capitoli “La mandria” e “Ruggero”
Pubblicato da rossanocrotti il 1 aprile 2007
RUGGERO
La mattina dopo, un sabato normale di un paese in provincia di Reggio Emilia.
Ruggero, come ogni mattina si risveglia nella sua stanza rimasta negli anni troppo piccola per un responsabile alle vendite di novantacinque chili. Lavorava nella ditta del padre.
La stanza era nella casa del padre. Io lavoravo in quella ditta.
La bocca mi era un po’ asciutta ma gli oggetti intorno a me erano tutti al loro posto.
Era segno che la precedente serata non aveva lasciato segni. Come era giusto.
Ruggero bevve il caffellatte con la solita espressione aggressiva ed insofferente, strano già alla mattina, ma normale per chi odia le sue giornate. Perennemente all’ombra del padre. Il mobilificio lo aspettava e non era qualcosa che si era costruito lui, come sognava, ma la cosa in alternativa rimasta lì per anni e venuta buona dopo alcuni buchi nell’acqua. Era una tranquilla giornata di marzo e tutto sembrava andare per il meglio. Il sole alto in cielo illuminava ogni cosa circostante. A spezzare l’ immobilità e il silenzio delle piante ai confini della città, solo la strada poco trafficata e il rumore delle auto. Tutto pareva più calmo. Camminando, i miei passi sul pezzo di strada recintata, parevano conquistarsi il terreno. Sentivo sotto i piedi ogni granello di polvere che pestavo . Tutto calmo. Fosse sempre così. Con gli occhi leggermente socchiusi per il chiarore del sole, potevo immaginare di fianco a me qualsiasi panorama, anche molto migliore e non così banale. Ma forse il fascino era proprio la banalità, dove mi trovavo perfettamente a mio agio. Ero lì quella mattina di passaggio, in quanto, più che un dipendente di Ruggero, ero una sorta di barista avventizio, o meglio, il giovane ragazzo che nell’azienda si farà strada, ma intanto gli tocca di lavorare in po’ di più degli altri (retribuito) e finché non si esagerava tutto andava bene. Ma quel che mi toccava era anche sopportarmi tutte le confidenze e i malumori di un titolare che non era al suo posto. Arrivai dinanzi al cancello e notai le due macchine della finanza . Il Maresciallo Catania pareva molto più simpatico della divisa che portava e abbozzava persino qualche sorriso al mio povero principale che pareva invece gli fosse piombato un carico di letame in testa . Forse Ruggero non sapeva di essere sotto sotto (e per merito di suo padre), una brava persona. Credeva inconsciamente di aver evaso il fisco pur avendo pagato le tasse.
“E Tozzi non si preoccupi,Tozzi. Questo è l’ anno in cui controlliamo le ditte del suo settore e in questa zona è toccato a lei, non c’è nessun secondo fine”. Ma il Tozzi Ruggero, Presidente della ditta qui presa in esame, non era mai stato alle prese con problemini di questa portata, da sempre risolti dal babbo ora all’ospedale con due tubi in gola e quasi mezzo metro d’intestino in meno. E stavolta portare giacca e cravatta non bastava. Io andai a prendere la colazione per tutti (offerta dal Gero, che bravo) mentre il maresciallo si inchiodò davanti alla televisione con le estrazioni del lotto e se ne andò una mezz’ora dopo, promettendo di ritornare il martedì seguente per vedere quello che mancava. Ed il simpatico Maresciallo partì in sgommata e con un catalogo di divani per sua moglie. Fu proprio quella mattina che Ruggero si presentò a me in una veste insolita e dal tono con cui divagava non capii se il mio titolare aveva problemi ad essere puntuale con lo stipendio o voleva diventarmi amico. (A me? Perchè?). Il simpatico intraprendente giovanottone in questione con una decina d’anni più di me esordì con una ruffianosissima pacca sulla spalla. Aveva i capelli unti di gel e lunghi quanto bastava per coprire la piccola chierica che aveva dato inizio ad un principio di calvizie. Portava la giacca stirata dalla santa sua madre ed un abbronzatura da lampada tipo spacciatore che nessuno gli aveva detto era passata di moda, aveva un cordoncino portafortuna al polso e un rolex falso che si vede da due chilometri, i camperos a punta e la fondina per il cellulare nella cinta. I suoi discorsi facevano intendere che in quella ditta io mi potevo muovere senza fare complimenti in quanto avevo acquistato la sua fiducia.
Grazie. ( Chi decide è tuo padre, cretino, lo so benissimo).
“Oggi vedi come va il mondo, Roby (i diminutivi li odio), sai non è facile, la gente ha un casino di pretese, oggi devi saper anticipare la richiesta di mercato (che cazzo ne sai tu) e acquisire la fiducia del cliente con la serietà, l’onestà, la professionalità e il dinamismo (da dietro la tua scrivania )….. per questo è essenziale andare al passo coi tempi, l’informazione (
La pizzeria era da provincia e nessuno era vestito bene come Ruggero (e questo lui lo sapeva) quindi poteva pavoneggiarsi come se fosse l’unico uomo sulla terra ad avere una cravatta. Lì ormai era conosciuto e non gli davano peso. Anzi, lo assecondavano. E a differenza di un ristorante di classe della città, nessuno lo guardava male se sbriciolava tutto il pane in tavola prima dell’ arrivo delle minestre. E assecondavano anche il giochino idiota a cui tutte le volte sottoponeva il cameriere al momento dell’ordinazione del vino che voleva “ fermo…ma un po’ frizzante”. E rideva. Idiota. Si passò la mano sui capelli unti e andò in bagno. Pensai: “io ero il dipendente non più anziano, ma con più preparazione generale, a lui il più simpatico, il pirla da chiamare se c’è bisogno al sabato…suo padre è all’ ospedale, cazzo vuole ?
Tornò con un sorriso di plastica e si buttò il tovagliolo sulle ginocchia. La strana coppia. Io ero normale. I camerieri passavano veloci con vassoi di cozze gratinate e aragoste giganti. Uno di essi si avvicinò e gentilmente ci diede i menù. Scelto . Ordinato. Giochino idiota del vino. Mangiato il primo. Buono. I clienti attorno a noi mangiavano con gusto. Era gente alla buona, del posto, che scherzava e faceva i complimenti alla signora che uscì dalla cucina con il grembiule e gli zoccoli ai piedi. Guardai sul bancone dove c’erano piante finte e foto di famiglia. In alto bottiglie di liquori ormai inesistenti. Si udivano risate grasse di signori col naso paonazzo e il cappello della festa. E con lo stecchino in bocca. Era gente semplice e mi sentivo più uno di loro che l’invitato di Ruggero, che si lisciava con le dita il pizzetto che portava da quando aveva visto Abatantouono in “Mediterraneo”. Tuttavia non mi sentivo in imbarazzo, anche perché il Gero fece di tutto per mettermi a mio agio parlandomi della sua vita di poco più lunga della mia, ma già con esperienza ed inquadrata con un posto al sole nel settore artigiano dove la sua ditta navigava come un sottomarino nella tempesta della crisi che si diceva ci fosse ( “gli anni 80 ce la faranno pagare”)…boh .
“ Vuoi essere mio socio ? Vuoi partecipare attivamente all’ andamento dell’ azienda ?”
Poi mi disse che avrei guidato il suo Mercedes CE con le gomme larghe e gli interni in pelle, mi sarei seduto alla scrivania, avrei preso le telefonate…….ci penserò.
E arrivò il caffè. Il suo sorriso bonario e amichevole, poteva nascondere dietro qualsiasi secondo fine. Dovevo saper leggere fra le righe. Nel silenzio che si era costruito volutamente al nostro tavolo vedevo in un sogno ad occhi aperti un mio possibile o improbabile futuro come un qualcosa di cui non avevo ben capito il senso, ma comunque alla guida di un Mercedes CE o dietro una scrivania. E a dire di Ruggero con guadagni sicuri. All’uscita del ristorante mi aspettava la mia Uno color oliva sbiadito e ritornai coi piedi per terra. Su una cosa riflettei: Ruggero aveva la stessa età di Giovanni. L’età di non ritorno, l’età dei bilanci e tuttavia di una presunta maturità. Punto d’ arrivo, di partenza, di sviluppo. Ma non ero uno psicologo quindi accesi il motore e partii. Il volante era appiccicoso e io sapevo di fritto ma era Sabato e avevo il pomeriggio a disposizione per pianificare la serata.
13 aprile 2007 alle 7:58 am
Il titolo “LA MANDRIA” rende proprio l’idea della folla presente in discoteca, mi è piaciuto. Spero proprio che il protagonista non accetti la proposta di RUGGERO, c’è qualcosa sotto… ne sono sicuro.