vecchi ricordi di scuola si fece tardi, lui ci lasciò per andare al lavoro e uscendo si profuse in offerte che ritenni strane , nonostante avessi io solo 5/6 anni.
Praticamente si era offerto di proteggere la nostra famiglia da chiunque si fosse permesso di farci uno sgarbo: “Giuseppe, se hai bisogno chiamami, ci penso io , stai tranquillo!”
“Papà, ma dove va a lavorare di notte?”
E il buon Giuseppe, che nella foga di raccontare non si ricordò che io ero piccola, si infervorò nella narrazione.
Gastone faceva il magnaccia, non per i soldi, ma per passione.
Aveva in dotazione Viale Maino, a Milano, dove ogni sera scaricava dalla sua macchinona scoperta stile boss americano le donnine, tutte impellicciate anche d’agosto, perché faceva chic; si metteva poi all’inizio della strada a fare la guardia e appena avvistava la pula (polizia), reimbarcava le donnine e le rimpiattava poco più in là.
Viaggiare vestito da coatto con donnine impellicciate anche d’estate, non è che passasse inosservato, ma nella sua ingenuità, non ci aveva mai pensato.
Come d’altronde non aveva mai pensato che se a tutto quanto ci si aggiunge una scimmia, per giocare durante l’attesa del fine turno o della pula, la cosa avrebbe potuto diventare rischiosa.
Come puntualmente avvenne; in fin dei conti si chiamava Manpreso.
Infatti fu la scimmia a farlo arrestare, non che fosse una collaboratrice di giustizia, ma lei decisamente ci si mise d’impegno.
Una sera , mentre Gastone cercava velocemente di raccattare le donnine, la scimmia scappò e lui, non disposto a perderla, la inseguì a piedi per tutto viale Maino, che chi è di Milano sa essere piuttosto lungo. La inseguì dentro ad un portone, su per le scale, su un pianerottolo, dentro il salotto buono della vecchina che sentendo trambusto aveva aperto imprudentemente la porta..
Fu lì che la pula lo manpresò, mentre cercava di recuperare la scimmia, che opponeva resistenza, non alla forza pubblica, ma al padrone, che cercava di sradicarlaa. da un tavolino a cui si era abbarbicata.
Credo che sia stato l’arresto più allegro della storia dei magnaccia, tra risate dei poliziotti e pure di Gastone, che era di indole estroversa e allegra.
Tutto ciò si apprese dal giornale, al che mio padre si sentì in dovere di raccontare tutti i casini che il personaggio faceva a scuola e comunque per lui Gastone rimaneva un bravo ragazzo, pazzoide, ma un bravo ragazzo.
2 dicembre 2008 alle 10:56 am
ci credi se sto giusto scrivendo un racconto su Gastone?
non il tuo, un altro.
mannaggia. eppure non è un nome così diffuso, forse per questo ci ha intrigato.
Gastone Manpreso, bella scelta.
ciao
2 dicembre 2008 alle 11:18 am
Per quanto possa essere incredibile è una storia tutta vera.
A parte Gastone cugino di zia Paperino, anch’io non ho conosciuti altri Gastone,a parte il marito di una cugina. Questo Gastone, invece di essere coatto, era ‘na capa e’muorto, sembrava proprio un teschio dei pirati, ma con radi capelli rossi.
Leggerò il tuo Gastone più che volentieri, e stai tranquillo che Jung ci ha solo copiato, quello scrittore in erba! N.
2 dicembre 2008 alle 2:16 pm
mio papa’ porta questo nome.
2 dicembre 2008 alle 3:08 pm
Ciao Nihil. Grazie per questa piccola perla. Raccontata alla perfezione, come tuo solito
2 dicembre 2008 alle 3:27 pm
Caterina cara, voglio pensare che sia un Gastone superfortunato, tuo padre, come il cugino di zio Paperino.
Il Gastone del racconto, invece, era esattamente come l’ho descritto, compreso il cognome.
Ah, bei ricordi, dove la stramberia strappava semplicemente sorrisi; ora si ride di poche cose davvero!Devo aggiungere che mio padre aveva una calamita tutta sua per attirare personaggi variopinti, forse perchè in definitiva lo era anche lui.
Grazie Andrea per il complimenti, non me ne fare troppi, altrimenti vi perseguiterò con altri raccontini. :))
2 dicembre 2008 alle 3:33 pm
ma voi lo sapete chi era “Il prigioniero di Zenda? Se lo conosco solo io, sarà meglio cambiare la battuta. ^ _ ^ N.
2 dicembre 2008 alle 4:16 pm
cara Nihil,
ti ho risposto di la’ ma sono anche qui
si’, mio papa’ ha tenuto alto l’onore del Gstone di Paperopoli .
E’ il mio faro nelle mie acque agitate ed e’ un uomo roccia.
so che qualsiasi cosa gli sottoponga, lui la elabora e la media con la calma e la moderazione che gli deriva dall’intelligenza.
bambino poverissimo in un’Italia altrettanto povera, con tanta forza di volonta’ e determinazione puo’ considerarsi uno che ce l’ha fatta.
e come lui un sacco di gente della sua generazione. mi viene da pensare che Platone aveva ragione quando parlava dei fiori che crescono sulle rocce.hanno una marcia in piu’ alla fine.
al confronto io sono fatta di burro…
un bacio con affetto anche se ci conosciamo da poco
24 gennaio 2009 alle 7:14 pm
IN FONDO ANCHE SE SI TRATTA DI UN MAGNACCIA IL PERSONAGGIO DI GASTONE MANPRESO APPARE SIMPATICO E SUSCITA TENEREZZA, COL SUO VESTITO DA COATTO, IL MACCHINONE E LA SFORTUNA CON LE DONNINE. BEL RACCONTO, COMPLIMENTI.