Due filari di alberi (II Parte)
Pubblicato da piccolaala il 30 settembre 2007
Due filari di alberi (II parte)
V – Scusi, l’ ho lasciata qui col suo the…
R – Ahahah, non si preoccupi. La perdono!
V – Ah grazie! Era abbastanza zuccherato?
R – Perfetto.
V – … mi diceva?
R – Dicevo che, quando la vidi, pensai che il ragazzo che viveva con lei doveva essere proprio fortunato.
V – In base a cosa, mi scusi?
R – Alla sua dolcezza, alla bellezza… gliel’ ho detto, no?
Lui sorseggiava il suo the in silenzio, adesso. Lei, imbarazzata per quel complimento, era seduta sulla sua poltrona, con gli occhi bassi e teneva tra le mani la tazza calda di tisana fumante.
Gli unici rumori udibili erano il vento che si intrufolava nelle imperfezioni delle finestre ed i crepitio del fuoco, così, lui provò ad intraprendere un discorso.
Lei di tanto in tanto, per darsi un tocco di contegno, si aggiustava il collo alto della vestaglia che indossava. Si vedeva che era in imbarazzo e che non le andava molto di parlare con quell’uomo.
R – Certo che è solo acqua calda con delle foglie secche … eppure ha un sapore unico… così speziato ma delicato… rinfranca anche dopo una pesante giornata di lavoro.
R – Potrebbe passarmi un altro po’ di zucchero, per favore?
V – Si, certo. Sa, quel the viene dalla Cina. Li hanno una tradizione millenaria per questo.
Lei, lentamente, allungò la zuccheriera e per un istante le loro mani si sfiorarono; un istante che sembrò un’eternità.… poi il discorso si bloccò di nuovo.
La ragazza sentì il suo viso diventare rosso. Un tocco e tutto ciò che si dice in mille lettere d’amore fu trasmesso dal calore delle dita. Abbassò lo sguardo, prima che l’uomo potesse accorgersene e si sentì tranquilla, tranquilla che lui non avesse notato quella scena.
Lui restò un attimo perplesso. Che cosa gli stava passando per la mente? Perché si sentiva così… in fondo voleva solo riposare! Cosa aveva quella ragazza da non permettergli di distogliere il suo pensiero da lei? Emanava uno strano alone di energia; si capiva che era estremamente intelligente. Forse era solo questo.
La ragazza, per evitare lo sguardo dell’uomo, fece per alzarsi guardando l’orologio come a cercare un’approvazione dalla tarda ora. Lui, sempre stato un uomo rude e solitario negli ultimi tempi, sentì, per la prima volta, nascere un sentimento nuovo e se ne preoccupò.Tanto. Così, scosse la testa un attimo e replicò:
R – Ma è buonissimo! Lo fa venire d’importazione?
V – Se le piace, gliene verso un’altro po’. Sa, me lo ha portato un’amica che è stata in viaggio lì.
R – Perché lei ha quel magnetismo negli occhi?- pensava.
R – Si, grazie.
Lei si avvicinò di nuovo e lui alzò gli occhi che si immediatamente si incollarono ai suoi. La ragazza, nell’avvicinarsi alla tazza, inciampò nel tappeto e versò buona parte della teiera sul divano.
V – Oooops!
R – Aspetti, non è niente.
V – Fa nulla, ci penso io.
R – La aiuto ad asciugare!
V – Non si preoccupi… davvero.
R – No, insisto.
E le prese un braccio.
V – Stia comodo, faccio da sola. Sono cose che succedono.
Lei si girò e si trovarono faccia a faccia, quasi a contatto.
V – Mi scusi, se mi stringe così il polso mi fa male.
E si allontanò divincolandosi.
R – Signorina, scusi non volevo essere rude. Sa, faccio un lavoro pesante e, purtroppo, uso le mani come utensili..
Driiin driiin
V – Mi scusi, suona il telefono. Devo rispondere. Finalmente suona in un momento utile sto coso- pensò.
La ragazza si allontanò per andare a rispondere.
R – Prego, prego … e mi scusi di nuovo. Ma che mi è saltato in mente – pensò.
Così, tornò a sorseggiare, gustando, il calore del the che sentiva scendere per la gola. Si sentiva già meglio.
Era proprio quello che mi serviva.
Se ne voleva convincere pur essendo consapevole che, in realtà, ciò che lo alleviava e lo distraeva era la compagnia di quella ragazza.
Lui era incredulo alle emozioni provate, non se ne capacitava. Era la prima volta dopo tanto tempo che sentiva un calore diverso e sapeva che non dipendeva solo dal the. Anche lui si sentiva imbarazzatissimo con lei di fronte nonostante la mole da ragazzone di un metro ottanta di altezza e 85 kg di peso.
La ragazza ritornò.
V – Mi scusi.
R – Di niente signorina.
V – Se ha finito col suo the, io andrei a letto…. sa, si è fatta una certa ora.
R – Senta, mi parli un po’ di lei prima…. qui, davanti al camino.
Non voleva interrompere quel momento così e l’imbarazzo stava passando.
V – Non vedo cosa potrei dirle, sinceramente.
R – L’azienda la manda avanti lei?
Certo che è proprio una “bella gnocca”- pensò.
V – Ah, no. Io mi occupo solo del vigneto, di tanto in tanto, nel tempo libero.
La ragazza mentiva, spudoratamente. Si dedicava a quell’azienda del nonno come fosse davvero sua e vi si dedicava anima e corpo aiutando i contadini nei filari del vigneto e occupandosi anche della gestione economica che, per lei, non doveva essere cosa semplice.
R – Lei cosa fa nella vita allora?
V – Sono laureata in lingue ma sto prendendo le ultime materie anche per lettere. Sa, qui con la laurea in lingue non posso fare granché mentre lettere mi verrebbe utile per qualche ripetizione ai bambini…
R – Permette che accenda la pipa?
V – Prego, faccia pure.
Pufff pufff pufff
R – … aspetti ho una cosa per lei. Passando per il paese vicino ho preso questi cioccolatini in pasticceria…. preferisce il fondente o al latte?
V – Non posso accettarli. Li tenga lei così li porterà a sua ..moglie, al rientro a casa.
R – Io li compro sempre, per me, per addolcire la vita.
La ragazza voleva sapere qualcosa in più su quell’uomo… ma non sapeva come fare. Così cercava di indagare attraverso quelle semplici supposizioni.
R – Ah no, non sono sposato… o almeno non più.
V – Ah… mi scusi … non volevo.
R – Lei andò via con un chirurgo, tre anni fa.
Lei ora sapeva… ma era visibilmente in imbarazzo. Sembrava pentita d’avergli riportato alla mente quell’avvenimento.
R – Diceva che la trascuravo … ma non si preoccupi. Assaggi, la prego. Sono ottimi! Li fanno uguali in una dolceria di Torino. Dentro hanno la crema alla nocciola. Mmmhh… assaggi!
V – Grazie. Ne prendo uno giusto perché li vanta così… mette l’acquolina! Ahahah
R – Senta signorina … lei è impegnata con qualcuno?
V – Si, veramente si…
R – Capisco…
Un po’ di delusione si impadronì dell’uomo.
V – Ma è una lunga storia…
La ragazza diventò cupa in viso.
R – No, sa… non è che… è … è che avrei voluto invitarla alla sagra del bestiame a Viterbo. Sarò lì una delle prossime settimane.
V – Ah.… Ahahah!
La ragazza non avrebbe mai potuto immaginare di ricevere un invito per una sagra del bestiame.
R – E’ una grande festa… si balla fino a tardi…
Alla ragazza venne naturale scoppiare in una fragorosa risata. Lei, così fine nei modi… nell’aspetto….ad una sagra di paese.
R – La diverte la cosa?
V – Si, mi scusi… non dovrei ridere… ma…. ahahah è più forte di me!! Ahahah
E continuava a ridere senza riuscire a fermarsi.
R – Ahahah
Anche lui contagiato, cominciò a ridere di gusto.
R – Che mi viene in mente - pensò vergognato dell’idea.
Lei aveva quel modo di fare che ti coinvolge e allora fai quello che fa lei senza sapere perché…ma lo fai coinvolto in modo totale, senza pensarci più di tanto. Ora stava bene in compagnia di quell’uomo, si sentiva a suo agio. Non aveva più nemmeno sonno, eppure si era fatto tardi.
R – Sa che mi diverte parlare con lei?
V – Davvero?
R – Si … erano anni che non ridevo di così, di gusto.
V – Mi fa piacere. Anche per me è lo stesso. Era tanto tempo che non mi divertivo così, sa?
R – Ci vuole un brindisi allora … alla sana allegria!
V – Ehm, guardi… qui purtroppo casca male…. non ho mai capito nulla di vino!
Mortificata
R – Ma avete i vigneti!!!
V – Eh si, ma a me il vino non piace granché, dunque mi occupo del vigneto ma non bevo! Stranezze della vita… Ahahah.
R – Guardi, vedo nella dispensa una bottiglia di prosecco.
V – Faccia lei, la prego.
R – Posso?
V – Certamente, prego…
Lui stappò la bottiglia e versò due flute di ottimo prosecco del Monferrato.
R – Alla nostra… ma, ma non so ancora il suo nome!
V – Ha ragione.
V – Io mi chiamo Veronica.
R – Veronica bellissimo nome… io Riccardo ma tutti mi chiamano Olaf, dai tempi del militare.
V – Ma lei non aveva bisogno di riposarsi, di fare un bagno caldo per disciogliere la tensione?
R – Senta, allora che fa.. ci viene alla sagra con me? Ci terrei molto….
Si vedeva che aveva gli occhi pieni di speranza di un si… ma un no l’avrebbe smorzato totalmente e la delusione si sarebbe certamente notata…
V – L’ ho monopolizzata qui in soggiorno… mi scusi… sono imperdonabile.
V – Ma quand’è?
R – Sabato prossimo.
V – Se le fa piacere… ed ha bisogno di compagnia… cercherò di esserci!
R – Ne sarei felicissimo… ci divertiremo, vedrà.
R – Un bagno …. Si … lo farei volentieri… ho le spalle a pezzi.
V – In bagno ci sono degli asciugamani puliti.
R – Signorina Veronica, lei è un tesoro …
E ridacchiava.
R -… ed è bellissima. Al ballo sarò l’uomo più invidiato.
V – Se vuole la aiuto a prepararlo io, il bagno.
R – Grazie, ma non vorrei approfittare.
V – Sii, bella! … è la stanchezza che la fa sparlare! Ahahah
E rideva.
R – Di fronte a te non esiste stanchezza- disse sussurrando.
Ma come sono sfrontato, pensò.
V – L’accompagno a sistemare la vasca…
Si conoscevano da poche ore e sembravano già una coppia rodata, una strana coppia, a dir la verità, perchè tra loro c’erano enormi differenze. Si, lui tenero ma rozzo, anche se non eccessivamente; acculturato ma schietto come un contadino. Lei raffinata ma sveglia e anche pratica; tradizionalista ma dalla mentalità aperta e, soprattutto, estremamente elegante; di quelle donne che sono indossatrici pure se si mettono una tovaglia addosso.
R – Grazie per gli asciugamani. Ora apro l’acqua e preparo il bagno. Nel frattempo possiamo parlare, se ti va…. sono passato al tu… ti dispiace?
V – Non si preoccupi… cioè, non preoccuparti! Se vuoi ti lascio tranquillamente preparare il tuo bagno caldo e vado di là….
In fondo sperava che dicesse di si, si sentiva in imbarazzo in quel frangente.
R – T’imbarazza parlare con me?
V – Forse un po’… soprattutto in questa situazione. Sai, è un po’ insolito trovarsi davanti ad una vasca fumante a parlare con uno sconosciuto… almeno per me!
R – Non sono poi così sconosciuto…
Un po’ risentito.
V – Beh, ci siamo conosciuti qualche ora fa.
R – Ma nooo, non ricordi?
R – Ti salutavo ogni volta che passavo con la mandria nei pressi della sua tenuta!
V – Sinceramente non t’ ho mai visto prima di oggi…
Possibile che non se ne ricordasse?
R – Capisco… forse salutavo lo spaventapasseri!
V – Può essere, molti dicono mi somigli! Ahahah Comunque, se ti fa piacere parlare, posso intrattenerti con la mia parlantina mentre prepari il bagno… Ahahah
R – Ahahah… sei simpatica, lo sai?
Piccolo sorriso sul viso di lei.
R – Sono felice che tu sia rimasta qui a tenermi compagnia.
Ooops… non si sa se lui lo fece apposta, ma gli asciugamani caddero inavvertitamente a terra. L’istinto dei due fu di chinarsi, rapidamente, per raccoglierli e d’improvviso si trovarono occhi negli occhi, come qualche minuto prima, solo che, stavolta, la ragazza non sembrava intenzionata a distoglierli dall’uomo.
R – Non è facile ignorare quegli occhi – pensò.
Restò fisso, incantato, senza imbarazzo alcuno. Senza parlare, stettero a guardarsi per alcuni interminabili secondi, poi appoggiò lievemente una mano sulla sua guancia. Era come un tocco di nuvola su un foulard di seta, come uno spiraglio di luce che entra in una stanza buia, come un soffio di vento in una calda giornata afosa. Per capire un colpo di fulmine bisogna provarlo e lui non era sicuro di quello che faceva, ma era sicuro che qualcosa era scoccato, che non era come prima. Si sentiva addosso una nuova energia.
Veronica non sapeva come reagire. Era scossa da quell’uomo. C’era qualcosa che la attirava profondamente in lui, ma molti pensieri le correvano in testa, nel frattempo.
Lui non sapeva se era il caso ma avrebbe voluto baciare quelle labbra scolpite in quel volto di ceramica… si avvicinò di pochi centimetri, sentiva quasi il calore del suo viso…poi si avvicinò un altro poco, aveva deciso, avrebbe seguito il cuore. Sfiorò le sue labbra con un bacio leggerissimo ed estremamente tenero. Lei si sentì felice di quel gesto, ma non sapeva se era giusto, non sapeva perché. Sapeva solo che prima di allora non le sarebbe mai passata per la testa una cosa del genere…
ma si avvicinò di nuovo all’uomo… e ricambiò.
Ci pensò l’acqua che usciva dalla vasca ad interrompere qualcosa che stava piacendo a tutti e due…
V – Oh mamma… l’acqua… non credo tu la faccia sempre così… dirompente! Ahahah
R – Ed ora?
V – Non preoccuparti
R – Asciughiamo,Nica!
V – Vado a prendere qualcosa.
R – Si, ti aspetto… intanto stappo la vasca e levo l’acqua di troppo.
V – Va bene, fai pure.
R – Una volta sistemato tutto ci rilassiamo davanti al camino … ti va?
V – Si, mi fa piacere.
Ci volle poco per asciugare tutto, ci furono anche mille sorrisi di complicità.
V – Ma non fai il bagno, prima di altri inconvenienti?
Questo lo disse con una strizzatina d’ occhi.
V – Dai, ti aspetto di là… se ti va c’è una torta in cucina…
R – Si, faccio in un attimo.
V – … te ne preparo un pezzetto?
R – Si, Veronica… si, grazie!
V – Vabbè dai… vado.
R – Nica …
V – Si?
R – Nica … senti … perchè ci siamo baciati?
V – Non saprei… forse è stato un gesto d’istinto. Probabilmente non avremmo dovuto…. ma…
R – Mmm … tu dici? Faccio un bagno e vengo di là.
V – Si, va bene.
La ragazza, andando in cucina, si rese conto d’essere rimasta colpita… molto. In quel quarto d’ora le passarono in mente diecimila pensieri. Andò in cucina, prese la torta dal forno e ne tagliò una fetta. Lui si tolse la fatica della giornata, quasi senza pensare. Si sbrigò perché, stranamente, Veronica già gli mancava. Lei, passando davanti ai vetri del balcone, si vide in disordine così pensò di andarsi a sistemare un po’ prima che lui finisse. Tolse il pigiama e la vestaglia di pile turchese e cercò qualcosa di più normale da indossare.
R – Veronicaaaa … Nicaaa ci sei?
V – Si, arrivo.
Come era strano sentire la voce di un uomo che la chiamava, la cercava, dentro casa sua. Così lei prese il primo vestito che trovò nell’armadio e scese.
V – Eccomi.
V – Mi sono data una sistematina. Ero orribile, in disordine.
R – Mi laveresti la schiena?
Scherzava.
V – Sei ancora in bagno?
Lei rimase interdetta, lui uscì fuori di sorpresa, ridendo.Allora Veronica tornò in cucina, ad aspettarlo.
V – Ma quanto ci sta- pensò- nemmeno si stesse riempendo di cremine per il viso! ( Forse dovresti incominciare anche tu? Ahahah )
E rideva.
V – Se hai bisogno di qualcosa, dimmi.
R – Nica, ci sediamo vicini?
V – Se vuoi scaldarti prendo un plaid e così lo puoi mettere mentre stai sul divano.
V – Io mi metto qui accanto.
Lui le prese le mani, lei era tranquilla. Con quell’uomo stava bene, con lui passava ogni problema…se ne era già accorta. Lui le parlò con calma e disse:
R – Veronica …
V – Si, dimmi.
R – Io sono anni che penso solo al lavoro…
R – Sono anni che non voglio pensare a quello che è successo con mia moglie…
R – Sono anni che brucio i sentimenti prima che nascano…
Veronica iniziò a capire… ma non voleva correre il rischio di fraintendere.. così lo lasciò continuare.
R – Nica ….
Poi, vedendo che lui stentava, gli si avvicinò e appoggiò la testa sulla sua spalla.
R – … non trovo parole adatte…
Lo guardò negli occhi, dritto.
R – Tu mi hai capito?
E, senza chiuderli, gli diede un altro bacio guardandolo dritto, per vedere cosa sentiva. Poi, come se nulla fosse, inclinò la testa e si mise accoccolata vicino a lui… era brava lei a fare le fusa, era il suo modo per richiedere affetto.
R – Nica … mi sto innamorando… ti dispiace?
V – Riccardo, non volare con le parole…
Lui la strinse forte.
V – Sappiamo entrambi che tra poco sarà mattina e tu… tu …
Le baciò il collo dolcemente. La ragazza si intristì di colpo. Poi, in un attimo di lucidità… pensò di non voler rovinare quegli istanti.
R – Veronica- continuò - non era lo spaventapasseri … salutavo te e, inconsciamente, ho pensato mille volte di chiederti di uscire con me.
V – Davvero?
R – Si, Nica.
R – Ti voglio bene… da tempo.
V – Ma perchè non ti sei mai avvicinato? Perché non me ne hai mai parlato?
V – Amore…. no,scusa! Non devo,non posso!
R – Veronica … tesoro.
V – Non è giusto che io ti chiami amore.
R – Che hai?
R – Mi hai detto amore!!
Lei, nel frattempo gli sfiorava i capelli e gli dava piccoli baci sul naso, non salivosi ( Ahahah ) Lui, ad un certo punto,fece una cosa che cambiò radicalmente la situazione: si inventò una stupidaggine infantile: le dette un bacio con le labbra a coniglietto e poi sorrise. ( Uauaua ) Scoppiarono a ridere fragorosamente. Già sapevano di amarsi.
Lui si alzò, la prese in braccio e lei lo lasciò fare pur soffrendo di vertigini.
V – Ma dove mi porti!? Mettimi giù!
Non sapeva nemmeno perché e lui, ispirato ricordando il testo di una vecchia canzone, disse:
R – Amore, “… Se credi che il mondo sia piatto, sei arrivata alla fine del mondo. Se credi che il mondo sia tondo … allora sali, sali … che incomincia un girotondo…”
E cominciò a girare su se stesso ridendo, con lei in braccio.
Lei penso che da quando lui era entrato nella sua vita ogni cosa aveva una curvatura diversa… altro che piatto! Lui, invece, pensava alle curvature di lei, altro che girotondo! Poi le iniziò a girare la testa.
V – Giù, ti prego…. mettimi giù!
Cominciarono a ridere come pazzi e caddero di colpo sul divano.
V – Non puoi salire su per le scale… ho paura!
E si teneva al collo di lui, così forte che quasi glielo staccava.
R – Ah, scusa.
( cadono dalle scale?? )
( Ma no! Non è il caso! )
Lui si fermò e le disse in un orecchio:
R – Amore,sento che questa è proprio una sera speciale … lo pensi anche tu?
Lei lo guardò con gli occhi luccicanti ma non seppe che dire.
R – Vorrei amarti…
E girando ancora entrò in camera da letto. C’era la luce tenue di una abatjour e un piumone a tinta unita verde acqua. Girando caddero allegramente sul lettone.
Lui finse di aver sbattuto su uno dei pomi laterali e si rannicchiò gemendo. Lei, preoccupata gli andò vicino.
V -Tutto ok? Ti sei fatto male?
R – Ooooh siiii… ho bisogno di una coccola per guarire (Ahahah) (Approfittatore! )
V – No mi dispiace…. una coccola? Se ti serve per guarire…
Giocando e ridendo, lui si trovò sdraiato sulla schiena; fingeva di soffrire per il colpo ma gli veniva troppo da ridere! Quella donna era divertente; un po’ ingenua, ma determinata.
Lei iniziava a preoccuparsi per lui ( scema ); cercava di stargli accanto ma non sapeva bene come poterlo aiutare; un po’ sorpresa, ma allegra e sensuale. Fu allora che lui cominciò a ridere senza più cercare di trattenersi mentre lei lo guardava pensando se preoccuparsi o prenderlo a schiaffi. Lui smise di ridere. Aprì gli occhi e strinse le braccia. Sorridendo, tirò a sé il corpo di lei, come una piuma.
Veronica capì d’essere stata presa in giro… ma era troppo tardi. Si trovò in attimo sopra di lui con gli occhi incollati a quelli dell’uomo; si arrabbiò e iniziò a fare un solletico di ripicca.
Lui, ridendo, cominciò a urlare.
R – Mi arrendo, mi arrendo!
Ma lei continuava senza dargli retta.
R – Ti prego, non lo faccio più!
V – No, no. Troppo semplice, adesso!
R – Ah, si?
Poi iniziò ad alternare qualche colpo di solletico con dei baci piccoli baci ma stuzzicanti. Lui cominciò a vendicarsi con poca forza, sicuramente, ma riuscì a stringerla per i fianchi.
In un attimo fu silenzio.
Si sentivano solo i respiri affannati nella lotta. Lui le prese il viso con le mani, con un dito le sistemò dei ciuffetti di capelli che le scendevano vicino le orecchie e disse solo:
R – Ti amo Veronica. Avevo sempre e solo sperato di stare un pomeriggio con te, non avrei mai pensato a questo..
Per Veronica erano nuove sensazioni…
R – … e starti abbracciato è un sogno inaspettato.
V – Dimmi solo se è vero, se ci posso credere…
R -… ma se tu non vuoi, se… se sei a disagio, mi alzo e torno domani con una scatola di cioccolata.
E partì un bacio tenero, tenero sulle dolci labbra della ragazza.
V – Ma che dici! Questa è una delle più belle giornate che io abbia trascorso da un bel po’ di tempo!
E ricambiò il bacio.
Si girarono e cominciarono a baciarsi senza fine; si guardavano sempre, increduli e felici, con il piacere di scoprirsi e togliersi i vestiti a vicenda.
I loro occhi luccicavano d’amore, tra baci e carezze. Le loro mani si muovevano curiose di scoprire l’altro,tenere ma decise. Quella luce tenue dava riflessi ambrati ai due corpi ed era bello sentire vibrare la pelle… sembravano una coppia affiatata,con un’ intimità consolidata. Tutto naturale.
Lei era stupenda nelle sue linee morbide e con la sua schiena flessuosa.
R – Non lo vedi? Sei una amore- le disse.
Le mani si stringevano sempre più. Veronica iniziò a dare tanti piccoli baci sul contorno delle orecchie di Riccardo, che lei affettuosamente chiamava “sventoline”. L’uomo pensò: “ mi prende in giro?”
( Ahahah ahahah ). Poi sussurrò:
R – Ti amo dolce amore. Penso che oggi comincio a capire esattamente cosa vuol dire fare l’amore. L’amore con la testa, il cuore e il corpo.
V – Ti amo anche io…
Veronica era contenta, ma si sentì in colpa per un attimo quando lui disse così.
I movimenti adesso erano sensuali, lenti…
Pensò alla vita di lui…
… La vita di lui, che era ad una svolta, un bivio di cambiamento…
… a come vivevano, al fatto che probabilmente dopo quella sera non si sarebbero più rivisti se non in lontananza, dalle vigne.
Ma fu solo un pensiero fugace perchè il piacere di quel momento cominciava ad aumentare. Poi, decise di godersi di quel tempo insieme all’uomo. Quella notte avrebbe significato tanto per entrambi e i loro respiri iniziarono a prendere il ritmo dell’amore. Perché rovinare tutto… sarebbero comunque rimasti l’uno nel cuore dell’altro.
Passarono una notte di puro amore. Si trovarono abbracciati la mattina dopo, un po’ stravolti.
Lui la guardò a lungo, senza parlare, pensando che quell’attimo avrebbe dovuto fermarsi.
R – Non andare avanti lancetta del cavolo!! Fermati! Non vedi che tutto dovrebbe rimanere così?
Poi lei si svegliò, trovandosi gli occhi di lui addosso.
V – Buongiorno amore.
R – Buongiorno tesoro.
E le accarezzò le guance con il dorso della mano. Sapeva che tutto volgeva la termine… aveva le lacrime agli occhi.
R – Tra poco devo andare …
V – Si, lo so.
R -… ti preparo la colazione?
V – ma…. ma vuoi che prima ti prepari la colazione? ( ahahah stessa idea! )
R – Vorrei rimanere con te.
V – Amore, non parlare…
R – No?! Mettimi un cerotto!
Veronica aveva gli occhi pieni di lacrime, così, per non farsi vedere, si alzò.
V – Io scendo in cucina, faccio il caffè.
R – Ti raggiungo.
Quando lui scese trovò una bella tavola apparecchiata per la colazione.
R – Amore, non mi vorrei neanche lavare… ho il tuo profumo addosso.
Veronica, facendo finta di preparare il caffè, fissava fuori dalla finestra. Aveva le orecchie ovattate, non sentiva nulla. Ripercorreva, con la mente, la sera prima e piccole lacrime le rigavano il volto. Lui si avvicino lentamente, abbracciandola da dietro; la strinse piano e le disse:” Non fare così”… ma in fondo anche lui aveva gli occhi rossi e lucidi.
V – Shh, non dirmi nulla! Ora passa.
R – Senti, vestiti. vieni con me a preparare per la fiera…
Smack
E le diede un bacio. Poi fecero colazione,in silenzio.
R – Veronica… per me non è un’avventura…
V – Amore… ma come… come.. .
Poi squillò il telefono.
Driiin drinnn
V – Scusami
E si alzò per rispondere. Probabilmente sapeva già chi era.
R – Fai, tranquilla.
V – Sta… sta tornando!
Balbettò.
R – Chi?
V – Lui.
R – Lui chi? Adesso devo andare, che consegnano il bestiame tra poche ore e devo arrivare prima.
V – Già, hai ragione, è giusto così.
R – Amore, ricorda che sabato hai un impegno con me alla festa.
V – Non so… è ancora valido l’invito?
R – Sicuramente. Ora ha anche un significato diverso, non credi?
V – Si, penso di si..
R – Sono stato bene con te stanotte, volevo che lo sapessi; non sono cose che passano senza segno.
V – Lo so, tesoro. Adesso vai, altrimenti fai tardi.
R – Vado, vado tesoro.
Lui uscì che era ancora presto. L’aria era piena di foschia e l’umidità era penetrante, infreddoliva anche l’animo. Sentiva dei brividi, ma non era solo colpa del freddo, a quello era abituato.
Non era abituato a tutto quello che c’era stato con quella donna stupenda e ora si sentiva maledettamente solo. Si girò un attimo, la vide alla finestra, accennò un saluto.
Veronica era dentro casa; per un attimo si affacciò, poi fu sopraffatta dalla malinconia per quella notte ormai finita, così se ne andò a letto; si rimise tra quelle lenzuola intrise di odori, profumi e sensazioni; si coprì fin sopra la testa, con gli occhi pieni di lacrime e il cuore che le scoppiava.
Lui si allontanò e sparì nella nebbia del mattino. Sentiva come un filo di lana che lo collegava a lei, così si voltò di scatto e urlò con tutto il fiato che aveva.
R – Veronica ti amooo!
Penso che quell’urlo strozzato si sentì anche nei paesi vicini, sicuramente lo sentì anche lei.
Lei ebbe la sensazione che lui le stesse nuovamente accanto, si voltò di scatto, ma non lo trovò.
Poi sentì quelle parole, affidate al vento e le sentì anche il ragazzo che stava arrivando in bicicletta in quel momento verso casa sua.
Lei corse fuori, incurante del freddo, nel suo pigiama di cotone leggero sperando di trovarselo davanti e di stringersi nuovamente a lui… ma, purtroppo, si trovò dinnanzi un’altra persona. Il suo fidanzato che, incredula di quelle parole, la guardava con sospetto.
V – C… ci… ciao Piergiorgio!
V – Ti avevo visto arrivare dalla finestra..
P – Scusa Veronica, ho sentito bene?
V – Ed ho pensato di correre a salutarti.
P – Chi era che urlava?
V – … Cosa, sentito cosa?
P – Hai capito bene.
V – Magari i vicini..
P – Si, si.
V – Sai, si sono trasferiti da poco e passano la giornata a gridare.Non conoscono il rispetto per gli altri.
P – E dicono “Veronica ti amooo” ?
V – Anche lei si chiama così, credo…
Imbarazzatissima, non sapeva più cosa inventarsi.
P – Non sono così tonno!
V – Entriamo dentro… fa freddo fuori!
P – No,devo scappare ero passato solo per un saluto e per un caffè.
P – Che mi nascondi, volpe?
V – Ah, un caffè… pensavo che visto che era tanto che non eri qui… va bene… lo preparo subito.
Era sempre il solito, quel ragazzo; tutto il resto veniva sempre prima di lei.
P – Che pensavi, Vè?
V – Pensavo che rimanessi un po’ con me… ma mi sbagliavo. Che hai fatto tutto sto tempo?
P – Ero fuori per la ditta, non ricordi?
V – Si… ma che hai concluso?
P – Abbiamo fatto due nuovi contratti con gli spagnoli. Noi esportiamo i polli, loro i tacchini.
P – Verò … ti posso abbracciare un po’?
V – Che ti prende?
P – Non mi hai dato nemmeno un bacetto!
V – Non avevi fretta di andare? Preparo il caffè, così poi sei libero di tornare in azienda.
P – Non mi trattavi così prima..
V – Ma vaaa! Dai..
P – Ora ho fretta … ma poi riprendiamo il discorso.
V – Si, ma stai tranquillo… se vuoi ho dei dolcetti nella boccia…
Divincolando gli occhi dai suoi.
P – C’è qualcosa …
V – Prendili prima del caffè.
P- …. che non dici… glissi sempre, vero? Ci manca solo che dici “e quindi questo!”
V – E quindi questo! Ahahah
P – Lo sapevo!
V – E’ una vita che non lo dico. Ma va va…
P – Ma scusa…
V – Bevi, che si fredda…ti ho fatto anche la schiumetta!
P – … quella sciarpa di chi è?
V – L’ ha dimenticata ieri un collega di francesce.
In realtà era di Riccardo.
P – Di francese? Ma se studiavi inglese?
V – Ci siamo dovuti vedere per un corso d’aggiornamento, così si è fermato anche a cena.
P – Vabbè Verò… come al solito mi stai rincoglionendo. Domani passo dai vicini e chiedo se c’è una Veronica.
V – Ma è possibile che non ti fidi mai di me e delle cose che dico?
P – Poi ne parliamo.
V – Diffidente per natura! Sai quanti vorrebbero una persona seria e fedele come me accanto..
P – Lo so, appunto! Vabbè vado, scherzavo. Se faccio in tempo prendo pure due cornetti al bar di Tatiana.
P – Ciao Verò.
V – Ciao.. che fai? Torni dopo?
P – No, devo andare in fabbrica. Ciao ciao, scappo.
V – Ciao Pier.
FINE SECONDA PARTE
§
30 settembre 2007 alle 4:57 pm
paziente e dediziosa,arrivi alla concluzionesenza nessuna fretta…
ma Riccardo sempre descritto a parole come uomo rude,non lo sembra affatto nei fatti.
1 ottobre 2007 alle 9:11 am
Ciao Piccola Ala. La forma “chattata” ha di sicuro qualche difetto (tipo che il testo finisce per essere sbilanciato in favore del discorso diretto, a scapito di quello indiretto) ma ha il pregio dell’immediatezza. Molto interessante come esperimento. Resto in attesa del seguito
1 ottobre 2007 alle 9:14 am
Hai proprio ragione, caro JiM, Riccardo è proprio così. Ha un aspetto rude dettato sia dal fatto che è un uomo che vive in giro per i boschi è sta appresso alla sua mandria ma anche dal fatto che il suo cuore si è indurito e lacerato dopo la fine del suo matrimonio. Anni di sentimenti celati e non ricambiati cambiano.Adesso, con lei, invece, riscopre la sua essenza reale, ciò che lo contraddistingue nell’animo: una profonda sensibilità ed una grandissima vogli d’amare. Riscopre sensazioni nascoste per troppo tempo e rivive sentimenti che pensava non potesse più provare…x questo è così dolce e tenero con lei. Grazie del commento.^__^
1 ottobre 2007 alle 9:17 am
Andrea, ti assicuro che la parte difficile è stata proprio cercare di renderla leggibile anche a non solo con dialoghi. Mettere intermezzi e intercalare discorsi indiretti è stato più difficile di quanto sperassimo, ma era bello pubblicarla. Un bell’esperimento, soprattutto visto che ormai le chat impreversano. Potrebbe essere un prossimo metodo narrativo, chissà! Grazie delle letture, anche per la parte precedente. A breve, l’ultima parte. ^___^
1 ottobre 2007 alle 12:07 pm
Sembra un copione di una rappresentazione teatrale! Decisamente curioso come stile, forse ha facilitato la scrittura a quattromani
1 ottobre 2007 alle 2:19 pm
Fabietto, penso proprio di si, l’ho detto…nasce come un “botta e risposta”, per questo è così. Davvero ti sembra un copione teatrale? Uauaua Troppo mielosa come rappresentazione, forse!