Una favola per Asia
Pubblicato da roxie il 21 novembre 2007
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Asia non aveva parlato d’altro, durante l’intero tragitto verso
casa e la sua giovane zia cominciò a credere fermamente che non avrebbe
cambiato argomento, fino all’istante in cui l’avrebbe accompagnata a dormire,
nella sua stanza, nonostante sarebbe accaduto più o meno tre ore più tardi.
Raffaella era perfettamente a
conoscenza, come d’altronde chiunque frequentava la bambina abbastanza
assiduamente, della sua profonda ed inusuale ammirazione, data la giovanissima
età, nei confronti del famoso scrittore per l’infanzia ma non avrebbe mai
immaginato che si sarebbe agitata così tanto, all’ipotesi di poterlo conoscere
personalmente… dopo tutto, Asia, aveva solo sei anni! Si era recata, come
quasi ogni pomeriggio, a prenderla all’uscita del doposcuola ed accompagnandola
a casa, aveva scoperto che l’insegnante di ortografia aveva proposto alle prime
e alle seconde classi della scuola che frequentava, di recarsi ad assistere ad
una sorta di dibattito, organizzato appositamente con il noto scrittore di
favole, Luca Antonioni, con il quale avrebbero potuto dialogare, esponendo ogni
curiosità relativa alle sue opere letterarie.
- Mi ci devi assolutamente
lasciare andare, zia, è favoloso! – Esclamò, rientrando in cucina, dopo essersi
recata a lavare le mani e piazzandolesi di fronte, mentre si accingeva a
preparare la cena.
- Sentite il tono enfatico con
cui pronuncia, assolutamente… -
Commentò, ridacchiando, Raffaella. – Dimmi la verità, una volta per tutte… ma
quanti anni hai, veramente?! Quale genere di mostro nascondi, dentro quel
corpicino, eh?! – Risero, mentre la bambina si metteva a sedere ad un capo del
lungo tavolo. – E poi, non devi chiedere il permesso a me ma a tuo padre! – Aggiunse.
- Se gli parli tu e gli dici
che mi accompagni… – Ipotizzò, Asia, continuando a sorprenderla per la grande
abilità che possedeva di giocare sempre ogni carta che sarebbe potuta essere
sfruttata in suo favore.
- Accompagnarti, dove?! -
Raffaella spalancò gli occhi, aprendo il frigorifero e cercando le uova che le
servivano per cucinare il polpettone.
- Oh, ma insomma, zia, mi
ascolti?! – Sbottò, la nipotina, sbarrando gli occhi più di quanto aveva appena
fatto lei. – A vedere Luca, con la mia classe!
- Non si era accennato al fatto
che i bambini dovessero essere accompagnati e poi… non dovresti chiamare il
signor Antonioni, per nome, non siete parenti!? – La rimproverò, trattenendo un
sorriso.
- La maestra ha detto che,
oltre agli insegnanti, dovranno esserci degli adulti, almeno un paio per
classe… – Le spiegò, pacatamente. -
Sono sicura che Luca ti piacerà e poi, mi leggi le sue favole da quando sono
piccola…
- Già… – Annuì, sospirando. -
Accidenti a me, che ti ho cresciuta a pane e favole di Luca Antonioni… -
Commentò, moderando il tono di voce.
- Luca è meraviglioso, voglio
conoscerlo! – Ripeté, per l’ennesima volta, la piccola Asia.
- Vedrò cosa posso fare,
d’accordo? – Si arrese a tanto entusiasmo e a quella faccina adorabile che riusciva,
la maggior parte delle volte, ad avere il sopravvento su ogni altra questione.
- Adesso, vuoi andare di là a vedere un po’ di TV, mentre rifletto su come
organizzare il tutto?!
Asia scattò in piedi, la
raggiunse e le stampò due sonori baci sulle guance, prima di precipitarsi in
soggiorno, lasciandola da sola. Raffaella scosse il capo, continuando a
miscelare gli ingredienti per il polpettone, riflettendo sul loro rapporto e
tornando a pensare alla giovane cognata, la mamma della bambina, prematuramente
scomparsa.
Suo fratello Stefano, l’aveva
sposata, sette anni prima, durante una splendida giornata di giugno ed avevano
vissuto cinque anni felici, allietati dalla nascita di Asia, che si erano
goduti, insieme, per soli quattro anni. Quando Antonella era morta, strappata
alle loro braccia da una malattia, che non le aveva lasciato scampo, Stefano
era stato annientato dal dolore e per un lungo periodo, la sua famiglia, aveva
temuto che non sarebbe riuscito a venirne fuori integro.
Era stata lei stessa ad offrirsi
di stabilirsi, all’inizio, per qualche mese, in quella che era stata la casa
che aveva condiviso, con Antonella e di aiutarlo a crescere Asia, che allora
aveva avuto appena quattro anni, in modo da tentare di dare loro motivi ai
quali aggrapparsi, per continuare ad amare la vita.
Erano trascorsi alcuni mesi,
durante i quali aveva seriamente temuto che non fosse stata una buona idea,
quella di venire a vivere con il fratello e con la nipotina, ancora troppo
sconvolti per la grave perdita subita, giorni che si erano rivelati penosi, per
tutti… poi ne era arrivato uno, indubbiamente magico, durante cui qualcosa
era cambiato ed erano seguiti altri giorni ed altre notti e quasi senza
rendersene conto, a distanza di due anni, Raffaella continuava a vivere con
loro e ad essere considerata una vice madre, dalla bambina.
Scosse il capo, rabbrividendo,
come accadeva ogni volta che ricordava quel periodo terribile e sospirò,
tornando a concentrarsi sulla notizia che le aveva appena comunicato Asia,
enfaticamente. Luca Antonioni, giovane scrittore di fiabe e di racconti,
dedicati prettamente ad un pubblico di bambini, l’aveva inconsapevolmente
aiutata a stabilire il rapporto straordinario che era diventato quello ,con la
nipote, quando aveva deciso di servirsi dei suoi libri per tentare di superare
i momenti peggiori vissuti dalla piccola Asia. Probabilmente, era alla magia
delle storie che sapeva inventare che doveva il tramutarsi di molte notti
angosciose in serene e molti dei sorrisi che erano stati strappati, ad una
profonda tristezza e Raffaella si trovò a pensare che sarebbe stato carino,
approfittando dell’occasione fornitale dalla scuola frequentata dalla nipote,
recarsi ad incontrarlo personalmente e magari, esprimergli la sua gratitudine.
Certo, per la bambina, sarebbe stato strepitoso… infatti, aveva fatto del suo
meglio per indurla a capire che, essere accompagnata a quell’incontro, con lo
scrittore, sarebbe significato realizzare un sogno, durato almeno due anni e
sebbene non sarebbe stato semplice, sganciarsi dal lavoro per un’intera
mattinata, sentì il dovere morale di accontentarla. Anche se e sorrise,
rendendosene conto, sarebbe stata l’ennesima volta in cui gliel’avrebbe data
vinta!
- Zia, ma ci pensi?! – Asia
spalancò gli occhi, assumendo quell’aria sognante che conosceva bene e che
trovava incantevole.
Raffaella posò sulle gambe il
libro che aveva appena iniziato a leggerle, rilassandosi, sulla sedia a dondolo
e posandole lo sguardo dritto in viso. – A cosa, dovrei pensare? - Domandò, intuendolo chiaramente.
- A quando incontreremo Luca! –
Esclamò, infatti, la bambina, enormemente emozionata e scarsamente propensa ad
addormentarsi.
- Stai ancora pensando a lui? -
Le chiese, scuotendo leggermente il capo. – D’accordo, allora, dimmi… come te
lo immagini, questo Luca?!
- Bellissimo! – Rispose, con
una tale convinzione da apparire contagiosa. – Secondo me, ha gli occhi chiari
e i capelli scuri, lunghi, lunghi…
- Oh, Dio… lunghi quanto,
scusa? – Replicò, concedendole il solito atteggiamento complice che l’induceva
a sentirsi più grande di quanto non fosse e che la compiaceva tantissimo. – Non
è mica una donna!
- Lunghi almeno fino a qui… -
Dichiarò, facendo segno alle sue spalle. – E sarà vestito di azzurro, come i
principi!
- Adesso, mi prendi in giro…
- Commentò, divertita. – Dì un po’, signorinella… non sarebbe ora che ti
mettessi a dormire?
- Mancano ancora tre giorni,
zia… – Lei sospirò, mettendosi sotto le coperte. – Tre lunghissimi giorni…
- Lunghi quanto i suoi capelli,
allora!? – Ribatté, mettendosi a ridere e chinandosi a baciarla su una guancia.
- Buonanotte, Asia… sogni d’oro.
- Buonanotte, zia… – Rispose,
raggomitolandosi sotto le coperte. -
Zia… – La chiamò, prima che oltrepassasse la soglia della sua camera. – Sono
felice che sia proprio tu, mia zia…
Raffaella sorrise, lievemente
commossa da quella dichiarazione d’affetto. – Grazie… – Le disse, spegnendo
la luce. – Ora, dormi… vedrai che tre giorni passeranno in fretta!
Stefano la salutò con un
sorriso, quando lo raggiunse, nella grande cucina, per bere insieme a lui il
solito caffè serale. – Tutto bene? -
Domandò, posando il giornale che stava leggendo davanti a sé e guardandola
attentamente in viso.
- Tutto bene… – Annuì,
recandosi ad accendere il fornello. – Penso soltanto che Asia sia follemente
innamorata di Luca Antonioni ma a parte questo, va tutto bene!
Suo fratello sorrise
nuovamente. – Sono anni che le riempi il cervello di parole scritte da lui, non
dovresti essere sorpresa… non credi? – Le rammentò, divertito dall’intera
faccenda. – Se non le avessi dato il permesso di seguire la classe, a
quest’incontro, uaoh… temo che me la sarei inimicata, per il resto della
vita!?
- Ho combinato un guaio? – Gli
chiese, appoggiandosi ad uno dei mobili della cucina e fissandolo dritto negli
occhi. – Cavolo, credi davvero che sia colpa mia?
- Andiamo, sto scherzando… -
La tranquillizzò, immediatamente. – Che male vuoi che ci sia, se una piccola
ascoltatrice delle sue favole si è presa una cotta per chi le ha partorite e
scritte?!
- Non lo so, non vorrei che
rimanesse delusa… – Ipotizzò, sospirando. – Se questo Luca non rappresentasse
esattamente quello che si è messa in testa, eh? Come credi che ci rimarrà se
per caso, fosse biondo e avesse gli occhi scuri?!
Stefano aggrottò la fronte,
sconcertato. – Come?!
- Un attimo fa, di sopra, mi ha
detto che se lo immagina con gli occhi chiari e i capelli scuri… – Tentò di
spiegargli, pacatamente. – Ammettiamo che, al momento fatidico, ci troveremo di
fronte una specie di scorfano… che so, un uomo brutto, magari stempiato, che
dimostra il doppio della sua età! Come credi che la prenderebbe, Asia?!
- Secondo me, ti stai
preoccupando troppo… – Affermò, ricominciando a ridere. - Sono così felice che sia qui… – Aggiunse,
con uno sguardo colmo di gratitudine. – Non so come avremmo fatto, se non ci
fossi stata tu… sei la luce che illumina le nostre giornate grigie e non so
come potremo mai ricompensarti abbastanza, sorellina.
Raffaella spense il fornello,
approfittandone per voltargli le spalle, in modo da non mostrare le lacrime che
stavano scendendo a rigarle il viso. – Sono stata io, a fare questa scelta,
ricordi? E non me ne pentirò mai. – Gli rammentò, volutamente. - Quindi, non c’è nulla che tu debba o dovrai
dire o fare, per me. D’accordo?
Stefano sorrise. – Lascia
almeno che ti ringrazi, ogni tanto… -
Affermò. – Solo questo…
- Non sono riuscita a tenere a
freno il suo entusiasmo, per un solo minuto di seguito… – Raffaella si
rivolse all’insegnante della bambina, nell’istante in cui si apprestarono a
varcare la soglia della grande sala, all’interno del Forum di Assago.
- Non si preoccupi, conosciamo
bene l’amore che nutre per il signor Antonioni… – Le disse, la donna,
mettendosi a ridere. – Non passa giorno in cui Asia non ci delizi, con una
delle frasi appartenenti ad una storia scritta da lui, che conosce a memoria…
e le cita con un tono che potremmo paragonare a quello di un poeta, quando
declama le sue opere! Le dirò, non abbiamo avuto dubbi, quando ci è stata
prospettata la possibilità di un incontro con questo giovane scrittore…
abbiamo subito pensato a lei e ci è sembrato quasi un dovere, nei confronti di
una delle nostre alunne migliori, accettare di partecipare!
Raffaella scosse il capo,
divertita e orgogliosa, quando Asia le corse incontro, ricomparendo dal folto
gruppo di bambini con i quali era sparita, appena entrati e scorse
un’espressione estasiata dipinta sul suo viso. – Zia… – Mormorò, invitandola
a chinarsi per evitare che sentisse qualcun altro. – Non te lo immagini
proprio… è così bello!
- Scommetto che è vestito di
azzurro! – Esclamò, prestandosi al gioco ed allietandosi del fatto che non
fosse stata affatto delusa, da quello che doveva essere stato l’incontro con il
noto scrittore, avvenuto chissà dove e durante quale dei pochi minuti che erano
passati, dal loro ingresso nella sala.
- Ha un completo blu… -
Sospirò, scuotendo la testa e continuando a parlare a bassa voce. – Zia, devi
assolutamente vederlo… ha gli occhi verdi e i suoi capelli, neri, gli toccano
quasi le spalle!
- Non sarà che te lo sei
semplicemente immaginato? – Le chiese, supponendo che fosse stata vittima della
sua stessa fantasia.
- Guarda tu stessa… – Le
suggerì, indicandole un punto lontano del salone, gremito di bambini.
Raffaella seguì la direzione
del dito della sua manina e fra i pochi adulti, che emergevano fra le decine di
testoline, individuò un giovane uomo, intento ad autografare libri e foglietti,
con un sorriso degno di un affascinante rock-star dipinto sulle labbra.
- E’ quello che sta stringendo
la mano al papà di Stefania! – Aggiunse, sua nipote, prendendola per mano. –
Andiamo, anche noi… gli ho detto che gli avrei presentato mia zia, muoviti!
Seguendo la bambina, temette di essere stata irrimediabilmente
condizionata dalle sue incontenibili emozioni, dato che le pulsazioni del cuore
accelerarono notevolmente. La ragazza lo osservò, mentre si avvicinavano e ne
apprezzò immediatamente il paio di occhi chiari e brillanti, con i quali
accarezzava ogni singolo bambino che gli rivolgeva la parola, oltre alle sue
labbra estremamente sensuali ed ai capelli, nerissimi, che contornavano quel
viso quasi assolutamente perfetto.
Poteva essere semplicemente
entrata a prendere parte di uno dei sogni di Asia? Se lo chiese, continuando a
camminare in direzione dello scrittore e quando si rese conto che il folto
gruppo che lo aveva attorniato, si era quasi completamente scomposto, per
recarsi a prendere posto nella sala, temette di aver commesso un grave errore
evitando di prepararsi psicologicamente all’imminente presentazione che si
accingeva a fare la sua impenitente nipote.
Che cosa gli avrebbe detto, dato che non si era certo aspettata, come
lei, di conoscere un giovane uomo estremamente attraente e a sentirsi
introdurre, chissà con quali termini, dalla bambina meno timida che esisteva
sulla faccia della terra?!
- Asia… – Mormorò, tentando
di trattenerla, giunte a pochi passi da lui. – Asia, aspetta…
La nipote sollevò lo sguardo,
continuando a trascinarla per mano. -
Che c’è? – Domandò, decisamente disorientata, a causa dell’improvviso
tentennamento dimostrato dalla zia.
- Non sarebbe meglio aspettare
la fine dell’incontro? – Propose, pur aspettandosi che non sarebbe servito come
deterrente.
- Perché? Gli hanno già
parlato, tutti e poi, gli ho detto che ti avrei presentato… – Replicò,
infatti, apparendole più determinata che mai a procedere.
- Ma cosa ti è venuto in mente?
- Domandò, sempre più a disagio in quella situazione.
- Sei tornata… – Luca
Antonioni rivolse un sorriso solare alla bambina, in quel preciso istante,
impedendo loro di continuare a discutere.
- Sono andata a prendere la
zia, non voleva venire… – Gli spiegò, lei, inducendola ad arrossire
leggermente.
- Non è esattamente così… -
Si scusò, porgendogli la mano ed incontrando uno sguardo trasparente, che
avrebbe potuto facilmente catturare qualsiasi donna fosse stata sana di mente.
- Buongiorno… – Lui strinse
la sua mano, serenamente, accarezzando la testa di Asia con l’altra ed
esibendo, per entrambe, un sorriso pacato. – Mi auguro che non ce l’abbia con
me, magari, perché l’ho costretta a ricorrere ad una giornata di ferie che
avrebbe preferito conservare, per un’occasione migliore…
Raffaella abbozzò un sorriso, non
potendo fare a meno di continuare a pensare che, qualunque donna sana di mente,
avrebbe ritenuto ogni minuto speso in sua presenza… ottimamente speso. - Sono molto felice di essere qui. -
Dichiarò. – Asia era talmente ansiosa di conoscerla che non mi sarei perdonata
di negarle l’opportunità.
- Così, lei sarebbe tua zia…
- Luca si rivolse nuovamente alla bambina, scompigliandole appena i capelli.
- Avevo ragione, vero? – Asia
sorrise, schiacciandogli l’occhio.
- Suppongo di sì… – Rispose,
lui, prendendo delicatamente il libro che stringeva fra le mani ed
apprestandosi a firmarglielo. – A chi, lo devo dedicare? – Le chiese, poi,
costringendola a recuperare il controllo.
Scuotendosi velocemente dal
lieve torpore che l’aveva avvolta, dopo aver scambiato poche parole con lui e
cominciando a pensare che stesse semplicemente sprigionando parte della magia
che adoperava nel creare storie fantastiche, ricordò che aveva portato uno dei
numerosi libri che possedeva, per farselo autografare. – A me… – Rispose, quindi, sapendo che Asia aveva
portato il suo preferito e che doveva già averglielo firmato.
- Si chiama Raffaella… – Gli
suggerì, la bambina, inducendoli a sorridere.
- E’ vero… – Lei annuì,
sentendo aumentare un disagio che l’indisponeva.
Non era il primo uomo
affascinante che incontrava e comunque, cosa poteva avere di tanto diverso
dagli altri?!
- Me lo ricordo… – Luca le
rivolse una breve occhiata, accingendosi a scrivere sulla prima pagina del
libro. – Me l’aveva già detto, sua nipote… – Aggiunse, usando un tono dolce
di voce che l’indusse a domandarsi se facesse parte della sua personalità. – A
Raffaella, notevole fonte d’ispirazione a cui dovrebbero attingere tutte le zie
del mondo… – Pronunciò quella dedica, ad alta voce, facendo scorrere il
tratto d’inchiostro della penna sul foglio e continuando a sorridere.
- Ma cosa gli hai detto?! -
Domandò, a quel punto, arrossendo di nuovo.
Asia allargò le braccia. – La
verità… – Rispose, mentre Luca le riconsegnava il libro, dopo averlo firmato.
- Che sei bella, brava… assolutamente unica!
- Assolutamente… – Ripeté, lui, arcuando maliziosamente le
sopracciglia e scambiando un’altra occhiata complice con la bambina, che aveva
subito trovato adorabile e che lo aveva colpito particolarmente, per la sua
loquacità e per la simpatia, con le quali lo aveva apostrofato e
successivamente, intrattenuto.
- Grazie… – Raffaella
sospirò, riprendendo Asia per mano. – Ci scusi tanto, le abbiamo fatto perdere
del tempo…
- Niente del genere… – Luca scosse
il capo, senza riuscire a convincerla del contrario. – Grazie a voi, per essere
venute.
- Non saremmo mancate mai! –
Esclamò, la bambina, seguendola verso le poche sedie che erano rimaste vuote ed
inducendolo a ridere di gusto.
Luca scosse la testa, osservandole
discutere a bassa voce di qualcosa che doveva sicuramente aver infastidito la
giovane zia e ripensò al modo enfatico con il quale gliel’aveva descritta,
subito dopo essersi presentata al suo cospetto, qualche minuto prima. – I
bambini di oggi sono così… così poco bambini! – Concluse, fra sé,
accingendosi a dare inizio al dibattito, colmo della gioia che gli
trasmettevano e per la quale gli riusciva facile creare storie dedicate al loro
mondo meraviglioso.
Ambra la raggiunse, in ritardo,
al solito tavolo del bar dov’erano abituate a consumare un pasto veloce,
durante la pausa destinata al pranzo. – Lo so, sono imperdonabile, dovrei
avvisare quando sopraggiungono degli intoppi… – Esordì, accomodandolesi di
fronte, comicamente trafelata.
Raffaella guardò la sua più
cara amica, con la solita espressione, divertita e contemporaneamente
infastidita, dipinta sulla faccia. – E purtroppo, accade spesso… - Commentò, porgendole la carta.
- Non mi avrai aspettato?! – Le
chiese, amplificando sul bel viso l’espressione afflitta.
- Non lo faccio, sempre?! -
Rispose, scuotendo il capo. – Coraggio, ordiniamo… la mia pausa finirà, fra
meno di un’ora!
Poco più tardi, davanti alle
loro consumazioni frugali, Ambra assunse un’aria vagamente sospettosa.
- Qualcosa non va? – Le chiese,
Raffaella, supponendo di essersi sporcata involontariamente ed affrettandosi a
specchiarsi nella vetrata che le stava accanto.
- Dimmelo tu… – L’esortò a
parlare, continuando a scrutarla minuziosamente. – Voglio dire… una vocina
adorabile e leggermente impertinente, mi ha raccontato di un incontro, assolutamente magico!
Lei scosse la testa,
cominciando a ridere. – Assolutamente, eh? – Ripeté, comprendendo chiaramente
che stava alludendo a sua nipote Asia. – Ha detto proprio così?
- Insomma, voi due, ve ne
andate a conoscere il principe azzurro e non mi dite niente?! - Replicò, divertita. – Passi per lei ma ero
convinta che tu fossi la mia migliore amica!
- Alludi forse al mitico Luca Antonioni? – Le chiese,
continuando a scuotere la testa. – Non so cosa dirti, Asia è impazzita… se
prima mi metteva il broncio se non le leggevo una delle numerose favole scritte
da lui, da quando abbiamo avuto la sventura d’incontrarlo personalmente, va in
giro ripetendo che hanno fatto amicizia e il guaio è che qualcuno finirà per
crederle!
- A me risulta che, da qualche
parte, in camera tua, faccia mostra di sé un libro con una dedica autografata
che recita più o meno: A Raffaella, fonte d’ispirazione a cui dovrebbero
attingere tutte le zie del mondo… – Dichiarò, prendendola affettuosamente in
giro. - Puoi
confermarmelo?
- Notevole fonte d’ispirazione,
se vogliamo essere precisi… – Replicò, allontanando il suo piatto sul tavolo
e sospirando. – Vuoi che ti dica come la penso?
- Ti è passato l’appetito? – La
canzonò, notando che non aveva finito di mangiare la pasta che aveva ordinato.
- Se vuoi saperlo, Luca
Antonioni, è davvero pregevole… – Sbuffò, rendendosi conto che doveva averlo
intuito e che per quello, la stava provocando maliziosamente. – Insomma, sono
andata ad accompagnare Asia per farla felice, preoccupata che potesse restare
delusa e cosa mi sono trovata davanti? Un giovane uomo, attraente,
incredibilmente affabile, intelligente…
- Possibile che non avessi la
minima idea di come fosse? – Replicò, interrompendola. - Leggi i suoi libri, da anni e ci hai
cresciuto tua nipote…
- Già… ma non mi sono mai
premunita di scoprire come fosse, probabilmente, anche perché non volevo
rischiare di rimanerne delusa! – Spiegò, giustificando se stessa. – Chissà
perché, avevo preferito credere che fosse bruttino, insignificante… persino
stempiato!
- Ho sempre pensato che fossi
un tantino strana… – Ironizzò, scuotendo il capo. – Asia dice che non ti
aveva mai visto tanto… aspetta, come ti ha definito? Ah, sì… tanto
inscimunita!
- Gran bel termine… -
Raffaella non poté fare a meno di ridere, nonostante tutto. – D’altra parte,
non ha tutti i torti… devo aver fatto la figura dell’ebete, non riuscivo
quasi a farmene una ragione, cosa vuoi che ti dica!?
- Avrà pensato che non foste
veramente parenti, allora! – Ambra scoppiò a ridere, contagiandola
immediatamente. – Lascia che ti dica che tua nipote è un vero diavolo… se
avesse qualche anno in più, sarebbe in prima fila fra le corteggiatrici di
Antonioni, non credi?
- Assolutamente! – Convenne,
allegramente. – Sono così felice che stia crescendo, così forte e sicura…
quando è morta Antonella, ho veramente temuto che il trauma subìto avrebbe
comunque influito sulla sua crescita. – Confessò, ritornando seria. – Avevo il
terrore che non sarei stata in grado di supplirne la mancanza… che non sarei
stata accettata.
- Invece, non solo è andato
tutto bene… ma ti sta pure cercando marito! – Concluse, l’amica, gettando un’occhiata
al suo orologio da polso. – Caspita, si è fatto tardi!
- Già… – Lei annuì, alzandosi
in piedi. – Devo tornare in biblioteca… – Asserì, seguendola verso la cassa
del bar. – Ci vediamo, domani!
- E mi raccomando… non
pensare troppo a Luca! – La congedò, schiacciandole l’occhio.
- Un giorno, mi fermerò a
riflettere sul motivo per cui continuo a ritenerti la mia migliore amica… -
Affermò, mettendosi a ridere. – E probabilmente, deciderò che era comunque
sbagliato!
Luca si fermò, dopo essere entrato,
nella grande Biblioteca milanese, all’interno di una delle sale che contenevano
i numerosi testi del settore dedicato a “Storia e Geografia”, sospirando.
Cominciò ad osservare i numerosi scaffali, straripanti di libri e si ritrovò a
domandarsi se non avesse scelto il pomeriggio sbagliato, per cominciare la
difficoltosa ricerca che gli sarebbe occorsa, per la stesura del suo prossimo
racconto.
Gli servivano informazioni e
dettagli precisi, riguardo la nazione australiana, in modo da poter successivamente
confezionare un luogo fantastico,
dove avrebbe ambientato la prossima favola eppure continuava a pensare di aver
commesso un errore, decidendo di cominciare quello studio importante, durante
il freddo pomeriggio dicembrino che rendeva Milano più malinconica del solito e
che manteneva il suo morale incredibilmente basso. Amava molto quella che, da
molti, era ritenuta una professione e che, invece, considerava la sua grande ed
incrollabile passione ed era solito scrivere molto più materiale di quanto effettivamente
venisse successivamente pubblicato, però, per lavorare al massimo delle sue
potenzialità, aveva bisogno di concentrazione e sebbene non esistesse un motivo
preciso, al momento, seguitava a scarseggiare… al punto da indurlo a
convincersi di avere fatto un viaggio inutile.
Luca continuò a girovagare
all’interno delle sale adiacenti, mantenendo le mani nelle tasche del pullover
che indossava e lo stava ancora facendo, quando lo scorse Raffaella. La ragazza
credette di essere vittima di una sorta di allucinazione, probabilmente, dovuta
al simpatico delirio della nipotina che seguitava, da giorni, a parlarle dello
scrittore, con enfasi e del dialogo vagamente malizioso che aveva scambiato,
con la sua migliore amica, il giorno prima.
Stropicciò gli occhi,
fermandosi sulla soglia di una delle grandi sale, stringendo nervosamente i
fogli che si stava dirigendo a fotocopiare e s’impose di mantenere la lucidità
necessaria a comprendere di chi potesse effettivamente trattarsi.
Osservò quel giovane uomo
attraente che camminava, apparentemente tranquillo, fermandosi, di tanto in
tanto, a fissare qualche testo sugli scaffali, cercando in lui le
caratteristiche che le avevano reso Luca Antonioni immediatamente amabile.
Aveva capelli abbastanza
lunghi, pettinati all’indietro e piuttosto mossi, indossava indumenti di stile
moderno e di colore nero e sembrava corrispondere all’altezza e alla prestanza
fisica dello scrittore… assolutamente,
avrebbe decretato Asia e Raffaella sorrise, stringendosi nelle spalle.
Luca si mosse, dopo aver
sfogliato un libro, in piedi, di fronte allo scaffale dal quale l’aveva preso e
istintivamente, Raffaella si nascose dietro ad uno stipite, stringendo ancora i
fogli fra le mani, temendo di poter essere colta sul fatto. Ma di cosa poteva
preoccuparsi, dopo tutto, si chiese… Luca Antonioni non l’avrebbe sicuramente
riconosciuta e quindi, non correva alcun pericolo. O era vero, il contrario?
Non era forse pericoloso,
essersi praticamente immobilizzata per fissare quel giovane uomo attraente,
perdendosi a vagare con la fantasia, sapendo perfettamente di non avere alcuna
speranza?!
Scosse leggermente il capo,
mentre non poté fare a meno d’immaginarsi quello che le avrebbe detto sua
nipote se fosse venuta a sapere che occasione le si era prospettata e il modo
in cui se la stava lasciando sfuggire di mano, incamminandosi, in tutta fretta,
per recarsi nell’ufficio dov’era situato il fotocopiatore e voltandosi a
guardare Luca, per un ultimo momento, rimpianse di non essersi potuta
specchiare nel mare verde grigio dei suoi occhi. Raffaella finì per scuotere
nuovamente la testa, dandosi dell’emerita cretina, per non essere stata
abbastanza coraggiosa da tentare di cogliere l’inaspettata, quanto sicuramente
irripetibile, occasione.
Luca gettò un’occhiata al suo
orologio da polso e si sorprese, accorgendosi che si erano fatte le diciotto e
cinquanta. Mancavano soltanto dieci minuti all’orario di chiusura della
Biblioteca e se non si fosse dato una mossa, concluse, avrebbe rischiato di
farsi cortesemente sbattere fuori!
Sospirò, chiudendo il libro che
aveva sfogliato fino a quel momento, così come fece con l’agenda, che aveva
usato per prendere appunti e si alzò, per recarsi a sistemarlo sullo scaffale
dal quale l’aveva precedentemente tolto. Si rendeva pienamente conto di non
essere riuscito a lavorare bene, a causa dello stato d’animo malinconico che lo
aveva assalito, durante il pomeriggio e che aveva indotto la sua mente a
suggerirgli di tornarsene a casa, per evitare quello che era effettivamente
successo.
- Pazienza… – Si disse,
posando il libro e spingendolo a fondo, sullo scaffale. – Tornerò e caccerò a
viva forza questa malinconia, così potrò dedicarmi al mio studio e magari,
tentare di scrivere qualcosa che somigli di più a degli appunti concreti!
Sorrise, scuotendo leggermente
la testa, quindi si voltò per raggiungere l’uscita della sala e in quel
momento, riconobbe un volto… quello dell’impiegata che stava cominciando a
spegnere le luci, appena fuori dalla sala dove era rimasto a consultare i primi
testi relativi agli usi e costumi dell’Australia.
Luca si soffermò ad osservarla,
scorgendola arrossire lievemente e quel particolare, per altro così amabile, lo
indusse a ricordare qualcos’altro. Una bambina assolutamente adorabile, che lo aveva calamitato, durante un
incontro con una delle numerose scolaresche milanesi e che gli aveva parlato di
una zia assolutamente piena di pregi
e priva di difetti!
- Salve! – Esclamò, andandole
incontro, con la mano tesa, nell’atrio.
La mano di Raffaella si bloccò
su uno degli interruttori che aveva spento fino a quell’istante e le pulsazioni
del cuore tornarono a battere velocemente, come la prima volta che aveva avuto
l’opportunità di parlargli, inducendola a porsi sulle difensive. Voltò
lentamente il capo, temendo l’incontro dei loro occhi e si finse decisamente
sorpresa. - Prego? – Mormorò, osservando
la mano che le aveva porto, per stringere la sua, come gli permise di fare.
- Si ricorda di me? – Le
chiese, sconcertandola.
Come avrebbe potuto,
dimenticarsi di lui, si rispose… era perfettamente conscia che sarebbe stato
improbabile, anche se non ci fosse stata Asia a parlarle di lui, continuamente.
Fece un breve cenno affermativo con il capo, abbozzando un sorriso. – Mi scusi,
ero totalmente soprappensiero e… – S’interruppe, prendendo improvvisamente
coscienza di ciò che avrebbe dovuto sconcertarla. - Piuttosto, lei… come fa a ricordarsi di
me? – Domandò.
- Le dirò… ho spesso
l’opportunità di conoscere i miei piccoli lettori ed i loro familiari ma
raramente ho avuto quella di parlare con una bambina in possesso di un
vocabolario così ricco di termini e talmente innamorata della zia, come sua
nipote! – Le spiegò, sinceramente, inducendola a sorridere. – Una bambina adorabile,
se posso permettermi… – Aggiunse, continuando a sorprenderla piacevolmente.
- Grazie… – Raffaella
comprese di sentirsi a disagio, in piedi, di fronte all’affascinante scrittore,
al centro del grande atrio semi buio della Biblioteca. – Sarà così felice di
sapere di essere ancora fra i suoi pensieri, signor Antonioni… Asia ha
un’autentica passione, per i suoi racconti!
- Grazie a lei, se rammento
bene… – Commentò, abbozzando un sorriso.
- Mi auguro che non le abbia raccontato qualcosa di sconveniente!? - Esclamò, arrossendo nuovamente.
- Avrebbe potuto?! – Ribatté,
lui, ammiccando leggermente e compiacendosi del modo in cui si coloravano le
sue guance, rendendogliela impagabile.
- Certo che no, ma Asia è
così…
- Assolutamente imprevedibile?! – Terminò, per lei, scoppiando subito
dopo a ridere e contagiandola immediatamente.
Raffaella annuì. – Esattamente.
- Rispose. – Sono davvero felice di averla incontrata, ma dovrei proprio…
- Chiudere? – L’interruppe
nuovamente, guardandosi intorno. – Lei sta lavorando ed io le sto facendo
perdere del tempo…
- Non è questo…
- Posso aspettarla? – Domandò,
sconcertandola. – Mi piacerebbe parlare ancora un po’ di Asia… quella
bambina, mi ha conquistato!
- Se solo la sentisse… -
Commentò, divertita.
- L’aspetto, qui… posso? – Le
chiese, ignorando di averla enormemente confusa, con quell’invito…
inaspettato, quanto la sua presenza nel luogo dove lavorava.
- Devo sbrigare ancora alcune
cose… – Rispose, imbarazzata.
- Sono imperdonabile… – Luca
scosse il capo. – Forse, ha già degli impegni ed io, così, le sto rendendo
difficoltoso rifiutare…
- Mi aspetti, laggiù. -
Dichiarò, rompendo ogni indugio ed indicandogli la porta principale. – Farò in
un attimo… glielo prometto.
- Faccia con comodo, invece. -
Sorrise, accompagnandola con lo sguardo fino all’imbocco del corridoio che
avrebbe dovuto percorrere per tornare nel suo ufficio.
Raffaella impose alle sue gambe
di non correre, così come tentò di convincere le pulsazioni del cuore a
rallentare, riflettendo su quanto era appena successo, dirigendosi al piano
superiore della grande villa che ospitava la Biblioteca da più di vent’anni.
Quando aveva riconosciuto Luca
Antonioni, durante quello stesso pomeriggio ed era restata per alcuni minuti ad
osservarlo, ben nascosta dallo stipite di una porta, si era concessa il tempo
per pensare alla reazione che avrebbe avuto sua nipote se avesse deciso di
raccontarglielo e naturalmente, aveva nuovamente notato l’avvenenza fisica
dello stesso. Niente l’aveva indotta a supporre che, se mai si fosse accorto
della sua presenza, sarebbe stato lui stesso ad abbordarla, ricordandosi di
averla precedentemente incontrata… nonostante il merito sarebbe stato da
attribuire unicamente alla fortissima personalità della piccola Asia, concluse
fra sé, continuando a camminare lentamente. Invece, era così che si erano
svolti i fatti… Luca l’aveva riconosciuta e le aveva chiesto di aspettarla,
illuminando improvvisamente il grigiore dell’ennesima giornata lavorativa che volgeva
al termine con la luce emanata dai suoi occhi che l’avevano sfiorata con
naturalezza, durante il loro breve dialogo avvenuto nell’atrio.
E adesso, cosa faccio?, si
domandò, lasciandosi avviluppare dalle mille paure legate alla sua proverbiale
timidezza, Sto per uscire con Luca Antonioni… un uomo cosi intelligente e
cosi abile, a giocare con le parole! Sapro’ esserne all’altezza?. Scosse il
capo, facendo cenno ad una collega di aver compiuto le solite operazioni del
turno pomeridiano e raccogliendo le sue cose, accingendosi a lasciare
l’ufficio. E soprattutto…, continuò a domandarsi, preoccupata, sapro’ fingere
di non esserne attratta?!.
- 2 -
Raffaella ammise di essere piuttosto seccata, con se stessa,
soltanto qualche giorno più tardi, quando si concesse abbastanza tempo per
fermarsi a riflettere, circa il modo in cui si era comportata con Luca, la sera
in cui gli aveva permesso di accompagnarla a casa. Tutto sommato, si disse, ce
l’aveva con la parte di sé che gli aveva regalato più di quanto avesse mai
ritenuto logico concedere, ad un primo appuntamento con un uomo… qualcuno
avrebbe facilmente sorriso, considerato che non aveva più vent’anni e che,
comunque, il secolo volgeva al termine ma per lei valevano ancora certi
principi e s’imponeva, da sempre, alcune regole ferree che non aveva
rispettato.
A Luca era bastato
accompagnarla a casa, in macchina, conversando amabilmente con lei, circa la
giornata che aveva trascorso bighellonando all’interno della Biblioteca,
osservandola di tanto in tanto e riversandole addosso la luce emanata da quegli
occhi chiari, che aveva amato subito, per indurla a non rifiutargli il numero
di telefono, nell’attimo esatto in cui glielo aveva chiesto… quando aveva
fermato l’automobile, davanti al cancello della villetta dove abitava.
Sospirò nuovamente,
interrogandosi, allo specchio, in camera sua e ripensò alla naturalezza con cui
si era girato a guardarla, senza nemmeno spegnere il motore della macchina. -
Posso chiamarti? – Le aveva chiesto, senza sembrarle affatto sfrontato. – Sarei
felice di poterlo fare… ovviamente, mi servirebbe il tuo numero di telefono! - Aveva aggiunto, sorridendo, serenamente.
Era vero che non si trattava di
uno sconosciuto, godeva di una certa notorietà, che poteva indurla ad escludere
che esistessero validi motivi per i quali non dovesse meritare la sua fiducia
ma era altrettanto vero che le era sempre sembrato sconveniente concedere
dettagli sulla sfera privata agli uomini che le avevano chiesto di uscire…
Raffaella era famosa, per la sua riservatezza, persino tra gli amici di vecchia
data e detestava fornire notizie di sé, a persone appena conosciute!
- Accidenti, devo essermi
bevuta il cervello! – Si disse, indagando nel profondo dei suoi occhi,
continuando a specchiarsi. – Abbiamo fatto un tratto di strada, insieme e dopo
tutto, sa dove lavoro… se avesse voluto rintracciarmi, avrebbe potuto venire
in Biblioteca. – Rifletté. – Cos’avrà mai, di tanto speciale? E perché, non mi
ha dato il suo numero telefonico?!
- Parliamo da soli, qui dentro?
- Suo fratello Stefano, si affacciò sulla soglia della camera, divertito.
- Ciao! – Lo salutò,
invitandolo ad entrare e voltandosi a guardarlo dritto in volto. – Credi che
sia inadeguata a vivere negli anni ‘90? – Gli chiese, poi, tentando di capire
se non sarebbe stato più semplice colpevolizzarsi per essere esageratamente
cauta, in ogni situazione inusuale.
- Perché, questa domanda?! –
Replicò, lui, raggiungendola e chinandosi a baciarla sulla fronte, prima di
andare a sedersi su una poltroncina.
- Se ti racconto una cosa,
prometti di non ridere? – Gli chiese, allora, conscia di essere
caratterialmente diversa da quell’unico fratello tanto amato.
- Non ricattarmi… – La pregò,
vagamente divertito. – Il fatto che pretenda che non lo faccia, significa che
hai combinato qualcosa di comico!
- Può darsi… – Convenne. -
Qualche sera fa, ho rivisto una persona, in Biblioteca… - Raccontò, pacatamente. – Un uomo che
conosco appena…
- Capisco. – Stefano annuì,
osservandola attentamente. – Siete andati a cena, insieme e gli hai rovesciato
addosso il dessert?!
- Così, non vale! – Esclamò,
scuotendo il capo. – Poi, ti lamenti perché non ti confido mai nulla circa la
mia vita privata!
- Stavo scherzando, andiamo…
- Sbuffò, allargando le braccia. – Stemperavo la tensione, hai una faccia…
- Pensi che sia giusto, dare il
proprio numero di telefono ad una persona conosciuta da poco? – Si decise a
chiedergli, attendendosi una reazione esageratamente ironica.
Stefano, invece, sorrise e lo
fece con tenerezza, sorprendendola. – Sei pentita di averlo fatto? – Domandò.
Raffaella ci pensò, per un
attimo soltanto. – In realtà, spero che si ricordi di farne buon uso! -
Confessò, soprattutto a se stessa.
- Ti sei risposta da sola… -
Le disse, serenamente. – A quanto mi pare di capire, questa persona, è
importante se è riuscita ad ottenere, da te, un comportamento sconveniente…
- Non può essere importante…
- Scosse il capo, alzandosi in piedi. – Ci siamo visti solamente due volte e
abbiamo parlato di lavoro e di meteorologia!
- Ottimo inizio… – Commentò,
seguendola fuori dalla sua stanza. – Due argomenti da manuale, complimenti!
- E tu, che ne sai?! – Ribatté,
mentre le circondava le spalle con un braccio e cominciavano a scendere le
scale. – Voi uomini, avete punti di vista totalmente differenti dai nostri…
- Allora, dovresti
approfittarne… – Le suggerì, allegramente. – Non ti sarebbe utile, sfruttare
il mio punto di vista, per sapere come la pensiamo, noi uomini?
- Non lo so… – Rispose,
piano. – Quest’uomo, è piuttosto diverso… emerge, nella massa, ha pregi che
ho difficilmente riscontrato nella categoria maschile!
- Non sarà… – Stefano si girò
a guardarla, insospettendosi.
- Non dirlo… – Lo interruppe,
spaventandosi all’ipotesi che Luca potesse essere effettivamente un diverso. – Se fosse così, cadrei in uno
stato di prostrazione…
- Allora, vedi che è
importante?! – Ribatté, inducendola a riflettere sulle sue sensazioni.
- Certo, non mi è indifferente,
testone!? – Raffaella sbuffò sonoramente, dirigendosi in cucina. – Fammi andare
a preparare la cena… vai tu, a prendere Asia?
- Ti consiglio di non dirle nulla, circa questo fantomatico
maschio che emerge dalla massa… – La canzonò, assumendo un’espressione
maliziosa che l’indusse a ridere. – A parte, che ne sono già geloso… ad ogni
modo, Asia, non ti concederebbe più di vivere! Comincerebbe con le sue domande,
alle quali non sapresti come rispondere e finiremmo per diventare tutti matti!
- Già… – Lei sorrise,
guardandolo prepararsi per uscire e non poté fare a meno di pensare che sarebbe
stato peggio, dato che si trattava proprio dell’uomo che la bambina nominava
decine di volte durante la settimana. – Forse, dovrei augurarmi che perdesse il
mio numero…
- Ceniamo insieme? – La
proposta non insolita che le fece Ambra, dopo che le ebbe aperto la porta
d’ingresso, indusse l’amica a sorridere. Si era presentata direttamente a casa,
con un sacchetto della spesa colmo di leccornie e come ogni volta che l’aveva
fatto, Raffaella avrebbe cucinato anche per lei, che lo detestava, felice di
poter godere della sua compagnia per un’intera serata.
La loro era un’amicizia,
cementata dal trascorrere del tempo, che durava da oltre vent’anni… piu’ di
quanto durano molti matrimoni, erano solite affermare, entrambe ed avevano
raggiunto una tale complicità che offriva spesso loro l’opportunità di saltare
preamboli e parole inutili, per limitarsi a qualche sguardo d’intesa.
- Molto volentieri! – Esclamò,
quindi, invitandola ad entrare ed indicandole l’appendiabiti. – Togliti il
cappotto… caspita, che freddo!
Ambra annuì, voltandosi a
guardarla e seguendola fino in cucina. -
Avremo un Natale imbiancato dalla neve? – Domandò, pregustandosi l’immagine alla
quale erano affezionate. – E’ divertente, starsene in una casa come questa, con
il caminetto acceso, a fissare la neve che scende, fuori e a rallegrarsi per il
paesaggio! – Aggiunse, ammiccando.
Raffaella sistemò alcune delle
cose che aveva portato nel frigorifero, per evitare che si deteriorassero,
durante le ore in cui si sarebbe fermata, quindi le rivolse un’occhiata. – Non
sono io, quella che adora il Natale con la neve? – Replicò.
- Sai che sono abituata a
viaggiare e che ho vissuto un sacco di Natali, al sole… – Convenne,
mettendosi a sedere. – Ad ogni modo, quando sono in Italia, mi piace la neve,
in questo periodo dell’anno…
- Bene… spero che saremo
accontentate! – Affermò. – Sempre ammesso che non sarai in giro, persa in
qualche angolo di mondo, dato che succede puntualmente… da anni!
- I viaggi sono una passione,
non farmi venire i sensi di colpa, ora… tanto, non sarai da sola! A
proposito… dov’è, Asia? – Le chiese, guardandosi intorno.
- E’ ancora a scuola… Luca è
andato a prenderla. – Rispose, mutando improvvisamente espressione. – Ho un
problema, che la riguarda da vicino…
- Sarebbe? – Domandò, lei,
fissandola attentamente in viso.
Raffaella le si mise a sedere
di fronte e sospirò brevemente. – Ho incontrato Luca Antonioni… – Raccontò,
scrutandone l’atteggiamento per intuire quanto fosse predisposta ad ascoltare,
senza prevenzione, ciò che si accingeva ad esporle ed augurandosi che non
diventasse immediatamente maliziosa.
- Capirai, che novità… –
Commentò, Ambra, spalancando appena gli occhi.
- In biblioteca, qualche giorno
fa… – Si affrettò ad aggiungere, inducendola a capire che si riferiva ad un
incontro successivo al primo. – Stavo lavorando, avevo il turno pomeridiano e
stavo andando a fare delle fotocopie, quando mi è apparso magicamente… dentro
ad una delle sale di lettura.
- Magicamente, eh? – Ripeté,
abbozzando un sorriso. – E cos’avresti fatto? Gli hai fischiato e gli hai
gridato qualcosa del genere: “A bono!”, oppure sei semplicemente scappata?
Ipotesi per la quale protendo, fra l’altro?!
- Chissà perché, supponevo che
avrei dovuto evitare di raccontartelo… – Raffaella sbuffò, alzandosi in
piedi. – Meglio che torni a cucinare…
- E dai, non vorrai lasciarmi a
morire di curiosità?! – Sbottò, lei, enormemente divertita, facendole cenno di
rimettersi a sedere. – E’ ovvio che qualcosa è successo, se dici di avere un
problema…
- Infatti, se mi lasciassi
continuare… – Sospirò, accontentandola e sedendolesi di fronte, con aria
seccata. – E se, magari, evitassi di fare battute, fino a che avrò finito…
L’amica sollevò la mano destra.
- Prometto! – Proclamò, imponendosi di non ridere.
- Quando l’ho riconosciuto, non
è successo niente. – Continuò, seriamente. – Lo so, borbotterai che sono scema
ma l’ho solamente spiato, per qualche minuto e poi, sono tornata al lavoro…
pensando effettivamente che è bono!
- Sono proprio curiosa di
vederlo… – Commentò, arcuando maliziosamente le sopracciglia.
- Quando sono scesa, per
cominciare a spegnere le luci, mi sono sentita interpellare e per poco, non
svengo, nell’atrio! – Aggiunse, abbozzando un sorriso. – Non so se reputarlo un
guaio ma si è ricordato di me… o meglio, di Asia e del nostro incontro, al Forum!
- Bene! – Esclamò,
appassionandosi al racconto. – Cosa è successo?
- Mi ha chiesto se poteva
aspettarmi e mi ha accompagnato a casa. – Rispose, scorgendo la delusione
dipingersi sul viso dell’amica. – Cosa ti aspettavi?! Che mi chiedesse di
diventare sua moglie?!
- Immagino, piuttosto, che ti
avrà chiesto il numero di telefono e che, chiaramente, avrai risposto qualcuna
delle tue stupide…
- Sbagliato. – L’interruppe,
immediatamente, abbozzando un sorriso. – Stavolta, ho acconsentito e gli ho
dato il mio numero.
- Bene! – Esclamò, nuovamente,
ricominciando ad entusiasmarsi. – E fammi capire… quale sarebbe il problema
relativo ad Asia?
- Non le ho detto niente, ho
avuto paura. – Rispose, schiettamente. – Paura che potesse illudersi, crearsi
fantasie, riguardo a me ed al suo adorato
Luca, capisci? Amo quella bambina, come fosse mia e non potrei farla
soffrire… non volontariamente.
Ambra annuì, divenendo
pensierosa. – Posso capirti, anche se detesto che tu sia sempre così
catastrofica… – Sospirò. – Perché dovrebbe andare storto qualcosa? Dopo
tutto, Luca, che fortunatamente è molto più intraprendente di te… ha
dimostrato di volerti rivedere e quando ti chiamerà, potrebbe anche rispondere
Asia. – L’indusse a riflettere. – Si tratta di un’amicizia, per ora, non devi
mica raccontarle che il tipo ti…
come dire, ti attizza?!
Raffaella arrossì. – Quello che
voglio evitare, è che si metta in testa delle idee che potrebbero non
concretizzarsi e…
- Tu hai paura che non si
concretizzi quello che speri, altro che!
- L’interruppe, leggendo nel suo cuore. – Le paure sono esclusivamente
tue… Asia è una bambina, si limiterà a gioire per la possibilità di rivedere
il suo scrittore preferito, cosa vuoi che succeda?! Sei tu che, invece, temi di
dare inizio ad una storia che potrebbe evolvere diversamente da come speri…
- E’ la prima volta che mi
succede… – Confessò, anche a se stessa. – Sono incredibilmente attratta da un
uomo che conosco appena e hai ragione, mi fa tremendamente paura. Non Luca ma
quello che rappresenta…
- Qualcosa di così naturale,
amica mia… – Ambra scosse il capo, osservandola alzarsi e cominciare a
preparare la cena. – Andiamo… sei semplicemente attratta fisicamente da un
bell’uomo, cosa ci trovi di tanto orribile?!
- Lo so, sono bacchettona, in un certo senso… -
Ammise, abbozzando un sorriso. – Ho paura delle mie emozioni e le tengo sempre
a freno…
- Sciogliti un po’ e cerca di
vivere quello che ti regala la vita… – Le suggerì, pacatamente. – Se Luca
chiamerà e sono certa che lo farà, limitati a lasciare andare le cose come
andranno, con naturalezza…
- Ho paura. – Ripeté,
rendendosene pienamente conto. – E in un certo senso, mi odio per averne così
tanta…
- Non permettere a questa
emozione di avere la meglio sulle altre. – Le suggerì, seriamente. – Hai tanto
da offrire e Luca potrebbe essere la persona giusta… regalati la possibilità
di conoscerlo, prima di allontanarlo!
Raffaella sorrise, assentendo.
- Lo farò. – Dichiarò. – E dirò ad Asia che l’ho incontrato, sperando che non
enfatizzi troppo l’accaduto…
Stefano le aveva chiesto di accompagnarlo
ad un party, organizzato dal direttore del giornale presso il quale lavorava da
quattro anni, adducendo un motivo che le era subito sembrato abbastanza valido
per accettare.
- Mi danno dell’orso, sono
l’unico giornalista che finora abbia disertato ogni singola festa e non c’è
stata occasione in cui non mi sia sentito dire di tutto, il giorno dopo… – Le
aveva raccontato, sospirando, durante la messa in onda di un film, alla
televisione, che non avevano seguito affatto. – I miei colleghi e i miei
superiori mi hanno sopportato, soprattutto, dopo la tragedia… – Aveva
aggiunto, con gli occhi colmi della malinconia che lo assaliva quando tornava a
pensare alla moglie, perduta prematuramente. – Questa volta, però, ho capito
che cominceranno a ritenermi superbo, all’interno della redazione ed ho deciso
che parteciperò al party organizzato dal direttore, per festeggiare la
milionesima copia venduta… dopo tutto, sono parte integrante del giornale e
se ne abbiamo venduto così tanti, questa settimana, probabilmente, è anche
merito mio!
Raffaella aveva annuito,
orgogliosamente e si era dichiarata felice ed onorata di essere stata scelta
come sua partner, per l’occasione, anche se aveva avvertito una sensazione, che
aveva considerato anomala, per cui aveva supposto che non si sarebbe divertita
granché… proprio come suo fratello, aveva concluso, o peggio, dato che non
conosceva nessuno di coloro che lavoravano nella redazione e di coloro che
sarebbero stati invitati alla festa!
Il bene che voleva a Stefano ed
il desiderio di poterlo aiutare a superare la diffidenza verso il mondo
esterno, che era divenuta parte di lui, in seguito alla morte della moglie,
aveva avuto la meglio e l’aveva esortata a non tornare sulla decisione presa un
paio di sere prima, così, aveva cambiato il turno in biblioteca, con una
collega e aveva trascorso il pomeriggio a prepararsi, per essere alla sua
altezza e a quella del party, che sarebbe stato frequentato da persone abituate
alla vita mondana. Sicuramente più di quanto potesse esserlo lei, continuò a
pensare mentre varcavano la soglia del locale notturno che il direttore aveva
scelto personalmente e prenotato, per i cento ospiti vip che aveva invitato. – C’è un sacco di gente famosa… -
Mormorò, guardandosi intorno ed abbozzando sorrisi, bersagliata dai flashes di
diverse macchine fotografiche, puntate sull’ingresso principale della discoteca
milanese.
Stefano annuì, piuttosto
infastidito da tutta quella attenzione. - Fortunatamente, saranno
proprio i vip a tenere impegnati i
miei colleghi fotografi… – Replicò. – Ecco uno dei motivi per cui detesto
accettare, questo genere di inviti…
- In realtà, detesti accettare
qualunque tipo di proposta, ultimamente… – Gli fece notare, la sorella,
seguendolo, all’interno di una delle sale illuminate e già gremite di
personaggi variopinti e decisamente a loro agio. – I tuoi colleghi non hanno
tutti i torti, quando ti definiscono un orso…
- Ma se sei sempre stata tu, la
timida della famiglia!? – Ribatté, lui, spalancando gli occhi.
- Sai perfettamente che non
alludo ad un fattore caratteriale… – Raffaella lo guardò, distogliendo, per
un attimo, la sua attenzione da ciò che li circondava. – Fallo per me… cerca
di divertirti, d’accordo? Non farà male a nessuno… hai solamente trentacinque
anni, ricordi?!
- Signor Mancini! – Il
direttore del suo giornale, lo riconobbe immediatamente, venendogli incontro e
tendendogli la mano. - Benvenuto fra
noi!
Stefano abbozzò un sorriso,
stringendo la mano al superiore che posò lo sguardo sulla ragazza che gli stava
accanto. – Posso presentarle, mia sorella? – Gli disse, indicandola con uno
sguardo carezzevole. – Raffaella, ti presento Giorgio Almirante, il mio
direttore!
- Molto lieta… – Asserì,
ricominciando a dedicare più attenzione ai dettagli che li attorniavano. -
Congratulazioni per i risultati ottenuti, signor Almirante.
- Chiamami Giorgio, graziosa
fanciulla… – Le disse, l’uomo, usando un tono cordiale che l’infastidì
leggermente. – E sappi che un buon dieci per cento dell’intera percentuale di
meriti, è dovuta al tuo fratellone!
- Immagino di sì. – Asserì,
pacatamente.
L’uomo ricominciò a parlare,
prendendo suo fratello sotto braccio e costringendoli ad incamminarsi,
all’interno di una delle sale della discoteca, quando Luca le apparve davanti e
strettamente legata al suo braccio, una bellissima ragazza, che doveva avere
più o meno vent’anni ed un sacco di belle speranze.
Faticosamente, mantenne il
controllo, mentre un pensiero sovrastò frettolosamente ogni altro, nella sua
mente, inducendola a ricordare la sensazione che l’aveva aggredita, quando le
era stata prospettata la partecipazione a quella festa. Possibile che si fosse
solo trattato di un presentimento?
Raffaella inciampò su un
piccolo gradino, rischiando di cadere e di attirare troppa attenzione su di sé,
in un momento che, dandosi contemporaneamente della stupida, considerò già
particolarmente insopportabile.
- Qualcosa non va? – Stefano si
girò immediatamente a guardarla, dopo che gli si fu aggrappata ad un braccio.
- Sto bene, è solo un po’ buio
e non avevo visto il gradino… – Si giustificò, continuando a pensare di
essere odiosamente stupida.
Sarebbe dovuto sembrare ovvio
che, un giovane uomo di talento ed estremamente attraente, come Luca, avesse
una compagna e quindi, avrebbe dovuto pensarci prima di incappare in lei…
soprattutto, durante una festa che considerava importantissima per il futuro
sociale di Stefano. Un unico pensiero positivo, sopraggiunse a balenarle nel
cervello, sebbene non funse affatto da consolazione… Luca, con ottime
probabilità, era eterosessuale e la particolare sensibilità di cui sembrava
essere dotato, non doveva avere niente a che fare con le sue abitudini
sessuali, come avrebbe potuto ipotizzare. Restava il fatto che stavano
prendendo parte alla stessa festa e che, se lei lo stava facendo insieme al
fratello, lo scrittore ci si era fatto accompagnare da una ragazza che non gli
somigliava affatto!
Poteva fingere di non vederlo,
dunque e prolungare quella finzione, per l’intera permanenza in quel locale?
Poteva tentare di evitare Luca e la sua incantevole partner, dedicandosi a
qualunque attività gliel’avesse consentito facilmente?
- Vuoi ballare? – Il direttore
sorrise, tendendole una mano, passando accanto ad una delle piste, rese
incandescenti dalle luci ad intermittenza colorate.
Nemmeno se mi pregassi, in
cileno!, pensò, gettandogli un’occhiata perplessa… poi, tornò a pensare a
Luca e al timore che l’aveva aggredita quando lo aveva riconosciuto e si era
detta che non era sentimentalmente libero, alla paura di doverlo incontrare e
di dover essere presentata alla ragazza, quindi sorrise. – Grazie. – Rispose
solamente, sconcertando il fratello che rimase a guardarla, seguire il
direttore e cominciare a scatenarsi, al ritmo ossessivo della musica
assordante.
- Lei, dev’essere Luca
Antonioni… – Stefano gli capitò davanti, più tardi, mentre vagava nel locale
alla ricerca della sorella perduta di vista.
Lui annuì, stringendo la mano
che gli aveva porto e sorridendo. – Sono io. – Dichiarò, tentando di ricordare
se e dove avesse potuto incontrarlo, precedentemente.
- Se sapesse quanto sono felice
di conoscerla… – Continuò, Stefano, scuotendo leggermente il capo. – Lei non
può capire… sono il padre di una delle sue ammiratrici, la più giovane,
suppongo, quanto meno, la più accanita!
- Davvero? – Domandò, lui,
vagamente perplesso.
- Mi perdoni, non voglio
infastidirla… – Aggiunse, con tono meno entusiastico di voce. – Non
immaginavo che l’avrei incontrata e soprattutto, in un’occasione simile…
- Effettivamente, mi sento un
po’ a disagio… – Convenne, serenamente. – Sono piuttosto riservato e spesso,
passo per snob ma conosco molto bene il vice direttore del giornale e dato che
sono stato invitato da lui, ho deciso di fare un’eccezione!
- Proprio come me… – Stefano
abbozzò un sorriso. – Ma non mi sono ancora presentato… – Si rese conto,
subito dopo, scuotendo nuovamente la testa. – Sono Stefano Mancini, come stavo
tentando di spiegarle, mia figlia, di appena sei anni, è completamente pazza di
lei… pretende di addormentarsi, ogni sera, con la lettura di una delle sue
fiabe! Quando le racconterò di averla incontrata, mi riempirà di domande e
probabilmente, mi odierà anche un po’…
- Mi dispiace… – Commentò,
abbozzando un sorriso. – Mi auguro che non ritenga i miei racconti inadatti…
- Assolutamente no! – Lo
interruppe, spalancando gli occhi. – E se anche avessi avuto qualcosa in
contrario, sarei stato in minoranza… – Aggiunse, divertendolo per
l’atteggiamento del tipico padre adorante che aveva assunto cominciando a
parlargli della figlia. – Vivo con la mia bambina e con mia sorella, che la sta
praticamente crescendo… sono vedovo. – Tacque per un istante, cacciando a
viva forza il ricordo della moglie, per poter continuare a mantenersi sereno. -
Così, vivendo attorniato da sue ammiratrici… che voce avrei avuto, in
capitolo?!
- Devo farle le mie scuse,
suppongo!? – Esclamò, prestandosi al gioco e provando immediatamente
comprensione umana per la sua situazione di giovane vedovo, alle prese con una
bambina piccola.
- Non è stato facile, Asia
aveva soltanto quattro anni, quando mia moglie se n’è andata… – Stefano
sospirò, abbozzando un sorriso malinconico. – Se non ci fosse stata Raffaella,
mia sorella, a prendere in mano le redini… si dice che siamo il sesso forte
ma ahimè, nutro seri dubbi che corrisponda a realtà!
Luca restò a guardarlo, per
alcuni istanti, raccogliendo le idee e rammentando perfettamente la personalità
brillante di una bimba, dal visetto incantevole, che era sembrata l’ufficio
stampa della giovane zia e subito dopo, la stessa Raffaella, che aveva
incontrato nuovamente, in biblioteca, solamente qualche giorno prima. – Lei è
il papà di Asia… - Affermò, piacevolmente
sorpreso. – Asia, avrei dovuto capirlo subito… quando ha detto assolutamente, poco fa, con la stessa
intonazione di sua figlia!?
- Prego? – Stefano sollevò le
sopracciglia, disorientato.
- Asia è un’esplosione di
emozioni, devo assolutamente
congratularmi con lei! – Esclamò, scuotendo allegramente la testa. – Si rende
conto di avere generato un fenomeno?
- Detto da lei, è un grosso
complimento! – Affermò. – Ma come fa, a ricordarsi di Asia?
- L’ho incontrata, durante uno
dei miei dibattiti con le scolaresche, qui, a Milano… – Spiegò, pacatamente,
invitandolo a seguirlo, per sedersi al banco del bar, poco distante. Dopo che
si furono accomodati e gli ebbe offerto da bere, sorrise. – Asia ha un nome che
resta facilmente impresso ma le assicuro che mi sarei ricordato di lei, lo stesso…
ha una personalità particolarmente brillante ed un amore spropositato, per la
zia!
- Raffaella è insostituibile,
ormai… – Convenne, compiaciuto. – Mia sorella è venuta a vivere con noi, dopo
la morte di mia moglie e da allora, non è trascorso un giorno in cui non abbia
ringraziato Dio, per questo.
- Immagino che sia stato
terribile… – Luca annuì, con un’espressione comprensiva. - Non sono ancora sposato ma ho amato… e
posso immaginare che le sia crollato il mondo addosso, quando ha perso sua moglie
e la madre di sua figlia.
- E’ stata una tragedia per
tutti ma abbiamo dovuto farci forza… soprattutto, per amore di Asia. -
Stefano annuì, colpendolo per il dolore che portava ancora dipinto sul volto e
che sembrava non averlo abbandonato. – I primi mesi sono stati difficili e se
non ci fosse stata Raffaella, temo che la bambina non sarebbe diventata la
piccola determinata che sprizza gioia ed energia da tutti i pori…
- Infatti sembra essere felice,
a tutti gli effetti. – Gli assicurò, rammentando il loro incontro e
riesaminandolo, alla luce dei fatti.
- Sono contento di averti
incontrato… – Lui manifestò la sua soddisfazione, cominciando a dargli del
tu. – Tutto sommato, cominciavo ad essere un po’ geloso di te… invece, devo
esserti grato e finalmente, posso dirtelo personalmente.
- Grazie. – Luca spalancò
appena le braccia. – Scrivo racconti per bambini e m’illudo di poter essere
utile, in qualche modo, soprattutto nella società moderna che evolve troppo in
fretta… così, quando incontro creature, come la tua Asia e nei loro occhi,
scorgo emozioni positive e gioia, che hanno assorbito dalle pagine dei miei
libri, mi rinfranco. Mi dico che c’è ancora qualche valido motivo per il quale
vale la pena di pubblicare libri dedicati all’infanzia! Sono io che devo
ringraziare te!
- Per che cosa? – Scosse il
capo, convinto del contrario. – Anch’io, scrivo ma lo faccio per parlare di
cronaca… quello che fai, è più difficile di quanto immagini, per rivolgersi
al mondo dell’infanzia bisogna possedere doti meravigliose. I bambini sono i
lettori più esigenti e devo ammettere che non saprei come accontentarli…
- Luca, eccoti! – La voce di
una ragazza giunse alle loro spalle e Stefano l’osservò, circondargli le spalle
con un braccio e rivolgergli un’espressione smarrita. – Temevo che te ne fossi
andato!
- Ho incontrato un amico… -
Si giustificò, indicandoglielo, riservandole un sorriso dolce. – Gaia, ti
presento Stefano… è il padre orgoglioso di una delle mie lettrici più
accanite!
- Piacere! – Lei gli strinse la
mano, senza staccarsi dallo scrittore, quasi temesse sul serio di essere
abbandonata. – Anch’io, leggo i suoi racconti e trovo che siano così
commoventi!
- Tutto questo dovrebbe indurmi
a riflettere… – Commentò, Luca, schiacciandogli simpaticamente l’occhio ed
inducendolo a ridere. – Se sto uscendo con una delle mie lettrici, devo avere
qualche problema che preferisco ignorare, non credi?!
- E’ minorenne? – Domandò, lui,
conquistato da quello che aveva scoperto finora del carattere del giovane scrittore,
così sorprendentemente simile al suo.
- Non più e finitela di parlare
come se io non ci fossi!? – Sbottò, la ragazza, esortandoli a ridere
nuovamente.
- Ha ragione… – Ammise, Luca,
stringendola teneramente a sé. – Gaia sopporta già troppi dei miei difetti,
dovrei imparare a darle retta!
- Finalmente, ti ritrovo! -
Stefano la raggiunse, mettendolesi a sedere accanto, sul divanetto che aveva
scelto apposta per rimanere nell’ombra. – Cominciavo seriamente a temere che
fossi rimasta vittima della loquacità del mio direttore e che avessi tentato il
suicidio!
Raffaella abbozzò un sorriso,
fissando desolatamente il bicchiere che teneva fra le mani. – Ammetto che un
pensiero simile avrebbe potuto sfiorarmi… – Asserì. – Ma non a causa del
carattere del tuo direttore.
- Non hai idea di chi ho
incontrato… – Le disse, ignorando il motivo per cui aveva mutato umore
durante le prime ore della loro permanenza alla festa.
- Non me lo dire… – Ironizzò,
spalancando gli occhi. – Naomi Campbell?!
- Qualcuno che, in famiglia,
gode di una ben più alta considerazione… – Replicò, schiacciandole l’occhio.
- Prova ad indovinare, coraggio!
La ragazza temette di averlo
intuito ma continuò ad augurarsi di stare sbagliando. – Detesto gli
indovinelli, dovresti saperlo! – Sbottò. – Dimmelo tu… non vorrai fare
l’alba?!
Stefano scosse il capo. – Ho
avuto l’onore di conoscere Luca Antonioni… – Affermò, confermando l’ipotesi
che aveva formulato mentalmente e sconvolgendola. – E ti dirò… dopo essere
rimasto a parlare con lui, per un po’, anche il piacere! E’ una bella persona,
tu ed Asia avete ottimi gusti in fatto di uomini!
- Cosa c’entro, io? – Ribatté,
infastidita da quell’ultima affermazione. – E’ tua figlia che passeggia per il
mondo inneggiando ad Antonioni… non avrete parlato di me, spero?!
- Qualcosa non va? – Stefano
indagò nei suoi occhi, accorgendosi che aveva assunto un atteggiamento severo.
- Dimmelo tu… – Rispose. -
Gli hai parlato di me?
- Non avrei dovuto? – Ribatté,
lui, ovviamente incapace di comprenderla. – Ad ogni modo, è stato lui ad
iniziare… quando gli ho detto di Asia, mi ha raccontato di avervi incontrate
e di come gli avesse parlato bene, di te!
- Nient’altro? – Domandò,
vagamente imbarazzata.
- Cos’altro avrebbe dovuto
dirmi? – Scosse il capo, spalancando gli occhi. – Insomma, vuoi dirmi che cosa
succede?! Hai una faccia…
- Va tutto bene. – Gli
assicurò, rendendosi conto che stava reagendo spropositatamente. – Sono felice
che abbia potuto conoscere l’idolo di Asia… davvero.
- L’ho invitato a casa nostra,
per un the… – Le disse, scrutandola attentamente in viso. – Ho pensato che
Asia sarebbe stata entusiasta, è quasi Natale e sono certo che sarà un regalo
meraviglioso, per lei, avere Luca a disposizione, per un intero pomeriggio…
Raffaella sospirò brevemente,
stringendo nervosamente il bicchiere fra le mani. – Ha accettato? – Gli chiese,
certa di conoscere già la risposta.
- Con grande piacere… – Lui
annuì, gettandola nello sconforto totale. – Almeno, così ha detto! Dopo tutto,
aveva appena affermato di trovare Asia incantevole… l’ha definita un
fenomeno, figurati!
- Ha ragione. – Commentò,
abbozzando un sorriso dolce, pensando all’adorata nipote. - E… – Tacque per un istante, racimolando
la forza per proseguire. – Verrà da solo?
- Con chi dovrebbe venire?! –
Ribatté, suo fratello, continuando ad osservarla con ansia. – Sei sicura che
non sia successo niente? Giorgio ti ha, forse, mancato di rispetto?
- No… certo che no! -
Rispose, scuotendo vivacemente la testa.
- Scusami… è che non mi sento perfettamente a mio agio, ho un
caratteraccio!
- Non è vero… – Stefano
sorrise, accarezzandole i capelli. – Ritieni che abbia fatto male, ad invitarlo
a casa? C’è qualcosa che ignoro e…
- Assolutamente niente! – Lo
interruppe, dandosi una mossa ed imponendosi di smettere quell’atteggiamento
disorientato, che lo avrebbe reso pieno di dubbi. – Così, Luca Antonioni verrà
a prendere un the, da noi…
- Ho invitato anche la sua
ragazza, dato che era insieme a noi e non mi sembrava carino, escluderla. -
Precisò, allarmandola ulteriormente. – Ma Gaia è impegnata, lavora come
modella, per un fotografo e in questo periodo, stanno preparando dei calendari,
così…
- Luca Antonioni esce con una
modella… – Commentò, divenendo involontariamente sarcastica. – Strano…
sembra un tipo così profondo, così incredibilmente intelligente!
- E bisogna essere stupidi, per
frequentare una modella?! – Domandò, suo fratello, spalancando gli occhi. -
Sbaglio o molti dei tuoi cantanti preferiti, ne hanno sposato una?!
- Colpito! – Raffaella recuperò
la voglia di ridere, posò il bicchiere sul tavolino che avevano di fronte e si
girò a guardarlo. – Ti va di farmi ballare? – Gli chiese, regalandogli
un’espressione serena.
- Potrei rifiutare una simile
proposta?! – Stefano scattò in piedi, tendendole la mano. – A proposito… -
Aggiunse, mentre si recavano sulla pista da ballo. – Quando Luca ha saputo che
eri qui, mi ha chiesto di salutarti…
- Molto gentile! – Commentò,
mantenendo il sorriso dipinto sulle labbra.
- E’ seduto laggiù, con Gaia…
- Le disse, indicandole un punto buio all’interno della sala.
- Non pensarci nemmeno… -
Affermò, istintivamente. – Voglio dire… – Sospirò, rendendosi conto di
esserci cascata nuovamente. – Non ho voglia di fare conversazione, stasera, ho
già dato abbastanza… Giorgio mi ha costretto a discutere di cronaca, di
pettegolezzi, di politica!
- Non sarebbe cortese… – Le
fece notare, scuotendo leggermente la testa.
- Non fare il fratello
maggiore, d’accordo? – Raffaella cominciò a ballare, continuando a pensare che
non sarebbe stata in grado di affrontare l’inaspettata situazione. – Vedrò
Luca, a casa nostra, no? Allora, potremo conversare a lungo… e comunque,
decido io, quando essere scortese!?
- Non vorrei dire che avevo ragione,
soprattutto, in questa circostanza… – Raffaella improvvisò una smorfia,
posando il vassoio con il the sul tavolo e versandolo nelle loro tazze, prima
di metterlesi a sedere di fronte. – Avrei dovuto evitare di parlarne, con Asia
e comunque, non avrei dovuto dargli il mio numero di telefono! Anche se dubito
fortemente che lo userà mai.
Ambra rifletté, per alcuni
secondi, osservando il the fumare nella sua tazza. – Il fatto che esca con una
modella, non fa una grande differenza… – Dichiarò, poi, inducendola ad
abbozzare un’espressione sarcastica. – E’ così… tu ne resti attratta, non
cambia proprio nulla!
- A parte che dovrò
assolutamente evitarlo. – Decretò, sospirando.
- Come credi che andrebbe, se accettassi un ipotetico invito e gli
lasciassi capire che mi piace ignobilmente?!
- Potevi immaginarlo che non
fosse single! – Sbottò, spalancando
le braccia. – Insomma, preferivi che fosse omosessuale?!
- Non è questo… – Scosse il
capo, mescolando lo zucchero nella sua tazza di the. – Forse, sono solo
enormemente delusa…
- D’accordo… analizziamo i
fatti, vuoi? – Ambra l’indusse a mantenere la calma, usufruendo della freddezza
con la quale era solita affrontare le circostanze più difficili. – Luca esce
con una ragazza, però, ti ha chiesto il numero di telefono… potrebbe essere
interessato ad approfondire la conoscenza, con te? Okay, accontentalo! Cosa te
ne frega se frequenta un’altra ragazza? Dopo tutto, non se l’è mica sposata,
no?!
- Vorrei avere la tua
sicurezza… – Asserì. – Io non posso scindere le cose, se dovessi uscire con
lui, continuerei a pensare che non è libero… e se dovesse farmi delle avances, non riuscirei a farci del
sesso, senza rischiare di confonderlo con l’amore!
- Questo, perché sei antica!? – Ribatté, ammiccando, maliziosamente.
- Non ha niente a che vedere con il suo stato civile, andiamo… non farai mai
del sesso, con un uomo, unicamente per liberare un istinto!
- Sarò antica, d’accordo… resta il fatto che le cose si sono complicate,
oltre tutto, non è affatto detto che Luca sia interessato a me. – Affermò. -
Domani sarà qui, in questa sala, bersagliato dalle attenzioni di Asia ed io
dovrò fingere una serenità che non provo… ho rovinato tutto, mi sono riempita
il cervello di cavolate e ho dato troppa importanza a qualcosa che,
probabilmente, fa con tutte.
- Cioè, chiedere il numero di
telefono? – Domandò, l’amica, tentando di capire il suo stato d’animo per
poterle essere d’aiuto.
- Già… – Lei annuì,
sorseggiando il the. – Probabilmente, lo fa con tutte le ragazze che gli
suscitano un minimo interesse e…
- Allora, dovresti contare
qualcosa! – Le fece notare, interrompendola. – Se la tua tesi è realistica,
Luca è rimasto colpito da qualcosa di te…
- Sì… dal fenomeno di mia nipote! – Ironizzò,
ricordando come l’aveva definita con Stefano in discoteca. – Sono solo una
vecchia stupida trentenne… alla mia età, dovrei fortemente evitare di
prendere simili cantonate!
- Ti suggerisco di riflettere
sul fatto che è la prima volta che ti capita… – Ambra sorrise, scorgendola
alterarsi. – Sai perfettamente che è così… non ti era mai successo! Luca ti è
piaciuto subito e al punto da spaventarti. Ho frainteso?
- Purtroppo, no. – Ammise,
furente con se stessa. – Accidenti a me e a quando ho deciso di accompagnare
Asia, a quell’incontro… avrei dovuto mandarci mio fratello, dopo tutto, lui è
suo padre!
- Ma tu morivi dalla curiosità
di vedere com’era Luca… – Le ricordò, vagamente divertita. – Smettila di
essere così pessimista… non potresti limitarti a fare da spettatrice, per una
volta? Lascia andare le cose come andranno, delega a Luca la prossima mossa e
basta…
- Sarò io, ad uscirne comunque
perdente… – Obiettò, abbassando lo sguardo.
- Non ne sarei tanto sicura…
– Concluse, l’amica, prospettandole un’ipotesi che definì come un’utopia. – E
adesso, ascoltami… il salone è addobbato a festa, Natale è la festa più
romantica dell’anno e tu dovrai essere all’altezza!
Raffaella la guardò, perplessa.
- Sarebbe a dire?!
- Vai dal parrucchiere e
preparati a questo aristocratico the, come se avessi invitato il principe
Carlo… – Le suggerì, riuscendo a farla ridere. – Lo so, non è bellissimo ma è
il futuro re d’Inghilterra… almeno, così si mormora!
- Vorrei ucciderti! – Esclamò,
rendendosi conto che era riuscita a renderla nuovamente euforica all’idea di
poter incontrare Luca.
- Lo so… – Ambra si alzò,
recandosi a prendere il suo cellulare nella borsa. – Ma non lo farai…
- Cosa ti è venuto in mente,
adesso?! – La seguì, scorgendola cercare un numero nella memoria del
telefonino.
- Ti fisso un appuntamento, dal
mio parrucchiere… non troverai nessun altro, disposto ad accettare una
cliente, con così poco preavviso e come sempre, dovrò pensarci io! – Le spiegò,
sollevando le spalle. – Fortunatamente, mi adorano… saranno felici di farmi
un favore, lascio un buon trenta per cento del mio stipendio nella loro cassa!?
- Sei impagabile! – Commentò,
scuotendo il capo, mentre si dava da fare per aiutarla in quella che
considerava un’occasione importante.
- Smettila di farmi
complimenti… – Ironizzò, tornando nel salone. – E lasciami lavorare!
Asia si affacciò, sulla soglia
della sua camera, come sarebbe stato facile prevedere, una ventina di minuti
prima dell’ora fissata per l’appuntamento con Luca Antonioni.
Raffaella distolse lo sguardo dallo specchio del suo armadio,
davanti al quale stava provando alcuni abiti, per posarlo sulla sua adorabile
faccina e sorrise. – Quanto siamo belle! – Si complimentò, facendole cenno di
entrare. – Tutto bene?
- Non lo so… – La bambina
chiuse la porta, prima di raggiungere il letto e mettercisi a sedere sopra,
sorprendendola.
- Come sarebbe? – Lei spalancò
gli occhi, fissandola.
- Non so come comportarmi… -
Tentò di spiegarle, sconcertandola.
- A chi lo dici… – Mormorò,
abbozzando un sorriso. – Cosa ti preoccupa?
- Immagino che Luca sarà in
imbarazzo… – Le disse, manifestandole ciò che doveva aver pensato, durante le
ore che stavano precedendo l’arrivo dello scrittore.
- Perché? – Le chiese, sempre
più stupita.
- Perché papà lo ha invitato,
per me e invece, lui vorrà stare con te.
– Rispose, la bambina, inducendola a sospirare.
Quanto avrebbe voluto che
avesse ragione… non poté fare a meno di pensarlo, mentre si accingeva a
tranquillizzarla. – Tesoro, non è affatto così… – Affermò, pacatamente. - Come mai, pensi qualcosa del genere? Luca
sta venendo qui, solo per te… io non c’entro niente e se ti ho detto qualcosa
che te lo ha fatto credere, mi dispiace, non mi sarò spiegata bene.
- Luca ti ha accompagnata a
casa, l’altra sera… – Le ricordò, sconfortandola ulteriormente con la
trasparenza tipica dei bambini.
- Lo so… – Annuì, sorridendo.
- Ma l’ha fatto, per gentilezza e non significa nulla di più… d’accordo? Ora,
dimmi che hai capito… – La pregò, sedendolesi accanto sul letto e accarezzandola
dolcemente. – Luca ed io, non siamo nemmeno amici… ci siamo solo rivisti, per
caso e cortesemente, mi ha dato un passaggio, tutto qui.
- Che peccato… – Asia
sospirò, scuotendo il capo.
- Come sarebbe?! – Replicò,
temendo di aver frainteso il motivo della sua delusione.
- Io speravo che ti piacesse,
zia! – La bambina sbuffò, fissandola, con aria di rimprovero. – Avevo già un
piano, per oggi… uffa!
Raffaella trattenne a stento un
sorriso, sforzandosi di ricordare che stava discutendo con una bambina di
appena sei anni. – Quale piano, tesoro? – Domandò.
- Dimmi solo una cosa… – Le
chiese, con un’espressione serissima dipinta sul visetto pulito. - Ti piace o non ti piace, Luca?
- Non ti permetterò di mettermi
all’angolo, signorina! – Sbottò, scattando in piedi ed indicandole la porta. -
Piuttosto, vai… devo ancora vestirmi!
- Avevo ragione… – Decretò,
alzandosi in piedi e dirigendosi alla porta. Giunta sulla soglia, si voltò a
guardarla per un lungo attimo. – Luca ti piace, solo che hai paura che ti
snobbi!
- Ma dove li impari, certi
termini?! – Ribatté, incerta se mettersi a ridere o arrabbiarsi.
- Il piano entrerà in azione,
intorno alle cinque e mezza, zia… -
L’informò, tranquillamente. – Fidati di me… andrà tutto bene!
La sua risata cristallina
risuonò, lungo tutto il corridoio, mentre raggiungeva le scale, per scendere al
piano inferiore della villa e Raffaella non poté fare a meno di sorridere. -
Cosa diavolo avrà, in mente?! – Si chiese, tornando davanti all’armadio. – Quel
fenomeno, ha le idee più chiare di me… – Concluse, sospirando
sonoramente. - Senz’altro, più di quanto
potrà averle Luca che… sta venendo qui, pensando di trascorrere un innocuo
pomeriggio con una piccola ammiratrice!
- Papà non è ancora tornato, il
suo lavoro non gli consente mai di rispettare un impegno… – Esordì, la
bambina, dopo averlo fatto entrare in casa. – E la zia non ha neppure sentito
il campanello, è ancora di sopra… – Aggiunse, inducendolo a sorridere
teneramente. – Accomodati, sono così felice che tu sia venuto!
- Grazie! – Luca la seguì,
guardandosi intorno. – La tua casa, è bellissima! – Le disse. – E’ praticamente
vestita a festa!
- Amiamo molto, Natale… – Gli
spiegò, invitandolo a darle il suo giaccone. – Ci penso io… vado a dire alla
zia che sei arrivato e avviso la governante che prepari il the!
- La governante? – Ripeté,
abbozzando un sorriso divertito.
- La signora Maria, ci aiuta a
mantenere un po’ di ordine e le piace tanto, essere chiamata governante… – Affermò, regalandogli
una buffa smorfia che lo fece continuare a sorridere. – Siediti pure… laggiù,
vicino al caminetto, così ti scaldi!
Luca la guardò correre fuori
dal salone, quindi giocherellò con i pacchetti che aveva fra le mani, per una
manciata di secondi e infine si diresse alla poltrona che gli aveva indicato la
bambina, continuando a pensare di aver incontrato un vero e proprio fenomeno
della natura.
Raffaella lo trovò, in piedi,
fra la poltrona accanto al caminetto ed il grande albero di Natale illuminato,
probabilmente, intento a contemplarlo. Lei fece altrettanto, con lui, ottenendo
la conferma a ciò che pensava, circa il suo fisico da modello e tentando
inutilmente di considerarlo unicamente come l’uomo di un’altra. – Asia mi ha
detto che ti avrei trovato qui… – Esordì, imponendosi di eliminare pensieri
simili e maledicendo il fatto che suo fratello non fosse tornato in tempo, per
fare gli onori di casa. – Ben arrivato…
Luca si voltò, colto di
sorpresa dalla sua voce e guardandola, notò l’acconciatura diversa ed il mini
abito nero che indossava, il quale la rendeva decisamente più attraente di
quanto non avessero potuto fare i pantaloni e la giacca del pomeriggio in cui
l’aveva incontrata, in Biblioteca. – Ciao… – La salutò, regalandole un
sorriso, andandole incontro e chinandosi a sfiorarle la guancia con un
bacio. - Come stai?
Raffaella arrossì, detestandosi
cordialmente, mentre tratteneva la mano fra le sue. – Sto bene, grazie. -
Rispose. – Vuoi accomodarti? Stefano, purtroppo, è ancora al lavoro, non è la
prima volta che prende un impegno e non riesce a rispettarlo…
- A me, non dispiace… – Le
assicurò, sconvolgendola. – A proposito… la piccola Asia non mi ha concesso
il tempo per darle, questi. – Aggiunse, porgendole due pacchetti confezionati
con carte e fiocchi colorati.
Raffaella si protese per
prenderli, indicandogli la poltrona dove si mise a sedere, quindi li osservò,
per un attimo. – Sono per lei? – Domandò.
- Uno, è per te… – Rispose,
lui, ignorando di averla colpita dritto in fondo al cuore. – Ho pensato che, se
avessi portato dei fiori, non vi sarebbe rimasto un ricordo e così… quello
piccolo, è il tuo.
- Sei stato troppo gentile… -
Mormorò, rendendosi conto di aver usato la solita frase di circostanza, preda
di un imbarazzo maggiore a quanto avesse immaginato. – Li metterò sotto
l’albero, d’accordo?
- D’accordo. – Luca annuì,
seguendola con lo sguardo. – Stefano ti avrà raccontato del nostro incontro…
- Certo… – Si chinò per riporre
i pacchetti e quindi si dipinse un sorriso pacato sulle labbra, prima di
raggiungere la poltrona che stava di fronte alla sua. – Ne è stato
entusiasta… sai, convivere con una bimba che parla di te, quasi tutto il
giorno, l’aveva quasi obbligato a desiderarlo!?
- Immagino che dobbiate essere
annoiati… – Convenne, guardandola con un’attenzione tale da renderla
maggiormente nervosa. – Anche oggi, magari, avresti preferito uscire…
Raffaella si sedette sulla
poltrona, sospirando brevemente, mentre decideva di compiere una scelta:
mentire spudoratamente oppure solo in parte. – Non avrei comunque lasciato Asia
da sola, in un momento così importante! – Decretò, lieta di aver trovato una
via d’uscita accettabile dal suo orgoglio.
Luca si guardò intorno, sollevando
leggermente le spalle. – Non così tanto importante… – Asserì, divertendola. -
Se non erro, sono già passati una decina di minuti, da quando Asia è sparita,
per venire a chiamarti…
- Effettivamente, è strano che
non sia ancora tornata… – Convenne, pur intuendo che doveva stare facendolo
apposta per attuare quello che doveva considerare il suo piano. – Vado a vedere
dove si è cacciata…
- No… – Luca la pregò di
rimanere seduta, con un cenno della mano. – Sono sicuro che starà accertandosi
che la vostra governante stia preparando tutto a dovere, finiremmo per
offenderla, se c’intromettessimo… non credi?
- Ti ha parlato di Maria? – Gli
domandò, sorpresa, accettando malvolentieri il suo consiglio e rimanendogli
seduta di fronte.
- Ha detto che sarebbe andata a
chiederle di preparare il the… – Annuì, sorridendo dolcemente. – E’ una
creatura incantevole…
L’ansia stava cominciando ad
attanagliarle lo stomaco e Raffaella se ne rese conto, nell’istante in cui i
loro occhi tornarono a rincontrarsi e fra loro, si frappose un silenzio che non
stentò a ritenere imbarazzante. Non era mai stata tanto certa di qualcosa,
comprese, in quello stesso momento, come dell’attrazione che colmava i suoi
sensi, nei confronti del giovane uomo che la stava guardando. Faticava a
ricordare che Luca frequentava una ragazza, che era una modella, molto più
giovane di lei e che non era certo venuto a casa sua, per rivederla… così
come non riusciva quasi a ricordare di essersi sentita tanto donna, prima di
averlo conosciuto.
Luca gettò un’occhiata al suo
orologio da polso, prima di abbozzare un sorriso che la costrinse a rivolgergli
un’espressione interrogativa. – Temo di essere cascato in un tranello… – Le
disse, apparendole piuttosto malizioso.
- Non capisco… – La ragazza
avvertì un lungo brivido trapassarla, mentre si specchiava nella luce emanata
dai suoi occhi.
- Comincio a credere che,
l’assenza di Asia, non sia casuale… – Tentò di spiegarle, misurando le
parole.
- In che senso? – Domandò,
ancora, sentendo aumentare l’imbarazzo e maledicendo la sua acuta intelligenza.
- Non so come dirtelo,
sinceramente, penso che l’abbiamo sottovalutata… – Rispose, lui, divertito e
contemporaneamente, prudente. – Temo che la piccola Asia abbia deciso di
lasciarci da soli, probabilmente, stimolata dall’impressione che devo averle
dato…
Raffaella arrossì
incondizionatamente, alzandosi in piedi. – Continuo a non capire… - Affermò. – Ad ogni modo, mi ero offerta di
andare a cercarla…
- Lo so. – Lui annuì, alzandosi
e ponendolesi di fronte. – Asia dev’essersi convinta che mi piaci… – Le
spiegò, procurandole nuovi brividi.
- Ti sbagli… – Decretò,
spaventata all’idea che stesse piuttosto ipotizzando che si fossero messe
d’accordo, precedentemente e che, magari, fosse stata una sua idea.
- Non credo… – Luca sorrise,
osservandola allontanarsi in direzione dell’albero di Natale. – Non ho affatto
esagerato, nell’attribuirle un’intelligenza vivace e quella bambina, ha capito
la situazione… molto meglio di me!
- Cos’avrebbe dovuto capire,
scusa? – Replicò, a quel punto, girandosi di scatto e guardandolo, quasi
infastidita dalle sue asserzioni.
- Che mi piaci. – Le ripeté,
semplicemente, compiacendosi del rossore che si dipinse immediatamente sulle
sue guance. – Forse, potrà recarti noia, non so se faccio bene a dirtelo… ma
tu mi piaci.
Raffaella rimase impietrita,
persa nel dubbio di essersi sognata parole che avrebbero potuto renderla
felice, quando la porta d’ingresso sbatté e li colse entrambi di sorpresa. -
Ben tornato! – Sbottò, scorgendo Stefano raggiungerli frettolosamente, nel
salone, quasi fosse stato colpevole di quanto era appena accaduto in quella
stessa sala.
- Sono veramente spiacente…
di quanto sono in ritardo? – Esordì, lui, dirigendosi a stringere la mano al
suo ospite. – Non ho neppure guardato l’orologio, sono corso a casa, sapendo di
essere spaventosamente in ritardo… anche se sapevo che saresti stato in buone
mani!
- Già… – Luca annuì,
perfettamente conscio di quanto l’atmosfera si fosse fatta tesa, durante gli
ultimi minuti e tentando di tagliarla, con la luce di un sorriso sincero. – Tua
sorella ed io, stavamo discorrendo circa l’intelligenza brillante della tua
adorabile bambina… sembra che sia sparita!
- Come sarebbe, sparita? –
Ripeté, lui, togliendosi il cappotto e rivolgendosi a Raffaella, ancora vicina
alla soglia della sala. – Asia aspettava questo pomeriggio, con una tale
ansia… dove volete che sia?
- Probabilmente, è con Maria…
– Rispose, lei, evitando accuratamente di guardare nuovamente lo scrittore. -
Stavo giusto per andare a chiamarla…
- Vado io, rimani con il nostro
ospite, mentre vado a mettermi qualcosa di più comodo… – Le chiese, senza
concederle l’opportunità di rifiutare, congedandosi immediatamente. – Luca,
vuoi scusarmi ancora per qualche minuto?
- Figurati… – Lui fece un
cenno affermativo con la testa, osservandolo uscire dal salone, quindi incrociò
le braccia davanti ed indagò con gli occhi sul volto della ragazza. – Ti ho
offeso? – Domandò, apparendole molto più disteso di quanto non fosse.
- Hai solo detto che ti
piaccio… – Replicò, senza riuscire a fornire una spiegazione plausibile che
potesse dare un senso all’improvvisa dichiarazione che era uscita dalle sue
labbra con troppa naturalezza.
- Appunto… – Luca annuì,
abbassando lo sguardo per un breve istante. – A giudicare dalla reazione che
hai avuto, non ti ha fatto un gran bell’effetto…
- Mi hai colto in contropiede,
d’accordo? – Dichiarò, colma della paura che l’aggrediva quando pensava ad
un’eventuale evoluzione sentimental-sessuale del loro rapporto.
Non aveva ancora preso atto
della realtà che era venuta direttamente da lui e cioè, del fatto di non
essergli indifferente… figuriamoci se sarebbe riuscita, in così poco tempo, a
rivelargli che, invece, era decisamente uscita di senno per lui!?
- Significa che non ti
dispiace? – Le chiese, nel frattempo, muovendo alcuni passi in sua direzione. -
Dopo tutto, sono grato ad Asia per avermi concesso l’opportunità di dirti
quello che ho provato, l’altra sera, in discoteca, quando ho potuto osservarti
ed ho continuato a chiedermi perché non fossi venuta a salutarmi, insieme a tuo
fratello…
- Forse, perché non eri solo. -
Gli rivelò, odiandosi per non essere stata abbastanza forte da tacere.
- Così, un motivo, c’era… -
Affermò, raggiungendola e scrutandola attentamente. - Hai preferito evitarmi, perché ero in
compagnia?
- Non mi va di parlare
dell’altra sera… – Confessò, sinceramente spaventata dai suoi stessi
sentimenti. – Dopo tutto, ci conosciamo appena…
- Sono qui, anche per questo…
- Le disse, inducendola ad interrogarsi circa quell’improvviso evolversi della
loro relazione. Possibile che avesse deciso di prendersi gioco di lei?
- Stai tentando di trovare un
nuovo gioco, per ingannare la noia, durante le feste natalizie?! – Ironizzò,
imponendosi di rimanere immobile, per non concedergli la soddisfazione di
capire che lo temeva. – In tal caso, ti avverto… non amo perdere, quindi, non
comincio mai un gioco se non ritengo di avere ottime possibilità di vincere.
- Davvero? – Domandò,
abbozzando un sorriso compiaciuto. – Siamo molto simili, allora… resta il
fatto che detesto il gioco e che non sono solito implicarlo, nelle relazioni
umane.
- Eppure scrivi per un pubblico
che lo fa, normalmente… – Gli ricordò, faticando a non indietreggiare,
subendo l’innegabile attrazione di quel corpo, fasciato nei jeans neri e nel
pullover, dello stesso colore, decisamente troppo aderente, per lasciarla
indifferente, che indossava.
- Non avverti qualcosa,
nell’aria? – Le chiese, passandosi una mano fra i capelli neri, mentre
s’interrogava circa l’emozione forte che accompagnava ogni incontro con quella
ragazza, di cui aveva ignorato l’esistenza fino a meno di un mese prima.
Era innegabile che ne fosse
stato attratto, dalla prima volta che i loro occhi si erano incontrati, in
mezzo a decine di bambini, di genitori e di insegnanti… ed altrettanto
improbabile, concluse, che sarebbe riuscito a tenere a freno la voglia di
baciarla, per molto tempo ancora.
Continuava a non capire se
quella confusione di sensazioni, sebbene non gli fosse possibile ignorarle,
potesse essere paragonata all’innamoramento… Luca aveva amato una sola donna,
durante i suoi trentacinque anni di vita e aveva sofferto talmente tanto,
quando ne aveva dovuto subire l’abbandono, da essersi quasi promesso di evitare
che accadesse, in futuro.
Aveva trascorso una decina di
giorni chiuso in casa, a crogiolarsi nel dolore, ai quali avevano fatto seguito
un’altra ventina di giorni che gli erano serviti per riflettere e per
comprendere quali potevano essere stati i motivi che avevano messo in crisi il
rapporto e che dovevano avere convinto la sua compagna a lasciarlo.
Successivamente, c’erano stati mesi che aveva impegnato nella vana impresa di
ricostruire una relazione che, ma quello lo aveva capito ed accettato solamente
l’anno dopo, sarebbe stata da ritenersi definitivamente chiusa. Le storie
sentimentali che aveva vissuto, precedentemente e negli ultimi tre anni, erano
sempre state poco impegnative e per lo più, di scarsa durata, proprio come
l’ultima, che aveva intessuto con Gaia e che era iniziata solamente da un paio
di mesi.
Ammise con se stesso che, molto
probabilmente, se non ci fosse stato l’apporto della fantasia e della loquacità
di Asia, non avrebbe dato molta importanza ad una delle tante parenti che
avevano accompagnato nuovi bambini a conoscerlo, quel mattino. In seguito,
però, c’erano stati sguardi ed attimi, durante i quali si era interrogato,
circa il desiderio di passare del tempo da solo con Raffaella e quando, in
discoteca, si era sentito attratto dalla sua figura errante e da quella che era
stata la continua fuga da lui, aveva cominciato a riflettere più profondamente.
Non era stato difficile, poco
prima, dirle apertamente che gli piaceva e sarebbe stato ancora più semplice,
togliersi la mano dai capelli e tenderla, per invitarla a lasciarsi
abbracciare… nonostante tutto, si vide costretto a rimandare, decidendo anche
di concedersi più tempo, per approfondire ulteriormente la marea di sensazioni
che sembrava provare per la ragazza.
- Il profumo di the… –
Rispose, Raffaella, nel frattempo, indicandogli l’ingresso nel salone di Maria,
con il vassoio, apparendogli quasi sollevata. – Sicuramente, è questo, che
senti…
- Ma guarda un po’ chi sta
tornando! – Lui spalancò le braccia, scorgendo arrivare anche la bambina, che
sembrò incredibilmente soddisfatta di sé e di quello che doveva essere stato il
suo operato, per costringere la governante a ritardare la preparazione del
the. - Dov’eri sparita, piccola
creatura?!
Asia gli si gettò fra le
braccia, colmandolo di tenerezza, nonostante l’espressione astuta che portava
dipinta sul visetto. – Stavo decidendo, con Maria, quale tipo di the avrebbe
avuto più successo… – Gli raccontò, inducendo Raffaella a scuotere la testa. -
Papà è tornato… – Annunciò, poi, invitando Luca a seguirla e conducendolo
alla poltrona accanto al caminetto. – Sono stata via per molto?
- Tua zia mi ha tenuto
compagnia. – L’informò, concedendole un’ulteriore soddisfazione.
- E’ vero che stai scrivendo un
nuovo racconto? – Gli chiese, sistemandoglisi a sedere accanto sul tappeto.
Luca annuì. – Ho in mente una
storia, anche se non ho ancora deciso dove ambientarla… - Rispose. – Ti prometto, comunque, che sarai
fra i primi a leggerla…
- Uaoh! – Asia si eccitò
immediatamente, voltandosi a guardare Raffaella che stava aiutando la
governante a servire il the. – Hai sentito, zia? Potremo leggere la sua nuova
fiaba, prima degli altri!
- Già… – Lei annuì,
abbozzando un sorriso, continuando a sentirsi a disagio e desiderando
ardentemente isolarsi per chiarirsi le idee che giravano, vorticosamente, nella
mente, da quando aveva scoperto che Luca era davvero interessato a lei.
Quando Stefano sarebbe
finalmente sceso, per venire ad intrattenere il suo ospite, promise a se stessa
che se la sarebbe filata… via da quella sala in cui, complici le fiamme
accese nel caminetto e le luci colorate dell’albero di Natale, sarebbe
fatalmente caduta vittima di quel romanticismo che, solitamente, considerava
assurdo.
Via dagli occhi penetranti di
Luca, dal suo fisico spaziale,
pensò… e soprattutto, dalla possibilità che rimanessero nuovamente soli,
concluse. Via dal rischio di cadergli fra le braccia, prima ancora di aver
preso atto di essersene innamorata e di accettarlo… semplicemente.
Asia aveva preso suo padre per
mano, imponendogli, con un’eleganza molto poco infantile ed adorabilmente
astuta, di accompagnarla nella sua camera. Ho dei compiti da fare., aveva
annunciato, sorprendendo unicamente Stefano, nell’ingresso della loro casa, al
momento del congedo dall’ospite, Me n’ero completamente dimenticata!, aveva
aggiunto, inducendo il padre a scuotere il capo, Vieni a darmi una mano? Non ci
sei quasi mai, stavolta non hai scuse…, aveva concluso, sbattendo le ciglia e
contando sull’effetto che i suoi occhioni spalancati ed il tono velatamente
accusatorio che aveva usato, avrebbero sortito sull’uomo che l’amava più della
sua stessa vita!
Infatti, Stefano aveva rivolto
loro uno sguardo dispiaciuto. – Quando si mette in mente qualcosa, si finisce
puntualmente per accontentarla! – Aveva esclamato, scusandosi con un sorriso. -
Ci salutiamo qui, mi perdoni?
Luca aveva annuito, chinandosi
a baciare la bambina e poi era restato ad osservarla, trascinare suo padre
sulle scale, con la segreta speranza di essere stata d’aiuto a sua zia… la
quale l’aveva seguita con gli occhi, trattenendo un sorriso. – E’
meravigliosamente… disarmante! -
Affermò, voltandosi a guardarla, quando furono spariti al piano superiore.
Raffaella abbozzò un sorriso. -
Direi, eccessivamente furba… – Commentò, mostrandosi divertita, mentre
pensava che non era riuscita a stare da sola abbastanza per riflettere sulla
piega inaspettata che aveva preso la situazione.
- I bambini rappresentano tutto
quello che siamo già stati… sono come vorremmo essere rimasti e
probabilmente, guardando con gli occhi puliti dell’infanzia, vedono oltre i
nostri pregiudizi e superano le barriere che costruiamo, nel tentativo di
proteggerci da chissà cosa! – Le fece notare, mentre gli porgeva il suo
giaccone.
- Grazie per averle regalato
questo pomeriggio indimenticabile. – Gli disse, osservandolo indossare
l’indumento, avvicinandosi alla porta d’ingresso.
- Parli come se non dovesse più
ripetersi… – Luca abbozzò un sorriso, seguendola.
- Avrai sicuramente troppi
impegni, per dedicare tempo prezioso ai sogni di una bambina! – Esclamò,
apparendo ansiosa di liberarsi della sua presenza.
- Dimentichi che è il mio
mestiere, dare vita ai sogni dei bambini…
– Replicò, lui, dopo averla raggiunta, accanto alla porta, fissandola
dritto in viso. – Amo il loro modo di vivere e prendo spunto dalle loro
emozioni… e poi, Asia è speciale!
- Non illuderla, d’accordo? -
Raffaella lo sorprese, con quello che sembrò un quesito più che altro
rivoltogli per se stessa.
Luca restò a guardarla,
assumendo quasi un’espressione malinconica, tentando di leggere nel suo cuore.
- E’ per quello che ti ho detto? – Le chiese, infine, invitandola a non aprire
subito la porta.
- Non voglio che soffra, ne ha
già passate tante. – Affermò, abbassando lo sguardo per un attimo.
- Pensi davvero che potrei fare
volutamente del male ad una bambina? – Domandò, sollevandole il mento con
alcune dita della mano per indurla a tornare a guardarlo.
- Non volontariamente… -
Rispose. – Il fatto è che costruirà dei bellissimi castelli in aria, se non
l’ha già fatto e tu finirai per farglieli crollare, miseramente.
- Sei sicura di stare parlando
solamente di lei? – Le chiese, mostrandole di possedere molta della sensibilità
che gli veniva attribuita da più direzioni.
- Asia è una creatura innocente
ed io, ho il dovere di proteggerla. – Asserì, arrossendo incondizionatamente.
- Mi stai pregando di sparire
dalle vostre esistenze? – Luca l’accarezzò, con un sorriso malinconico,
apparendo dispiaciuto da ciò che credeva di aver letto fra le righe.
- Ti sto solo chiedendo di non
sottovalutare i suoi sentimenti. – Concluse, aprendo la porta e scostandosi,
per permettergli di uscire.
- Capisco che non abbia
abbastanza fiducia, in me, ci conosciamo da poco. – Le disse, muovendo un passo
verso l’esterno, poi si girò nuovamente e le sfiorò i capelli con una mano. -
Pensavo che ti fossi fatta un’idea precisa, però, sul mio conto… leggendo i
miei libri.
- Lo pensavo, anch’io. -
Confessò, rabbrividendo di piacere a quel semplice contatto con il suo corpo.
- Invece, mi hai già giudicato.
- Luca ritrasse la mano, infilandola nella tasca del giaccone, quindi si
congedò con uno sguardo che le trapassò il cuore. – Mi domando cosa sarebbe
accaduto, se avessi fatto a meno di dirti che mi piaci…
- Grazie per essere venuto. –
Ripeté, nuovamente, accingendosi a richiudere la porta, in preda ad emozioni
che difficilmente sarebbe riuscita a nascondere oltre.
- Buon Natale, Raffaella. – Le
disse, annuendo brevemente, avviandosi subito dopo alla macchina.
Lei lo guardò, aprirne lo
sportello e salirvi, velocemente, quindi volgere un ultimo sguardo in sua
direzione, prima di accenderne il motore e di dirigersi al cancello, che gli
aveva aperto con l’automatismo, lungo il vialetto che lo condusse in strada e
glielo strappò dalla vista. – Non sarà bellissimo, ora che ho capito che mi sto
innamorando di te… – Mormorò, scuotendo piano la testa. – Come ho fatto,
accidenti? Come ho potuto lasciarmi coinvolgere tanto, da un uomo che non
conoscevo, se non tramite le fiabe che scrive?! – Ricordò i discorsi che aveva
fatto, con Ambra e la spiegazione che le aveva fornito, immediatamente,
riguardo l’attrazione fisica che aveva scoperto di provare, da subito, per
Luca. Avrebbe, forse, dovuto offrirgli la possibilità, per altro divenuta molto
concreta, dopo che le aveva rivelato che gli piaceva, di fare del sesso? Doveva
sfogare degli istinti, seppure naturali e piacevoli, nella certezza assoluta
che l’avrebbe poi condotta a soffrire maggiormente, quando avrebbe avuto la
conferma a ciò che pensava e cioè, che non si trattava affatto di amore?
Almeno, non da parte di Luca,
concluse, rientrando in casa, rabbrividendo per il freddo. Luca non poteva
essere pazzo quanto lei ed essersi innamorato, in così breve tempo… al
diavolo, non sarebbe certo stato scappando, però, che gliene avrebbe offerto
l’opportunità!?
Scosse il capo, imponendosi di
non cedere al pianto. – Non s’innamorerà, comunque… – Si disse, preferendo
convincersene. – Esce con una modella, che dovrebbe avere una decina d’anni
meno di me… se non è innamorato di lei, come potrebbe perdere la testa per
me?! Sarà opportuno che mi dia una mossa… devo stare alla larga da lui, a
tutti i costi!
- Avresti dovuto avvertirmi,
non credi? – Raffaella le rivolse un’occhiata furente, dopo essersi fermata a
leggere il cartello che introduceva al dibattito politico al quale l’aveva
invitata a partecipare.
DIBATTITO PUBBLICO
“I
problemi dell’infanzia correlati alla vivibilità
delle future città del 2000”
Domenica 21 dicembre 1997
ore 21.30
Palazzo dei Congressi – Stresa -
Interverranno:
On. GIANFRANCO FINI (Presidente di A.N.)
On. GIANLUCA GUIDI (Ex ministro della famiglia)
SERENA IACOVILLI (Insegnante)
LUCA ANTONIONI (Scrittore e poeta)
Intervenite numerosi!
Ambra assunse una delle solite
espressioni innocenti, facilmente detestabili. – Non eri interessata a sentire
parlare l’onorevole Fini? – Le
chiese, invitandola a precederla, all’interno del salone che avrebbe ospitato
il dibattito. – Non mi avevi espresso preferenze, riguardo gli argomenti, mi
sembra!?
Raffaella mosse solo alcuni
passi, prima di bloccarsi, assalita da una tensione che non sapeva se sarebbe
stata in grado d’ignorare. – Non è l’argomento… sai benissimo che non si
tratta dell’argomento, né dell’onorevole Fini,
adoro sentirlo parlare! – Replicò, abbassando il tono di voce, guardandosi
intorno. – Avresti dovuto dirmi che avrebbe partecipato anche Luca…
- Saresti venuta, se lo avessi
fatto? – Le chiese, sollevando le spalle.
- Non posso proprio… -
Insistette, restando incollata al pavimento.
- Non posso stare qui, per qualche ora, facendo finta che non ci siamo
detti quelle cose… se Luca mi vedesse, potrebbe anche pensare che lo sto
prendendo in giro!
- Quali cose? – Ripeté,
l’amica, seguendola nuovamente fuori dal salone. – Cosa vi siete detti, che non
sappia anch’io?!
- Sai com’è andata, quando è
venuto a casa nostra… – Raffaella sbuffò, dirigendosi all’uscita principale
del palazzo.
- Possiamo, almeno, discuterne
un attimo? – Ribatté, trattenendola per un braccio. – Coraggio… andiamo al
bar, parliamone un secondo, non vorrai mollarmi così?!
- Mi dispiace per Fini, sarà per un’altra volta, d’accordo?
- Decretò, preoccupandola per la determinazione con la quale stava decidendo di
non affrontare la serata.
- Non ti capisco… – Ambra
scosse il capo, serissima. – Campassi cent’anni, non ti capirò mai! Luca ti
piace da morire… viene a casa tua, ti dice che gli piaci e cosa fai? Lo
eviti!? Dimmi la verità… sei masochista?!
- E’ proprio perché non lo
sono, che intendo evitarlo! – Tentò di giustificarsi, nervosamente. – Lasciami
andare via, non vorrei che comparisse all’improvviso e… - S’interruppe, appoggiandosi ad una parete.
- Insomma, come puoi non capire che ho paura?
- Paura al punto da scappare
davanti al primo ostacolo, di fronte all’amore? – Ribatté, lei, affiancandolesi
ed abbozzando un sorriso. – D’accordo, forse, ho commesso un errore,
chiedendoti di accompagnarmi qui, stasera… ma non potresti rilassarti e
relegarti in una delle ultime file, ad ascoltare l’onorevole Fini e i suoi colleghi, correndo l’unico
pericolo di lasciartene estasiare?!
Raffaella scoppiò a ridere,
contagiata dall’ironia dell’amica che era famosa per l’innata simpatia. – Gli
ho praticamente detto di uscire dalla mia vita… – Le ricordò, tentando di
recuperare il controllo. – Cosa potrebbe pensare, se mi scoprisse tra il
pubblico di un dibattito al quale partecipa?!
- Semplicemente, che hai
cambiato idea! Solo gli idioti, non lo fanno mai! – Rispose, prontamente,
inducendola a spalancare gli occhi. – Oh, andiamo… stai morendo dalla voglia
di rivederlo!
- Ti aspetto in macchina,
d’accordo? – Le propose, sicura di non potercela fare.
- Con questo freddo?! –
Ribatté, l’amica, sconcertata. – Vuoi morire congelata?!
- Okay, andrò al bar che ho
visto poco distante da qui. – Le concesse, riflettendo sul panico che doveva
averla assalita e che le stava proibendo di ragionare. – Ti aspetterò lì… non
sarebbe giusto che ti obbligassi a perdere il discorso di Fini!
- Ma tu lo perderai… – Le
fece notare, imbronciandosi. – Sei davvero ostinata!
- Lo so… – Convenne,
regalandole un sorriso. – Sei stata ingiusta, non avvertendomi… anche se so
che l’hai fatto a fin di bene.
- Sei troppo testarda… -
Ripeté, scuotendo il capo. – Sono sicura che Luca ti avrebbe rivisto volentieri
e che, magari…
- Probabilmente, è qui con la
sua Gaia. – L’interruppe, ostentando una calma che non possedeva affatto. – Lo
metterei solo in difficoltà… e comunque, lo sarei io, cerca di capire!
- Ti raggiungerò, non appena Fini avrà concluso il suo discorso. – Le
promise, sospirando.
- Niente affatto! – Lei le posò
una mano sulla spalla. – Resta fino alla fine del dibattito, non è necessario
che rinunci anche tu…
- Ma ti annoierai… -
Insistette.
- Leggerò qualcosa… -
Decretò, accingendosi a separarsi da lei. – Divertiti…
- Mi dispiace… – Le disse,
sinceramente colpita dal suo stato d’animo. – Non ho riflettuto abbastanza…
- Siamo diverse, non è colpa di
nessuno. – Le assicurò, congedandosi con un sorriso che scemò velocemente sulle
sue labbra, quando l’ebbe vista sparire all’interno del salone. -
Probabilmente, sono solo stupida… – Concluse, allontanandosi in fretta.
Luca si affrettò a percorrere
il marciapiede che lo separava dal Palazzo dei Congressi, maledicendo il
traffico che aveva incontrato sull’autostrada e che l’aveva innervosito al
punto da averlo indotto a sbagliare l’uscita, portandolo in un’altra città. -
Passerò per imbecille… – Si disse, scuotendo leggermente la testa. - Avrei dovuto prendere un taxi… - Continuò a pensare, seccato per il ritardo
con il quale stava arrivando a destinazione, dopo un viaggio breve eppure
faticoso.
Raffaella tentò inutilmente di
passare inosservata, dopo averlo ovviamente riconosciuto, proponendosi di
attraversare immediatamente la strada e confidando nel buio della sera, che
l’avrebbe inghiottita e fagocitata, quando si sentì chiamare. – Fingi di non
aver sentito… – Si disse, continuando a camminare ed attendendo che
passassero alcune macchine, ritenendosi incredibilmente sfortunata.
- Raffaella! – Lui insistette,
affrettando il passo e raggiungendola, prima che potesse muovere un altro
passo, favorito dal passaggio di quelle auto che le avevano impedito di
attraversare, quando si era accorta che stava arrivando, sul lato opposto del
marciapiede.
- Luca… – Sospirò, rivolgendogli
un sorriso imbarazzato, maledicendo mentalmente ogni singolo dettaglio che
aveva fatto in modo che dovessero incontrarsi nuovamente. – Dovresti essere
dentro… – Aggiunse, guardando il suo orologio da polso.
- Cosa ci fai, qui? – Le
chiese, fermandolesi di fronte e respirando affannosamente.
- Sono stata ingannata! -
Rispose, schiettamente.
- Allora, hai ancora voglia di
sorridermi… – Asserì, compiaciuto. – Dove stai scappando?
- Sono talmente iellata… -
Commentò, enormemente a disagio. – Stenterai a crederci, non sapevo che avresti
preso parte al dibattito ed ero venuta, insieme ad un’amica, così…
- Altro che, se ti credo! -
L’interruppe, fissandola dritto negli occhi.
- Sembra ovvio che stavi scappando e adesso, so da chi.
- Il fatto è che non dovrei
essere, qui e quando ho scoperto che…
- Risparmiami i particolari,
d’accordo? – L’interruppe, nuovamente, abbozzando un sorriso dolente. -
Spiacente di averti rovinato la serata, ti prego di accettare le mie scuse…
Per un istante, rimase come
impietrita, guardandolo voltarle le spalle per dirigersi all’ingresso del
Palazzo dei Congressi, evidentemente ferito dal tono e dalle parole che aveva
usato, per giustificare la sua presenza sulla sua stessa strada… la voce uscì
improvvisamente, dalla sua bocca, superando ogni barriera mentale, abbastanza
forte perché potesse sentirla. – Luca! – Lo chiamò, scorgendolo fermarsi poco
distante e rimanere voltato. – Luca, aspetta… – Continuando a dare retta
all’istinto, lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla. – Scusa… -
Mormorò, sinceramente pentita. – Ti chiedo scusa, non so perché mi comporto
così, non è colpa tua se provo quello che provo…
Lui fissò l’asfalto sotto ai
suoi piedi, per alcuni secondi, quindi sollevò lo sguardo e voltandosi, lo
punto dritto sul viso della ragazza. – Perché… che cosa provi? – Le chiese solamente,
scaldando l’aria con il fiato che incrociò il suo e che svanì immediatamente
dopo.
- Tutto ciò, è dannatamente
imbarazzante… – Confessò, subendo il fascino del suo sguardo e la bellezza
dei tratti del suo volto. – Vuoi scusarmi? Non intendevo offenderti, in realtà,
mi sarebbe piaciuto poter rimanere ad ascoltarti…
- E allora, resta. – La pregò,
pacatamente. – Torna dentro e raggiungi questa tua intelligentissima amica!
Sorrise, specchiandosi nel suo
sorriso. – Credi che dovrei? – Domandò.
- Stavo pensando che la serata
stava iniziando male, ho avuto un viaggio disastroso e un pomeriggio,
all’altezza dello stesso… – Le rivelò, porgendole la mano. – Se ora tu mi seguirai
là dentro, però, saprò che ne è valsa la pena.
Raffaella osservò quella mano,
che rappresentava una richiesta di tregua e comprese che non c’era niente che
avrebbe potuto desiderare maggiormente che accettare la sua proposta. – Ne sarò
felice. – Affermò, soltanto, ponendo la mano nella sua che la strinse
delicatamente per condurla con sé, verso l’ingresso.
Camminando al suo fianco,
apprezzò il silenzio che scese fra loro e che li accompagnò fino all’interno,
dove furono costretti a separarsi. Restò per qualche istante a guardarlo,
seguire alcuni addetti all’organizzazione della serata, che lo avrebbero
condotto nel retro palco, dove lo stavano attendendo gli altri ospiti del
dibattito e non poté evitare di pensare che, l’immagine di sé, che percorreva
pochi metri di strada innevata, per mano allo scrittore, per raggiungere il
palazzo, rappresentava brillantemente un sogno ad occhi aperti… e per il
momento, ne superava qualunque altro avrebbe potuto immaginare di fare, durante
le prossime notti!
- 4 -
- Lei ti è sfuggita
praticamente di mano… – Andrea, suo assistente ed insostituibile confidente,
da più di due anni, mostrò di averlo capito.
- Un
attimo prima, l’accompagnavo, all’interno del palazzo e qualche ora dopo, al
termine del dibattito… puff! – Ripeté, facendo un cenno buffo con le mani. -
Si era volatilizzata!
- Così,
c’è qualcos’altro che ti sta sfuggendo di mano… – Commentò, terminando di
salvare il materiale cartaceo che gli aveva fornito, sul piccolo computer
portatile e decidendosi a guardarlo dritto in faccia. – Ci hai pensato, vero?
- Tu mi spaventi, a volte… -
Confessò, abbozzando un sorriso. – Sembri conoscermi meglio di quanto io
stesso…
- Lascia perdere, piuttosto,
rispondi… – Lo interruppe, interrogandolo apertamente. – Fino a poco tempo
fa, questa ragazza, era un’anonima lettrice che ha contagiato la nipotina…
una delle tante, no? E le è bastato incontrarti, un paio di volte, per ridurti
in questo stato…
- Quale stato, scusa?! –
Replicò, Luca, spalancando gli occhi e puntandoglieli in viso. – Ci sono
semplicemente restato male… credevo di averle fatto cambiare idea, sul mio
conto o Dio solo sa su che cos’altro, mentre lei si dava alla fuga e non so
nemmeno quanto tempo prima che finisse il dibattito!?
- E’ un tipino interessante, a
quanto sento… – Commentò, Andrea, chiudendo il computer e rilassandosi, su
una poltrona, nello studio della sua abitazione milanese. – Continui a
stupirmi, con i tuoi racconti… c’è abbastanza materiale, per cominciare a
scriverci una fiaba, non credi?!
- Non esagerare! – Sbottò,
mettendosi a ridere. – A volte, mi domando chi me lo faccia fare, di parlarti
della mia vita…
- Semplice… – Lo interruppe,
nuovamente, ammiccando simpaticamente. – Te lo dico io, perché lo fai… perché
gli analisti costano molto!
Luca abbozzò un sorriso. -
Dovrei offendermi?! – Replicò, incrociando le braccia davanti. – A questo
punto, dammi un consiglio… – Lo provocò, ironicamente. – Se tu fossi il mio
analista, che cosa mi consiglieresti di fare?
- Dipende da quello che
senti… – Affermò, massaggiandosi il collo con le mani. – Accidenti, dovrei
cambiare lavoro…
- Non lamentarti… ti pago
abbastanza bene, da permetterti un fisioterapista! – Lo canzonò, usando le sue
stesse armi ed esortandolo a ridere. – Dunque?!
- Dunque, cosa senti,
veramente? – Domandò. – Pensi che varrebbe la pena, insistere?
- Con Raffaella? – Lui
rifletté, per qualche secondo.
- No, con mia nonna! – Ribatté,
spalancando gli occhi. – Certo, con Raffaella… con chi altri, scusa?! Perché,
se t’interessa davvero ed è chiaro che è così, a giudicare dalla percentuale
del tempo che passiamo insieme e che hai usato, per parlarmi di lei… beh, io
ci darei dentro!
- Ma come diavolo ti esprimi?!
- Lo riprese, scuotendo il capo, scandalizzato. – Ricorda che lavori per uno
scrittore di fiabe…
- Questa, non è una favola… -
Gli ricordò, divertito. – Tu mi stai stressando, perché preferisci non
ammettere che sei già coinvolto… solo che, probabilmente, tentenni perché hai
intuito che questa ragazza è del genere che non sei abituato a frequentare.
- Sarebbe a dire? – Domandò,
infastidendosi a causa di quell’ultima affermazione. – Che genere di ragazze
frequenterei, io?!
- Lo sai benissimo… -
Rispose. – Il genere mordi e fuggi…
non ti va d’impegnarti, l’hai sempre detto, almeno, da quando ti conosco!?
Attento alla bambina… – Gli consigliò, smettendo di ridere e colpendolo, per
la serietà con la quale aveva pronunciato quel suggerimento. – I bambini sono
sensibili e a quanto mi hai detto, questa piccola, sembra avere già sofferto
abbastanza…
- Me l’ha detto, anche
Raffaella. – Convenne, sospirando brevemente. – Non capisco perché dovremmo
fare del male ad Asia, dato che sta facendo sfacciatamente il tifo per noi!
- Impegnativo… – Ripeté, con
tono estremamente convinto. – Tutto questo, è decisamente impegnativo.
- Assolutamente… – Luca
annuì, pronunciando quel termine che ormai non poteva più fare a meno di
associare ad Asia Mancini.
- Vedo che sorridi… – Andrea
si alzò in piedi, sollevato. – Se non fa paura a te, quindi… perché dovrei
perdere altro tempo prezioso e rubarlo, al mio shopping natalizio?!
- Shopping, cosa?! – Gli
chiese, spalancando gli occhi chiari. – Tu staresti andando a fare spese?!
- Mancano due giorni a Natale,
anche se suppongo che te ne sia dimenticato… – Affermò. – Vivi in un mondo
così creativo, tu!
- Posso accompagnarti? -
Domandò, sorprendendolo.
- Scommetto che non hai ancora
comperato un regalo! – Lui annuì, invitandolo a seguirlo.
- Veramente, un paio… -
Rispose, rammentando il pomeriggio trascorso a casa Mancini. – Indovina per
chi…
- Ci rinuncio! – Decretò,
raccogliendo il suo giaccone per indossarlo. – Sono sempre triste, quando vedo
che sto per perdere un amico…
- Sparisci! – Sbottò, minacciandolo
simpaticamente con una mano.
- Vuoi davvero che lo faccia? -
Lo provocò, schiacciandogli l’occhio. – A chi racconteresti tutti i tuoi
dilemmi, eh? E chi te li scioglierebbe, compresi nel prezzo?!
- Ti avverto che seguirò il tuo
consiglio e se dovesse andare male… -
S’interruppe, assumendo un’espressione eloquente. – Sfogherò la mia ira, su di
te! D’accordo?
- D’accordo. – Sentenziò,
l’amico, facendogli cenno di precederlo fuori dall’appartamento. – Anche se non
sarei disposto a scommetterci, su questa bibliotecaria che svanisce come un
fantasma!
Completamente incantata,
intenta a fissare l’intermittenza delle luci colorate, sul grande albero, in
salone, Raffaella decise di scendere, con lo sguardo, verso i pacchetti che vi
erano posati ai piedi e comprese che aveva solo fatto del suo meglio per
evitare di tormentarsi, con il quesito che le serpeggiava in mente: Cosa mi avra’ regalato, Luca?.
Scosse il capo, paralizzando lo
sguardo sulla carta rossa, con la quale era stata confezionata la scatola che
le aveva consegnato, personalmente, qualche pomeriggio prima, in quella stessa
sala.
L’analizzò, per forma e
grandezza, tentando inutilmente di fornirsi una risposta soddisfacente…
avrebbe potuto contenere qualsiasi cosa, si disse, sbuffando. Non si era
mai sentita tanto impaziente, concluse, riguardo l’attesa
che rendeva dolci le ultime ore, prima della mezzanotte, durante la vigilia di
Natale e mai, così curiosa di scoprire il contenuto di un pacchetto!
Raffaella distolse lo sguardo
dal regalo di Luca, preferendo tornare a pensare alla domenica appena trascorsa
e al modo in cui aveva deciso che si concludesse, nonostante fosse
inaspettatamente cominciata positivamente.
Aveva lasciato il Palazzo dei
Congressi, al termine del dibattito che l’aveva colpita favorevolmente, dopo
essere rimasta ad ascoltare l’onorevole Gianfranco
Fini ed i suoi ospiti, discutere di argomenti interessanti, quali
l’importanza dei bambini nella società e le loro possibilità future,
all’interno di città sempre meno a loro misura, dopo essere riuscita a
rintracciare Ambra, che l’aveva accompagnata a casa. Sospirò, volgendosi a
guardare le fiamme scoppiettanti nel caminetto, godendo ancora delle piacevoli
sensazioni che l’avevano avvolta, quando Luca le aveva teso la mano e aveva
stretto la sua, conducendola all’interno del palazzo che si era apprestata a
lasciare.
- Tutto bene? – La voce di suo
fratello, la costrinse a tornare in sé e a cacciare il ricordo di quei pochi
minuti romantici.
Annuì, mentre raggiungeva la
poltrona di fronte alla sua per sedercisi e gli rivolse un sorriso pacato. -
Sono profondamente colpita dal gesto umano che ha compiuto, il tuo direttore,
mandandoti a casa prima del previsto… – Affermò, volutamente ironica. – Devo
proprio pensare che l’aria del Natale sia benefica, persino sugli
stacanovisti!?
- Mi ha persino dato un premio
in denaro, puoi crederci! – Convenne, lui, prestandosi volentieri al gioco. -
Questa casa è silenziosa, quando Asia non la riempie con le sue risate, vero?
- Troppo… – Rispose, abbozzando
un sorriso. – D’altra parte, hai fatto molto bene a mandarla dai nonni
materni… immagino che questo periodo sia particolarmente difficile, per loro
e avere la bambina, per qualche ora, li solleverà sicuramente.
- Già… – Stefano sorrise,
imponendosi di non cedere alla malinconia. – Cosa mi dici, di te? - Le chiese, quindi, sorprendendola.
- In che senso? – Replicò,
infatti, sollevando appena le spalle. – Sono in ferie, da praticamente una
ventina d’ore, dovrei sentirmi in Paradiso…
- Invece? – Domandò, intuendo
che stava attraversando un momento meno positivo del solito.
- Non dirmi che stai per dare
inizio al Diamo addosso a Raffaella?! - Sbuffò, improvvisando un’espressione
seccata. – Ti prego, è quasi Natale…
- Quando sono entrato, stavi
fissando un pacchetto… – Le disse, indisponendola ulteriormente, trattenendo
un sorriso. – Quello che ha portato Luca, se non erro…
- Non erri, signor giornalista
ficcanaso. – Decretò, continuando a sbuffare. – Sappi che non otterrai alcuno scoop, su questo argomento…
- Niente che potrebbe essere
pubblicato, eh?! – Ribatté, divertito. – Perché non lo apri, dato che appare
chiarissimo che stai morendo dalla voglia di farlo?!
- Non avresti potuto fare un
altro mestiere, date le tue doti intuitive!
- Gli disse. – D’accordo, sono curiosa di vedere cosa ha deciso di
regalarmi ma questo non significa che…
Stefano si alzò, si diresse ai
piedi dell’albero, chinandosi a raccogliere il pacchetto e poi, tornò per
consegnarglielo. – Aprilo, io vado a preparare un the… – Concluse,
accarezzandola con un sorriso fraterno. – Mi terrai compagnia?
- Volentieri. – Raffaella
annuì, torturando il fiocco con le mani e limitandosi a fissare la scatola,
mentre si allontanava, per lasciarla da sola. Sola, con il regalo che le aveva
fatto Luca… nonostante l’avesse incontrata solo per un paio di volte, prima.
I suoi occhi accompagnarono i
gesti delle mani che scioglievano il nastro e lo riponevano, sul bracciolo
della poltrona, poi le stesse dita che la scartavano e che aprivano la scatola
e solo allora, scoprirono un raffinato cofanetto di porcellana. Raffaella lo
estrasse dalla scatola di cartone per rigirarsi fra le mani quello che sembrava
essere un portagioie rotondo, osservandone i fiori, dipinti ovunque, poi ne
sollevò il coperchio e una melodia dolcissima giunse alle sue orecchie,
deliziandola immediatamente. Sorrise, tenendolo attentamente fra le mani,
continuando a godere della musica soave e della bellezza dell’oggetto che
l’aveva conquistata subito, domandandosi quale altro uomo sarebbe potuto
riuscire a sorprenderla tanto.
Stefano riapparse sulla soglia
del salone, affacciandosi, cautamente, attirato dalla musica del carillon. -
Ehi, ma è assolutamente pregevole! – Le disse, osservando il portagioie, da lontano,
non osando intromettersi completamente in quello che doveva essere un momento
intimo per la sorella.
Raffaella distolse
malvolentieri lo sguardo dal regalo, appena aperto, per posarglielo in volto. -
Proprio come la persona che lo ha scelto… – Affermò, determinata. – Non
credi?
- Sicuramente, ha buon gusto! -
Lui annuì, vagamente malizioso.
- Non vorrei rovinare l’incantesimo del momento, mi duole, davvero ma
ritengo mio dovere ricordarti che non è libero…
- Molte grazie, davvero! -
Replicò, nonostante ne fosse perfettamente conscia… anche troppo. – Ad ogni
modo, tranquillo… so che Luca è felicemente accompagnato e sono decisa a
tenerlo bene in mente, non sono più una ragazzina.
- Perdonami, non intendevo fare
la figura del cinico… – Si scusò, ancora, sinceramente dispiaciuto. – E’ solo
che non vorrei vederti soffrire e purtroppo, sembri già sulla buona strada…
- E’ probabile. – Ammise,
accarezzando nuovamente il cofanetto con lo sguardo. – D’altra parte, ho
vissuto una trentina d’anni scappando…
- Significa che non intendi più
farlo e che avresti scelto Luca, per cominciare? – Le chiese, appoggiandosi ad
uno stipite della porta.
- Non so cosa significa,
ultimamente, fatico un po’ a ragionare… – Confessò, ironicamente. – Facciamo
così… permettimi di commettere i miei errori e ti prometto che non mi servirò
della tua spalla, per piangerti addosso!
Stefano sorrise. – Mi auguro
che non dovrai servirtene ma sappi che non ti negherò mai alcuna spalla… -
Dichiarò. – E adesso, torno a vedere come procede la preparazione del nostro
the, prima di scadere in un’atmosfera nauseante da tipica vigilia di Natale…
d’accordo?
- D’accordo! – Annuì,
facendogli cenno di andarsene e scuotendo allegramente il capo. Rimasta da
sola, raccolse la carta e il fiocco, per riporli nella scatola e riaprì il
coperchio del cofanetto, concentrandosi sulla melodia della musica. – Se tu
fossi veramente tanto sensibile, mi lasceresti stare, accidenti! – Sbuffò,
riferendosi a Luca e al comportamento che aveva adottato, nei suoi confronti. -
Dovresti evitare di guardarmi in un certo modo, nonostante Gaia e… – Scosse
il capo, chiudendo nervosamente il cofanetto e riponendolo nella scatola,
rendendosi conto che si stava rovinando l’umore. – Ed io, dovrei smettere di
pensarti. – Concluse, volgendo un ultimo sguardo malinconico a quello che,
comunque, avrebbe rappresentato il regalo più bello dell’anno.
Asia bussò timidamente alla
porta della sua camera, dopo aver trascorso l’intera giornata di Natale, saltellando
per casa, abbracciata al coniglietto di peluche che le aveva regalato Luca ed
avere raccontato a chiunque che rappresentava il suo personaggio preferito
delle fiabe scritte dallo scrittore.
Esclamazioni del tipo, Come avra’ fatto a sapere che era proprio
MICKEY, il mio favorito?, oppure, Avrebbe
potuto regalarmi decine di animali ma Luca ha scelto proprio MICKEY!, erano
echeggiate, in ogni singola stanza della villa, inducendo i parenti a ridere e
a scuotere allegramente il capo, mentre a Raffaella avevano trapassato il
cuore, senza che neppure se ne fosse veramente resa conto.
- Zia… sono io, posso
entrare? – Le chiese, prima di spalancare la porta, senza l’entusiasmo con il
quale era solita farlo normalmente. -
Stai già dormendo?
La ragazza volse appena la
testa alla porta, distogliendo lo sguardo dalla finestra, seduta sul divanetto
che vi aveva sistemato accanto. – Sono sveglia, entra pure. – Le disse,
invitandola a fare il suo ingresso e sospirando, scorgendola stringere ancora a
sé il pupazzetto rappresentante uno dei personaggi meglio riusciti partoriti
dalla fantasia di Luca. – Hai intenzione di portartelo a scuola, per caso?! -
Non poté fare a meno di chiederle, indicando il coniglietto.
- Sono in vacanza! – Rispose,
la bambina, sollevando leggermente le spalle e raggiungendola, sul divanetto. -
Ciao…
- Ciao… – Raffaella sorrise,
stringendola a sé e riprendendo a guardare fuori dalla finestra. – Tutto bene?
- Sì… – Asia annuì,
abbozzando un sorriso. – E tu?
- Io? – Ripeté, sorpresa. – Sei
tu che hai smesso di saltellare e di fare il giullare per la famiglia… sei
stanca, eh?
- Credi che dovrei
telefonargli? – Le chiese, stupendola ulteriormente.
- A chi? – Domandò, pur
avendolo intuito.
- A Luca… – Confermò,
sollevando lo sguardo e puntandoglielo in viso. – Per ringraziarlo… mi ha
fatto un regalo extra-mega-galattico!
Raffaella rifletté per alcuni
secondi, mentre pensava che non l’aveva fatto neppure lei, nonostante avesse
dovuto sembrarle logico… quanto meno, educato. La realtà, per quanto fosse
scomoda da accettare, era che aveva concluso di non chiamarlo per evitare di
sentirne la voce… sapeva che, lungo il cavo del telefono, avrebbe viaggiato
il solito penoso silenzio che li avrebbe imbarazzati e che lei non era più
disposta a sopportarlo. Non era stato facile, decidere in tal senso, data la
buona educazione della quale andava fiera, ricevuta in famiglia e durante il
pomeriggio, si era ritrovata a fissare l’apparecchio telefonico più volte,
avvertendo la tentazione di chiamarlo per ringraziarlo per il regalo e aveva
anche sfogliato la guida telefonica per cercare il numero del suo appartamento
milanese. Aveva desistito, convincendosi, di volta in volta, che non lo avrebbe
trovato… che non era il giorno migliore per disturbare una persona che
conosceva appena, e via di seguito.
Accarezzò i capelli morbidi
della nipote, sorridendo. – Extra, mega, cosa?! – Replicò, tentando di
concentrarsi su quello che per lei sembrava essere un problema.
- Luca, non ti piace? – Le
chiese, a quel punto, sistemandolesi di fronte, inginocchiandosi sul divanetto
e sconcertandola. – Credevo che ti piacesse da matti e sono sicura che tu gli
piaci! – Aggiunse.
- Tu credi troppe cose,
angioletto… – Commentò, senza sfuggirne lo sguardo. – O farei meglio a dire,
diavoletto… che cosa ti sei messa in testa?
- E’ semplice… tu sei la mia
zia del cuore, lui è l’uomo più adorabile che esiste sulla terra, dopo papà,
pensavo che sareste una coppia perfetta! – Rispose, con la naturalezza tipica
dei bambini, disorientandola.
- Ti leggo troppe fiabe, a
quanto pare… – Asserì, innervosendosi, avvertendo la difficoltà
dell’argomento che avrebbe dovuto affrontare in modo da non spezzare uno dei
suoi sogni di netto. – Ascolta… per quanto mi riguarda, potresti anche avere
ragione. – Confessò, scorgendola sorridere. – Ho detto che potresti avere
ragione… – Aggiunse, tentando di farle scandagliare mentalmente la
situazione, sebbene fosse complicata persino per lei. – Asia, ci sono molte
cose che capirai quando sarai cresciuta… non voglio sottovalutarti,
tutt’altro, hai avuto una grande intuizione!
- Cosa vuoi dire, zia? – Le
chiese, evidentemente confusa.
- Che Luca mi piace ma che non
significa che ci sposeremo e che vivremo per sempre felici! – Rispose, ironicamente.
- Insomma… non convincerti di questo, perché potresti avere una grossa
delusione.
- Nemmeno se Luca ti chiedesse
di sposarlo? – La provocò, pacatamente.
- Luca ha già una fidanzata…
- Raffaella si arrese a tanta determinazione, decidendo di essere completamente
sincera. – Fidanzata… – Ripeté, sospirando. – Insomma… esce con una
ragazza, non è libero.
Asia tacque per alcuni istanti,
impensierendola, assumendo un’espressione contrita, decisamente inadatta per
una bambina della sua età e infine tornò a puntarle i grandi occhi chiari
dritti in volto. – Vuol dire che la lascerà. – Sentenziò, spiazzandola
nuovamente con la sua innocente fermezza. – La lascerà, perché si accorgerà di
amare te… io so che ti amerà, basta pensare a come ti guarda!
Raffaella scoppiò a ridere,
spiazzata da una personalità che stava crescendo più in fretta della sua stessa
età. – Tu non devi guardare la televisione, dopo le otto, ecco cosa c’è! -
Esclamò, afferrando un cuscino e gettandoglielo addosso. – Tuo padre è troppo
permissivo e certi film ti fanno male… non può esserci altra spiegazione!
Risero, cominciando a giocare e
ritrovando la loro complicità, poi si abbracciarono forte e la tenne stretta a
sé, coccolandola. – Ti sbagli, zia… – Le disse, improvvisamente, inducendola
a guardarla. – Io so che ti sbagli, se credi di non piacere a Luca.
- Non è quello che credo ma…
- Chiamiamolo… -
L’interruppe, serenamente. – Chiamiamolo per ringraziarlo per MICKEY…
d’accordo?
- Domani… – Le concesse,
arrendendosi a tanta determinazione. -
Te lo prometto…
Asia annuì, restandole
accoccolata contro, perdendosi come lei a guardare fuori attraverso la
finestra. – Va bene… – Mormorò, fissando il cielo orfano di stelle e strinse
forte a sé il coniglietto, lieta di aver raggiunto un risultato insperato.
Raffaella gettò un’occhiata
desolata, tutto intorno, seduta accanto alla finestra, nella sua camera,
cominciando a sentirsi veramente a terra. Aveva ricevuto un paio d’inviti, per
trascorrere fuori l’ultima notte dell’anno ma si era presa gli ultimi spiccioli
di tempo per assumere quella che sembrava essere diventata la decisione più
difficile dello stesso anno che volgeva al termine.
La realtà era che non aveva
voglia di uscire e che avrebbe preferito rimanere in casa, magari,
completamente sola, a crogiolarsi in una sorta di crisi esistenziale…
contemporaneamente, c’erano Stefano, i suoi genitori ed alcuni degli amici
rimasti a Milano, che premevano per convincerla ad andare a festeggiare
Capodanno. Asia era stata invitata a casa dei nonni materni e come sempre, suo
fratello aveva acconsentito, emotivamente ancora troppo sconvolto, per la
perdita della moglie, nonostante fosse altrettanto difficile, per lui,
separarsi dalla bambina e poi, aveva deciso di raggiungere alcuni colleghi
della redazione, a Cortina, per dedicarsi allo sci, abbandonato da un’infinità
di tempo e per festeggiare, con loro, Capodanno.
La certezza matematica che
sarebbe stata sola, nella silenziosa villetta, appena fuori Milano, aveva
concretizzato interiormente il desiderio di rimanerci e di passarvi l’ultima
notte dell’anno, persa in un piacevole oblio che avrebbe visto fra i suoi
pensieri un incontrastato principe: Luca!
- Zia! Zia! – La vocina
spensierata di Asia la costrinse a tornare al presente, almeno per un po’ e a
voltarsi, a guardare la porta socchiusa della sua camera. – Zia… non hai
sentito, il telefono? – La scorse affacciarsi, indicandole l’apparecchio posato
sul suo comodino.
Raffaella abbozzò un sorriso. -
Non credevo di dover rispondere… -
Rispose. – Infatti, l’avete fatto voi, di sotto!
- Già… – La bambina sorrise,
ostinandosi a mantenere un’espressione compiaciuta ed incredibilmente maliziosa
dipinta sul visetto. – Però, cercano te… – Aggiunse, continuando ad indicarle
il suo apparecchio. – Rispondi, prima che riattacchino!
- Non ho voglia di parlare con
nessuno… – Affermò, sbuffando.
- Ho già detto che eri in casa.
- Le rivelò, pacatamente, regalandole un’ultima espressione soddisfatta. -
Chiudo la porta… – Annunciò, infine, mettendosi a ridere, svanendo troppo
velocemente dalla sua stanza e lasciandola decisamente attonita.
Raffaella sospirò, allungando
un braccio per sollevare il cordless,
quindi premette il pulsantino dell’accensione per prendere la linea e se lo appoggiò
all’orecchio. – Sì?
- Ciao… – La voce calda di
Luca, indusse i battiti del cuore ad accelerare e la sensazione, stupidamente
deliziosa, che l’avvolse, la convinse di essere entrata in una tipica fase di
regressione.
Accingendosi a parlare nuovamente,
comprese di sentirsi piccola e sicuramente, più giovane di quello che era,
odiandosi. – Ciao… - Rispose,
felicitandosi unicamente di non poter essere vista, dato che era arrossita. -
Come stai?
- Sto bene… – Le disse,
inducendola a detestarsi anche per avergli rivolto una domanda così scontata. -
Ho appena parlato con Stefano e naturalmente, con Asia… continua a
ringraziarmi per MICKEY e sinceramente, mi mette in grande imbarazzo!
- Posso capirti. – Affermò,
scuotendo leggermente il capo. – Sono spiacente, è una bambina dalla fervida
fantasia e quando si mette in testa qualcosa, nessuno riesce a farle cambiare
idea… ora sostiene che hai saputo leggerle dentro, perché MICKEY è il
personaggio delle tue storie che preferisce e così, ha perso irrimediabilmente
la testa!
- E’ un risultato, stando ai
sentimenti che prova sua zia… – Commentò, lui, sorprendendola. – Voglio
dire… purtroppo, è minorenne ma almeno c’è una donna, nella tua famiglia, che
ha perso la testa per me!
- Spero che stia scherzando…
- Replicò, mentre pensava che doveva averla voluta provocare apertamente.
- D’accordo, sto scherzando. -
Le concesse, immaginando di averla seccata. – Anche se continuo ad avere le
idee confuse, sul tuo conto…
- Sono dannatamente strana, non
volermene! – Esclamò, correndo con lo sguardo all’esterno della casa e
perdendosi a fissare un albero innevato, attraverso la finestra.
- Ho capito, molto presto, che
mi somigliavi… – Le disse, con quel tono estremamente caldo di voce che la
colpiva dritto in fondo al cuore e che l’indusse a chiudere gli occhi, per
alcuni istanti. – Ad ogni modo… hai un cellulare?
- Come? – Raffaella spalancò
nuovamente gli occhi, vagamente sconcertata da quell’ultimo quesito.
- Vorrei augurarti buon anno,
domani notte… – Le spiegò, ferendola involontariamente.
Avrebbe dovuto essere ovvio che
sarebbero stati lontani, anche durante quella notte, considerata magica da
molti e che, ovunque avesse deciso di recarsi, sarebbe stato in compagnia di
Gaia eppure, ottenerne la conferma da lui, la rese maggiormente triste. - E vuoi il numero del mio
cellulare? – Domandò, tentando di ragionare per decidere se sarebbe stato o
meno il caso di rivelargli che non sarebbe affatto uscita.
- Ti dispiace? – Luca insistette,
al solito, con naturalezza. – A mezzanotte, mi piacerebbe chiamarti e così…
- Non sarà necessario. – Lo
interruppe, confusa ma decisa a non mentire. – Se proprio ci tieni, mi troverai
qui. – Luca tacque per qualche secondo, evidentemente colpito da quell’inaspettata
scoperta. – Te l’ho detto che sono strana, no?
- Aggiunse, quindi, sforzandosi di usare un tono sicuro di voce. – Non
amo particolarmente i luoghi affollati e le tradizioni! Festeggerò in casa… ammesso
che ci sia qualcosa, da festeggiare.
- Allora, potrò chiamarti lì? -
Le chiese, dopo aver assorbito quello che doveva essere stato un colpo, a
giudicare dal silenzio che si era frapposto fra loro e dal tono diverso con il
quale l’interpellò. – Ti disturberò, se a mezzanotte…
- Chiamami pure. – Lo
interruppe nuovamente, tornando a chiudere gli occhi, ormai colma di una
maledetta tristezza che attribuì ai sentimenti che la legavano definitivamente
a lui… nonostante tutto. - Sarò felice
di ricevere i tuoi auguri…
- Davvero? – Domandò, ancora
disorientato.
- Davvero! – Ripeté, mettendosi
a ridere. – Ti assicuro che hai avuto un pensiero gentile e che, come tale, non
potrò che apprezzarlo, d’accordo?!
- D’accordo. – Rispose, mentre
pensava che saperla in casa durante la notte seguente gli stava in qualche modo
rovinando le prospettive per la serata. – Grazie…
Raffaella sorrise. – Grazie a
te. – Concluse, accingendosi a riattaccare. Dopo averlo fatto, permise a
qualche lacrima di scendere a rigarle il volto e comprese di aver compiuto un piccolo
sforzo, decidendo di dirgli che sarebbe stata in casa, mentre la maggior parte
delle persone, in tutto il mondo, sarebbero state fuori a festeggiare. D’altra
parte, pensò, avrebbe anche potuto immaginarla in compagnia di qualcuno… non
gli aveva detto che sarebbe stata sola, spinta dall’orgoglio, mentre lui
sarebbe stato insieme a Gaia!
- Okay… – Si disse, alzandosi
in piedi e riponendo il cordless sul
comodino. – Così, domani, a mezzanotte, dovrai fingere di stare divertendoti e
in realtà, sarai stata a piangerti addosso, per un sacco di ore, davanti alla
TV e sai una cosa, stupida idiota che non sei altro? Ti sta bene… te la sei
cercata, avrai quello che ti meriti! – Sbuffò sonoramente, dirigendosi alla
porta e la spalancò, per scendere di sotto. – Così, imparerai ad innamorarti di
qualcuno che non sia già impegnato, d’accordo? – Si disse, ancora, furiosa per
non essere stata capace di mentire completamente e di negargli l’opportunità di
chiamarla, per augurarle buon anno. E poi,
Raffaella continuò ad interrogarsi, scendendo le scale… cosa cavolo poteva importargli, di augurarle buon anno?!
Quando sentì suonare il
telefono, intorno alle ventitré, Raffaella si recò immediatamente a rispondere,
attribuendo quella chiamata notturna alla sua migliore amica. Ambra era partita
per gli Stati Uniti d’America, l’antivigilia e sarebbe tornata nei primi giorni
del nuovo anno, così, data la differenza di fuso orario, doveva stare
preparandosi ad andare a folleggiare… probabilmente, all’interno di qualche
salone di bellezza newyorchese, concluse, sollevando il ricevitore del
telefono. – Pronto! – Esclamò, attendendosi di sentire la sua voce allegra
augurarle buon anno.
- Raffaella? – Si sentì
domandare, dall’inconfondibile voce di Luca.
- Ti disturbo?
La ragazza gettò istintivamente
un’occhiata al suo orologio da polso, temendo di essersi sbagliata circa
l’orario, assalita dal panico. – Ciao… – Asserì, mentre si sentiva persa in
quella che era stata una bugia a metà e che giustamente, le si stava ritorcendo
contro. Non avrebbe fatto in tempo ad accendere lo stereo e a riempire la casa
di musica assordante, quindi non avrebbe potuto indurlo a credere di essere in
compagnia. – Non è ancora presto per gli auguri?
- Sono qui fuori… – Le disse,
pacatamente.
Lei tacque, per alcuni secondi,
spostando con una mano la tenda della finestra più vicina, temendo di aver
capito bene. Guardò attentamente verso il cancello della villa e vi scorse
appena una macchina, ferma, all’esterno.
- Lo so, probabilmente, non
avrei dovuto… – Aggiunse, lui, nel frattempo, appoggiando la testa sul sedile
anteriore dell’automobile e continuando a guardare verso la casa della ragazza.
- Il fatto è che ti ho pensato e… non lo so, ho seguito un istinto.
- Sei qui fuori? – Domandò, stringendo
nervosamente la tenda, con la mano ed ignorando se stesse desiderando
maggiormente che la risposta fosse affermativa o piuttosto, il contrario.
- Posso chiederti di farmi
entrare? – Luca smise di tentennare, dopo aver impiegato una ventina buona di
minuti solamente per comporre il numero, sul suo cellulare, dicendosi che non
restava altro da fare che andare fino in fondo. Aveva seguito quello che si era
rivelato, all’improvviso, come un impulso estremamente forte, decidendo di
avvisare la sua compagnia che avrebbe disertato la festa, alla quale era stato
invitato e si era trovato a percorrere la strada che lo aveva condotto davanti
a Villa Mancini, quindi era restato in auto e aveva tratto la conclusione che
dovesse essere da sola, data l’assenza di luci accese, in più stanze, di
macchine posteggiate nel giardino o appena fuori, sulla strada e di uno strano
silenzio ovattato, che attorniava la casa.
- Perché? - Raffaella sentì quella parola esplodere in
gola e fuoriuscire dalla bocca, con la stessa paura che accompagnava i suoi
sentimenti, nei confronti dello scrittore. Sapeva perfettamente di essere sola,
di essere incredibilmente attratta da Luca, quindi la più debole, fra i due e
di sentirsi lusingata da ciò che le aveva appena chiesto… e proprio per
quello e per un’infinità di altri motivi, avrebbe dovuto impedirgli di entrare
in casa.
- Vorrei stare con te. -
Rispose, accendendola come le decine di luci natalizie che adornavano il grande
albero, nel salone e i giardini delle case vicine.
La mano di Raffaella corse al
citofono e lei la guardò, premere il pulsante dell’automatismo del cancello,
come se fosse stata in trance.
Riattaccò il telefono e si diresse alla porta principale, quindi l’aprì e restò
a guardarlo scendere dalla macchina, dopo averla posteggiata, all’interno del
giardino e fermarsi ad osservarla per un tempo breve che sembrò infinitamente
lungo ad entrambi. – Non stare lì, ti prego… – Gli disse, invitandolo a
raggiungerla, completamente scioccata da un evento che non avrebbe potuto
programmare e che, se anche l’avesse sognato, sarebbe sicuramente stato meno
elettrizzante. – Fa freddo…
Luca annuì, rendendosi conto
che, ogni altro minuto che avrebbe trascorso senza provare a toccarla, sarebbe
stato penosamente insopportabile. Varcò la soglia della villa, senza aprire
bocca, avvertendo la tensione che lo aveva accompagnato lungo il tragitto e che
sembrava essersi centuplicata.
- Vuoi darmi il cappotto? -
Raffaella sorrise, chiudendo la porta e faticando a mantenere lo sguardo sul
suo viso per più di dieci secondi di seguito.
Erano le stesse, le domande che
si stavano ponendo e non sarebbero riusciti a fornirsi risposte
tranquillizzanti… i loro occhi comunicarono l’identica ansia dell’ignoto. -
Sei sola? – Le chiese, consegnandole l’indumento e guardandosi intorno.
- Sei elegantissimo! – Esclamò,
tentando di ammorbidire l’atmosfera colma di premesse destinate a
concretizzarsi velocemente.
Luca indossava un completo,
composto da pantaloni aderenti e da un dolcevita, sotto ad una giacca nera, i
quali fasciavano perfettamente i suoi muscoli ben modellati e lo rendevano più
attraente del solito. Ma forse era la situazione, priva di alcuna
premeditazione, a renderli ulteriormente eccitanti, ai loro stessi occhi. -
Avrei dovuto avvisarti… – Asserì, restandole di fronte, in piedi,
nell’ingresso. – Il fatto è che stavo per andare ad una festa, quando ho
cominciato a pensarti e…
- Non importa perché hai deciso
di venire… – Lo interruppe, invitandolo a precederla, verso il salone illuminato
ad intermittenza dalle luci dell’albero. – E’ bello che sia qui… nient’altro.
Luca si accinse a precederla ma
mossi solamente pochi passi, allontanò ogni timore da sé e si girò, prendendola
fra le braccia. Il respiro accelerò leggermente, mentre ne respirava il profumo
e le sue mani si perdevano fra i suoi capelli morbidi. – Dio, quanto ti
desidero… - Confessò, in un sussurro.
Raffaella trattenne a stento la
voglia di catturarne le labbra, confidando nella razionalità che era solita
sorreggerla e soccorrerla, in situazioni ritenute pericolose e sospirò,
affondando il volto nelle pieghe morbide della sua giacca. – Ti prego… -
Mormorò, immaginando che non sarebbe riuscita a rifiutarne ulteriori avances.
Luca sorrise dolcemente,
camminando all’indietro, senza scioglierla da quel caldo abbraccio e raggiunse
il divano, mettendocisi a sedere sopra, con lei. – Voglio passare la notte, con
te. – Le disse, tenendola stretta a sé e sforzandosi per mantenere il
controllo, apprendendo definitivamente di esserne stato catturato e di essersi
pregustato, più volte, un momento come quello, dopo averla conosciuta.
- Perché non sei andato alla
festa? – Domandò, sollevando la testa quel tanto che sarebbe bastato per
guardarlo.
- Non posso più fingere… -
Rispose, prendendole il volto fra le mani e riempiendola di quella luce emanata
dagli occhi, che l’aveva conquistata da subito. – L’anno sta finendo ed io, non
riesco a pensare a qualcosa che desideri avere più di te…
- Come facevi a sapere che ero
sola? – Gli chiese, tentando disperatamente di allontanare quello che sarebbe
inevitabilmente successo, angosciata all’idea di doverlo perdere immediatamente
dopo.
- Non lo sapevo… – Confessò,
regalandole un sorriso meravigliosamente malizioso. – Ma l’ho sperato… lo
ammetto, non sono venuto armato delle migliori intenzioni!
- Non possiamo farlo. -
Decretò, sottraendosi alle sue mani e scattando in piedi.
- Non possiamo fare cosa? -
L’incalzò, rimanendo a guardarla, disorientato.
- So che non sono più una
ragazzina, probabilmente, penserai che sono una stupida ma…
Il telefono prese a squillare,
interrompendola e spezzando la spaventosa tensione che era andata
accumulandosi, dopo che si erano lungamente abbracciati, respirando i relativi
profumi e le relative emozioni. – Non rispondere… – Le chiese, alzandosi in
piedi e raggiungendola. – Ti prego, resta qui…
Raffaella si lasciò nuovamente
abbracciare, tentando inutilmente di ignorare gli squilli del telefono, per
alcuni interminabili secondi. – Lasciami andare… – Lo implorò, tentando di
controllare il respiro e di recuperare il fiato, che sembrava esserle stato
rubato, mentre i loro corpi si erano, finalmente, toccati. – Lascia che
qualcuno mi soccorra… – Aggiunse, inducendolo a sorridere, usando un tono volutamente
malizioso che gli lasciò presagire un evolversi positivo della situazione.
Restò ad osservarla recarsi a
rispondere, proponendosi di non permetterle più di aprire bocca al suo
ritorno… se non per accogliere la sua, concluse, acceso di un desiderio
piacevolmente maggiore a quanto avrebbe potuto aspettarsi.
Si appoggiò ad uno stipite
della porta, incrociando le braccia davanti, accarezzandola con gli occhi ma
non ebbe il tempo per tornare a concentrarsi sulle sue emozioni, perché si
accorse che aveva cominciato a piangere. Aggrottò la fronte, allarmandosi,
avvicinandolesi istintivamente e quando le fu giunto alle spalle, la ragazza
gli si adagiò contro, terminando di parlare con il suo interlocutore
telefonico.
- Che succede? – Domandò,
quando ebbe riattaccato, mentre se la rigirava fra le braccia e la guardava
attentamente in viso. – Cosa è successo… perché stai piangendo?
- Asia… – Raffaella mormorò
quel nome, cominciando a singhiozzare, spaventandolo seriamente.
- Cos’è successo, ad Asia? – Le
chiese, insinuandole le mani fra i capelli e tentando di farla reagire.
- E’ caduta… – Mormorò,
scuotendo la testa. – Era dai nonni, pare che sia salita su una terrazza, per
gioco e che sia scivolata…
- Come sta? – L’interruppe,
immaginando che non doveva trattarsi di una sciocchezza dato lo stato d’animo
in cui versava. – Ti hanno detto come sta? Ha perso i sensi?
- E’ in ospedale. – Rispose,
respirando profondamente per tentare di recuperare il controllo. – Sono tutti
là…
- Andiamo. – Concluse, precipitandosi
a prendere i loro cappotti, nell’ingresso ed aiutandola ad indossare il suo. -
Ti accompagno… – S’interruppe, per un istante, specchiandosi nei suoi occhi
bagnati di pianto. – Sempre che non t’imbarazzi, arrivare con me… – Aggiunse,
bloccandosi sulla soglia.
Raffaella lo guardò, allungò
una mano e la trattenne, per alcuni secondi, sulla sua guancia, colmandosi di
gratitudine. – Non sarei nemmeno in grado di guidare… - Mormorò, satura di un dolore che non
avrebbe saputo raccontare.
- Andiamo… – Luca annuì,
prendendo quella mano e sfiorandogliela, con un bacio, quindi spalancò la porta
e se la richiuse alle spalle. - Andrà
tutto bene. - Aggiunse, piano. -
Vedrai… andrà tutto bene.
- 5 -
Quella
donna bellissima aveva occhi chiari e capelli biondi, molto simili ai suoi e le
sorrideva, tendendole le mani, al termine di quel lungo tunnel, avvolto da una
luce bianchissima, che la colmava di gioia e di beatitudine. Doveva essere
lei… la sua mamma, la mamma che era stata costretta ad abbandonarla, quando
aveva avuto appena quattro anni e che le era stata solamente raccontata, di cui
conservava vaghi ricordi.
Le
sembrava di sentirla parlare, con una voce dolcissima, l’invitava a prenderle
la mano e le diceva di stare tranquilla, di non avere paura… che sarebbe
andato tutto bene ed era così, che la faceva sentire: assolutamente tranquilla.
C’era qualcos’altro, però e
sembrava provenire dallo stesso punto del tunnel… solo che non aveva volto,
non aveva mani che l’invitavano a raggiungerla, era una voce ed apparteneva ad
un uomo, a qualcuno che doveva essere altrettanto rassicurante, perché
l’esortava a sorridere.
Asia non poteva decidere:
doveva correre verso quelle mani tese, nonostante l’esortassero, piuttosto, a
rimanere dov’era o avrebbe fatto meglio ad aprire gli occhi, spalancandoli sul
volto addolorato di quel giovane uomo che le stava raccontando una fiaba?
Raffaella si appoggiò alla
parete e scosse il capo, trattenendo a stento un singhiozzo, continuando ad
osservare Luca, attraverso la grande vetrata che separava le stanze. Dovevano
essere trascorse alcune ore, anche se non era in grado di formulare un’ipotesi
realistica del tempo che passava e che, inesorabile, tratteneva Asia inchiodata
su quel letto d’ospedale, in un reparto che aveva soltanto sentito nominare:
quello di rianimazione. Avevano fatto una tristissima spola, agghindati dentro
a camici sterili, da quando la bambina era stata trasportata lì dentro, in
stato di coma e non c’era ancora stato qualcuno che fosse stato in grado di
assumersi la responsabilità di assicurare loro che, presto, la loro piccola
Asia, sarebbe tornata a dispensare sorrisi e gridolini entusiastici.
Luca si era avvicinato a
Stefano, il mattino seguente a quell’orribile ultima notte dell’anno, posandogli
una mano sulla spalla, dopo essere sparito per qualche tempo e gli aveva
chiesto il permesso per introdursi al capezzale della bambina. – So che ruberei
ore preziose, a voi, che avete tutti i diritti di stare con lei… – Aveva
mormorato, stringendo fra le mani un’agenda. – Il fatto è che… ho qui
qualcosa che potrebbe aiutarla. – Aveva aggiunto, indicandola. – Sono tornato a
casa e ho buttato giù alcune frasi…
Stefano lo aveva guardato,
affranto da un dolore che somigliava a quello vissuto dall’intera famiglia, un
paio di anni prima, quando era stata Antonella a lasciarli, per sempre. – Hai
scritto qualcosa, per Asia? – Gli aveva chiesto, favorevolmente colpito da quel
gesto amorevole.
- Una sorta di seguito di “Un
prato di carote”. – Luca aveva sorriso, alludendo alla favola che aveva avuto
come protagonista MICKEY, il coniglietto adorato dalla bambina. – E’ la sua
storia preferita e così…
- Vai da lei… – Lo aveva
interrotto, a quel punto, cedendo nuovamente alle lacrime, commosso quanto gli
altri familiari presenti. – Costringila a tornare fra noi… te ne prego, dalle
un motivo per cui riaprire gli occhi.
Raffaella stropicciò gli occhi,
gonfi e ormai aridi di lacrime, quando una mano le si posò sulla spalla. – E’
una persona meravigliosa. – Sua madre le rivolse un sorriso, facendo appena un
cenno, al di là della vetrata.
- Sta leggendo una storia che
deve aver scritto in un paio d’ore… – Mormorò, distogliendone lo sguardo per
puntarlo dritto sul viso della donna.
- Stefano mi ha raccontato
alcune cose… – Aggiunse, lei, invitandola a sederlesi accanto poco distante.
- Non sapevo che esistessero ancora uomini così sensibili…
- Luca è particolarmente
amabile. – Convenne.
- E lo ami, anche tu… -
Intuì, assentendo con la testa. – Non è così? Tu lo ami.
- Molto probabilmente. – Le
concesse, abbassando lo sguardo.
- E’ là dentro da almeno tre
ore, dovresti suggerirgli di andare a riposare un po’… – Le disse, evitando
di fare commenti su quello che le era apparso evidente da subito. – Quello che
ha fatto è decisamente… non saprei, direi bellissimo ma siete qui, da ieri
sera e avete entrambi bisogno di andare a riposare. Resteremo io e tuo padre,
insieme a Stefano…
- Voglio rimanere. – Decretò,
scuotendo il capo.
- Io dico che devi andare a
casa… e lo farai. – Ribatté, sua madre, più determinata ancora. – Vai a dire
a Luca di accompagnarti a casa e di fare altrettanto… tornerete, stasera.
Raffaella sospirò, alzandosi in
piedi. – Tanto, vinci sempre tu… - Commentò,
abbozzando un sorriso e dirigendosi alla vetrata, per attirare l’attenzione di
Luca.
Asia sorrise, continuando a
vagare, in un piacevole oblio e pensò che, finalmente, MICKEY aveva incontrato
una compagna perfetta, mentre Luca si congedava dolcemente, da lei, dopo
averglielo raccontato.
BETTY e’ una coniglietta adorabile… mi piace!, gli
disse, non riuscendo ad aprire la bocca, mentre lo vedeva alzarsi e chinarsi,
per sfiorarle la fronte con un bacio. Mi
dispiaceva tanto che non li avessi fatti sposare, nell’altra fiaba… grazie!,
le parve di dirgli, ancora, seguendolo verso la porta. Torna presto, voglio che finisci di leggerla!, concluse, tornando a
passeggiare nella luce.
Fermando la macchina al termine
del vialetto, davanti a casa sua, si voltò a guardarla e pose fine al silenzio
che aveva regnato, fra loro, durante l’intero tragitto. – Non voglio lasciarti.
- Rivelò, sorprendendola.
Raffaella abbozzò un sorriso,
svuotata di ogni forza negativa. – Non voglio che tu lo faccia. – Gli disse, posando
la mano sulla chiave dell’accensione e girandola, in modo da spegnere il motore
dell’auto. – Entra, ti prego… impazzirei, se rimanessi da sola.
Luca sganciò la cintura di
sicurezza, aprendo lo sportello, attese che avesse fatto altrettanto e le si affiancò,
circondandole le spalle con un braccio. – Sono certo che avremo presto buone
notizie. – Affermò.
- Io no. – Scosse il capo,
affranta, cercando le chiavi di casa, nella borsetta e scoppiando nuovamente a
piangere.
Luca l’aiutò ad aprire la
serratura della porta, poi le tolse il cappotto e lo andò ad appendere accanto
al suo, infine l’accolse fra la braccia, confortandola. – Devi crederci. –
L’esortò, sfiorandole i capelli con le labbra.
- Non ci riesco… – Confessò,
tentando di asciugare il viso con un fazzoletto di carta. – Non ho abbastanza
forza… vederla in quello stato d’immobilità mi ha strappato il cuore, Luca!
- E’ successo anche a me,
quando l’ho vista da vicino… – Le disse, osservandola raggiungere una
poltrona e lasciarcisi cadere sopra. – E’ spaventoso, lo so… i bambini
dovrebbero sempre poter essere in grado di saltellare e di ridere, spensierati!
- Sei stato fantastico, sai? -
Gli rivelò, voltando appena il viso per guardarlo e regalandogli un sorriso che
lo accese di altra energia. - Sarai
stanchissimo…
Scosse il capo, raggiungendola,
poi le s’inginocchiò davanti e le accarezzò i capelli, spostandoglieli dalla
fronte. – Ho solamente fatto quello che sentivo… – Affermò, spaziando con lo
sguardo sul suo volto e catturandone i sensi. – Come adesso, io… io vorrei
abbracciarti.
Raffaella trattenne il respiro,
rapita dalle emozioni espresse dal suo viso. – Fallo… - Mormorò, morendo dalla voglia di sentire il
calore del corpo sul suo.
Luca l’attirò a sé,
stringendola appassionatamente, poi tornò a guardarla. – Vorrei anche
baciarti… – Asserì, fissando le sue labbra.
Trasse alcuni respiri profondi,
sopraffatta dal desiderio di cedergli completamente. – Fallo… – Assentì con
il capo, considerando il momento irragionevolmente irripetibile. – Non importa
se dovrò pentirmene… – Aggiunse, in un sussurro.
Luca si chinò su di lei,
adagiandola sul tappeto e finalmente, mise in atto qualcosa che era stato quasi
sofferenza, fino a quell’istante, tramutandolo in appagamento totale, per entrambi.
- Non potrei mai pentirmi, per questo… – Mormorò, risollevandosi con la
schiena, per togliersi la giacca, prima di tornare a baciarla con trasporto. -
Né per questo… – Disse, ancora, cominciando a fare scorrere la lampo del
vestito che indossava ed accarezzandole la schiena, vedendola eccitarsi. – Ti
voglio… non c’è altro che ti possa dire e non mi sento in colpa, ti voglio.
Senza che potesse quasi
rendersene conto, cominciò ad accarezzare i muscoli delle sue braccia, coperti
dalla stoffa aderente della maglia che indossava, scoprendosi altrettanto
ansiosa di toccarne la pelle nuda. Scese con entrambe le mani e con gesti
sbrigativi, slacciò la cintura dei suoi pantaloni, facendone scorrere la lampo,
quindi lo guardò alzarsi per permetterle di procedere e lo scoprì pronto a
farsi sedurre da quel gioco elettrizzante. – Non piangere più… ti prego,
voglio vederti sorridere. – Le sussurrò, prendendole il volto fra le mani ed
asciugandolo con le sue. – Se, però, hai
qualche dubbio…
Le mani della ragazza s’insinuarono sotto la stoffa dei boxer
che indossava e lui chiuse gli occhi, fremendo, inebriato dagli attimi che
stavano inaspettatamente rendendo concreti. – Smettila di parlare… – Ordinò,
sorprendendolo piacevolmente. – Lo faremo dopo… vuoi?
Sospirò, riappropriandosi con
foga delle sue labbra e diede inizio a quello che si sarebbe tramutato
nell’atto d’amore più sconvolgente che avessero mai creduto di poter vivere.
- Non pensavo che sarebbe
successo… – Raffaella sospirò, sdraiata al suo fianco, sul grande tappeto,
con il volto girato da un lato. – Non così… senz’altro, non in un momento
come questo.
- Lo so… – Luca annuì,
completamente svuotato di energia, comprendendola perfettamente. – Il fatto è
che non sono più riuscito a fingere di provare qualcosa di diverso dal
desiderio e non sapevo più come tentare di consolarti… volevo che smettessi
di piangere.
- Non sono pentita. – Gli
assicurò, rimanendo comunque girata e continuando a fissare una delle greche
che erano dipinte sul tappeto sottostante.
- Ma non mi guardi, da
quando… – Lui s’interruppe, invitandola a voltarsi con il braccio che teneva
sotto alla sua testa. – Da quando ti ho detto che dovevo andarmene. – Concluse.
- Mi comporto come una
scolaretta delusa… – Raffaella abbozzò un sorriso, sollevandosi a sedere e
tornando a voltargli le spalle. – E’ logico che tu voglia andare a casa e
poi…
- E poi, hai detto di amarmi. -
Decretò, inducendola a chiudere gli occhi e ad arrossire, mentre l’invitava
nuovamente a guardarlo. – Non devi vergognarti di provare un sentimento tanto
bello…
Ma lui, non aveva fatto
altrettanto… non le aveva detto di contraccambiarla e sebbene non se lo fosse
aspettato, dopo il modo sconvolgente in cui si erano amati, per ben tre volte,
sentirgli pronunciare qualcosa che somigliasse ad un sintetico Ti amo, non
sarebbe stato così terribile!?
- Sono
stata benissimo ma la realtà è diversa da quello che è successo, stamattina e
adesso, abbiamo bisogno di tornare alle nostre vite. – Sentenziò, raccogliendo
i suoi indumenti sparsi attorno a loro ed indossando velocemente l’abito che le
era stato levato, da quelle mani meravigliose, qualche ora prima. – Vai pure…
credo che Asia avrà ancora bisogno di te ed io, non ti ho certo fatto riposare!
Luca indossò i boxer, quindi si
alzò e raccolse i pantaloni, rimettendoseli, infine, si riappropriò della
maglia e si recò a posargliela sulle spalle. – Posso lasciartela? – Le chiese,
disarmandola, con uno sguardo vagamente malinconico.
Raffaella si perse nel verde di
quegli occhi che riflettevano la magia delle storie che scriveva. – Perché? -
Domandò, stupita e confusa, per ciò che era successo in fretta e che, comunque,
aveva rispettato i loro desideri più intimi.
- Perché voglio che la tenga
tu. – Rispose, attirandola a sé attraverso le maniche della maglia e
sfiorandole le labbra con un bacio. – Asia mi aveva detto che ti piace… è per
questo, che l’ho indossata, ieri sera. – Aggiunse, sospirando, inebriandola.
- Davvero? – Gli chiese,
colpita da un altro dei suoi gesti inaspettati, così colmi di un amore,
inespresso verbalmente e commossa, data la protagonista di quel piccolo
episodio. – Lo dici solo per confortarmi… – Commentò, subito dopo, scuotendo
la testa e scrollandosela dalle spalle. – Stai cercando di aiutarmi ad
abituarmi alla tua assenza, vero? Credi sul serio che mi basterà stringere
quella maglia, fra le braccia, respirando quel tuo maledettissimo profumo, per
fare a meno di te?
Luca strinse forte la manica
dell’indumento che gli era rimasta in mano, fissandola dritto in viso. – Può
darsi che sia un po’ vigliacco… non lo siamo tutti, noi uomini? – Ammise,
piuttosto umiliato da un gesto così pieno di disprezzo. – Ma tu, invece…
pensi davvero che potrei sparire, dopo quello che è successo fra noi?
- Lo credo… – Lei annuì,
rammentando fin troppo bene i motivi per i quali aveva tentato di resistergli,
la sera prima, quando si era detta che, se avessero finito per fare l’amore,
sarebbe stato impossibile continuare a fare a meno di lui. – Credo soltanto che
non sia pronto ad impegnarti e non posso condannarti… dopo tutto, abbiamo
fatto quello che volevamo e non è colpa tua, se non sarò in grado di vivere
senza di te!?
Abbassò lo sguardo, per un
istante, prima di colmare lo spazio che aveva frapposto fra loro fisicamente e
le si pose nuovamente di fronte, porgendole la maglia. – Voglio che la tenga
tu, d’accordo? – Ripeté, tenendo fermamente in mente il motivo principale per
il quale non poteva dirle che l’amava… soprattutto, in un momento così
delicato della sua vita, mentre l’unica nipote giaceva ricoverata in ospedale,
in stato di coma.
- Se ti farà sentire meglio…
d’accordo. – Si arrese, concedendogli di appoggiarle una mano sulla guancia. -
Perdonami, devo aver accumulato troppa tensione e dovrei ringraziarti per…
- Non posso dirti quello che
vorresti sentire, adesso. – L’interruppe, piano, maledicendo il destino che lo
stava ponendo in una situazione così dannatamente bella e difficile. Aveva
appena scoperto di amare Raffaella e solamente un paio di giorni prima, di
avere un cancro. Sospirò, pensando alle
parole che aveva speso, il medico che aveva consultato, uno dei suoi più cari
amici, dopo avere esaminato il grosso neo che sembrava essere aumentato
spropositatamente durante gli ultimi mesi e che lo aveva indotto ad andare a
farlo esaminare. Sara’ conveniente intervenire, in fretta…, aveva detto,
pacatamente, hai fatto molto bene a venire… fissiamo l’intervento per il
sette di gennaio, poi, quando sapremo di che natura e’, potremo decidere come
procedere, aveva concluso, non potendo fare a meno di allarmarlo. E adesso,
scopriva di essere ancora capace di amare incondizionatamente una ragazza
speciale, come lei, che stava tenendo fra le braccia, dopo averci fatto
l’amore… la stessa ragazza che stava soffrendo per ciò che era accaduto alla
nipote di sei anni e che aveva inutilmente tentato di convincere che, presto,
l’avrebbe avuta ancora intorno, a saltellare con lo stesso entusiasmo di prima
della disgrazia.
- Lo so… – Raffaella annuì,
abbandonandoglisi fra la braccia ed annodando le maniche della sua maglia
attorno al collo. – Hai ragione… adoro questa maglia e quando la indossi, mi
fai stare male.
Luca si scosse dai pensieri
relativi al prossimo intervento chirurgico e al responso che lo attendeva, per
l’attesa del quale non poteva permettersi di impegnarsi in relazioni importanti
o in impegni professionali a lungo termine e sorrise, scompigliandole i
capelli. - Addirittura? -
Le chiese, divenendo velatamente malizioso.
- Non hai idea dei pensieri che
mi passano per la testa, quando indossi questa… – Ripeté, decidendo di non
comportarsi in un modo che potesse contribuire ad aiutarlo a rimanere lontano
da lei. - Su di te, è assolutamente…
- S’interruppe, pensando ovviamente ad Asia e al modo in cui era solita
usufruire di quel termine. – Insomma, ti rende assolutamente irresistibile!
- Fortunatamente, ne ho molte
altre simili… – Confessò, compiacendosi di quella confessione inaspettata. -
Dimmi una cosa, Raffaella… – Aggiunse, infine, dopo averle sfiorato le labbra
con un bacio. – Sei davvero convinta che potrei sparire?
- So che non lo farai… -
Rispose, piano. – Per il bene di Asia.
- E quello che abbiamo fatto,
prima, non conterebbe nulla per me? – Le chiese, ancora, sconcertato.
- Non quanto è contato, per me.
- Asserì, abbozzando un sorriso. – Ma ti prego, non costringermi a diventare
odiosa… non ce l’ho con te e adesso, vai, ti scongiuro!
- Ti vedrò, stasera, da Asia? -
Domandò, continuando a ritenere giusto tacere fino a quando non avrebbe saputo,
con esattezza, la natura del piccolo cancro che era silenziosamente cresciuto
sulla sua schiena.
- Io sarò lì… e ti sarò
grata, se vorrai tornare a leggerle ancora quella storia. – Rispose, solamente.
- Contaci. – Annuì,
indietreggiando e congedandosi con un ultimo sorriso malinconico. – L’ho
scritta, per lei… e la farò pubblicare, per lei, dedicandogliela. – Aggiunse,
incoraggiandola ad essere ottimista. – D’accordo?
Raffaella annuì, stringendo la
maglia che le aveva lasciato e seguendolo con lo sguardo fino alla porta.
Ascoltò il rumore del motore della macchina che si avviava e solamente quando
fu svanito, in lontananza, avvertì un brivido che le attraversò la schiena e
che l’indusse a sentirsi schiacciata da una nuova solitudine. – Concentrati su
Asia. – Si disse, chinandosi a raccogliere la sua biancheria intima e decidendo
di salire, per prepararsi a raggiungere nuovamente l’ospedale, cominciando ad
avvertire la stanchezza accumulata, durante la notte e naturalmente, nelle
ultime ore trascorse con Luca. – Ora, ha bisogno di tutto l’amore possibile…
Quella, era la voce di papà…
ci doveva essere papà, dentro a tutta quella luce bianchissima e sarebbe stato
meraviglioso, se avesse visto mamma!
Asia sorrise, allungando le
manine, in direzione del tunnel che non era ancora riuscita a percorrere fino
in fondo, al termine del quale, quella donna bellissima che aveva identificato
con sua madre, sembrava essere scomparsa.
Papa’!, tentò di gridare, vagando con lo sguardo accanto a sé e
scorgendolo, seduto accanto ad un lettino, sul quale doveva essere stata
sdraiata, da qualcuno e non ricordava quando… Papa’, accompagnami da mamma, voglio rivederla!.
Stefano volse appena la testa
alla vetrata, riconoscendo Luca e sua madre, che non lo aveva lasciato un
attimo, da quando era accaduto l’incidente. Sospirò, appoggiando delicatamente
sul letto la mano della bambina che aveva tenuto fra le sue e alzandosi, per
raggiungerli all’esterno della stanza. – Ciao… – Si rivolse allo scrittore,
che lo abbracciò brevemente.
- Novità? – Luca soffriva quel
tanto che bastava a fargli immaginare quanto dovesse essere devastante, per lui
e si sentiva dannatamente impotente.
- Mi è sembrato di vederla
muovere, un attimo fa… – Rispose, l’uomo, scuotendo piano la testa. – Ma i
dottori dicono che potrebbe anche non significare niente, di non attribuirvi
troppa importanza… mi chiedo se hanno dei figli.
- Già… – Luca abbozzò un
sorriso, comprendendo il suo stato d’animo. – Posso entrare?
- Certo… – Annuì, con
gratitudine. – Vedo che ti hanno già agghindato… – Aggiunse, alludendo al
camice sterile che indossava.
- Signor Antonioni… – La
madre di Stefano lo chiamò, scorgendolo uscire dalla stanza della nipotina,
qualche ora più tardi, approfittando della breve assenza di suo figlio che
aveva convinto ad andare a riposare per un po’. – Sono la mamma di Raffaella…
- Si presentò, ufficialmente, stringendogli la mano. – E volevo ringraziarla,
per quello che sta facendo…
Luca sorrise, mettendolesi a
sedere accanto. – E’ una sciocchezza… – Le assicurò, pacatamente. – Sto
solamente sfruttando il mio lavoro, in un ridicolo tentativo di ricondurre
quella vostra meravigliosa bambina alla vita…
- Non è affatto ridicolo, quello
che fa… – La donna scosse la testa, indagando nei suoi occhi. – Raffaella,
non è ancora tornata… – Aggiunse, poi,
certa che non potesse essere un caso. – Come stava, quando l’ha lasciata?
- E’ molto affezionata, ad
Asia… – Rispose, intuendo che ci fosse ben altro di cui avrebbe voluto
parlargli e che, probabilmente, stesse solamente cercando le parole più
adatte. - Ma non devo certo dirglielo
io…
- Raffaella è una ragazza
adorabile e seppure non sarò obiettiva, dato che è mia figlia, posso tranquillamente
affermare che sono orgogliosa di lei. – La donna annuì, sorridendo, serenamente.
- Quando è morta mia nuora, abbiamo temuto che Stefano non si sarebbe
ripreso… ha sofferto tantissimo e abbiamo avuto paura, anche per il delicato
equilibrio di Asia.
- Posso immaginare… -
Convenne, ascoltandola con attenzione.
- Raffaella ha preso in mano la
situazione. – Aggiunse. – Ha deciso che sarebbe andata a vivere con loro e non
si è posta limiti… a distanza di due anni, infatti, sta ancora nella loro
casa. Lavora, si preoccupa dell’educazione della piccola, inventa
quotidianamente avventure e collabora a riempire lo spazio fra quelle mura di
allegria, in modo che Stefano non debba lasciarsi andare.
- Quando ho conosciuto Asia,
durante un incontro con la sua scuola, mi è venuta incontro e ha cominciato a
decantare le doti della zia… – Le svelò, regalandole un sorriso dolcissimo. -
Quando è tornata, più tardi, insieme a lei, mi sembrava già di conoscerla… è
più che evidente che si vogliono un bene incredibile.
- Antonella ne sarebbe
felice… – Commentò, la donna, alludendo alla nuora prematuramente scomparsa.
- Ho solamente paura che Raffaella si sia annullata, per amore nei loro
confronti… non so come spiegarle, ogni tanto, penso che dovrebbe pensare
anche a se stessa. Praticamente, vive come se fosse sposata e tende, troppo
spesso, a dimenticare che avrebbe diritto a qualcos’altro…
- Capisco perfettamente quello
che vuole dire. – Affermò, interrompendola. – Sono certo, comunque, che
Raffaella sia una persona talmente eccezionale che non resterà sola… presto,
incontrerà qualcuno che saprà riconoscere le sue doti e che le apprezzerà a tal
punto da volerla accanto, per sempre.
- Lei, dice? – La donna lo
scrutò attentamente in viso, cogliendo una luce malinconica attraversarlo in
fretta.
- Molto presto. – Ripeté,
alzandosi in piedi e porgendole la mano. – Ho un impegno che non posso
rimandare… – Si giustificò, ricordando che doveva assicurarsi che fosse stato
preparato tutto per il suo imminente ricovero in ospedale. – Raffaella ha il
numero del mio cellulare, mi raccomando…
chiamatemi, se dovessero esserci novità. A qualunque ora. D’accordo?
La signora annuì. – D’accordo.
- Rispose. – Grazie, ancora… arrivederci.
- A presto… – Luca si allontanò,
velocemente, dirigendosi a lasciare gli indumenti sterili, non potendo fare a
meno di chiedersi se i suoi sentimenti nei confronti della ragazza fossero
talmente evidenti da poter essere scoperti da chiunque l’avesse solamente
guardato. Eppure, Raffaella stessa, non sembrava aver capito… avevano fatto
l’amore, appassionatamente, l’aveva stretto fra le braccia e nonostante tutto,
doveva aver pensato che si fosse semplicemente limitato a dare sfogo alle esigenze del corpo. Aveva troppa paura
di non poterle offrire il futuro felice che meritava, ignorando la natura del
male che aveva recentemente scoperto di avere e dopo essersi scoperto
innamorato di lei, nuovamente ed inaspettatamente, non si era proprio sentito
di rivelarle che l’amava. Non lo avrebbe fatto, concluse fra sé, fino a quando
non sarebbe stato sicuro di avere abbastanza vita, davanti a sé, per offrirle
spensieratezza e giorni infiniti, costellati di avventure positive.
Come avrebbe potuto,
soprattutto nella situazione che stavano attraversando, con la piccola Asia,
costringerla ad assistere anche al suo ricovero e a passare altre ore di
angoscia, in un’attesa che sembrava interminabile, persino a lui e che, magari,
sarebbe finita, a distanza di altri giorni, con cattive notizie?
Luca scosse il capo,
promettendosi che non le avrebbe accennato nulla, nonostante sarebbe
significato lasciarle intendere di non essere innamorato di lei e
probabilmente, nel momento in cui avesse scoperto di essere stato graziato dal
cielo, accorgersi di avere perduto l’unica donna che avrebbe voluto accanto,
per la vita.
Andrea lo fissava, stralunato,
mentre terminava di preparare la valigia per l’imminente ricovero. – Tu devi
essere pazzo… – Affermò, pacatamente.
- Penso proprio di sì o non
avrei assunto te. – Tentò di scherzare, facendo scorrere la lampo della valigia
e posandola sul pavimento.
- Mi hai praticamente detto di
esserti innamorato e non ti accadeva da secoli, se rammento bene… – Riprese,
l’amico, fingendo di non averlo sentito. – Avete fatto l’amore, anche se non
conosco i dettagli… – Abbozzò una smorfia buffa, scorgendolo lanciargli
un’occhiata contrariata. – D’accordo, d’accordo… – Aggiunse, ridivenendo
serio. – Dopo tutto, non mi serve conoscere i particolari… ma adesso, non
puoi venirmi a dire che non le hai raccontato niente!?
- Voglio poterle offrire il
mondo. – Gli spiegò, determinato ad agire come si era prefisso. – Il mondo,
capisci? Non una nuova preoccupazione… non voglio che debba fare la spola fra
il reparto di cura intensiva e quello di oncologia, magari, per giorni, fra
speranze ed illusioni destinate a sconvolgerla ulteriormente. Come puoi non
capire che lo faccio perché l’amo?!
- Non è questo… – L’amico
scosse il capo, fissandolo negli occhi. – So che cosa si prova, nell’attesa di
notizie simili, ricorda che ti voglio bene…
- Se non fosse stato per il
lavoro, probabilmente, non l’avrei detto nemmeno a te. - Gli assicurò.
- Sono felice che l’abbia
fatto, invece. – Decretò. – Non puoi affrontare tutta questa specie di odissea,
da solo… e proprio perché ti voglio bene, sono sicuro che Raffaella si
sentirebbe meglio, se sapesse la verità. Vorrebbe condividere con te, non solo
i bei momenti… nel bene e nel male, in salute e malattia, non è così, che si
dovrebbe vivere un matrimonio?!
- Noi non siamo sposati. – Gli
ricordò, tentando d’ironizzare.
- Ma vi amate… – Replicò. -
Non escluderla così… starà più male, pensando di non essere amata e di essere
stata usata, l’altro giorno.
- Infatti, mi evita… – Gli
rivelò, abbozzando un sorriso. – Credo che si stia dibattendo, fra l’accordarmi
o meno la fiducia che le ho chiesto… non sono riuscito a dirle che l’amavo e
continuo a pensare di aver fatto bene. Raffaella ha bisogno di vedere Asia
tornare alla vita e certamente, non ha bisogno di assistere me, in questa
odiosa circostanza!
- Avresti almeno dovuto
permetterle di compiere una scelta. – Andrea continuò a mostrarsi contrariato.
- Scusami… – Gli si avvicinò e lo strinse brevemente a sé, manifestando la
sua apprensione. – Immagino che non abbia voglia di sentirti dire queste cose,
devi stare malissimo… il fatto è che, in momenti come quello che ti accingi a
vivere, bisognerebbe poter contare sulle persone che amiamo.
- I miei genitori vivono a
Londra, non posso e non voglio allarmarli.
- Affermò, ringraziandolo, con un sorriso. – Raffaella sta passando un
periodo difficile e il suo passato, non è migliore del presente… ha sofferto
troppo, non posso pensarla intenta a struggersi per un futuro che, forse, non
potremo avere.
- Sei ammirevole… – Concluse,
arrendendosi alla sua ferma volontà. -
Accontentarti di me, come unico sostegno, in una situazione difficile…
- Non sottovalutarti, posso
accontentarmi! – Esclamò, battendogli una mano sulla spalla e mettendosi a
ridere, deciso a sdrammatizzare. – Fra meno di due settimane, potremmo anche
divertirci come matti a ripensare a questo dialogo… allora, racconterò a
tutti che mi hai abbracciato!
Andrea condivise il suo
desiderio di alleggerire la tensione e scosse la testa. – Non lo farai… -
Spalancò gli occhi, accompagnandolo fuori dall’appartamento. - Rischieresti troppo… ricordalo!?
Ambra corse ad abbracciarla,
raggiungendola, di fronte alla vetrata che, ormai sembrava da secoli, mostrava
loro il penoso spettacolo di una bambina che somigliava ad una bellissima bambola
rotta. – Avresti dovuto avvisarmi… – Esordì, con gli occhi inumiditi di
lacrime sincere. – Sai che avrei fatto il diavolo a quattro per rientrare
prima, in Italia…
- Non avresti potuto fare niente.
– Affermò, Raffaella, tristemente. – Ma sono felice che ora sia qui… –
Aggiunse, poi, mentre l’amica gettava un’occhiata colma di dolore verso il
letto sul quale stava distesa Asia.
- Non ci sono miglioramenti? -
Le chiese, attonita. – Da quanti giorni è in coma?
- Dalla notte di Capodanno. -
Rispose, scuotendo piano la testa. – Stefano dice che la vede muovere, ogni
tanto ma i medici continuano a ripetere che potrebbe trattarsi solamente di
contrazioni muscolari e… – S’interruppe, continuando a scuotere la
testa. - Siamo tutti a
pezzi, ho paura che la perderemo…
Ambra strinse forte con la mano
sul suo braccio. – Non pensarlo nemmeno. – Sentenziò. – Asia ci sorprenderà,
tutti quanti… lo fa sempre, vedrai che da un momento all’altro spalancherà
quegli occhioni maliziosi e se ne uscirà con una frase del genere: Ho fame…
che cosa c’e’ da mangiare?!
- Potresti avere ragione… -
Convenne, cedendo ad un sorriso tirato.
Ambra annuì. – E’ così…
fidati di me. – Decretò. – E’ vero che Luca ha scritto il seguito di “Un prato
di carote” e che è venuto, ogni giorno, a leggerglielo? – Domandò, poi,
voltandosi a guardarla dritto in viso.
Raffaella stentò a sostenere il
suo sguardo, imbarazzata, a causa della fase di stallo che stava attraversando
quella che, dopo tutto, non poteva nemmeno essere definita una storia. – E’
stato impagabile… – Rispose, soltanto, evitando di concentrarsi sui suoi
sentimenti. – L’ha buttato giù, in un paio d’ore e poi, è entrato lì dentro e
ha cominciato a raccontarglielo… giorno dopo giorno, almeno fino a ieri.
- Come sarebbe? – Replicò,
perplessa.
- Non lo vediamo, da ieri…
probabilmente, avrà avuto un impegno, d’altra parte, la vita continua. -
Sospirò, abbozzando un sorriso. – Anch’io, sono dovuta tornare al lavoro…
- E come vanno le cose, fra
voi? – Ambra le porse il quesito che temeva maggiormente, con naturalezza.
- Luca non ha alcuna voglia
d’impegnarsi. – Rispose, pacatamente. -
Possiamo fargliene una colpa? Probabilmente, hai ragione tu quando sostieni che
dovremmo vivere alla giornata… il guaio è che non ne sono capace. Sono scema,
perché sto malissimo lontana da lui… sì, sono proprio cretina ma non credo
che riuscirei a tenere in piedi una storia che non mi offrisse qualche piccola garanzia!
- Non ce ne sono mai… -
Affermò, tornando a guardare Asia attraverso la vetrata. – Non esistono
abbastanza garanzie, andiamo… abbiamo raggiunto un’età in cui non possiamo
più fingere che sia diverso!
- Riconosco di essere
cretina… cos’altro ti aspetti?! – Sbuffò, tristemente.
- Che ora guardi tua nipote e
che prenda atto che la vita ci riserva un sacco di sorprese, senza chiederci il
permesso. – Dichiarò, Ambra, seriamente. – Ecco perché, mi aspetto anche che
decida di parlare apertamente con Luca… ammesso che gli interessi il discorso
e mi pare di ricordare che sia così.
- Forse, lo farò. – Raffaella
annuì, posandole la testa sulla spalla, dedicando un ultimo sguardo alla
nipotina. – Ora, devo andare… il lavoro mi aspetta.
- Resto io… – Le assicurò. -
Ci vediamo stasera, d’accordo?
- D’accordo. – Affermò,
allontanandosi in fretta.
Non capiva proprio perché tutti
parlassero di lei, come se non ci fosse… come se non li stesse sentendo e in
un certo senso, la cosa, la divertiva. Asia abbozzò un sorriso, accorgendosi
che stava arrivando Luca e trovandolo bellissimo, anche se indossava quello
strano berretto verde che metteva ogni volta che veniva a parlare con lei.
- Ciao… – Le si rivolse,
immediatamente, sedendosi accanto al letto e prendendole delicatamente una
mano. – Oggi, non ti leggerò niente… -
Aggiunse, sorprendendola ma non deludendola. L’importante era che sarebbe stato
con lei, si diceva. – Sai? Anch’io, sto per entrare a fare parte del folto
gruppo di pazienti di un ospedale!
Perche’?, domandò, preoccupandosi, senza potergli
esprimere il suo timore.
- Il guaio è che uno dei miei, nei sta cominciando a fare le
bizze… - Continuò, fornendole
involontariamente la risposta che attendeva. – Sai, quei puntolini scuri che abbiamo
sulla pelle… come questo. – Le spiegò, indicandole un neo sul suo braccio,
confortandola.
Così, qualcuno era certo che
fosse ancora presente e che poteva vedere… anche se lei stessa non si
capacitava di come potesse accadere, dato che continuava a tenere gli occhi
chiusi!
- Beh… credo che dovrò
toglierne uno, che ho sulla schiena. – Aggiunse, Luca, inducendola a
concentrarsi sulle sue parole. – E’ diventato troppo grosso e i dottori
preferiscono togliermelo, capisci? Così, sono venuto a dirti che non dovrai
preoccuparti se non potrò venire, per qualche giorno… e che voglio che
t’impegni lo stesso, piccola Asia, che tu faccia del tuo meglio per tornare in
fretta da noi tutti!
Non sono mica andata via…, ribatté, abbozzando un
sorriso, immaginando che la stesse solo prendendo in giro e pensando che
avrebbe tanto voluto abbracciarlo.
- So che ci sei, che
probabilmente vorresti parlare… ed io vorrei soltanto poterti trovare
sveglia, la prossima volta che verrò. –
Concluse, lui, nel frattempo, incuriosendola.
Allora, mi senti!, le parve di esclamare,
sebbene stesse vedendo che le sue labbra continuavano a rimanere ostinatamente
serrate.
- Vuoi fare, questo, per la tua meravigliosa famiglia? – Luca
condusse quella piccola mano alla bocca e la sfiorò, con un bacio. – Ed anche
un po’ per me? – Aggiunse, prima di riposare la sua mano sul letto e di
accarezzarla, con un ultimo sguardo. – Così, faremo pubblicare la storia che ti
ho letto in questi giorni… ho pensato che potremo raccogliere i soldi dei
libri che venderemo e donarli a questo ospedale, al reparto dove sono
ricoverati bambini anche più piccoli di te. Solo che ho bisogno di consigliarmi
con te, perché sono tante, le opere di bene che si potrebbero fare e sono
sicuro che saprai scegliere la migliore… sei saggia, tu, come la tua
incantevole zia!
Torna presto!, gridò, scorgendolo alzarsi e dirigersi
alla porta e non poté che sconcertare se stessa, quando si rese conto che aveva
appena aperto la bocca. – Luca! – Gridò ancora ma la sua voce uscì fievolissima
e lui non poté sentirla.
Andrea gli si affiancò, lungo
il corridoio, per accompagnarlo nell’ospedale milanese che aveva scelto per
essere operato dall’amico. – Tutto bene? – Gli chiese, preoccupato per il suo
stato d’animo.
- Non proprio… – Rispose,
lui, sospirando. – Ma sono sicuro che ce la farà… Asia è una bambina forte e
ce lo dimostrerà. Molto presto.
- Hai pensato a quello che
penserà Raffaella, non vedendoti per qualche giorno? – Gli domandò,
infastidendolo.
- Non intendo tornare sopra
alla decisione che ho preso. – Decretò, senza sorprenderlo. – Raffaella
lavora… penserà semplicemente che sono venuto in orari differenti dai suoi,
d’accordo?
Andrea annuì, fermandosi
davanti alla porta che avrebbe oltrepassato per andare a rivestirsi. -
Sbrigati. – Affermò. – Siamo leggermente in ritardo.
- Mi aspetteranno. – Gli
assicurò, ironicamente. – Senza la mia schiena, la festa non potrà
cominciare…
- 6 -
Terminare di percorrere quel corridoio, che era diventato
lunghissimo nell’istante in cui vi aveva scorto, in fondo, tutta la famiglia,
raccolta in un’anomala riunione, divenne estremamente complicato ma Raffaella
li raggiunse, comunque, trafelata, quasi priva del fiato che le sarebbe occorso
per porre domande… alle quali non era affatto certa di stare desiderando
ottenere risposte.
- Che succede? – Domandò,
indagando con gli occhi su ognuno di quei visi tanto amati e stringendo
smaniosamente le dita delle mani, nelle tasche del cappotto che indossava.
Stefano sorrise, smettendo di parlare
con i loro genitori e con i suoi suoceri, spalancandole le braccia. – E’ tutto
finito! – Annunciò, alleggerendola di un peso che, solamente allora, comprese
quanto era stato devastante. – E’ finita… Asia ha aperto gli occhi e pare che
stia già parlando, da almeno un paio d’ore!
Sua madre annuì, confermando
quella notizia che ritenne straordinaria. – E’ successo così, all’improvviso,
tesoro… – Le disse, piano, abbracciandola, dopo che si fu staccata da
Stefano. – Così improvvisamente… siamo ancora tutti strabiliati ed
incredibilmente felici!
Raffaella si unì al loro coro
di risa e di lacrime, abbracciandoli tutti.
- Posso vederla? – Chiese, poi, voltandosi verso la vetrata che aveva le
tende a tapparella tirate e che impediva a tutti loro di guardarvi attraverso.
- Asia sarà così felice… -
Stefano annuì, prendendola per mano. – Ma dobbiamo aspettare che esca il
dottore… la stanno ancora visitando.
- Sta bene? – Domandò,
riprendendosi dallo shock emotivo e sospirando brevemente. - Voglio dire…
- Non ha subito alcun danno…
- La tranquillizzò, interrompendola, con un nuovo sorriso solare. – Niente a
cui non sarà possibile rimediare, capisci?
- Mi sembra un sogno… -
Asserì, mettendosi a sedere e cercando un fazzoletto, per asciugare le lacrime
che erano sgorgate a rigarle il volto qualche istante prima. - Ho avuto tanta paura… davvero, tanta.
Osservò la sua famiglia e i
nonni materni della bambina, ricominciare a conversare, ebbri della stessa
felicità che stava provando e all’improvviso, mentre tentava di partecipare e
di recuperare il controllo, avvertì il desiderio di poter condividere tutte
quelle meravigliose emozioni con una persona, che era assente e che sembrava
essere scomparsa nel nulla… da qualche giorno. – Qualcuno ha avvertito, Luca?
- Esordì, qualche minuto più tardi, rivolgendosi ai familiari.
Stefano sollevò le spalle. -
Non lo trovo… – Rispose, senza sorprenderla affatto. – Volevo appunto
chiederti di rintracciarlo… anche perché Asia lo cerca, da quando ha ripreso
a parlare e dice delle strane cose. Non so… forse, è dovuto al lungo coma.
- Come sarebbe? Non avevi detto
che sta bene? – Replicò, Raffaella, allarmandosi.
Lui annuì, invitandola a
seguirlo in un angolo appartato del corridoio. – Sta bene… - Ripeté, moderando il tono della voce. – Il
fatto è che, alle infermiere che si occupano di lei, ha raccontato delle cose
e…
- Quali cose, scusa?! -
Raffaella sbuffò, scuotendo il capo, infastidita dall’atteggiamento circospetto
che aveva appena assunto. – E poi, perché stiamo parlando come se fossimo in
chiesa?!
- Asia dice che Luca starebbe
in ospedale, come lei… – Tentò di spiegarle, continuando ad usare un tono basso
di voce. – Non sapevo nemmeno se raccontartelo, convinto che ti saresti
preoccupata e proprio adesso, che ci siamo levati un peso dal cuore…
- Luca, in ospedale? – Ripeté,
la ragazza, assolutamente incredula. – Figuriamoci… e lei come potrebbe averlo
saputo, dato che non era cosciente, quando veniva a trovarla?
- Pensi che l’abbia solo
immaginato? – Le chiese, altrettanto sconcertato dalla situazione che si era
prospettata inaspettatamente. – O che, magari, l’abbia sognato?
- Non sono mai stata in coma,
grazie a Dio, non so cosa si prova… -
Rispose, sforzandosi di mantenersi razionale e riflettendo. – Le parlerò io ma
non credo proprio che possa essere vero… Luca ce l’avrebbe detto, non credi?
- Stefano la guardò, aggrottando leggermente la fronte. – Non credi?
- Sinceramente, non ne ho
idea… – Si decise a risponderle, pacatamente. – Non vediamo Luca, da qualche
giorno, no? E ci stavamo tutti domandando come mai sembrasse essere
scomparso… non ha lasciato Asia, neanche per un giorno, dopo che è stata
portata qui.
- Lo so. – Convenne,
impensierendosi. – Allora, le parlerò… – Ripeté, avvertendo l’ansia aumentare
interiormente. – Parlerò con Asia e vedrò di capire cosa sa… o cosa crede di
sapere.
- Sembra assurdo… è possibile
che Luca le abbia parlato, mentre era in coma e che adesso, ricordi tutto? -
Stefano scosse il capo, più volte, fissandola attentamente. – Che le abbia
detto dove sarebbe andato e che lei lo abbia sentito?
- Voglio augurarmi di no… -
Decretò, scattando in piedi. – Prima di tutto, perché significherebbe che Luca
sta male e poi, perché ci avrebbe volutamente esclusi… tutti quanti!
- La mia ragazza! – Raffaella
l’accarezzò nuovamente, scompigliandole affettuosamente i capelli dorati. – Sai
quanto tempo hai dormito?!
Asia spalancò gli occhi,
improvvisando una di quelle espressioni che le erano mancate immensamente. -
Non tutto il tempo! – Ribatté, sorprendendola. – Ho fatto dei bellissimi sogni,
sai, zia? Ma ho anche parlato, con voi… solo che non mi avete sentito!
Raffaella rabbrividì
lievemente, continuando ad accarezzarle la fronte ma si mantenne serena, decisa
a non procurarle alcun trauma. – Mi dispiace… – Mormorò solamente.
- Sei andata a trovare Luca? -
Le chiese, a quel punto, stupendola ulteriormente.
- Non so neppure dove abita,
tesoro! – Rispose, ostentando un tono allegro che non parve nemmeno sfiorarla.
- Luca è in ospedale e voglio
che gli dica che sto bene e che aspetto che torni, per farmi rileggere la
fiaba! – Spiegò, con estrema sicurezza. – La fiaba che ha scritto, per me e che
vuole dedicarmi!
- Come sai, della fiaba? –
Domandò, istintivamente, ritraendo la mano dalla sua fronte, sconcertata.
- Luca è stato qui, me l’ha
letta… – Ripeté, pacatamente. – Come… non lo sai?
- Sì, sì… certo, che lo so. -
Si corresse, tentando di dare un senso a tutto quello che le stava raccontando
e che non avrebbe dovuto ricordare. – Luca è stato con te, molte più ore di
quanto abbia potuto fare io…
- E mi ha promesso che, appena
guarito, sarebbe tornato per… – La bambina s’interruppe, fissandola dritto in
volto. – Perché non sei andata a trovarlo?
Raffaella si arrese, scuotendo
appena il capo. – Tesoro, io non vedo Luca da un po’ e non so assolutamente
niente… nessuno di noi, sa qualcosa. – Confessò, piano, temendo quasi di
procurarle un dispiacere.
- Luca è in ospedale… deve
togliere un neo. – Dichiarò, seriamente. – I nei sono questi puntolini marroni,
vero, zia? E perché, deve toglierne uno?
Lei la guardò, indicarle
fermamente un neo che aveva sul polso sinistro e respirò profondamente, per un
paio di volte. – Sto cercando di chiarirmi le idee, tesoro e credimi… non è
per niente facile. – Affermò, tornando a guardarla dritto in volto. – Mi stai
dicendo di aver sentito Luca affermare che sarebbe andato a farsi togliere un
neo? – Domandò, poi, decisamente disorientata.
- Vorrei tanto vederlo… – La
bambina sospirò, rattristandosi. – Vuoi cercarlo, per me? Mi aveva chiesto di
tornare ma io non ero andata via…
Raffaella sorrise, sentendosi
sempre più confusa e comprendendo quanto doveva essere grande, quella della
bambina, da poche ore tornata alla vita: troppa, per pretendere che potesse
fornirle altre spiegazioni, concluse. – Facciamo così… – Le disse,
prendendole la piccola mano e tenendola delicatamente fra le sue. – Se non ti
dispiace, andrò subito a cercare informazioni e…
- Vuoi dirgli che lo aspetto? -
L’interruppe, lei, colmandola della speranza che stava riponendo in lei ed
intenerendola.
- Certo… lo troverò e gli
darò la bella notizia, d’accordo? – Le promise, nonostante il mare di quesiti
che si stava ponendo e ai quali non sarebbe riuscita a proporsi risposte
soddisfacenti e concrete.
Asia annuì, abbozzando un
sorriso che la riempì della gioia che rappresentava, averla nuovamente a movimentarle
l’esistenza. – Promesso? – Le chiese, sebbene sapesse perfettamente che
l’avrebbe accontentata… come accadeva, da sempre.
- Promesso! – Le assicurò,
alzandosi e chinandosi a sfiorarle la fronte con un bacio. – Ma augurami buona
fortuna, perché non so da che parte cominciare…
- Lo troverai. – Dichiarò,
contagiandola con la sua sicurezza. – E quando verrai, la prossima volta,
sarete insieme.
- Lo spero… – Mormorò,
sinceramente preoccupata per ciò che le aveva raccontato poco prima e
determinata a fornire un senso ad ognuna delle cose che aveva detto.
- Ben svegliato! – Andrea fu il
primo volto che scorse, dopo che ebbe riaperto gli occhi, riemergendo
faticosamente da un sonno che doveva essere durato alcune ore. L’amico gli si
avvicinò, inginocchiandosi davanti al letto e seguì la direzione del suo
sguardo, che corse lungo il piccolo tubo di gomma che, dal braccio, saliva fino
alla bottiglietta della flebo. – Hai dormito parecchio, sai?
Inghiottì della saliva,
tentando di recuperare un po’ di lucidità, abbozzando un sorriso. – Brutto
segno… – Ipotizzò, pur usufruendo di un tono moderatamente ironico. – Che
notizie ci sono, vecchio mio?
- Non essere ansioso… – Lo
pregò, lui, indietreggiando, per recuperare una sedia e mettendoglisi a sedere
accanto, – Come ti senti?
- Non hai buone notizie…
vero? – Domandò, Luca, cogliendone il nervosismo.
- Ora, ti chiamo un dottore
e…
Lui scosse il capo, sollevando
appena la mano appoggiata sul letto, per impedirgli di alzarsi. – Non essere
vigliacco… – Lo interruppe, determinato. – Se ci sono brutte notizie,
preferisco sentirle da te… avrò tutto il tempo, per parlare con i medici. Non
credi?
- Sei detestabile! – Commentò,
scuotendo fermamente la testa e rimanendo immobile, a fissarlo dritto in viso.
- D’accordo, ti dirò come sono andate le cose… ma sappi che non ne sono
felice.
- Spara! – Decretò, abbozzando
un nuovo sorriso.
- L’intervento è durato un po’
più del previsto, perché hanno dovuto estirpare della materia, oltre al neo…
- Si decise a raccontargli, sospirando. – Non era benigno… – Aggiunse,
scrutando nel profondo dei suoi occhi e scorgendovi una luce colma del
disorientamento che stava provando, da quando ne era stato informato, al
termine dell’operazione a cui era stato sottoposto l’amico, alcune ore
prima. - Non lo era ma è stato tolto…
mi hanno assicurato che non esiste più alcun pericolo, d’accordo?
Luca chiuse gli occhi, per un
breve istante, tentando di mettere ordine alla serie di ragguagli che gli aveva
appena fornito e magari, di dare loro un senso, mentre, l’immagine di un futuro
sereno, da trascorrere con Raffaella, sembrava svanire lentamente ed evaporare,
insieme alle prime lacrime che fuoriuscirono dalle palpebre abbassate. – Ti
hanno anche detto, per caso, che possono escludere che si ripresenterà? -
Mormorò, preda di una rabbia sottile. – Che so, magari, fra qualche mese?
- Dovrai fare alcuni controlli,
a distanza di sei mesi. – Gli spiegò, comprendendo il suo stato d’animo,
propenso comunque a costringerlo a recuperare il suo spirito combattivo per
affrontare la situazione a muso duro. – Non significa che succederà e se anche
dovesse capitare…
- Accidenti, Andrea… l’avevo
messo in conto ma sapere che è successo, non è la stessa cosa! – Lo interruppe,
passandosi una mano sul volto ed asciugandolo dal pianto silenzioso che lo
aveva colto altrettanto impreparato. – Immaginare di considerarmi a rischio,
per i prossimi anni, mi mette decisamente di cattivo umore!
- Sapremo molto di più, quando
avranno analizzato il tessuto, si tratta di aspettare ancora qualche giorno. -
Affermò, l’amico, pacatamente. – Possiamo escludere un pericolo di vita,
comunque… non è già molto?
- Dovrebbe essere tutto. -
Convenne, continuando a tentare di chiarirsi le idee. – Non lo so, forse, sono troppo
confuso per fare delle supposizioni…
- Ti avevo detto che avresti
dovuto parlarne, con un dottore! – Gli ricordò, seccato.
- Il fatto è che non si può
essere mai abbastanza preparati… – Asserì, regalandogli un sorriso
malinconico. – Il cancro è orribile… in qualsiasi forma si possa presentare e
quando ti tocca da vicino, le cose devono per forza cambiare.
- Perché? – Gli chiese,
contrapponendosi apertamente a quel punto di vista. – Perché devi cambiare i
tuoi progetti, dato che sarai in piedi molto presto e non dovrai fare altro che
tenerti controllato?!
- Sono entrato a fare parte di
una categoria… antipaticissima. Ecco, perché. – Rispose.
- Quale categoria? – Replicò,
contrariato.
- Quella delle persone a
rischio. – Ripeté.
- Non sei mica contagioso,
andiamo! – Sbottò, a quel punto, spalancando gli occhi. – Se fosse successo a
me… che cosa mi avresti suggerito di fare, eh?!
- Non è successo a te… -
Decretò, urtandolo maggiormente. – Non ho idea di cosa avrei potuto dire se, su
questo letto, ci fosse stato un amico…
- Certo, non gli avresti
permesso di arrendersi a qualcosa che non lo rovinerà… a meno che non se ne
lascerà sopraffare! – Ribatté, Andrea, divenendo meno indulgente. – Credo che
sarà meglio rimandare questa discussione, a quando starai meglio,
d’accordo? - Aggiunse, poi,
sospirando brevemente. – Adesso, sei ancora preda dei fumi dell’anestesia,
probabilmente, continueresti a delirare e non sono disposto a darti credito…
perdonami!
- Puoi fare una cosa, per me? -
Gli chiese, abbozzando un sorriso divertito.
- Non te lo meriteresti ma dato
che mi paghi…
- Vorrei avere informazioni su
Asia… – Affermò, osservandolo alzarsi e recarsi a riporre la sedia, in un
angolo della stanza. - Potresti andare
da lei?
- In ospedale? – Domandò,
perplesso. – E ti fideresti? Voglio dire… potrei incontrare Raffaella.
- Correrò il rischio… -
Annuì, perfettamente conscio che non lo avrebbe saputo tradire.
- Lo farò… – Lui sospirò,
scuotendo piano il capo. – Anche se non ho alcun titolo, per presentarmi a
chiedere notizie di quella bambina…
- Sei il mio assistente. – Gli
rammentò, vagamente divertito dal suo atteggiamento scontroso.
- Già… e quindi, mi
chiederanno di te. – Replicò. – Non ti vedono da un paio di giorni, vorranno sapere…
- Dirai loro che sono fuori
città, per lavoro. – Tagliò corto, innervosendolo ulteriormente.
- Sai che farò anche questo. -
Andrea assunse un’espressione furente, sentendosi costretto ad agire in un modo
che reputava scorretto. – Faccio sempre quello che dici… mi paghi
profumatamente, per esserti fedele!
- Andrea! – Una voce femminile,
che non ricordava di aver sentito prima, gli giunse alle spalle, non appena
ebbe mosso pochi passi, fuori dall’ascensore e lo indusse a bloccarsi, ormai
quasi sulla soglia dell’uscita del grande ospedale. Il giovane uomo si girò,
vagando con lo sguardo nella hall e Raffaella lo raggiunse immediatamente,
fermandoglisi di fronte, trafelata. – Meno male! – Gli disse, porgendogli la
mano e stringendo la sua, regalandogli un sorriso che gli piacque
istintivamente. – Credevo di averla persa… la sto seguendo, da quando è
sparito all’interno di quell’ascensore!
Andrea sorrise, scrutandola
attentamente in viso e comprendendo che doveva essere stato naturale, per lei,
catturare l’animo poetico di Luca. – Raffaella, suppongo… – Asserì,
sorprendendola.
- Sì… sono la zia di Asia,
lei ha parlato con mio fratello, un attimo fa. – Annuì, piacevolmente stupita
per essere stata riconosciuta da qualcuno che doveva essere molto vicino
all’uomo che amava. – Mi ero assentata, per andare a prendere una cioccolata e
quando sono tornata, ho tentato di raggiungerla, dato che Stefano mi ha detto
che era venuto, per conto di Luca, a chiedere notizie della piccola…
- Ce l’ha fatta, no? – Le
disse, tranquillizzandola con un sorriso e continuando a scrutarla
attentamente. – Posso fare qualcosa, per lei?
- Potrebbe darmi qualche
informazione, circa Luca… sinceramente, sono piuttosto preoccupata. -
Rispose, suggerendogli involontariamente di stare in guardia.
- Come ho già detto, a suo
fratello, Luca è fuori città… per una conferenza. – Affermò, tentando di
mantenere fede all’impegno preso con il suo datore di lavoro, mentendo
malvolentieri.
- Questo è quello che ha detto,
sì. – Lei annuì, sostenendo quello sguardo indagatore. – Il fatto è che non è
quello che sostiene mia nipote…
- Ah, sì? – Domandò,
improvvisando un’espressione curiosa.
- Asia ripete che Luca è in
ospedale, da quando ha ripreso conoscenza e onestamente, comincio a crederlo
anch’io… – Gli rivelò, preoccupandolo. – Non è più venuto e non risponde, al
telefono…
- Come le ho detto, è fuori
città. – Ribadì, odiandosi per non essere capace di ribellarsi alla volontà
espressa, più volte, dall’amico.
- Magari, è quello che le ha
chiesto di riferirci… – Ipotizzò, la ragazza, dandogli l’ennesima conferma a
quello che aveva pensato, incontrandola e cioè, di essere una persona speciale.
- Se Luca sta male, vorrei saperlo. – Aggiunse, intenerendolo. – Gli devo
molto. Siamo convinti che abbia pesantemente influito sul ritorno alla vita
della mia nipotina e noi tutti, vorremmo poterlo ringraziare… personalmente.
Capisce?
- Capisco. – Annuì, invitandola
ad avvicinarglisi un po’, per evitare che potessero essere sentiti da qualcun
altro. – C’è qualcos’altro che vorrebbe dirgli, se potesse? – Le chiese, poi,
dibattendosi interiormente.
Raffaella capì che doveva
sapere molto più di quanto sarebbe stato disposto ad ammettere e che glielo
stava nascondendo. – Lui sa già quello che doveva sapere. – Rispose, piano. -
Ma se ora stesse davvero male, se fosse in ospedale… probabilmente, gli
ripeterei tutto quanto.
- Conosco Luca, da parecchio…
lei deve aver intuito che è piuttosto testardo e che è abituato a disporre
della sua vita, decidendo da solo, in piena autonomia. – Le disse.
- D’accordo, non vuole che si
sappia che è in ospedale. – Concluse, intuendolo dalla sua espressione e da ciò
che le aveva detto. – Ha commesso un errore, però… l’ha confidato a mia
nipote e adesso, vuole vederlo. E’ una bambina e non ha capito esattamente che
cos’ha… oltre tutto, mi sconcerta che se ne ricordi, era in coma!
- Luca non mi perdonerebbe… -
Le rivelò, scuotendo piano il capo.
- Se io la seguissi? – Propose,
allarmata e contemporaneamente, decisa ad andare fino in fondo. – Se la
seguissi, adesso e scoprissi, per conto mio, tutto quanto?
Andrea abbozzò un sorriso,
prendendole una mano. – Lei potrebbe aiutarlo molto. – Affermò. – Luca deve
imparare che l’amore vale tutti i rischi del mondo e quando avrà accettato che,
fidarsi nuovamente di una donna, non gli rovinerà la vita…
- Mi permetterà di seguirla? -
Lo interruppe, pregandolo, con uno sguardo affranto.
- Io ti accompagnerò. -
Rispose, decidendosi a prendere una posizione per aiutare l’amico. – Lo faccio
per il suo bene… so che sta permettendo alla paura di avere il sopravvento e
a costo di farmi licenziare, non gli consentirò di rovinarsi l’esistenza!
- Non posso assumermi una
responsabilità simile… – Mormorò, guardandolo, disorientata. – Se dovessi
perdere il lavoro, per colpa mia…
- Vieni con me… -
L’interruppe, prendendola sotto braccio. – Puoi promettermi di renderlo felice?
Raffaella sorrise. – Non credo
di essere la soluzione ai suoi problemi, lui non mi ama… - Mormorò, tentennando.
Andrea sorrise, posando una
mano sulla sua e trascinandola verso l’uscita dell’ospedale. – Lascia che sia
lui, a deciderlo…
Quando Andrea le aveva indicato
la porta chiusa della camera, lungo il corridoio che avevano percorso insieme,
era sembrato semplice, raggiungerla e non c’era stato il tempo per pensare ad
altro che all’emozione che stava provando, attendendo di rivedere Luca. La sua
mano si sollevò, per bussare e lo fece, per un paio di volte ma quando sentì la
voce dell’uomo, invitarla ad entrare, comprese che ci sarebbe voluta molta più
determinazione per affrontarlo.
Abbassò lentamente la maniglia
della porta, aprendola e respirò profondamente, incerta se fosse o meno il caso
di dipingersi un sorriso sulle labbra, quindi fece il suo ingresso nella stanza
e lo cercò, con lo sguardo, scontrandosi con un fiume in corsa di emozioni che
travolsero Luca, sdraiato nel letto. – Ciao… – Lo salutò, voltandosi a
richiudere la porta per tentare di recuperare quanto più fiato possibile, dato
che le si era spezzato, nell’istante in cui i loro occhi avevano potuto
incontrarsi, a distanza di giorni. – Lo so, non ti aspettavi certo di vedermi e
soprattutto, non qui. – Aggiunse, accingendosi a girarsi di nuovo e leggendo,
nell’espressione del suo viso, lo stupore che avrebbe potuto paragonare a
quello che l’aveva assalita, quando Asia le aveva raccontato del suo ricovero
in ospedale.
Luca lottò con la parte di sé
che gli stava colmando il cuore di gioia, sforzandosi di conservare la
freddezza che sarebbe stata necessaria per mantenere una ragionevole distanza.
Ancora non aveva capito cosa sarebbe stato meglio fare, dato che, il tumore
maligno che gli era stato asportato, sarebbe potuto tornare e non gli era dato
sapere in quale altra forma o in quale maledetto periodo della vita… si
dibatteva da ore, ormai, domandandosi se avrebbe preferito vivere al fianco
della donna che amava, magari, per meno anni di quelli che avrebbero potuto
condividere, o piuttosto, sarebbe stato giusto tenerla fuori da qualcosa che si
sarebbe potuto ripresentare e che avrebbero vissuto, come un’odissea dolorosa.
Poteva, lo voleva… costringere
Raffaella ad affrontare un dolore, che sarebbe stato grande, dopo quello che
aveva già sofferto? Non era ancora sicuro di nulla e adesso, che la poteva
guardare negli occhi, sentiva di desiderare prenderla fra le braccia, per
confessarle che l’amava perdutamente. Nient’altro… si disse, passandosi una
mano fra i capelli neri, abbozzando un sorriso. – Come l’hai saputo? - Le chiese, tentando di mantenersi
distaccato.
- Da Asia. – Rispose,
avvicinandosi al letto e ponendoglisi di fronte, stringendo la sbarra che vi
era posta, in fondo, con entrambe le mani. – Si è svegliata… – Aggiunse,
assentendo brevemente con la testa, scorgendolo sconcertato.
- Dio, ti ringrazio… -
Mormorò, sospirando di sollievo. – E sta bene?
- Sta bene. – Annuì nuovamente,
regalandogli un sorriso. – E fra le prime cose che ha detto, ha cominciato a
raccontarmi una strana storia…
- Sarebbe a dire? – Domandò,
approfittandone per regalarsi altro tempo e concentrarsi su qualcosa che non
fossero i suoi sentimenti per lei, che gli suggerivano costantemente di
prenderla fra le braccia.
- Che le avevi detto che
saresti venuto, qui… – Rispose, stupendolo ulteriormente. – Ora, vorrebbe
vederti ed è ansiosa di sentirti leggerle la sua favola… so che tutto questo
appare incredibile ma deve averti sentito, durante il coma e sostiene anche che
le avresti chiesto di tornare. Ma io non ero andata via!, mi ha assicurato, con
una tranquillità che mi ha procurato dei brividi lungo la schiena!
Luca sorrise, mentre una luce
ricominciò a brillare nei suoi occhi e l’indusse a sperare, mentre si sollevava
a sedere sul letto, sistemando uno dei cuscini che aveva tenuto dietro di sé. -
La nostra piccola Asia… – Mormorò, dolcemente. – Sarò felice di venire da
lei, non appena…
- Perché ti sei interrotto? -
Gli chiese, stringendo nervosamente la sbarra del letto e non concedendogli
tregua. – Perché sei qui? Sempre che possa permettermi di domandartelo… in
fondo, non l’avevi detto a nessuno e se non ne hai sentito il bisogno,
significa che ormai sono completamente fuori dalla tua vita.
- Niente di personale. – Le
assicurò, pacatamente. – Non l’ho detto neppure ai miei genitori…
- Perché? – Ripeté,
sinceramente preoccupata. – E’ vero che si trattava di un neo? Asia mi ha
parlato di un neo…
Sentendosi costretto dalla
situazione, fece un breve cenno affermativo con la testa. – Mi hanno asportato
un neo dalla schiena. - Affermò.
- Ovviamente, non doveva essere
un intervento di chirurgia estetica, considerando il riserbo che hai tenuto
sull’intera faccenda… – Commentò, pur desiderando sbagliarsi, volutamente
ironica.
Luca tentennò, per alcuni
istanti, durante i quali Raffaella non poté fare a meno di pensare che era
infinitamente attraente… anche così, seduto su quell’anonimo letto di una
stanza d’ospedale, con indosso un pigiama, rigorosamente nero e con una barba
leggera che gli increspava il viso e lo rendeva, se fosse stato possibile, maggiormente
interessante. La ragazza si diede uno schiaffo virtuale, smuovendo quelle
sensazioni interiori, con un severo rimprovero mentale e tentò inutilmente di
non perdersi nel mare luminoso dei suoi occhi, mentre attendeva di estorcergli
qualche notizia sul suo stato di salute.
- D’accordo, dopo la fatica che
immagino abbia fatto per riuscire a rintracciarmi, suppongo di doverti la
verità. – Affermò, finalmente, riportandola con i piedi per terra. – O forse,
te la devo semplicemente… perché sei tu. – Aggiunse, compiendo uno sforzo
immane per evitare di dirle che l’amava. – Mi hanno tolto un piccolo tumore. -
Decretò, senza compiere giri inutili di parole.
Raffaella restò a fissarlo,
avvertendo le pulsazioni del cuore rallentare e poi accelerare, in un vortice
che avrebbe facilmente potuto inghiottirla. – Benigno? – Domandò, senza
soffermarsi a pensare al significato che avrebbe dovuto attribuire alla
risposta che avrebbe ottenuto. Luca tentennò, per qualche altro secondo,
esortandola ad insistere. – Benigno? – Ripeté, quasi stesse cercando di
costringerlo a concederle almeno un cenno affermativo che l’avrebbe mantenuta
nel mare di miele dentro al quale nuotava, da quando Asia era uscita dal coma.
Lui, però, scosse il capo, obbligandola a sprofondare… e quel mare di gioia,
si trasformò in numerose onde tempestose, che le lambirono, minacciose,
emozioni, sentimenti e razionalità. Le mani che teneva strette sulla sbarra
metallica si staccarono, improvvisamente ed i suoi piedi la condussero,
d’istinto, fino a lui, dove s’inginocchiò e gli si strinse forte addosso,
cogliendolo assolutamente impreparato. – Hai detto che te l’hanno tolto… - Asserì, sprofondando il viso fra le pieghe
della giacca del pigiama che indossava e riscoprendone il profumo, che l’inebriò
immediatamente.
Luca osservò le sue stesse
mani, rimanere ostinatamente posate sul letto, prima di cedere all’istinto che
aveva condotto la ragazza ad abbracciarlo e di decidersi a sollevarle, per
insinuarle fra i suoi capelli morbidi, quindi sospirò. – Stai tranquilla, non
era che un piccolo tumore. – Affermò, sforzandosi per mantenere il controllo,
abbassando lo sguardo e perdendosi nella purezza d’animo con la quale gli si
era appena aggrappata addosso, accantonando orgoglio ferito e qualunque altro
sentimento negativo, obbligandolo a sentirsi completamente sciogliere.
Poteva continuare a tacerle
quello che provava per lei? Avrebbe potuto continuare a recitare, per
allontanarla, un’altra volta e probabilmente, finire per perderla
definitivamente?
Raffaella sollevò il volto,
accarezzando il suo con lo sguardo. – Perché non me l’hai detto? – Domandò,
sopraffatta dalla paura.
- Per evitarti un’ulteriore
preoccupazione. – Rispose, sinceramente.
- Stavi soffrendo per Asia, non ho voluto infierire e poi…
- E poi, a quale scopo, avresti
dovuto? – Concluse, per lui, allontanandosi di scatto, quasi avesse appena
ricordato che aveva promesso a se stessa di rispettare i sentimenti
dell’uomo… evidentemente ancora distanti e decisamente diversi dai suoi. – E’
giusto e ti chiedo scusa per… – Sospirò, accingendosi ad alzarsi, recuperando
il controllo. – Per essere venuta qui, violando la tua privacy… avrei dovuto capirti e rispettarti, perdonami.
Le mani di Luca si ritrassero,
smettendo di sfiorare quel corpo che, invece, avrebbe tanto desiderato toccare
e lungamente, sicuramente per il resto della vita, pensò, concedendo loro
comunque di tornare a rimanere ancorate sul letto. – Asia ti aveva chiesto di
venire a dirmi che mi aspetta… – Le ricordò, maledicendo se stesso per non
essere capace di cedere all’amore, come aveva appena mostrato di saper fare
perfettamente la ragazza. – Verrò da lei, non appena sarò stato dimesso,
d’accordo?
Raffaella abbozzò un sorriso,
morendo interiormente. – Stai bene, vero? – Domandò, nonostante stesse
avvertendo un’umiliazione molto simile a quella che aveva ricevuto l’unica
volta in cui, dopo aver fatto l’amore, per ore, si era serenamente rifiutato di
ammettere che l’amava.
Luca annuì. – E’ tutto a posto.
- Rispose, omettendo di aggiungere che non ne sarebbe più stato certo…
magari, per i prossimi due anni. – Abbraccia Asia, per me.
- Lo farò. – Annuì, abbozzando
un altro sorriso e raggiungendo velocemente la porta, quindi uscì dalla stanza
e solo allora, vi si appoggiò contro, disperata. – Non mi ama e non posso più
illudermi… – Si disse, cedendo ad un pianto faticosamente trattenuto. – Avrei
dovuto gestire meglio le mie emozioni, come mi aveva suggerito Ambra e invece,
anche un attimo fa, mi sono praticamente prostrata ai suoi piedi! Stupida…
sono solo una maledetta idiota!
- Sono stato uno stupido… -
Luca gli si rivolse, non appena ebbe varcato la soglia della camera,
osservandolo andare a sedersi. – Un perfetto idiota… dovrebbero darmi una
laurea ad honorem, in materia!
Andrea sospirò, scuotendo
leggermente il capo. – Cosa è successo? – Domandò, fissandolo dritto negli
occhi. – Anche se so che mi pentirò, per avertelo chiesto…
- Immagino che ce l’abbia
accompagnata tu, qui… – Asserì, senza alcuna ironia.
- Ho incontrato Raffaella, in
ospedale, mi ha rincorso fino nella hall e si è presentata… – Gli spiegò,
serenamente, l’amico. – Mi ha raccontato che Asia aveva saputo, da te, durante
il coma, del tuo ricovero e quando ho guardato nei suoi occhi, ho visto scorrere
il film della vostra vita insieme… quella ragazza era sinceramente
preoccupata e nonostante il modo in cui l’avevi trattata, si diceva pronta a
venire a ribadirti il suo amore, oltre che ad accertarsi che stessi bene! -
Fece una pausa, scrutandolo bene in volto. - Immagino che se
ne sia andata, ancora una volta, sconfitta…
- L’unico sconfitto, in questa
storia, sono io. – Affermò, sospirando.
- Io, che non sono riuscito a seguire il suo esempio e che l’ho
umiliata… lasciandole credere di non amarla, un’altra volta.
- Ed io, che m’illudevo che
sarebbe riuscita a farti riflettere, con la sua disarmante pulizia interiore!?
– Sbottò, Andrea, scuotendo il capo. – L’ho portata qui, per evitarle di
assumere un investigatore… perché immagino che l’avrebbe fatto, per amore di
Asia e per te.
- Ho rovinato tutto… -
Ribadì, rendendosi conto di aver compiuto la scelta sbagliata. – Ora, stiamo
soffrendo in due e non sarà servito a niente, dato che continueremo ad
amarci… almeno, per quanto mi riguarda.
- Non dubitarne… se l’avessi
vista, mentre le confermavo che eri in ospedale, tentare inutilmente di tenere
nascosti i suoi sentimenti!? – Gli disse, assumendo un’espressione estremamente
contrariata. – Come potrò aiutarti, adesso? E sinceramente, che voglia dovrei
avere di offrirti il mio appoggio, dopo come ti sei giocato l’ultima
opportunità?!
- Qualcosa scatta, qui dentro,
imponendomi di non lasciarmi andare, Andrea…
- Confessò, indicando la parte del suo corpo che celava il cuore. – Non
so, se sia dovuto alle sofferenze passate, al modo in cui sono cresciuto,
piuttosto indipendente… o se più semplicemente, preferisca vivere come uno di
quei poeti maledetti!?
- Non dire cavolate… non
staresti soffrendo come un cane! – Decretò, esortandolo a riflettere sul suo
stato d’animo. – Ti sei dato un’occhiata? Avevi trovato la donna giusta, amico
mio e te la sei giocata… le mie più vive congratulazioni!
- Credi che mi sia servito del
cancro, per tenerla fuori dalla mia vita? – Gli chiese, spaventato dal suo
stesso comportamento.
- In un certo senso… –
Convenne, lui, ovviamente più obiettivo sull’intera faccenda. – Sei pieno di
paure che, sinceramente, non mi è parso di scorgere in lei…
- Guardavo le mie mani,
scivolare via dal suo corpo, mentre si allontanava fisicamente e mi dicevo che
avrei potuto fare qualcosa per trattenerla… – Raccontò, tentando di
analizzarsi per poter trovare una soluzione a quello che sembrava essere un
problema solo suo. – Desideravo abbracciarla, volevo dirle che l’amo eppure
sono rimasto, assolutamente immobile, a guardarla correre verso quella porta…
sicuramente ferita e colma del dolore che volevo tanto evitarle!
- Ti aspetta un duro lavoro,
quando uscirai da qui… – Andrea abbozzò un sorriso, concedendogli qualche
attenuante. Sapeva che era cresciuto in una famiglia parca di gesti affettuosi,
vagando, durante l’infanzia e l’adolescenza, di scuola in scuola e di appartamento
in appartamento, fino a quando si era affermato, come scrittore, alcuni anni
prima e aveva creduto di aver superato brillantemente la quasi totale assenza
di amore familiare.
Fortunatamente, non riusciva
neppure ad immaginare cosa potesse significare, fare a meno dell’affetto
incondizionato dei genitori meravigliosi che aveva avuto e crescere da solo,
senza fratelli o sorelle, in balia di professori severi e in compagnia di
libri, che doveva aver divorato e che dovevano averlo preparato teoricamente ad
una vita che non era riuscito a costruirsi e che, oggi, doveva temere
moltissimo.
- Credi che ci siano margini,
dai quali iniziare a recuperare? – Domandò, Luca, riportandolo al presente.
- Non conosco Raffaella ma quei
pochi minuti che abbiamo trascorso insieme, mi hanno indotto ad invidiarti. -
Rispose, schiettamente. – Se incontrassi una donna simile, prenoterei una
chiesa e spedirei centinaia di inviti, ma non faccio testo… ho un sacco di
parenti!?
Lui si mise a ridere, divertito
dalla sua ironia che reputava estremamente acuta e che lo aveva indubbiamente
stimolato a decidere di assumerlo, quando aveva cercato un valido assistente
per il suo lavoro. – Pensi che sarei egoista, se cercassi di riconquistarla? -
Domandò, tornando a riflettere sulla situazione che aveva fortemente
collaborato a creare. – Oppure, lo sono stato, quando l’ho esclusa dalla mia
vita?
- Tu non sei egoista. -
Rispose, sorprendendolo. – Hai un sacco d’insopportabili difetti ma credimi,
l’egoismo non fa parte del gruppo!
- Se un giorno dovessi
impazzire e decidessi di licenziarti, mi farai un favore? – Gli disse,
recuperando un po’ di ottimismo. – Incatenati al computer, che so… dammi un
pugno e costringimi a tornare in me ma, per l’amor del cielo, non consentirmi
di farlo!
- Contaci! – Andrea gli
schiacciò l’occhio, sciogliendosi in una risata che lo contagiò immediatamente
e che risuonò per l’intera stanza.
- 7 -
Era rimasta ad ascoltare suo fratello, seduto al centro del
salotto ed attorniato da un gruppo di amici e colleghi giornalisti, raccontare
quello che, a suo parere, era stato un gesto degno di essere pubblicizzato e
che, se fosse stato possibile, aveva superato ogni gesto precedente, compiuto
da Luca, per la sua adorata bambina e lo aveva fatto, per una serie interminabile
di minuti, senza battere ciglio.
Raffaella aveva scrutato i
volti delle persone presenti e vi aveva scorto espressioni ammirate, sorprese,
curiose e non aveva potuto fare a meno di lasciarsi coinvolgere, mentre Stefano
aveva espresso verbalmente i sentimenti che nutriva, nei confronti del giovane
scrittore, fortemente motivato da tutto ciò che aveva fatto, durante e dopo il
ricovero di Asia, in ospedale.
Chiunque avesse avuto un
briciolo di sensibilità, avrebbe dovuto dargliene atto… Luca si era
dimostrato all’altezza della sua fama: aveva mantenuto la forza che a quasi
tutti gli altri era mancata e contemporaneamente, aveva agito con dolcezza e
dopo aver scritto una favola, per lei, aveva aiutato Asia a riemergere da un
sonno apparentemente profondo e adesso, si stava prodigando affinché i soldi
che gli avrebbe fruttato la pubblicazione della fiaba fossero destinati
interamente a favore di un’Associazione che si occupava di bambini malati di
A.I.D.S..
Era più che logico, continuò a
pensare, Raffaella, che le persone presenti stessero esprimendo ammirazione,
per un uomo riservato e brillante come lo scrittore che, fra le altre cose,
rifiutava caparbiamente di lasciarsi intervistare su ciò che considerava un
gesto d’amore ispiratogli da una bambina speciale e sentiva di stare provando
gli stessi sentimenti, nei suoi confronti… nonostante sapesse che, in lui,
esisteva anche un aspetto, sconosciuto a molti, per il quale avrebbe dovuto
detestarlo.
- Asia lo adora… – Stefano
sorrise, rispondendo ad una delle domande che gli erano state poste dagli amici
e riportandola al presente. – Figuratevi, ora che avrà un suo libro addirittura
dedicato a lei!
- Vogliamo scriverci una
recensione o preferiresti che ne ricavassimo un articolo, sottolineando il gesto…
- Avete ascoltato quello che ha
detto, mio fratello? – Intervenne, interrompendo un giornalista e cogliendo
tutti impreparati. – Luca è estremamente riservato e non sarebbe affatto
giusto… sarebbe un vero inganno, dopo quello che ha fatto, spinto da un amore
disinteressato! Non vuole pubblicità… lasciate perdere!
Stefano si voltò a guardarla,
perplesso. – Che succede? – Le chiese, interpretando lo stupore dei presenti. -
Guarda che siamo qui, stasera, per studiare il modo migliore per omaggiare Luca
e non per nuocergli!?
- Il modo migliore per
omaggiarlo, sarebbe quello di rispettare i suoi desideri. – Affermò, rendendosi
conto di amarlo più di quanto sarebbe stata più disposta ad ammettere. – Se
decideste di pubblicizzare quello che ha fatto, per Asia, la gente finirebbe
per pensare che non è stato spinto dall’amore… creereste un’immagine, di lui,
che non gli corrisponde e sono certa che ne soffrirebbe.
- Voglio sdebitarmi, in qualche
modo… – Le disse, suo fratello, pacatamente. – Possibile che non lo capisca?
Ci ha praticamente restituito Asia e non possiamo rimanere seduti, senza fare
qualcosa perché si renda conto di quanto gli siamo riconoscenti!?
- Luca non si aspetta niente…
- Decretò, sorprendendo persino se stessa per essersi eletta difensore accorato
di una causa che avrebbe dovuto lasciarla indifferente. – Ha scritto la fiaba,
istintivamente ed è stato accanto ad Asia, spinto unicamente dall’affetto che
prova per lei…
- E riguardo alla beneficenza
che intende fare, con i proventi del libro? – Le chiese, uno dei colleghi di
Stefano, seriamente interessato. – Non pensi che una giusta causa meriti sempre
un po’ di pubblicità? Sarà positivo, per l’Associazione, fungerà da spinta per
coloro che acquisteranno il libro e per molti, che potranno fare altro…
- Sono d’accordo. – Convenne,
riflettendoci. – Ad ogni modo, sarebbe giusto che gliene parlaste… chiedete a
Luca cosa preferirebbe che faceste e poi, agite di conseguenza!
- E grazie alla mia
sorellina… – Stefano abbozzò un sorriso, sollevando leggermente le spalle. -
D’altra parte, ha sempre detestato le sorprese, avrei dovuto aspettarmi una
reazione simile!
- Già… – La ragazza sorrise,
alzandosi in piedi. – Io ti odierei, se mi facessi una vigliaccata del
genere… sì, credo proprio che mi arrabbierei moltissimo e non credo che ti
piacerebbe, addolorare l’uomo che ha contribuito a salvare tua figlia!
- Tua sorella, è fantastica…
– Commentò, uno dei giornalisti, ammiccando maliziosamente. – Che ne diresti di
proporre la sua assunzione, al direttore? In redazione, abbiamo sempre bisogno
di persone determinate!
- Grazie per il pensiero… -
Sorrise, rivolgendoglisi e quindi, rivolse un sorriso anche agli altri. – Vi
saluto… mia nipote mi aspetta, per la fiaba della buonanotte!
- Non farla attendere! – Le
suggerirono, comprensivi. – A presto!
- Alla prossima crociata! –
Esclamò, uno dei presenti, schiacciandole l’occhio, mentre si allontanava.
- Non credo che ci saranno
altre crociate… – Pensò, mentre raggiungeva le scale per salire al piano
superiore della villa. – Non a favore di Luca… – Concluse, cacciando indietro
alcune lacrime e detestandosi, per esserne tanto innamorata. – Non mi ama e non
mi amerà mai… mi vuole fuori dalla sua vita e accidenti a me, a costo di legarmi
mani e piedi, lo accontenterò!
Luca gettò un’occhiata ad
Andrea, dopo essere rimasto ad ascoltare Stefano, esporgli il risultato della
discussione avvenuta durante la riunione informale, tenuta a casa sua, la sera
precedente. – Ha sostenuto che, così, mi avresti fatto del male? – Gli chiese,
poi, favorevolmente impressionato dal suo racconto dettagliato.
- Proprio così… qualcuno l’ha
persino presa in giro, quando è salita, per leggere la fiaba ad Asia,
commentando che ci saremmo incontrati alla prossima crociata! – Stefano annuì, abbozzando
un sorriso. – Che vuoi, mia sorella, è incredibile… quando crede fortemente
in qualcosa o in qualcuno, non trattiene le sue opinioni e le esprime, anche a
costo di cacciarsi in qualche guaio!
- Qualcuno, l’ha offesa? -
Domandò, istintivamente.
- No, no… sono tutti amici,
figurati! – Lui scosse il capo, assicurandoglielo. – E’ stata solo una
battuta… dopo tutto, avresti dovuto sentirla, assumere le tue difese, come se
fossimo stati lì, per studiare un piano a tuo discapito!?
Andrea lo fissò, inducendolo a
provare maggiore vergogna per il modo in cui l’aveva trattata. – Sono lieto che
lo abbia fatto… – Asserì, evitando accuratamente di incontrare lo sguardo
dell’assistente. – Voglio dire che ha ragione… non voglio pubblicizzare un
gesto istintivo, è stata Asia ad ispirarmi e vedendola in quel letto, in
ospedale, ho pensato a quanti altri bambini sono costretti a passarvi intere
giornate e così, ho deciso che, al suo risveglio, avremmo fatto qualcosa di concreto
per aiutarli!
- Asia è elettrizzata, all’idea
di collaborare con te… – Gli disse, colmandosi di orgoglio paterno. – Tu
l’hai resa così felice, Luca… non so come sdebitarmi, ti prego, lascia che
almeno scriva dell’Associazione alla quale saranno destinati i soldi, potrai
leggere l’articolo prima della pubblicazione e intervenire, se non ti
soddisferà!
- Per una volta, serviti della
stampa… – Gli suggerì, Andrea, pacatamente, costringendolo a ricordare che la
pubblicità faceva parte del gioco e che, nonostante si ostinasse a considerare
il suo lavoro come una passione, era necessario usare i mezzi d’informazione
per arrivare ad un pubblico più vasto. – Lascia che scriva a chi saranno
devoluti i soldi, non puoi pensare che sarà negativo… la pubblicità
amplificherà la beneficenza, nient’altro.
- Avete ragione… – Convenne,
arrendendosi all’evidenza. – Il fatto è che sono schivo e poi, la gente è
portata a pensare che, dietro a queste cose, ci siano speculazioni… non
vorrei legare il mio nome a qualcosa che apparisse sordido e onestamente, non
ci avevo pensato quando ho deciso di donare i ricavati della vendita.
- Lascia fare a me, questo è il
mio lavoro. – Dichiarò, Stefano, elettrizzandosi al pensiero di poter
finalmente fare qualcosa per lui. - Tu
occupati della pubblicazione del libro e lascia la patata bollente nelle mie
mani, d’accordo?
- Mi sottoporrai l’articolo,
prima di darlo in pasto alle macchine? – Gli chiese, porgendogli la mano.
Lui la strinse forte,
regalandogli un sorriso sincero che gli ricordò quello della sorella ed il modo
in cui lo faceva sentire, ogni volta che gliene riservava uno. – Hai la mia
parola. – Rispose.
- Andiamo a berci un caffè? -
Gli propose, mentre avvertì, prepotente, il desiderio di rivedere Raffaella e
contemporaneamente, veniva aggredito dal timore di sentirsi rifiutare. Sapeva
che sarebbe stato per sempre: insieme o definitivamente separati, non ci
sarebbero stati compromessi e quella certezza, lo faceva morire di paura.
- A casa mia? – Propose,
Stefano, nel frattempo, ignaro del maremoto di sensazioni che gli si stavano
smuovendo interiormente.
Andrea gli lanciò un’occhiata
eloquente. – Ottima idea! – Esclamò, invitandoli ad uscire dall’appartamento. -
Io, qui, ho un sacco da fare… lo volete pubblicare questo piccolo capolavoro
o no?!
Stefano si mise a ridere,
porgendogli la mano. – Grazie di tutto e arrivederci. – Lo salutò,
cordialmente, dirigendosi alla porta d’ingresso.
Luca si fermò a guardarlo,
prima di seguire l’amico. – Credi davvero che…
- Datti da fare… – Lo
interruppe, abbassando il tono della voce. – Datti un sacco da fare o te ne
pentirai amaramente, amico mio… e lo sai.
Annuì, regalandogli un sorriso
amareggiato. – Sarà imbarazzante… – Mormorò, ipotizzandosi all’interno della
casa, attorniato da un’effervescente bambina che lo amava incondizionatamente e
da suo padre, che stava cercando un modo per dimostrargli una gratitudine che
andava oltre, mentre avrebbe sperato di riuscire a spiegarle che era stato un
idiota.
- Non ne dubito… – Andrea
annuì, divenendo ironico. – Spero che quella ragazza tiri fuori la grinta della
quale parlano tutti e che ti faccia sospirare, per un po’… perché te lo
meriti, accidenti a te!
- Grazie mille! – Replicò,
mettendosi a ridere, nonostante tutto. – Ci vediamo domani…
- Affidati a qualche santo,
dammi retta! – Lo congedò, divertito. – Per non sbagliare, rivolgiti a tutti
quanti…
Suo fratello le indirizzò uno
sguardo, manifestandole così un’evidente disapprovazione, ferendola
profondamente, dopo averle riferito che era arrivato a casa, in compagnia di
Luca ed averle sentito affermare che non sarebbe scesa a fare gli onori di
casa. – Ti sarei grato, se volessi fornirmi una spiegazione. – Le disse,
continuando a fissarla. – Onestamente, non mi stai dando l’impressione di
essere talmente impegnata da non poterti interrompere, almeno per qualche
minuto…
- Sto leggendo. – Decretò,
indicandogli il libro che teneva sulle ginocchia, senza alzarsi dal divanetto
posto accanto alla finestra della sua camera.
- Appunto… – Lui annuì,
scuotendo la testa. – Vorrei ricordarti chi è la persona che ci sta aspettando,
di sotto…
- Non è necessario. – Lo
interruppe bruscamente, Raffaella, sbattendo con forza il libro accanto a sé.
Stefano comprese che doveva
essere stato troppo distratto dalla tragedia che avevano vissuto, con il coma
di Asia, durante l’ultimo mese e che doveva essersi perso qualcosa, di
altrettanta importanza, che doveva essere accaduta alla sorella. – Perché non
ti confidi? – Le chiese, avvicinandolesi e raccogliendole il libro, che posò su
un mobile, apprestandosi a dedicarle l’attenzione che doveva averle negato,
ultimamente. – Lo so, sono stato assente… prima per dolore, un dolore che mi
aveva quasi annientato e probabilmente, anche adesso, mentre sto dandomi da
fare per sdebitarmi con Luca. E’ così? Ti sei sentita sola?
- Non angustiarti anche per me,
d’accordo? – La ragazza sorrise, sospirando. – Non intendo scendere, non sono
nello stato d’animo di dispensare sorrisi… come posso spiegartelo? Non
insistere, ecco come puoi essermi d’aiuto… non insistere, okay?
Stefano annuì, rimanendole di
fronte, per nulla sollevato. – Non lo farò. – La rassicurò, pacatamente. – Ma
vorrei sapere se stai male… è per qualcosa che ho fatto? O che, invece, non
ho fatto?
- Tu non c’entri niente. -
Decretò. – Sono io… sì, sono io, ho abbassato la guardia, per la prima volta,
in tutta la mia vita e mi sono cacciata in un guaio. Ti basta?
- Certo che no! – Sbottò,
spalancando gli occhi. – Come puoi pensare che mi accontenti, scusa?! Si vede
benissimo che stai attraversando un orrendo periodo e sinceramente, pensavo
che, rivedere Luca, ti avrebbe fatto piacere…
- Luca è l’ultima persona che
potrebbe sollevarmi… – Confessò, sospirando nuovamente, lanciandogli
un’occhiata eloquente. – Voi uomini e probabilmente, non è colpa vostra, avete
la sensibilità di un elefante… e non vorrei offendere la categoria degli
animali!
- Stai tentando di dirmi che,
tu e Luca… – Lui raccolse le idee e i ricordi. – Insomma… so che sei adulta
e che dovrei continuare a farmi i fatti miei ma rammento che ti misi in
guardia, più o meno, a Natale.
- Hai perfettamente ragione…
restane fuori. – Lo pregò, regalandogli un sorriso sereno. – Non abbiamo
bisogno di interferenze, okay? Siamo abbastanza adulti da poterci gestire da
soli, fammi il favore di tornare da lui, adesso e soprattutto di non provare ad
affrontare l’argomento… – Scosse il capo, interrompendosi per qualche
istante. – Ho clamorosamente fallito, capisci? In qualche modo, mi sono illusa
che avrebbe potuto funzionare e non mi sono accorta che non c’era nulla da
poter mettere in moto!
Stefano ne assorbì la
sofferenza, colpevolizzandosi per averla compresa solo in quell’istante e
desiderò abbracciarla, anche se si rese conto che, probabilmente, non l’avrebbe
apprezzato, in un momento tanto delicato, allora, sorrise. – Significa che hai
perso ogni speranza? – Domandò.
- Significa soltanto che non
scenderò a salutarlo… – Ironizzò, imbarazzata. – Coraggio… torna dal tuo
ospite e porgigli le mie scuse, inventati qualcosa, qualunque cosa, anche la
più stupida!
- Luca capirà che c’è qualcosa
che non va… – Le disse, convinto. – E’ troppo sensibile, per… -
S’interruppe, improvvisando una smorfia. – Scusa… – Aggiunse, sospirando. -
Non volevo mancarti di rispetto ma…
- Non parliamone più. -
Decretò, volgendo lo sguardo alla finestra. – Luca rimane la persona
meravigliosa che ha conquistato il cuore di tua figlia… non è cambiato
niente, tienilo bene in mente, non commettere errori, ne basta una in famiglia!
- Posso fare qualcosa? – Le
chiese, avvertendo un fastidioso senso d’impotenza. – Sono stato troppo assente
e adesso, che vedo quanto stai soffrendo…
- Passerà. – Lo interruppe,
sollevando le spalle. – Dammi retta… sopravviverò.
- Allora, buona
continuazione… – Stefano raccolse il libro e glielo consegnò, abbozzando un
sorriso.
- Non lasciarti condizionare…
- Si raccomandò, fissandolo dritto negli occhi. – Prometti che non cambierai
opinione, sul conto di Luca… promettimelo.
- Non posso ignorare quello che
stai passando… – Replicò, infastidendola.
- Tu lo farai… e sai perché?
- Gli impose, improvvisando un’espressione autoritaria. – Perché sei un uomo e
come tale, puoi perfettamente capire che l’amore e l’amicizia sono cose
differenti. – Dichiarò, usando un tono severo. – E poi, posso assicurarti che
Luca è stato sincero, non mi ha mai ingannato… continua a considerarlo per
quello che è, come persona. Io non ho smesso di ammirarlo… semplicemente, non
posso vederlo, non posso proprio, perdonami.
Stefano restò a guardarla,
cedendo all’affetto fraterno. – Posso abbracciarti? – Le chiese, quindi,
spalancando le braccia.
Raffaella si sollevò in
ginocchio, sul divanetto e gli permise di stringerla a sé, trattenendo le
lacrime. – E adesso, vai, per l’amor del cielo! – Sbottò, allontanandolo con un
gesto fermo delle mani. – Di sotto, si staranno chiedendo se siamo morti!?
Quando Asia si congedò dal suo
ospite prediletto, per andare a dormire, Luca e Stefano si scambiarono un
sorriso colmo di sentimenti. – E’ assolutamente
adorabile! – Commentò, lo scrittore, accompagnandola con lo sguardo fino alla
porta del salotto. – Condivido il tuo orgoglio paterno e un po’, lo invidio!
- Davvero? – Stefano sollevò la
mano, salutandola per un’ultima volta, quindi si girò a guardarlo dritto in
viso. – Non credi che potrai vivere le stesse emozioni, un giorno, in qualità
di padre?
- Non lo so. – Rispose,
sinceramente. – Non faccio progetti a così lunga scadenza… vivo giorno per
giorno, soprattutto, ultimamente.
- So che sei stato male… -
Affermò, deciso ad approfondire alcuni aspetti della personalità dell’uomo che
ammirava e che, comunque, aveva spezzato il cuore della sua unica sorella.
- Ho avuto paura. – Confessò,
interrogandosi interiormente circa quale posizione sarebbe stato meglio
assumere ed una volta per tutte.
- Mi nascondi qualcosa? –
Domandò, Stefano, scrutandolo attentamente.
- Come sai, mi è stato
asportato un piccolo tumore maligno. – Rispose, confidandosi, con inaspettato
sollievo. – Dovrò sottopormi a controlli periodici, tutto qui…
Stefano non riuscì a trattenere
un’espressione attonita. – Come sarebbe, tutto qui?! - Replicò, allarmandosi.
- Sarà semplice routine… – Lui sollevò le spalle,
tentando di continuare ad affrontare quella breve parentesi della sua vita con
l’ottimismo che sarebbe stato necessario per superarla brillantemente. – I
medici mi hanno tranquillizzato…
- Te l’hanno tolto o no?! -
Ribatté, determinato a sapere.
- Completamente. – Ribadì, favorevolmente sorpreso dalla
preoccupazione che gli si era dipinta in viso e che gli confermava che gli
voleva veramente bene.
- Immagino che nasca da questa
esperienza, la tua filosofia del day by
day… – Gli chiese, soffermandosi a riflettere.
- In un certo senso… -
Ammise, sospirando brevemente. – Forse, è un errore… il guaio è che, sapere
che non potrò essere tranquillo, per un paio di anni o tre, mi ha indotto a
comportarmi diversamente, in qualche circostanza.
- Non si è mai completamente
tranquilli… – Gli disse, divenendo malinconico. – Voglio dire… io ho perso
mia moglie, in un modo talmente veloce da non avermi nemmeno fatto capire che
stava succedendo a noi! La nostra piccola Asia è uscita di qui, con il solito
entusiasmo, per andare a trascorrere l’ultima notte dell’anno con i nonni e…
- Lo so. – Lo interruppe,
impressionato dal dolore che lo stava ancora consumando interiormente. – Mi
rendo conto che i nostri sogni possono essere spezzati, in un modo qualsiasi e
in un momento qualsiasi della nostra esistenza… lo so.
- Quindi? – Lo esortò a
riflettere più profondamente su una questione con la quale doveva avere
combattuto più volte.
- Per la prima volta, in tutta
la mia vita, Stefano… ho paura. – Confessò, sollevando la sua tazza e
conducendosela alle labbra, per bere un sorso del caffè che gli aveva servito
la governante.
- E’ umano… – Commentò, lui,
continuando a pensare a sua sorella e a domandarsi se non l’avesse in qualche
modo esclusa, a causa di quella sorta di panico che sembrava stare dominandolo.
- Sono cresciuto praticamente
da solo… – Gli raccontò, pacatamente. – Ho avuto genitori piuttosto assenti,
completamente assorbiti dal lavoro e dalla vita mondana, che mi hanno amato ma
non mi hanno certo posto al centro del loro universo! Così, ho finito per
costruirmi un mondo alternativo e mi ci sono messo al centro, da solo…
ricordo che, al liceo, durante una riunione, un insegnante, disse a mia madre
che era come se vivessi avvolto in una campana di vetro e che consentivo a
qualunque situazione di passare all’esterno, senza lasciarmene mai coinvolgere.
Almeno, apparentemente, aggiungerei, a distanza di tanti anni.
- Devi aver sofferto… -
Ipotizzò, profondamente colpito da quella rivelazione.
- Non me ne sono mai accorto…
- Affermò, schiettamente. – Non fino a quando ho cominciato a scrivere racconti
destinati all’infanzia… sono così affascinato dal mondo dei bambini, proprio
perché non l’ho mai vissuto nel modo in cui lo dipingo! – Fece una pausa,
abbozzando un sorriso. – E poi, ci è entrata tua figlia, in questo mondo… ha
rotto la mia campana di vetro e mi ha raggiunto con la velocità di un fulmine
che spezza un albero, durante un temporale! Credo di aver capito, questo e
molte altre realtà, ultimamente, quando ho cominciato ad analizzarmi… durante
il suo ricovero in ospedale e poi, durante il mio.
- Mi dispiace… – Mormorò,
Stefano.
- Per che cosa? – Replicò, lui,
continuando a sorridere. – Tu devi essere felice, per me… generando tua
figlia, sette anni fa, mi hai regalato l’opportunità di uscire da un guscio che
stava quasi per inghiottirmi, definitivamente e te ne devi rallegrare!
- Lo farei… se ti vedessi
completamente appagato. – Dichiarò.
Negli occhi dell’uomo si spense
la luce che li aveva fatti brillare, durante gli ultimi secondi. – E’ colpa
mia, se non lo sono. – Gli assicurò. – In un passato, piuttosto lontano, ho
incontrato l’amore e l’ho perso, anche se non dipese dalla mia volontà… in
seguito, ho vissuto brevi storie, prive d’importanza e nonostante mi fossi
convinto di stare bene, recentemente, ho allontanato da me l’unica persona a
cui volevo disperatamente aprire il cuore. Sono stato un campione d’imbecillità
e adesso, temo che dovrò lavorare molto, su me stesso, se vorrò sperare di
ottenere una seconda chance…
- Perché non le racconti quello che hai appena detto a me? -
Domandò, seriamente. – Se ti ama, capirà le tue paure… potrebbe aiutarti a
rimanere fuori da quella campana di vetro!
- Le ho fatto del male perché
non ho avuto la forza per essere sincero. – Affermò, sorprendendolo. – Non ne
sono affatto fiero… se fossi in lei, adesso, pur di evitare di concedermi
un’altra possibilità, chiuderei a chiave il cuore e getterei la chiave!
- L’amore, è la chiave… e se
vi amate, supererete ogni ostacolo. – Commentò, ricordando con rimpianto la
bellissima storia che aveva vissuto con la moglie e che si era conclusa
tragicamente, troppo presto.
- Parleresti così, se ti
dicessi che la donna che ho ferito è tua sorella? – Gli chiese, Luca,
avvertendo il bisogno di chiarire il più possibile la situazione.
- So benissimo di chi stiamo
parlando. – Lui annuì, sconcertandolo. – E so anche, perfettamente, che
Raffaella mi odierebbe, se sapesse quello che sto per dirti…
- Allora, non dirlo… – Lo
pregò, sebbene stesse desiderando il contrario.
- Non capisco come abbiate
fatto a cacciarvi in questa situazione, dato che si vede benissimo che siete
pazzi l’una dell’altro… – Decretò. – Siete due persone intelligenti,
realizzate, folli d’amore per Asia… avete un mare di sentimenti in comune,
v’innamorate e non siete in grado di stare insieme?!
- Te l’ho detto, ho paura… -
Ripeté, abbassando lo sguardo. – Mi ero convinto che sarei vissuto bene,
limitandomi a divertirmi, costruendomi storie superficiali che non avrebbero
richiesto impegno e sacrificio. Ad ogni modo, quando poi mi sono reso conto che
Raffaella mi si era insinuata nell’anima, ho pensato che mi sarei odiato se
avessi dovuto finire per trascinarla in una storia costellata di controlli
clinici e di ricoveri, di ansie e di timori, io…
- Gliel’hai detto? – Lo
interruppe, scuotendo la testa. – Le hai parlato a cuore aperto, come stai
facendo stasera con me? – Luca scosse il capo, addolorato. – Perché non le
consenti di decidere della sua vita? Non conosco i particolari, non
m’interessano neppure, dato che ho appena scoperto che state soffrendo e non
intendo intromettermi, Raffaella non me lo perdonerebbe… però, mi fa
arrabbiare vedere le persone che più ammiro arrendersi alle prime difficoltà!
Io lotterei, se il Signore mi offrisse un’altra opportunità con mia moglie…
lotterei fino allo stremo delle forze per tenerla al mio fianco!?
- Voi siete una famiglia
bellissima… avete avuto tanto amore, l’ho capito, quando ho conosciuto i
vostri genitori, in ospedale. – Gli disse. – E’ difficile, per chi non l’ha
conosciuto profondamente, gestire un sentimento tanto complicato come
l’amore… non intendo giustificarmi, sia ben chiaro, vorrei soltanto che ne
tenessi conto.
- Concediti del tempo, devi
fare ulteriore chiarezza in te… – Gli suggerì, serenamente. – Ricorda, però,
che Raffaella sta soffrendo e che finirai per perderla, se non deciderai di
aprirle il tuo cuore.
- Ce l’hai, con me? – Gli chiese,
pronto a comprenderlo se la risposta fosse stata affermativa.
- Ce l’ho con certe circostanze
della vita. – Rispose. – Questa vita, che ci strappa le persone che contano,
che ci costringe a lottare con le malattie e che, a volte, ci allontana da
coloro che potrebbero cambiarcela!
- Se penso a quanto devo averla
ferita… – Luca abbassò lo sguardo, manifestando il suo rammarico. – Mi sono
nutrito di una sorta di alibi, convinto che le avrei evitato di andare incontro
a nuove sofferenze ed ho finito per fare peggio!
- Sembrerò banale ma voglio
dirtelo ugualmente… soltanto alla morte, non c’è rimedio. – Commentò,
esortandolo ad agire al più presto. – Se non la conoscessi così bene, ti
rassicurerei maggiormente ma temo che dovrai lavorare molto, per aiutarla a
leccarsi le ferite che le hai procurato… per Raffaella dev’essere stato
difficile aprirsi, come ha fatto nei tuoi confronti, non è il tipo da colpi di
fulmine e temo che, ora, stia meditando sul comportamento che ha adottato nei
tuoi confronti e che finirà per convincersi di aver commesso un errore
colossale. Vuoi, davvero, rischiare di perderla?
- Significa che sono ancora in
tempo? – Gli chiese, risollevando lo sguardo per puntarglielo in viso. – Che
sarà disposta a concedermi una chance?
- Lo farà, perché saprà
leggerti nel cuore. – Stefano annuì, usando un tono convincente che riuscì a
contagiarlo.
- Sono enormemente grato a Dio,
per avermi fatto incontrare la tua famiglia… – Gli confessò, inducendolo a
sorridere. – Assolutamente… – Anche
sulle sue labbra si dipinse un sorriso e finirono per mettersi a ridere. - Davvero… assolutamente!
- C’è una persona, che ti
aspetta… – Ambra varcò la soglia dell’ufficio dove lavorava, in biblioteca,
sorprendendola.
Raffaella guardò il suo
orologio da polso, spegnendo il computer, rendendosi conto che era arrivato il
momento di tornare a casa. – Non avevamo appuntamento… – Asserì, alzandosi e
girando intorno alla scrivania, per coprire lo schermo e la tastiera con le
loro custodie. – Ad ogni modo, se sei qui per invitarmi a cena…
- Non io… – L’interruppe,
appoggiandosi allo stipite della porta ed incrociando le braccia davanti. – C’è
una persona, giù, che ti aspetta. – Ripeté.
Lei posò le mani sulla
scrivania, respirando profondamente. – Sarebbe a dire? – Domandò, irrigidendosi
istintivamente.
- Luca ti vuole parlare. -
Precisò, inducendola a voltarsi di scatto per fissarla. – Ci siamo incontrati,
poco distante da qui, mentre veniva ad aspettarti, così ho pensato che avrei
fatto meglio a salire, per avvisarti… – Tentò di spiegarle, colpita
dall’espressione sofferta che le si era dipinta sul viso.
- Hai fatto bene. – Le disse,
usando un tono estremamente pacato. – Adesso, mi farai un altro favore,
allora… – Aggiunse, recandosi a raccogliere la borsa e il cappotto. -
Scenderai nuovamente e gli dirai che non intendo sentire quello che ha da
dire… anzi, che non c’è assolutamente nulla che valga la pena dire.
D’accordo?
- No… – L’amica scosse il
capo, contrariandola. – Non sono d’accordo… secondo me, avete un mare di cose
di cui parlare, a cominciare dalla balla
che ti ha propinato, in ospedale.
Raffaella indossò il cappotto,
quindi tornò a fissarla. – A quale balla,
ti stai riferendo? – Le chiese, ironicamente. – Non credo che me ne abbia
raccontato una sola…
- Dai tumori, difficilmente, si
guarisce tanto in fretta. – Affermò, sconcertandola. - Scusa se non uso mezzi termini ma credo che
non sia stato sincero, con te, quando ti ha assicurato che sta bene…
- Gliel’hanno tolto, non mi
mentirebbe su una cosa simile! – Ribatté, scuotendo la testa. – Lo sai, sparo a
zero perché sono arrabbiata… ma non è vero, non è il tipo di persona che
mente su qualunque cosa e per quanto mi dia fastidio, ammetterlo, con me, è
stato sincero, dall’inizio. Sono io che avrei dovuto stargli alla larga e non
l’ho fatto e adesso, sono furiosa…
- Sei soltanto ferita, stai
soffrendo, al punto da non soffermarti a riflettere. – L’interruppe,
estremamente seria. – Il tumore che gli hanno asportato non era benigno… e a
parte questo, potrebbe sempre ripresentarsi.
Raffaella rabbrividì,
rendendosene conto. – Ma gliel’hanno tolto… – Ripeté, impressionandola per la
forza con la quale si ostinava a ripeterselo, quasi avesse inteso
convincersene.
- Ho capito… – Annuì, comprendendo
il dramma che doveva aver vissuto e giustificando il modo in cui stava cercando
di reagire alla situazione che le stava sfuggendo di mano. – Adesso, vuoi farmi
un favore? – Le chiese, fissandola dritto negli occhi. – Scendi ad ascoltare
quello che è venuto a dirti… immagino che sarà difficile, conosco l’intensità
del tuo orgoglio e so che Luca è stato, in assoluto, l’uomo che ti ha fatto più
male. Il fatto è che riesco anche a mettermi nei suoi panni e mi chiedo cosa
farei, se un giorno qualcuno mi dicesse che sono entrata a fare parte di una
categoria di persone a rischio…
- Cosa stai dicendo? -
Raffaella sentì mancare il fiato, mentre si accingeva a parlare nuovamente. -
Luca non sta morendo… non mi avrebbe detto che sta bene, se non ne avesse
avuto la certezza, per l’amor di Dio, non si gioca con il cancro!?
- Esistono mezze verità, lo
sappiamo. – Le ricordò, pacatamente. -
Probabilmente, ora, sta bene ma non avrà questa sicurezza, per un periodo che
potrebbe anche durare qualche anno…
- Se stai cercando di
spaventarmi, non funzionerà. – Affermò, raccogliendo la borsa e raggiungendola,
sulla porta. – Luca non mi ama e questo, non ha nulla a che fare con il suo
recente intervento chirurgico.
- Non essere prevenuta. – La
pregò, accompagnandola alle scale. – Fammi questo maledetto favore… non
morirai, se starai ad ascoltarlo per una dannata manciata di minuti, no?! -
Ambra spalancò gli occhi, alzando leggermente il tono della voce, mentre
pensava che non si sarebbe perdonata se non avesse fatto l’impossibile per
aiutarla a riaprire gli occhi su quello che considerava l’uomo giusto per lei.
- Preferirei cenare con te… -
Replicò, intenerendola.
- Sappi che ho un’altra! -
Esclamò, improvvisando un’espressione maliziosa che la costrinse a ridere.
- E va bene… – Si arrese,
battendole una mano sulla schiena, divertita. – Tanto, l’hai sempre vinta tu…
- Uscirò dalla porta, sul
retro… – Le disse, salutandola in fondo alle scale. – Ti chiamo domani…
allora, che cosa aspetti?!
- Il coraggio che mi manca… -
Rispose, respirando profondamente, preparandosi a rivedere l’uomo che
continuava ad amare disperatamente.
Luca l’aspettava, in piedi,
appoggiato ad una macchina che non aveva mai visto, parcheggiata lungo il viale
che conduceva alla biblioteca. Percorrendo il breve tragitto che l’avrebbe
condotta da lui, tentò invano di decifrare un sentimento attraverso il suo
sguardo e quando lo ebbe raggiunto, lo scorse aprirle lo sportello per
invitarla a salire sulla vettura elegante, in un silenzio che le confuse
maggiormente le idee.
- Non ho molto tempo… -
Esordì, tentennando, senza poter fare a meno di osservare la mano che teneva
sullo sportello e desiderare sentirla posarsi sul suo corpo.
- Cercheremo di sfruttarlo
tutto. – Affermò, lui, facendole nuovamente cenno di salire e richiudendo,
subito dopo, lo sportello, quindi fece altrettanto e le si accomodò accanto,
avviando il motore della macchina ed immettendola in strada.
Qualche minuto più tardi, dopo
avere inutilmente aspettato che le rivolgesse la parola, la ragazza si vide
costretta a porgergli una domanda. – Dove stiamo andando?
Luca accennò un sorriso,
sconvolgendola, con una semplicità disarmante che la mise in guardia. – Ambra
deve averti fatto una specie di lavaggio del cervello… – Asserì,
sorprendendola. – E’ simpaticissima… ricordami di mandarle dei fiori.
- Dei fiori? – Ripeté,
aggrottando leggermente la fronte.
- Per ringraziarla, per l’opera
di convinzione… – Lui annuì, inducendola ad abbozzare un sorriso. – Deve aver
fatto un’immane fatica, a convincerti a raggiungermi ed il minimo che potrò
fare, per sdebitarmi, sarà mandarle dei fiori… a proposito, le piacciono?
- Dove stiamo andando? –
Domandò, nuovamente, infastidita per essere così presa da quell’uomo da non
essere in grado di resistere nemmeno ad una sua stupida battuta. Avrebbe dovuto
rimanere serissima, si disse, mantenere un’espressione distaccata e non
lasciarsi coinvolgere da niente di tutto quello che avrebbe potuto dirle…
impedirgli di ricavare altre soddisfazioni, perché, accidenti, erano state
troppe!
- Siamo quasi arrivati, non ho
intenzione di rapirti, puoi stare tranquilla. – Le assicurò, continuando a
guidare, senza voltarsi a guardarla. – Ho solamente pensato di trovare un
posto, dove avremmo potuto parlare, senza essere continuamente distratti…
- Stiamo andando fuori città…
- Replicò, qualche minuto più tardi, dato che stavano percorrendo un’autostrada
che conosceva bene.
- Te l’ho detto… volevo che
potessimo stare in pace. – Ribadì, apparentemente tranquillo al punto da
infastidirla.
- Lo saremmo stati, anche a
Milano. – Ribatté, girandosi a guardare fuori attraverso il finestrino.
- Ce l’hai a morte con me,
vero? – Le chiese, imboccando una strada che li avrebbe condotti in una
cittadina di provincia. – Devi avere perso ogni fiducia, ecco, perché sei già
pentita di essere salita su questa macchina… – S’interruppe, scuotendo leggermente
il capo. - Probabilmente, starai
pensando che abbia le peggiori intenzioni…
- Non ti piacerebbe sapere quello
che sto pensando… – Gli disse, continuando a fissare la strada che scorreva e
domandandosi quando si sarebbe fermato. – Ad ogni modo, sarebbe bastato andare
in un bar… non credi?
Luca scosse la testa. -
Evidentemente, no. – Rispose, piano. – Quello di cui dobbiamo parlare, è un
argomento che non si confà ad un locale pubblico…
- Io non so di cosa dobbiamo
parlare e poi… – Sospirò, inducendolo a temere che avesse ragione e che,
qualunque posto avesse scelto, per fungere da sfondo al loro dialogo, sarebbe
stato inappropriato.
- Lo so, se non avessi
incontrato Ambra, fuori dalla biblioteca, adesso, non saremmo insieme… -
L’interruppe, fermando l’automobile, al termine di un viale che attraversava un
parco e che permetteva di dominare il panorama della città notturna, accesa
delle solite luci.
- L’ultima volta che ci siamo visti, mi hai mandato via… – Gli
ricordò, Raffaella, ostinandosi a guardare fuori ed evitando di girarsi,
nonostante si fossero fermati.
- Non è vero… – Ribatté,
slacciandosi la cintura di sicurezza e sistemandosi sul sedile, in modo da
poterla guardare. – Ero a disagio, non stavo attraversando un buon momento…
- Lo so. – Convenne, chiudendo
gli occhi per un istante, avvertendo il suo sguardo trapassarle la schiena. -
Ma ero venuta per offrirti il mio appoggio e l’hai rifiutato… a pensarci
bene, non mi sarei dovuta sorprendere, non hai fatto altro che allontanarmi da
quando ci conosciamo!
- Devo chiederti scusa, per
questa e per un mare di altre cose… -
Affermò, tendendo una mano per posargliela sulla spalla e fermandosi, subito
dopo, mentre concludeva che non sarebbe stata una mossa felice, in quella
situazione così delicata. – Il guaio è che, molto probabilmente, non sarai più
disposta ad accettare le mie scuse.
- Riportami a casa. – Lo pregò,
avvertendo il disagio aumentare e temendo che, se gli avesse concesso altro
tempo, sarebbe caduta nuovamente fra le sue braccia e gli avrebbe offerto
l’opportunità per gettarla in uno sconforto che sarebbe stato più nero dello
stato d’animo in cui versava da quando aveva accettato che non sarebbe stata
mai contraccambiata. – Non c’è niente che tu possa dire, ormai… sono i fatti
ad avere un peso, per me e mi dicono che abbiamo solo commesso un errore.
- Quando abbiamo fatto l’amore?
- Le chiese, inducendola a provare un sottile brivido di piacere. – O alludi al
fatto che non ci siamo messi insieme?
- Probabilmente, ad entrambe le
cose. – Rispose, schiettamente. - Non
mettermi in questa situazione, Luca… – Aggiunse, voltandosi di scatto ed
incontrando il suo sguardo, decidendosi a mostrargli un dolore che lo colpì
come se lo avesse appena schiaffeggiato, con violenza. – Per l’amor del cielo,
non mi fare più del male… sono stanca! Portami a casa o ci andrò da sola. -
Concluse, posando una mano sul meccanismo che azionava la serratura dello
sportello.
- Ti ci porto, ti ci porto…
stai calma. – Affermò, affrettandosi a bloccarla ed impedendole di scendere. -
Ti porto a casa ma… – Scosse il capo, osservando la mano della ragazza scivolare
via dalla sua. – Non mi arrenderò, non ti permetterò di sfuggirmi di nuovo…
- Non capisco per quale motivo.
- Lei sospirò, passandosi le mani fra i capelli e detestandosi, per stare
continuando a desiderare che la prendesse fra le braccia. – Non sono stata io,
a sfuggirti… sei tu che non mi hai voluto trattenere, non l’hai fatto,
nemmeno quando abbiamo fatto l’amore.
- Ho commesso un errore,
d’accordo, chi cavolo non lo fa?! E poi, avevo un incubo che torturava la mia
mente… – Le rivelò, costringendola a sostenerne lo sguardo e ad annegarci
dentro. – Sapevo di dover essere operato. Probabilmente, starai pensando che
non dovrei nascondermi dietro ad uno stupido neo ma…
- Quello stupido neo, era un
cancro. – Lo interruppe, scorgendolo mutare espressione. – E onestamente, non
so se tu sia stato capace di essere sincero, nemmeno su qualcosa di così
importante! Perché diavolo, adesso, dovrei concederti altro tempo? Spiegami
perché diavolo, dovrei…
Luca girò bruscamente la chiave
dell’accensione, preda di uno scatto d’ira che lo aiutò a comprendere che,
imparare a fare a meno di Raffaella, sarebbe stato impossibile. – Perché ti
amo. – Decretò, sconvolgendola, ricominciando a guidare. - Perché non credo che mi perdonerò, se
adesso ti perdo… anche se, forse, è già successo. – Lei restò in silenzio e
non osò rivolgerle uno sguardo, fissando unicamente la strada che scorreva e
che sembrava portare via con sé qualcosa di così importante… al punto da
avergli fatto perdere il controllo, concluse. – E’ così, vero? Ti ho perso… -
Mormorò, stringendo nervosamente le mani sul volante.
Raffaella tentò di dare un
senso a quello che gli aveva appena sentito dire e che non poteva essere stato
frainteso. Luca aveva affermato di amarla e non poteva averlo fatto per
confonderla… certo, non gli avrebbe consentito di umiliarla, non un’altra
volta, si ripeté mentalmente. – Come puoi perdere qualcosa che non hai mai
voluto? – Domandò, evitando di guardarlo.
- Continui a credere che non
sia contato nulla, per me, quel mattino… – Affermò, dispiaciuto. – Come puoi,
sostenere, col il mondo intero, di stimarmi ed assumere le mie difese,
continuamente, se poi ritieni che abbia fatto l’amore con te, per… non lo so,
perché credi che abbia fatto l’amore con te, Raffaella? Vuoi dirmelo?!
- Gli uomini sono perfettamente
in grado di farlo, per un centinaio di motivi diversi e spesso… non
confondono il sesso con l’amore. – Rispose, piano, cominciando a dubitarne
fortemente. – Immagino che non sia una colpa, il semplice fatto che concepiate
il sesso in maniera differente da noi donne… non dovrebbe avere niente a che
fare con il resto, infatti, io continuo a pensare che tu sia eccezionale.
- Talmente eccezionale da
averti usata per soddisfare i miei bisogni fisici… – Commentò, scuotendo il
capo, infastidito. – Ma lo senti, quello che stai dicendo?! Ti rendi conto che
non dovresti affatto stimare un uomo così?
- E se tu mi amassi veramente,
non mi avresti trattato come hai fatto. – Finalmente, si voltò a guardarlo e si
decise a sfogare un risentimento che aveva fortemente creduto di poter celare,
per il resto della vita e che, invece, sgorgò prepotentemente, all’improvviso.
- Ti ripeto, non te ne faccio una colpa… semmai, ce l’ho con me, che sono stata
così stupida da illudermi che fossi la persona giusta, d’accordo?! Invece, in
tutta onestà, credo che non sarai mai l’uomo giusto per qualcuno e questo
pensiero mi riempie di dolore, perché so che avresti tanto da dare e che
sapresti amare una donna nel modo esatto in cui sogna di essere amata! Tu hai
negli occhi sentimenti e poesia e accidenti a me, non solo mi sono lasciata
stregare… ne sono stata fregata!
Luca dovette arrestare la
macchina, ad un semaforo e si girò a guardarla, trovandola assolutamente
sensuale, così incredibilmente intenta a sfogare rabbia e rancore, rimasti
inespressi. – Non vuoi proprio offrirmi un’altra possibilità? – Le chiese,
addolorato.
- Non voglio mai più soffrire
così… – Rispose, colpendolo dritto in fondo al cuore. - Non te lo permetto… non più, hai capito? -
Raffaella slacciò la cintura di sicurezza, quindi spalancò lo sportello della
macchina e si gettò fuori, cogliendolo assolutamente di sorpresa.
- Raffaella! – Gridò, mentre il
semaforo divenne verde e lo costrinse a ripartire. – Raffaella, perdonami… -
Mormorò, accostando l’auto, non appena ne ebbe la possibilità e sbrigandosi ad
uscirne, per correrle dietro.
Guardò in direzione del
semaforo e si accorse che la ragazza era svanita nel nulla, ingoiata dal buio e
da chissà quale locale. Scosse il capo, rabbrividendo, decidendo che sarebbe
stato più opportuno lasciarla andare. Non era il momento migliore, sebbene
sembrasse difficile accettarlo, per tentare nuovamente di convincerla a
concedergli l’opportunità che non aveva voglia di sfruttare. L’aveva fatta
soffrire troppo, anche Stefano l’aveva messo in guardia, qualche giorno prima e
non sarebbe stato l’amore che sentiva per lei, ad indurla a tornare al suo
fianco… probabilmente, perché non c’era mai stata, al suo fianco, concluse ed
era stato lui a costringerla a restare fuori dalla sua vita. E adesso, che scopriva quanto aveva
bisogno di riportarcela… la stava nuovamente perdendo.
- 8 -
- Zia! Zia! – La bambina la
raggiunse, sventolando un libro fra le mani, non appena ebbe varcato la soglia
di casa e l’indusse a sorridere, nonostante avesse intuito l’argomento che si
accingeva a trattare. – Finalmente sei arrivata, guarda!
Raffaella accennò un altro sorriso, posando
lo sguardo sulla
pagina del libro che spalancò e che le sottopose, con
un’espressione estasiata dipinta sul visetto. – Hai visto? – Le chiese, ancora,
indicandole la dedica stampata sulle prime pagine del volume. – Luca ha scritto
che sono speciale!
- Ed ha ragione… – Raffaella
annuì, sfogliando il libro e riconsegnandoglielo, per potersi togliere la
giacca. – Tu sei assolutamente
speciale!
- C’è qualcos’altro… – Le
disse, Asia, riponendoglielo sotto al naso e mostrandole una nuova pagina. -
Guarda qua sotto, ai ringraziamenti…
RINGRAZIAMENTI
L’autore esprime un grazie sincero a tutti coloro
che, con la loro semplice presenza o con il loro modo di essere, hanno permesso
a questa storia di essere partorita.
Un particolare grazie, a Raffaella e a Stefano.
Raffaella lesse tutto d’un fiato quelle poche righe, che Luca
aveva fatto pubblicare, al termine della fiaba e sospirò, ripensando a quanto
era stata felice, quando era entrato nella sua vita e aveva portato un’aria
inedita, che l’aveva piacevolmente ed in seguito, disperatamente,
sconvolta.
- Non dici niente? – La bambina la costrinse a restare ancorata
al presente. - Zia, non sei felice? Luca ce ne ha fatte
mandare tre copie e sulla tua, deve averci aggiunto una dedica speciale…
- E tu, cosa ne sai?! -
Ribatté, scorgendola divenire maliziosa. – Non ti hanno mai detto, signorina,
che non si leggono le cose indirizzate ad altri?!
- Non l’ho letta… – Le
assicurò, scuotendo la testa. – Ho aperto solamente il mio pacco e siccome ci
ha scritto qualcosa, di suo pugno, ho immaginato che, a te, avrà scritto
qualcosa di altrettanto bello… – Fece una pausa, divenendo più maliziosa
ancora e costringendola ad abbozzare un sorriso. Sapeva essere così sagace, da
farle dimenticare che era solo una bambina di sette anni. – Lo sai che Luca è
pazzo, di noi…
- Corri in camera tua… non
hai da fare, i compiti?! – Sbottò, scorgendola scoppiare a ridere. – E
ringrazia di essere tornata a casa, da poco e che sono talmente felice di
risentirti ridere, che…
- Aprilo subito! – Si
raccomandò, prima di precipitarsi su per le scale, lasciandola ormai
decisamente incuriosita ed ansiosa di scoprire se effettivamente Luca aveva
personalizzato la copia del libro che le aveva destinato, con una dedica scritta
a mano. – Zia! – Si bloccò, appena percorsi alcuni gradini, richiamando la sua
attenzione e le indirizzò uno sguardo velato di preoccupazione. – Posso
chiederti una cosa?
- Coraggio! – L’esortò,
regalandole un sorriso, mentre cominciava a scartare la copia del libro a lei
indirizzata.
La bambina abbozzò una buffa
smorfia. – Tu e Luca, avete litigato?
- Come ti viene in mente,
tesoro? – Domandò, ben determinata a mantenerla fuori da quella che era
diventata la relazione più complicata della sua intera esistenza e soprattutto,
a non incoraggiarla a mutare, in alcun modo, l’ammirazione che nutriva nei
confronti dello scrittore.
- Non è venuto a portartelo,
personalmente… – Rispose, Asia, indicando il libro che teneva fra le mani. -
E poi, quando viene qui, tu resti in camera tua o te ne vai…
- Tu sei cresciuta troppo in
fretta, angioletto! – Esclamò, recuperando il piacere delle loro piccole
schermaglie, che le erano mancate immensamente, durante il suo ricovero in
ospedale. – Io e Luca non abbiamo litigato, d’accordo? Forse, abbiamo capito
che non riusciamo a stare insieme e dubito di potertene spiegare i motivi…
- Tu lo ami… – Le ricordò, forte della sua purezza d’animo
e della franchezza tipica della
fanciullezza.
- Bisogna essere in due,
piccola mia… – Asserì, abbozzando un sorriso malinconico. – Il mio amore, non
basterebbe… e adesso, fila in camera tua, prima che dimentichi che hai solo
sette anni e ti racconti qualcosa che non capiresti!? – Attese di essere
rimasta sola, sospirò e aprì il libro, dopo averne ammirato il disegno che ne
adornava la copertina, per appurare l’esistenza della dedica.
Milano, 3 marzo 1998
Si chiede perdono quando non sembrano esistere più soluzioni… quando
ci si guarda intorno e si rimane annientati nel nulla.
Io ti chiedo perdono…
Luca
Rilesse
quelle parole più volte, permettendo loro di penetrarle nella pelle e di
toccarle profondamente il cuore, nonostante stesse disperatamente cercando di
convincersi che sarebbero dovute essere attribuite unicamente alla bravura di
Luca nell’usare la lingua italiana.
Dopo
tutto, faceva lo scrittore e doveva essere stato facile, per lui, improvvisare
una specie di stupida poesia per indurla a cambiare idea… ma intendeva
cambiarla?
Voleva tornare sui suoi passi e
tornare a riporre il suo cuore ferito,
fra le mani di quel giovane uomo
attraente?
Senza rendersene nemmeno, conto
salì le scale che la condussero nella sua stanza, quindi si recò ad aprire il
suo armadio e ne estrasse la maglia che Luca aveva indossato prima di
togliersela, per fare l’amore con lei e che le aveva lasciato, immediatamente
dopo, un mattino di tre mesi prima. La strinse fra le mani, conducendola vicino
al naso per aspirarne il profumo, rimasto intatto e si ritrovò a sorridere,
come accadeva ogni volta che si perdeva a pensare agli attimi che avevano
condiviso.
Pensare a Luca e non
sorridere… sarebbe stato possibile, nonostante avesse deciso di tenerlo
lontano?
- L’hai già saputo? – La voce
di suo fratello, la colse impreparata, inducendola a sussultare, giungendole
alle spalle.
Raffaella si girò, scorgendolo
sulla porta della sua camera. – Mi hai spaventato… – Asserì, ripiegando la
maglia e riponendola velocemente nell’armadio. – Che cosa dovrei aver saputo?
- Che Luca lascerà Milano… -
Rispose, sconvolgendola immediatamente. – E probabilmente, il paese.
- Cosa stai dicendo?! -
Replicò, spalancando gli occhi. – Se si tratta di uno scherzo, ti dico subito
che non è di buon gusto…
- Non lo è, non è affatto uno
scherzo. – Le assicurò, Stefano, entrando e richiudendosi la porta alle spalle.
- Ho avuto modo di parlare con Andrea, il suo assistente, per concludere
l’accordo per quell’articolo… – Le spiegò, apparendole estremamente serio,
invitandola a sederglisi accanto, sul divanetto accanto alla finestra. – Stammi
a sentire… Luca sta seriamente pensando di trasferirsi a Londra, dove vivono
i suoi genitori e Andrea è stato così cortese da informarmi, essendo
perfettamente a conoscenza dei suoi sentimenti per te.
Lei lo guardò, disorientata. -
Londra… – Ripeté, non riuscendo a convincersi che quella notizia potesse
corrispondere ad una realtà che sarebbe stato troppo difficile da accettare. -
Definitivamente?
Stefano annuì, emettendo un
sospiro che la ferì. – So che non ti piacerà, sentirtelo dire ma lo stai
perdendo e se succederà, sarà stata colpa tua. – Affermò. – Ti ama ed è
convinto di averti talmente fatto soffrire da preferire andarsene, per sempre,
piuttosto che rischiare di provocarti altro dolore.
- Questo, chi lo dice…
Andrea? – Gli chiese, vagamente ironica.
- Lo dico io. – Decretò. – Sono
tuo fratello e ti adoro, sono sempre con te ma stavolta devo costringerti a
fare un esame di coscienza… vuoi quell’uomo, dentro o fuori dalla tua vita?
Temo che non ti sia rimasto molto tempo, per decidere…
Raffaella si perse a fissare il
cielo, attraverso la finestra, prima di tornare a parlare e quando lo fece,
abbozzò un sorriso. – Chi ti dice che potrei fare ancora qualcosa? – Gli
chiese. – Cosa ti fa pensare che potrei convincerlo a cambiare idea, dato che
non credo proprio che abbia deciso di trasferirsi a causa mia?!
- Ti ha chiesto un’altra
possibilità e tu, gliel’hai negata… – Le rammentò, obbligandola a prenderne
atto. – A volte, amare, significa trovare la forza per lasciare andare una
persona…
- Credevo di volerlo
assolutamente fuori dalla mia vita. – Si decise a rispondergli, parlando quasi
a se stessa. – Lo credevo, fino a quando non ti ho sentito dire che se ne vuole
andare…
- Asia non sa ancora niente…
- Stefano sospirò, attirandola a sé ed abbracciandola dolcemente. – Pensi che
saprete fare a meno di lui?
- Non Asia… – Affermò,
conoscendo perfettamente la forza dei sentimenti che nutriva per lo scrittore.
- E neppure io… – Aggiunse, cedendo ad un pianto sommesso e stringendoglisi
contro, in cerca di conforto. – Ho fatto del mio meglio e non ci sono
riuscita…
- Sei ancora in tempo. – Le
disse, scompigliandole i capelli. – Concedi, a lui e soprattutto a te stessa,
una seconda possibilità… ascolta qualcuno che pagherebbe per poterne ottenere
una, da Dio!
Raffaella sollevò il viso,
accarezzandolo affettuosamente con lo sguardo. – Scusami… – Mormorò. – Sai,
la vita è difficile e soprattutto, lo siamo noi esseri umani… tendiamo spesso
a farci governare dall’orgoglio e finiamo per sciupare le poche cose veramente
importanti che ci vengono riservate.
- Allora, smettila di perdere
tempo… – Si raccomandò, pacatamente. – Vai da lui, impediscigli di portare a
termine quello che si è prefisso di fare e renderai felice un mucchio di
persone, te lo garantisco!
- Dev’essere proprio una persona
fantastica… – Commentò, recuperando la voglia di ridere. – Se ha conquistato
Asia e te… e persino la mamma!
- Già… ne è rimasta
affascinata, durante i brevi incontri che hanno avuto, in ospedale. – Convenne,
divertito. – E se tanto mi dà tanto, farà salti di gioia quando le diremo che
vi siete messi insieme!?
- Non correre… ancora non sai
come reagirà Luca, se mai riuscirò a dirgli che lo amo alla follia e che
impazzirò, se partirà per Londra! – Esclamò, asciugandosi gli occhi dalle
lacrime.
- Forse, sei tu che ancora non
ti decidi a prenderne atto… – Le assicurò, Stefano, convinto. – Luca desidera
soltanto avere una seconda chance e
se gliel’offrirai, getterà le valige dalla finestra, te lo dico io!?
- Potrebbe anche ferire
qualcuno! – Ironizzò, prestandosi ad un gioco che sarebbe servito ad entrambi
per mutare l’atmosfera colma di rimpianti e di malinconia che avevano creato
durante il loro dialogo.
- Vuoi smettere di perdere tempo, gozzovigliando, insieme a me e
prepararti, per andare da Luca? – Le chiese, alzandosi in piedi. – Scegli un
abito adatto all’occasione, truccati, togliti quell’espressione affranta dal
viso e precipitati!
Raffaella scattò in piedi e
sorrise. – Ai suoi ordini! – Decretò, rimettendosi a ridere. - Come devo chiamarla, signore… colonnello?
Maresciallo?! – Scosse il capo, emettendo un sospiro. – Lo farò, domani… -
Aggiunse, ritornando seria. – Ho bisogno di qualche altra ora, perdonami, non
sono ancora pronta.
- Metti da parte l’orgoglio,
sorellina… – La pregò, recandosi alla porta. – Non c’è occasione migliore…
fallo o perderai l’amore.
Recandosi ad aprire la porta,
Luca si passò una mano fra i capelli, ancora incredulo. La vocina di Asia,
attraverso il citofono, l’aveva assolutamente sconcertato. – Posso salire? -
Gli aveva chiesto, cogliendolo impreparato e preoccupandolo immediatamente.
- Ciao… – La salutò,
regalandole un sorriso che si affrettò a contraccambiare ed invitandola ad
entrare nel suo appartamento, completamente stupito. – Come sei arrivata, qui?
Tuo padre sa che sei uscita, da sola?
- La mia scuola, è qui
vicino… – Rispose, la bambina, togliendosi lo zaino dalle spalle ed
appoggiandolo sul pavimento dell’ingresso. – Dovevo parlarti…
Luca le fece cenno di
precederlo e l’invitò ad accomodarsi in salotto. – Tuo padre ti sta aspettando,
a casa? – Le chiese, preoccupato.
- Gli ho detto di venire a
prendermi alle sei, perché a scuola avremmo fatto un’ora in più! - Gli spiegò, apparendo orgogliosa di se stessa
e costringendolo a sorridere.
- Chissà perché, la tua
intraprendenza, non mi sorprende! – Commentò, osservandola andare a sedersi sul
divano e mettendolesi di fronte, rimanendo in piedi. – Ad ogni modo, è
pericoloso girare da sola per le strade di Milano, per una bambina della tua
età… ti rendi conto, spero, che non dovrai rifarlo?!
Asia annuì. – Non lo rifarò, te
lo prometto. – Affermò, rassicurandolo.
- Bene. Suppongo che dovesse
essere importante, allora, quello che hai da dirmi… – Asserì, guardandola
dritto in viso e trattenendo la voglia di mostrarsi indulgente, data la gravità
del suo comportamento. – Sappi che non ammetterò, un gesto simile, una prossima
volta. Adesso, coraggio… dimmi tutto!
- Ho sentito papà e zia,
parlare… – Esordì, provocandogli un leggero scompenso interiore. – E’
successo ieri sera, dicevano che stavi per partire per Londra… sono andata a
vedere sull’atlante e ho visto che è lontano, è vero?
Luca sospirò, incrociando le
braccia davanti, domandandosi quale sarebbe stato il modo migliore per
affrontare l’argomento con una bambina, tanto piccola quanto incredibilmente
adulta. – Non ho ancora preso una decisione definitiva… diciamo che ci sto
pensando. – Ammise, decidendo di essere sincero. – Ma tu non dovresti ascoltare
le conversazioni degli altri, di nascosto… – La rimproverò, abbozzando un
sorriso. – Non è educato, dovresti saperlo…
- La zia si è messa a
piangere… – Lo informò, ignorando le sue ultime parole, quasi non lo avesse
nemmeno ascoltato. – Perché non le hai chiesto di essere la tua fidanzata?
Perché te ne vuoi andare? Tu non sei cattivo ma la fai stare tanto male…
Spaziò con lo sguardo su quel
visetto, così coinvolto in un dolore che stava condividendo con la zia, che
amava infinitamente, poi tutto intorno, nel salotto e sospirò, avvertendo una
morsa lancinante attraversargli lo stomaco. – Sei venuta per chiedermi questo,
Asia? -
Domandò, piano. – Per chiedermi di non fare più soffrire Raffaella? Come
posso spiegarti che, se partirò, lo farò soprattutto per questo… per non
farla più soffrire?
- La zia non vuole che tu
parta… – Ribatté, assumendo un’espressione rigorosa che non sarebbe stata
adeguata ad una bambina della sua età… non ad una bambina qualunque. – E non
puoi volerlo nemmeno tu… – Tratteneva a stento un pianto che sarebbe stato
decisamente più comprensibile, in una situazione che la stava chiaramente
sopraffacendo e continuò a fissarlo, duramente.
Luca la raggiunse, le si chinò
davanti e le prese la mani, abbozzando un sorriso. – E’ vero… – Confessò. -
Io non voglio partire… il fatto è che ci sono alcune cose, nella vita di noi
cosiddetti grandi, che non vanno esattamente come vorremmo e che ci costringono
a prendere alcune decisioni, che vanno al di là della nostra stessa volontà.
- Tu vuoi bene a me, a papà…
e alla zia. – Gli ricordò, inducendolo a sentirsi crudele. - Non lasciarci… ti prego, Luca, non
lasciarci!
Scosse il capo, ritrovandosela
fra le braccia e la strinse forte a sé, annientato da un dolore che sembrava essersi
ingigantito a dismisura, ormai fuori da ogni limite. – Calmati, non piangere,
Asia… – Mormorò, riempiendosi di un amore che non avrebbe mai nemmeno
immaginato di poter essere capace di nutrire nei confronti di qualcuno. Erano
anni che scriveva fantasiose storie, dedicate a quegli esseri privi di
cattiveria e di malizia, che venivano considerati bambini e che dimostravano, spesso, di esserlo meno di alcuni
adulti eppure non si era mai soffermato a pensare che, un giorno, avrebbe
potuto amarne uno, così tanto. – Non farmi questo, coniglietto… - Aggiunse,
trattenendo a fatica un pianto che, se gli avesse concesso di sgorgare, avrebbe
finito per unirsi a quello della bambina e che non sarebbe più stato possibile
arginare.
- Mi hai chiamato, coniglietto… – Gli fece notare, lei,
abbozzando un sorriso e tirando su con il naso.
- Se mai, in futuro, dovessi
essere così fortunato da avere un bambino, vorrei che fosse come te. -
Confessò, continuando a stringerla e a godere di un momento tanto intimo da poter
essere considerato irripetibile. – Ma temo che non succederà mai…
- Perché? – Gli chiese,
scostandosi da lui quel tanto che le bastò per guardarlo attentamente in volto.
- La zia è praticamente identica a me!
Scosse il capo, rimproverandola
con un sorriso. – Sei impossibile! – Dichiarò, profondamente colpito da quello
che era suonato come un suggerimento. – Assolutamente
impossibile!
Asia recuperò la voglia di
sorridere e lo contagiò immediatamente. – Non lasciarci… - Ripeté, tirando su con il naso. – Credevo
che non l’avresti mai fatto…
- Effettivamente, sarà
tremendamente difficile. – Annuì, passandole un dito sul visetto bagnato dalle
lacrime. – Vuoi bere una cioccolata? – Le propose, scattando in piedi e
sollevandola di peso. – Coraggio… ti porto a bere una cioccolata e poi, ti
accompagno a scuola, dove papà verrà a prenderti!
La bambina sorrise,
entusiasmandosi leggermente più del normale. – Va bene! – Accettò,
immediatamente, mentre la portava fuori dal salotto e continuò a sorridere,
immaginando la faccia che avrebbe fatto, quando si sarebbe accorto che, a
venirla a prendere, davanti alla scuola, sarebbe stata Raffaella.
Asia li guardò, scoprire la
loro reciproca presenza, spaziando con gli occhi sui loro volti sorpresi e
sorrise, tenendo stretta la mano di Luca.
- Avevi detto che sarebbe stato
papà, a venire a prenderti… – Le rammentò, l’uomo, accompagnandola verso la macchina
della zia.
Raffaella la stava aspettando,
appoggiata allo sportello posteriore della vettura e non trovò la forza per
esprimere alcun sentimento, vedendoli avanzare per mano. – Tutto bene? -
Domandò, rivolgendole un’occhiata, mentre afferrava il suo zainetto e lo
appoggiava sul sedile, all’interno. Voltandosi nuovamente, incontrò gli occhi
penetranti dell’uomo e si sentì mancare.
- La piccola, mi ha fatto una
sorpresa… ma l’ho già sgridata, mi ha promesso che non lo rifarà. – Le
spiegò, Luca, decidendosi a parlare. – E’ venuta da me, abito poco distante…
- Aggiunse, scorgendola impallidire. – Le ho raccomandato di non rifarlo,
perché non è prudente girare da sola per la città.
- Hai fatto benissimo, grazie.
- Affermò, scuotendo leggermente la testa e invitando la bambina a salire in
macchina. – Per ora, torniamo a casa, poi ne parleremo più approfonditamente,
signorina!
Luca le rivolse un’occhiata
buffa, sollevando leggermente le spalle. – Dovevi aspettartelo! – Commentò,
chinandosi a salutarla con un bacio sulla fronte. – A presto…
- Non ho fretta… – Annunciò,
sbrigandosi a richiudere lo sportello e riuscendo a farli sorridere. -
Comincerò a leggere il racconto che la maestra ci ha dato, per domani…
- Ecco, brava… – La ragazza
improvvisò un sorriso ironico. – Fai i compiti, che è quello che compete ad una
bambina della tua età!
Luca attese che tornasse a
posare lo sguardo sul suo viso e sorrise. – Tua nipote, è decisamente più
intraprendente di te… – Affermò, vagamente malizioso.
- Davvero? – Replicò,
evidentemente a disagio.
- E’ venuta a casa mia, senza
annunciarsi, naturalmente… – Luca annuì, usando un tono calmo di voce che
l’indusse a rabbrividire di piacere. – E mi ha chiesto espressamente di non
partire.
Raffaella impallidì, sostenendone
faticosamente lo sguardo. – Come ha fatto a scoprirlo? – Si chiese,
imbarazzata.
- Ha ascoltato te e tuo
fratello, ieri sera… – Rispose, invitandola a riflettere su quanto altro
avesse potuto sentire e ad agire di conseguenza. – Lei non vuole che me ne
vada… ha preferito rischiare ed è venuta a dirmelo, pur immaginando che
sarebbe potuta essere sgridata.
- Si sa, i bambini sono
incoscienti… – Commentò, sostenendo faticosamente il suo sguardo.
- Anche se sono sinceri. –
Aggiunse, lui, invitandola ad esprimere i suoi veri sentimenti prima che
divenisse tardi.
- Io non ti ho mai mentito… -
Replicò, a quel punto, gettando la maschera. – Non ho mai negato di amarti…
- Non vorresti parlarne, a casa
mia? – Le chiese, colmandola di sensazioni elettrizzanti.
- Mi stai offrendo
l’opportunità per chiederti di non partire? – Domandò, fissandolo intensamente
negli occhi e scorgendosi intenta a cercarvi il suo futuro.
- E per risponderti di sì. -
Luca annuì, sfiorandola con una mano. – Tu concedimi quella chance che ti ostini a negarmi e lascia
fare a me…
- Devo portare Asia a casa. -
Gli ricordò, abbassando la guardia.
- Ti aspetterò. – Le assicurò,
pacatamente.
Raffaella fece un breve cenno
affermativo, arrendendosi a quello che aveva sempre desiderato. – D’accordo.
- Non finirò mai di ringraziare Dio per avermi fatto incontrare
quell’incantevole bambina, lì dentro… – Mormorò, indicando Asia, che stava
leggendo, sul sedile posteriore della macchina.
- Ne sono felice. – Commentò,
affrettandosi a salire per impedire a se stessa di gettargli le braccia al
collo. – A dopo… – Lo salutò, rifugiandosi all’interno della vettura e
stringendo forte il volante con le mani. – Calmati… – Si disse, rendendosi
conto che, quando sarebbe entrata nel suo appartamento, Luca non le avrebbe
permesso di uscirne prima di chissà quante ore. – Stai morendo dalla voglia di
consentirglielo… quindi, finisci di atteggiarti e aprigli il tuo cuore, vada
come vada!
Seguendo Luca, all’interno di
un salotto, illuminato da diverse candele colorate, disposte sui mobili, non
poté fare a meno di sentirsi avviluppare dall’atmosfera estremamente sensuale
che era riuscito a creare e che l’indusse a sperare che doveva dare una certa
importanza a quello che, Raffaella rabbrividì, rendendosene conto, sarebbe
anche potuto rivelarsi il loro ultimo incontro.
- Posso essere completamente
sincero? – Luca le si rivolse, mentre si guardava attentamente intorno ed il
tono di voce tradì l’imbarazzo che sembrava spargersi, tutto intorno, con il
calore delle fiammelle accese delle numerose candele.
- Certo che puoi… – Rispose,
impedendosi di voltarsi a guardarlo e continuando a fingersi più interessata
all’arredamento.
- Sono in una sorta di
panico… non so quali parole usare, non mi perdonerei se dovessi essere
frainteso. – Le rivelò, rimanendole alle spalle ed osservandola, impedendo al
suo cervello di dare maggiore credito alle sensazioni fisiche che a quelle
mentali. – E’ come se fossi entrato in un labirinto e non sapessi come uscirne,
incolume.
- Vorresti dirmi per quale
motivo avresti deciso di trasferirti, a Londra? – Gli chiese, rammentando
perfettamente che si era prefissa di giocare ogni carta… andasse come
andasse, sarebbe stato meglio che perderlo senza aver combattuto.
- Volentieri… – Rispose,
raggiungendola e posandole una mano sulla spalla, invitandola a girarsi. – Se
ti deciderai a guardarmi in faccia. – Aggiunse, sconvolgendola immediatamente.
Raffaella abbozzò un sorriso,
accontentandolo e lo vide ritrarre la mano, quasi avesse paura di aver commesso
un gesto irreparabile. – Stefano suppone che preferiresti andartene,
definitivamente, piuttosto che rischiare di farmi ancora del male… – Affermò,
faticando a concentrarsi sulle parole che stava pronunciando anziché sulle
sensazioni che le smuoveva l’immagine del suo corpo e la luce emanata dai suoi
occhi, illuminati dalla luce fioca delle candele.
- Stefano è un uomo
intelligente. – Commentò, sorprendendola. – E’ stato difficile prendere una
decisione, dopo quella sera in cui mi scappasti praticamente dalle mani, a quel
semaforo… – Aggiunse, tentando di spiegarle i motivi che lo avevano indotto a
concludere che sarebbe stato meglio lasciare Milano. – Vederti soffrire, è
troppo doloroso e continuare ad opprimerti, non sarebbe stato degno di un uomo
sensibile… non so come ma mi sono convinto che ci sono treni sui quali o si
sale o si scende, nella vita e che alla fine, avevamo perso il nostro.
- Meglio scendere, quindi, per
cominciare una nuova vita… - Ipotizzò,
scoprendosi più disperata all’idea di non poterlo più vedere che ferita a causa
del modo in cui l’aveva trattata in quel passato recente. – E’ così che farai?
Andrai a vivere a Londra e dimenticherai di avermi incontrato? E riuscirai
anche a scordare quella bambina che, soltanto qualche ora fa, sostenevi di
trovare incantevole? Quella per la quale eri grato a Dio?!
- Ora, sei cattiva… – Le fece
notare, colpendola profondamente. – Ho commesso uno stramaledettissimo errore,
d’accordo? Mi sono lasciato trascinare dagli anni che ho trascorso in
solitudine e che mi hanno indotto a pensare che sarei stato bene così, per
sempre… ho pensato che, se ti avessi detto che ti amo, saremmo finiti per
essere inghiottiti in un vortice che mi faceva paura e in seguito, non ho
voluto coinvolgerti nella mia malattia. Sono stato egoista, dopo tutto, è così
che sono abituato ad affrontare la vita… ma vuoi veramente costringermi a
pagare, privandomi dell’amore incondizionato di Asia e soprattutto, del tuo?
- Significa che partiresti,
solo se continuassi a rifiutarti quell’opportunità che mi chiedesti di
concederti quella sera? – Domandò, detestando la parte di sé che la stava
esortando a comportarsi freddamente… in modo che divenisse meno semplice per
lui, che l’aveva fatta soffrire tanto, scoprire che sarebbe bastato prenderla
fra le braccia per indurla a cedere le armi.
Luca scosse appena il capo,
tenendo una mano e sfiorandone una delle sue, tentennando. – Sei venuta qui per
farmi penare, vero? – Le chiese, intuendo perfettamente il suo stato d’animo e
riuscendo quasi a giustificarlo. – Stai cercando di prenderti una rivincita e
posso quasi capirti… – Fece una pausa, sfiorandole il braccio e risalendo con
alcune dita della mano fino al collo. – Il guaio è che sto compiendo sforzi
immani per evitare di toccarti… ti guardo, mi ripeto che sto rischiando di
perderti e continuo a desiderare di baciarti. – Lei sorrise, tremando
leggermente, posando la guancia su quella mano che l’aveva solo sfiorata e
chiuse gli occhi, lasciandosi andare all’evidenza dei fatti. – Posso? – Le
chiese, allungando l’altra mano ed insinuandola fra i suoi capelli. – Posso
baciarti, Raffaella?
- Sai che, se non ti amassi come ti amo, non sarei
mai venuta qui… - Rispose, riaprendo
gli occhi e specchiandoli nei suoi. – Questi mesi, trascorsi a fingere di poter
tranquillamente fare a meno di te, sono stati pesantissimi… se te ne andrai,
una parte di me sarà perduta per sempre, ma se ora non facessimo l’amore mi
perderei totalmente.
- L’alternativa a te non
esiste… – Confessò, avvicinandosi lentamente ed accarezzandola sensualmente.
- Londra, Parigi, l’altra parte del mondo… non avrebbero alcun senso, senza
di te.
Sorrisero e le loro labbra si
dischiusero, incontrandosi, riempiendoli dello stesso sentimento. Luca la prese
per mano, conducendola in camera da letto e quando ve la ebbe adagiata sopra,
rimase a guardarla a lungo, in silenzio.
- Cosa c’è? – Domandò, mentre
le dita delle loro mani s’intrecciavano saldamente, quasi avessero entrambi
paura di potersi nuovamente perdere.
- Non sono mai stato così
coinvolto… – Rispose, schiettamente, prendendone atto in quell’istante e
comprendendo che doveva avere avuto soprattutto paura di quella nuova
sensazione quando aveva preferito allontanare Raffaella. – Voglio dire… non
sono mai stato così innamorato, mi spaventa e mi eccita, contemporaneamente!
- Non mi lascerai, per questo,
vero? – Gli chiese, più spaventata di lui.
- Non esiste rischio che abbia
evitato di correre e tu sei in assoluto quello più pericoloso e che mi
procurerà maggiore soddisfazione! – Scherzò, scuotendo i bellissimi capelli
mossi. – Ti voglio… – Mormorò, chinandosi a sfiorarle le labbra con le sue. -
Credo di aver desiderato di averti distesa su questo letto, per la maggior
parte delle notti che vi ho trascorso…
La ragazza sorrise, mentre
cominciava a spogliarla e divenne maliziosa. – Da solo? – Domandò, godendo
della luce eccitata che gli colmava il volto e del tocco delle sue mani che
scivolavano sul corpo, smaniose quanto si sentiva, dando inizio ad un gioco che
sarebbe durato per ore.
Luca si sollevò appena,
fermando la sua mano sulla cerniera lampo della gonna che indossava e
mettendosi a guardarla, improvvisando un sorriso indecifrabile. – Hai davvero
una fiducia incrollabile, in me… – Affermò, infastidito e divertito. -
Quindi, pensi che se avessi trascorso le mie notti insieme ad un’altra donna,
durante la nostra pausa di riflessione… davvero, credi che adesso te lo
racconterei?! – La provocò, giocherellando con la cerniera e facendola scorrere
su e giù.
Lei continuò a sbottonare la
sua camicia e gliela fece scivolare lungo le braccia, costringendolo ad
aiutarla per poterla gettare sul pavimento, poi gli accarezzò la schiena e in
quel momento, il sorriso provocante gli scemò sulle labbra, inducendola a
capire. – Non è un problema… – Gli assicurò, mentre si accorgeva della
cicatrice che gli aveva lasciato l’intervento chirurgico di qualche mese prima.
Luca sospirò, tentando di
evitare d’irrigidirsi e appoggiò il volto sul suo petto, cogliendola
assolutamente impreparata. – Lo so. – Asserì, stringendola forte, colmandola di
una tenerezza che scoprirono insieme. – So che non è un problema… da adesso,
niente sarà più un problema, per me.
Raffaella sorrise, accarezzando
quei capelli neri e lucenti che l’avevano attratta da subito, così com’era
successo con i suoi occhi verdi e profondi e i battiti dei loro cuori
sembrarono fondersi, insieme alle loro anime.
- Raffaella, ti prego… apri
gli occhi!
La voce di Luca l’aiutò a
riemergere da qualcosa che era accaduto, immediatamente dopo il suo ingresso
nell’appartamento dell’uomo e la ragazza si guardò intorno, accorgendosi di
essere sdraiata su un divano, scoprendo il suo volto chinato su di sé. -
Cosa… – Faticò persino a parlare, stropicciandosi gli occhi, lievemente
intontita. – Cosa è successo? – Domandò, scorgendolo respirare di sollievo.
- Dio ti ringrazio… – Lui
passò una mano sulle guance, rigate da alcune lacrime che l’apprensione aveva
fatto sgorgare, asciugandosele e sospirò. – Mi hai spaventato!
- Ma, allora… è stata
un’allucinazione? – Si chiese, rammentando appena l’immagine di loro due,
distesi sul letto, nella camera di quell’appartamento… intenti a scambiarsi
tenerezze e passione. – Non posso aver sognato…
- Hai perso i sensi… – Le
spiegò, disorientato. – Perché… cosa credevi che fosse successo?
- Niente… – Rispose,
sollevandosi a sedere e passandosi le mani fra i capelli, confusa. – Se sono
svenuta, non posso aver sognato… -
Aggiunse, scuotendo più volte la testa.
- Sei andata a portare a casa
Asia, ricordi? E poi, sei venuta qui, per parlare… – Le disse, Luca, restando
inginocchiato, accanto al divano. – Fortunatamente, non è successo mentre
guidavi… Dio, mi hai spaventato a morte! Come ti senti?
- Non lo so… – Rispose,
schiettamente. In lei, serpeggiava una delusione così forte da indurla ad
odiarsi, a causa di ciò che stava scoprendo e cioè, che non si erano affatto
confessati di amarsi e contemporaneamente, il desiderio di capire che cosa le
fosse accaduto. – Non ricordo più niente… vuoi dirmi che cosa è successo?
- Sei entrata e quando ti ho
invitata ad accomodarti in salotto, mi sei caduta fra le braccia…
all’improvviso. – Le raccontò, guardandola, con un’apprensione che l’induceva a
sentirsi maledettamente amata e che l’indisponeva, dato che non se l’era mai
sentito dire. – Oh, non vorrei che fraintendessi, naturalmente… caduta fra le braccia, significa che hai
perso i sensi e che, dato che ti stavo seguendo, sono riuscito a sostenerti e
ad evitare che cadessi sul pavimento! Nient’altro.
Raffaella sorrise, nonostante
tutto. – Grazie… – Asserì, mentre non poteva fare a meno di pensare a quello
che doveva avere immaginato, in auto, prima di sentirsi male e che li aveva visti
protagonisti di un’ultima schermaglia, che li aveva condotti a fare nuovamente
l’amore.
Luca spalancò gli occhi. – Non
penserai che avrei potuto lasciarti cadere?!
- Replicò. - Se ti accadesse
qualcosa, io…
- Non mangio da un paio di
giorni, devo aver esagerato… – Confessò, interrompendolo volutamente per
impedirgli di avere la meglio sulla sua momentanea fragilità. – Ti chiedo
scusa, non dev’essere stato un bello spettacolo…
- Riaverti fra le mie braccia,
è stato meraviglioso… anche se è stato necessario che perdessi i sensi,
perché potesse accadere! – Le assicurò, abbozzando un sorriso che le trasmise
brividi lungo la schiena. – Dovresti andare da un medico, non puoi correre
simili rischi… la prossima volta, potresti essere sola.
- Dio… tutto questo è
ridicolo! – Commentò, sospirando e mettendosi a ridere.
- Ridicolo? – Ripeté, lui,
perplesso. – Come puoi definirlo così? Sei svenuta e per qualche minuto, sono
stato nel panico più assoluto!?
- Doveva essere un incontro
romantico… – Gli spiegò, sorprendendolo piacevolmente. – Non mi hai invitata
a venire qui, per discutere della tua partenza per Londra?
Luca annuì, scoprendola più
pronta a ribaltare la situazione di quanto non credesse di sentirsi lui, dato
l’evolversi anomalo dei fatti. – E quando hai accettato, ho sperato che fosse
dovuto ad una tua volontà di trattenermi… – Rispose, sinceramente. – Certo,
non mi sarei aspettato di doverti soccorrere! – Aggiunse, scuotendo piano la
testa ed accarezzandola con uno sguardo ansioso.
- Mi hai fatto la respirazione
bocca a bocca? – Gli chiese, provocandolo volutamente, spinta dall’attrazione
che stava provando trovandoselo tanto vicino.
- Sei certa di sentirti bene? -
Le domandò, assolutamente sconcertato da quell’atteggiamento scanzonato. -
Voglio dire… di aver recuperato la tua lucidità mentale?
- Non lo so… – Rispose,
Raffaella, tendendo una mano per insinuarla fra quei capelli che aveva amato
subito e che le erano mancati, come ogni singolo dettaglio di quel corpo
atletico e proporzionato. – Forse, per qualche secondo, il mio cervello è
rimasto privo di ossigeno e la colpa è tua, che non mi hai fatto la
respirazione bocca a bocca… – Ribadì, maliziosamente, stentando a
riconoscersi ed attribuendolo al desiderio immenso che riusciva a suscitarle
unicamente guardandola.
- Sai che non mi fermerei… -
Le disse, trattenendo a stento la voglia di attirarla a sé e di distenderla sul
tappeto, per sovrastarla con il corpo e per dare inizio ad una piacevolissima
battaglia che li avrebbe visti vinti e vincitori.
- Probabilmente, non te lo
chiederei… – Raffaella sorrise, giocando con le dita della mano fra i suoi
capelli ed accendendogli i sensi. – Vuoi sentirmi dire che ti amo e che
impazzirei, se te ne andassi? – Aggiunse, sconcertandolo. – Vuoi che ti dica
che la mia vita sarebbe vuota, se tu partissi?
- Voglio rientrare nella tua
vita, voglio farne parte e questa volta, per sempre. – Confessò, fissandola
intensamente negli occhi. – Voglio chiederti di nuovo perdono e voglio renderti
felice…
- Non lo sarò, senza di te. -
Mormorò, attirandolo a sé ed appoggiandogli il viso su una spalla, teneramente.
- Non partire…
Luca sospirò, ebbro di
sensazioni dimenticate e che riscoprì, come se le stesse provando per la prima
volta. – Lo desideri veramente? – Le chiese, ancora preoccupato per il modo in
cui l’aveva vista crollare priva di sensi, qualche minuto prima.
- Hai paura che non sia nelle
mie piene facoltà mentali?! – Lo canzonò, scostandosi per guardarlo nuovamente
negli occhi. – Sono stanca di essere infelice, d’accordo? E non voglio
continuare a fingere che preferirei stare da sola… ti amo, sono pronta a
correre dei rischi e tu?
Luca sorrise, illuminandola con
una luce sconosciuta e bellissima. – Ora più che mai. - Annuì. – E se adesso, non ti bacio,
perderò la ragione!
- Allora, fallo… – Gli
suggerì, dandosi un leggero pizzico su un braccio.
Lui se ne accorse e si fermò
improvvisamente, abbozzando un sorriso, prima di posare le labbra sulle sue. -
Che succede?
Lei scosse il capo, scoppiando
a ridere e contagiandolo immediatamente. – Ho voluto accertarmi di essere sveglia…
- Confessò, ammiccando e conquistandolo, con quell’atteggiamento inedito e
squisitamente sensuale. – Se dovessi svegliarmi, dopo quello che ti ho sentito
dire, impazzirei di dolore…
- Ti amo. – Affermò,
completando un quadro che considerarono un’opera d’arte e infine diede inizio a
quella che sarebbe stata la loro prima notte insieme.
EPILOGO
Una serata
con…
Luca Antonioni
Presentazione dell’ultima opera
dello scrittore:
“Il prato verde delle favole”
scritto in favore dell’Associazione “Aiutarli si può”
e dedicato dall’autore alla piccola Asia Mancini.
Invitiamo i bambini (di tutte le eta’…)
ad intervenire NUMEROSI!
BIBLIOTECA CIVICA, Sala lettura, ore 21
Citta’ di MILANO
Asia s’immobilizzò
immediatamente, spalancando gli occhioni sul grande manifesto, che era stato
apposto all’ingresso della grande villa pubblica, quindi sollevò il visetto
eccitato per guardare suo padre e Raffaella, che la tenevano per mano. – Ci
hanno messo il mio nome! – Annunciò, sconcertata dalla piacevole scoperta
appena fatta. – Diventerò famosa, sono… – Fece una pausa, scuotendo
vivacemente la testa. – Sono assolutamente
colpita! – Concluse, inducendoli a scoppiare a ridere.
- Non vorrai montarti questa
bella testolina, spero! – La rimproverò, Stefano, sollevandola fra le braccia e
facendola girare, per un paio di volte. – Quanto ti amo! – Aggiunse, poi,
sospirando.
- Mettimi giù, ti prego! –
Esclamò, la bambina, dopo che ebbero varcato l’ingresso della biblioteca,
all’interno della quale si sarebbe tenuto l’incontro con Luca, che avrebbe
pubblicamente consegnato l’assegno al presidente dell’Associazione che si
occupava di bambini affetti da A.I.D.S..
- Ti vergogni? – Le chiese, accontentandola e osservandola,
lisciarsi l’abitino elegante che indossava per l’occasione, attesa per un paio
d’interminabili mesi.
- Sono emozionata… -
Confessò, rivelando la sua vera natura. – Zia, credi che sarò abbastanza forte?
Raffaella la guardò,
riprendendo la mano che le porse, disorientata. - Abbastanza forte per cosa,
tesoro? – Domandò, fermandolesi di fronte.
- Per non mettermi a
piangere… – Rispose, impressionandola. – Sai, questa favola, Luca l’ha scritta
per me e quando ha cominciato a leggermela, ero in ospedale e ogni volta che la
rileggo, anche oggi, rivedo la mamma…
Stefano scambiò un’occhiata
malinconica con lei, che reagì prontamente. – Pensare alla mamma non deve renderti
triste, sai? – Le disse, piano. – La mamma sarà sempre nel tuo cuore e so che
sarà orgogliosa di sapere che hai ispirato questa bella storia, a Luca e che,
insieme, avete deciso di offrirne il ricavato delle vendite ad “Aiutarli, si
può”…
- Davvero? – Le chiese, in
cerca di conferme difficili e decisamente dolorose, per tutti.
- Luca ti ha dedicato una
favola, amore mio… – Intervenne, suo padre, cacciando indietro alcune
lacrime. – E credimi, quando ti assicuro che nessuno l’ha meritato più di te,
che sei stata tanto forte… siamo orgogliosi del modo in cui hai affrontato
quello che ti è capitato e tua madre, Lassù, sta sorridendo.
- Un giorno, anch’io, scriverò
racconti… – Dichiarò, riuscendo nuovamente a sorprenderli. – E dedicherò a
lei, il primo…
- Brava… – Lui assentì,
pregando con lo sguardo Raffaella di venirgli in soccorso, ancora preda di un
pianto che minacciava di sgorgare nonostante gli sforzi compiuti per vincerlo.
- Sei pronta? – Le chiese, lei,
abbozzando un sorriso.
- Luca ha detto che dovrò
essere al suo fianco, quando consegnerà l’assegno al presidente
dell’Associazione… – Affermò, respirando profondamente. – Non so se sono
pronta, veramente… ma so che, con lui, non avrò paura!
Aveva avuto i suoi occhi
puntati in viso, durante quasi tutta la durata della manifestazione e per
Raffaella non era stato semplice, fingere di non aver provato le sensazioni che
sapeva smuoverle, con un atteggiamento simile… aveva dovuto fare leva su ogni
singola cellula celebrale, per evitare di cadere vittima del cuore e per
mantenere in piena attività, la ragione!
Salutò Asia, baciandola sulla
fronte, dopo averla affidata a Stefano. – Sono fiera di te, piccoletta! -
Esclamò, regalandole un sorriso solare.
- Un giorno, la smetterete di
costringermi ad andare a letto nei momenti migliori! – Decretò, la bambina,
abbozzando una smorfia. – Sono appena le undici, uffa!
- Non ti sei divertita
abbastanza? – Le chiese, suo padre, scuotendo allegramente la testa e
scambiando un’occhiata divertita con la sorella.
- Volevo aspettare Luca… -
Affermò, senza sorprendere nessuno dei due. – Ma non importa, lo vedrò
domani… vero, zia?
Raffaella sollevò leggermente
le spalle. – Non vedo perché dovrei saperlo… – Rispose, scorgendola alterarsi
nuovamente. – Okay, okay… domani, lo rivedrai, te lo prometto! – Si affrettò
ad aggiungere, chinandosi a darle un altro bacio. – Adesso, però, si è fatto
veramente tardi… buonanotte!
La seguì con lo sguardo,
mentre, diligentemente, per mano a Stefano, si dirigeva all’uscita e ricominciava,
con ogni probabilità, a tessere le lodi dello scrittore che l’aveva
conquistata… irrimediabilmente. – Proprio, come è successo a me… – Si
disse, annegando la mente in un mare di ricordi legati strettamente alla figura
di Luca. – Se non fossimo riusciti a superare gli ostacoli, adesso, saremmo
lontani e… per quanto mi riguarda, sicuramente, infelici.
- Ciao… – La sua voce la
ricondusse al presente, così come la leggera pressione della mano che le aveva
appena posato sulla spalla. – Finalmente, ti trovo!
Raffaella si girò e le loro
labbra s’incontrarono, per un fuggevole bacio. – Ti stavo aspettando… -
Asserì, arrossendo leggermente.
- Sei assolutamente incantevole, stasera… – Le disse, godendo della sua
proverbiale timidezza ed inducendola a continuare ad arrossire. – Più del
solito… davvero! Non vedevo l’ora di confessartelo!
- Sul serio? – Replicò,
assumendo un’espressione dubbiosa.
- Non vorrai darmi ad intendere
che non ti eri accorta della mia difficoltà di concentrazione, durante l’intera
serata… – La provocò, ulteriormente, circondandole la vita con un braccio e
comunicandole il desiderio che aveva di rimanere da solo con lei.
- Difficoltà di concentrazione?
– Ripeté, la ragazza, spalancando gli occhi. – Ma se sei stato eccezionale…
come sempre, ahimè!?
Luca sorrise, invitandola a
seguirlo, verso l’uscita. – Vuoi venire a casa mia, dolce fanciulla? – Le
chiese, con tono carezzevole di voce. – Mi hai talmente deviato… al punto da
farmi trascorrere un’intera serata, dedicata ai bambini, con la mente persa in
pensieri tutt’altro che puri!
- Mi stai prendendo in giro…
- Commentò, seguendolo all’esterno della biblioteca, mentre salutavano alcune
persone che si attardavano fra le sale della stessa e che continuavano a
congratularsi con lo scrittore.
Quando si furono guadagnati
l’uscita, Luca sospirò, trascinandola sulla sua auto ed affrettandosi a
chiudere gli sportelli, per poi sospirare di sollievo. – Finalmente soli! - Esclamò, infine, prendendole le mani e guardandola
seriamente. – Devo essermi ammalato di te…
- Le confessò, sorpreso per le sensazioni inedite che continuava a
suscitargli, giorno dopo giorno e che trovava paragonabili, per intensità,
unicamente a quelle che avvertiva quando facevano l’amore. – Credi che sia
grave?
Raffaella sorrise. –
Sicuramente contagioso… – Rispose, abbracciandolo brevemente e ringraziando
Dio per aver fatto in modo che comprendesse in tempo quale errore sarebbe stato
lasciarlo andare via. – Ma non saprei dirti se potremo guarire… – Aggiunse, scuotendo
piano il capo. – Né se lo vorrei… tutto sommato, è la malattia più
affascinante che abbia mai avuto!?
- Vieni a casa, con me? – Le
chiese, sfiorandole le labbra con un bacio.
- Credi davvero che saprei dirti di no?! – Rispose, mettendosi a
ridere e mentre lo osservava, avviare l’automobile per immetterla in strada,
comprese definitivamente di essere felice.
Se stessi sognando non mi vorrei svegliare…, si
disse, poco più tardi, fra le braccia di Luca ma sono certa che questa realta’ stia superando ogni sogno e che faremo
in modo che duri, per il resto della nostra vita.
22 novembre 2007 alle 2:38 pm
Mi sono commossa!!! E’ veramente bello!!! Complimenti!!
23 novembre 2007 alle 6:13 am
Grazie 1000, un risultato che mi soddisfa… per una a cui succede abbastanza spesso, è veramente bello pensare che altri si commuovano leggendo una storia scritta da me!
Un bacio
29 novembre 2007 alle 2:39 pm
Ciao Roxie,
mi ci e’ voluto un po’ ma ho finito di leggerlo anch’io
Il vantaggio di un racconto cosi’ lungo e’ che si arriva a conoscere bene i personaggi, ad affezionarsi, e quasi ci si rattrista a non poterli seguire piu’.
Questo poi e’ scritto particolarmente bene, quindi l’effetto e’ ancora piu’ amplificato
Affascinante il personaggio della bambina, ma devo dire che anche quelli secondari, tipo Ambra, sono molto ben delineati.
I dialoghi scorrono bene, e danno un’impressione di realismo che non guasta mai.
Qualche piccolo difetto di punteggiatura (diverse virgole che fanno incespicare il lettore dove meno se le aspetterebbe), ma nel complesso un bran bel racconto.
Grazie per avercelo fatot leggere.
30 novembre 2007 alle 6:17 am
Grazie a te per il bellissimo ed onesto commento… grazie, davvero. Sono molto affezionata ad Asia, quasi come se esistesse!
3 marzo 2013 alle 2:28 pm
certainly like your website but you need to test the
spelling on quite a few of your posts. A number of them are rife with
spelling issues and I in finding it very bothersome to
inform the reality on the other hand I’ll certainly come back again.