Il Censore arrivò sulla nave insieme agli altri passeggeri. Il suo ruolo gli imponeva, come al solito, di mantenere il più stretto anonimato. E questa, tra tutte le sue missioni, era fino ad ora quella più delicata.
La Grande Nave inghiottì silenziosamente nel suo immenso hangar la piccola nave passeggeri.
“Ci siamo”, pensò, “Si va in scena”.
La vita del Curvante di bordo procedeva tranquilla e, in certa misura, monotona, come quella di tutti i suoi simili. Ora che la sua Nave era ferma in una delle Aree di Attracco, Alex per lo meno poteva togliersi di dosso l’interfaccia. Nei dieci anni in cui aveva prestato servizio per la Direzione, aveva visto progressi tecnologici incredibili. Per qualche motivo, però, l’interfaccia da Curvante era restata quasi identica alla prima che aveva provato: una specie di scomodo collare di metallo, pesante per di più.
Non che si lamentasse della sua vita. Ci mancherebbe! Alla sua relativamente giovane età era già una leggenda: aveva prestato servizio con i migliori capitani della flotta, aveva contribuito all’apertura di due nuove rotte, e voci insistenti dicevano che il limite delle sue capacità da Curvante non era ancora stato trovato. Almeno quest’ultima diceria non era ovviamente vera: la Direzione voleva sempre sapere esattamente quanto poteva chiedere ai suoi uomini. Il limite di Alex era stato misurato durante il suo secondo anno di servizio, ed ammontava a circa quattro Grandi Navi, il che lo piazzava a pieno titolo tra i Curvanti più potenti della storia. Ciononostante, non si poteva certo dire che Alex facesse qualcosa per smentire quelle dicerie. In fondo essere una leggenda non gli dispiaceva…
Oltre ad essere potente e ad aver vissuto in prima persona alcune fasi cruciali della storia della navigazione spaziale, Alex era anche amatissimo da tutti gli equipaggi con i quali viaggiava. Il motivo era semplice: Alex era invisibile. Gli altri Curvanti se ne andavano in giro per la nave col loro collare a chiacchierare con l’equipaggio, e se da un lato questo era sicuramente un loro diritto, aveva lo svantaggio di ricordare a tutti che la grandiosa civiltà umana dipendeva in tutto e per tutto dalle facoltà di quelle persone. Benché l’equipaggio di una Grande Nave accogliesse solo gli individui migliori (sia dal punto di vista della formazione che del carattere) che la Terra potesse fornire, inevitabilmente la presenza del Curvante finiva col creare un disagio diffuso che, pur non concretizzandosi mai in atti di aperta ostilità, di certo diminuiva in maniera lieve ma misurabile il rendimento nei ponti più frequentemente visitati dai Curvanti.
Questo era un serio cruccio per la Direzione, che in via sperimentale aveva persino tentato di confinare i Curvanti nei loro alloggi. Purtroppo in quelle condizioni il Curvante finiva ben presto col mostrare tutti i sintomi della depressione, e le sue capacità ne uscivano praticamente annullate. Inutile dire che l’esperimento venne prontamente abbandonato, ed ogni nave venne invece fornita di un team di psicologi per monitorare i sentimenti di ciascun membro dell’equipaggio nei confronti del Curvante.
Bene, gli psicologi delle navi su cui aveva prestato servizio Alex si erano annoiati a morte. Il fatto è che lui, a differenza dei suoi colleghi, amava starsene da solo nelle sue stanze. Questo fatto venne all’inizio visto con sospetto dagli esperti della Direzione, che ordinarono agli psicologi di bordo di tenere sotto controllo anche Alex, tanto per stare sicuri. Alex però non aveva niente che non andava. Semplicemente amava starsene da solo in camera sua a leggere. Per la Direzione era un sogno che si avverava, e sicuramente anche per questo Alex era sempre scelto come Curvate per le missioni più delicate, come l’apertura di una nuova rotta.
Come ordinato, quellì pomeriggio si presentò a rapporto dal capitano.
“Voleva vedermi, signore?”
“Sì, Alex, si accomodi per favore”
Il capitano Smith era un tipo simpatico, sulla cinquantina, ed Alex era decisamene soddisfatto del buon rapporto che erano riusciti ad instaurare.
“Lo so che per lei sarà una rottura di scatole, ma dalla Direzione ci hanno inviato un gruppo dei loro più importanti fornitori. Vogliono che vedano una Grande Nave, e che facciano con noi il prossimo viaggio.”
“Pubblicità?”
“Direi pubbliche relazioni, sì. Ad ogni modo, vorrei che se occupasse lei.”
“Capitano…”
“Alex, non è un desiderio, è un ordine. Tranquillo, non dovrà stare con loro ventiquattro ore su ventiquattro. Dedichi loro qualche ora al giorno e sarà sufficiente.”
“D’accordo, allora.”
“Perfetto, grazie. Hanno appena attraccato. Le dispiacerebbe andare ad accoglierli? Tra l’altro, c’è una piccola sorpresa che spero la aiuterà a perdonarmi…”
“Sorpresa?”
“Sorpresa, Alex. Significa che io non le dirò nulla… Ora vada.”
“Agli ordini, signore. A più tardi”
Il gruppo di ospiti illustri era composto da tre uomini ed una donna. Dopo le presentazioni, Alex si rese conto di trovarsi di fronte agli industriali più potenti del Sistema Solare. Certo, quella era un discreta sorpresa, ma non di quelle che lo mettevano di buon umore. Il capitano gli doveva un grosso favore.
“Posso avere l’onore di conoscere il Curvante di bordo?” chiese una voce alle sue spalle.
Alex si girò, e ci mise un po’ a riconoscere la donna che lo stava guardando. Quello che lo aiutò fu il suo incredibile sorriso.
“Arianne! Che piacere rivederti! Allora immagino che la sorpresa di cui mi parlava il capitano sia tu…”
“Direi proprio di sì. Ma vieni qui, fatti abbracciare.”
“Insomma, sembra che tu abbia fatto strada… io l’avevo detto che saresti stato un curvante coi fiocchi.”
“E non ti eri sbagliata, sembrerebbe, anche se la metà delle storie che si raccontano su di me sono false. Che ci fai qui?”
“Non ci crederai, ma sono finalmente in pensione, e si da il caso che Smith sia mio marito, quindi ho richiesto di potermi unire a lui. Come turista, s’intende! Ormai non spingo più navi così grandi”
“Ma non sapevo nulla di te e Smith!”
“L’ultima volta che ci siamo visti non ho avuto occasione di dirtelo, anche perché non amo parlare della mia vita privata con tutti gli esaminandi che mi capitano. Lui inoltre è molto riservato, e stando a quello che sento in giro, anche tu sei diventato un bel timidone…”
“Sono le solite esagerazioni… semplicemente preferisco un buon libro ad una conversazione mediocre”.
Alex si ricordò all’improvviso del perché si trovava sul ponte. Stava facendo una figura terribile.
“Ma ora permettimi di presentarti. I signori sono un gruppo di ospiti della Direzione. Mostrerò loro ogni angolo della nave. Il capitano mi ha pregato di informarvi che sarà lieto di avervi ospiti a cena. Gli inservienti vi porteranno alle vostre stanze. Il viaggio inizierà domattina, alle dieci in punto e, se non vi dispiace, gradirei molto avere la vostra compagnia quando inizierò a curvare.”
Inutile dire che i quattro erano entusiasti.
Quando se ne furono andati, Arianne lo salutò:
“Bene Alex, vado a trovare mio marito, col tuo permesso. Da quello che hai detto capisco che mi aspetta una cena noiosissima. Magari ti va di vederci domattina a colazione?”
“Certo, non vedo l’ora. Facciamo alle otto?”
“Perfetto, a domani allora.”
Rientrato nelle sue stanze, Alex aprì come suo solito un libro. E, come suo solito, fece finta di leggerlo. In realtà si stava guardando attorno. Non con gli occhi, che teneva ben fissi sulle pagine, a beneficio delle telecamere che sicuramente lo stavano osservando in quel momento. Dopo tutti quegli anni, lo spettacolo che gli si apriva davanti quando si concedeva di usare il suo senso nascosto non riusciva ancora ad annoiarlo. Ogni volta era come la prima, anzi meglio, visto che con la pratica aveva scoperto nuovi modi di utilizzare le sue incredibili facoltà. Per sua fortuna aveva deciso di tenerle nascoste fin da subito. Altrimenti ora sarebbe molto probabilmente rinchiuso in qualche laboratorio nascosto della Direzione. Estese rapidamente un sottile tentacolo, e lo spinse verso i motori della nave, dai quali attinse una quantità minima di energia, quanto bastava per mettere a fuoco le sue capacità, ma senza causare un allarme generale per il calo insapettato di potenza. Poi, lentamente, iniziò ad osservare lo spazio attorno alla nave.
Nella sua stanza, il Censore controllava su un monitor le immagini della sorveglianza nella stanza del Curvante. Una piccola finestra si aprì, informandolo, come aveva chiesto, che i motori della nave avevano appena registrato un lieve calo di potenza. Nella norma. Ovviamente. Ma quello che stava osservando era il Curvante in presenza del quale anche i motori migliori avevano l’abitudine di farsi sfuggire un po’ di energia, e i computer migliori si trovavano a dover compensare lievissime e impreviste variazioni nella curvatura attorno alla nave. Niente di simile si riscontrava sulle altre navi e con gli altri curvanti. Gli effetti erano molto piccoli, il che poteva significare che la Direzione si stava sbagliando. Oppure che il Curvante era molto furbo. Il Censore era lì per scoprire come stavano le cose.
Arianne lo stava aspettando seduta ad uno dei tavoli del ristorante più accogliente della nave.
“Buongiorno, Arianne”
“Alex! Buongiorno a te. Come hai dormito?”
“Bene, grazie, e la cena di ieri com’è andata?”
“Una noia mostruosa… ma non vale la pena di parlarne. Vieni, siediti.”
“Allora, dimmi un po’ di te. Come mai già in pensione?”
“Beh, come ben sai ho una quantità di denaro che mi permette di vivere più che agiatamente e la vita del Curvante, sempre in viaggio tra una stella e l’altra, mi cominciava a stancare. Ho dovuto chiedere alla Direzione il permesso di andarmene, ovviamente, ma per fortuna sembra che negli ultimi anni il numero di nuovi Curvanti scoperti sia stato sufficiente a coprire il fabbisogno della flotta. Morale della storia: ora sono una semplice cittadina.”
“E quanto pensi di fermarti a bordo?”
“Non saprei… finché non mi stanco di mio marito, direi” concluse con una risata.
“Piuttosto, raccontami un po’ di te. Ti piace questo lavoro?”
“Mi piace moltissimo, anche se la routine ha un po’ smorzato l’entusiasmo dei primi anni. Tuttosommato sono felice di aver passato quell’esame.”
“Mi fa piacere sentirtelo dire. E che mi dici dei problemi che hai avuto durante il test? Si sono ripresentati?”
Col passare del tempo Alex era diventato più abile a nascondere le sue vere capacità, e questo comprendeva ovviamente anche mentire quando necessario. Decise però di non rischiare, e di dire solo una mezza verità.
“No, non sono mai stato male come quella volta, anche se ogni tanto sento ancora il formicolio.”
“Sai, la Direzione tempo fa mi ha convocato proprio per chiedermi un parere su di te. Era il periodo in cui ti avevano messo sotto osservazione.”
“Già, poveri psicologi. Deve essere stato abbastanza frustrante per loro. Cosa ti hanno chiesto?”
“Che impressione mi avevi fatto, e se pensavo che i tuoi comportamenti antisociali (ti giuro, hanno usato proprio quella parola!) dovessero essere presi sul serio. Ovviamente li ho rassicurati, ma non prima di essermi fatta una bella risata.”
“Ma ti pare? Uno se ne sta tranquillo in camera sua a leggere, senza dar fastidio a nessuno, e loro invece di essere contenti lo mettono in cura…”
“Dai, non esagerare, lo sai benissimo che avevano ragione a preoccuparsi.”
“Sì, ma questo non significa che per me sia stato piacevole.”
“Ne sono sicura. D’altronde avrai capito ormai che un Curvante è al tempo stesso di più di un essere umano, ma anche molto di meno.”
“Siamo indispensabili, e quindi per la società abbiamo un valore immenso. Per lo stesso motivo non possono concederci di lasciarci liberi. Perfino tu hai dovuto chiedere il permesso di dare le dimissioni…”
“Se fossi in te non la prenderei così male. Direi piuttosto che abbiamo venduto una parte della nostra libertà alla società. Ad un ottimo prezzo.”
“Certo. Il problema è che nessuno ci ha mai chiesto se volessimo vendere…”
“Ma andiamo: se ti avessero chiesto di fare il lavoro che fai, al prezzo per cui lo fai, rincunciando a quello a cui rinunci, non dirmi che non avresti accettato! Guarda che mi ricordo benissimo la voglia che avevi di superare l’esame…”
“Va bene, hai ragione come al solito.”
“E’ solo che penso a questi problemi da più tempo di te” disse lei sorridendogli.
“Mi sono convinta che alla fine questo che abbiamo è il migliore dei sistemi possibili. Per la sopravvivenza di noi Curvanti è importante che ce ne stiamo buoni buoni, sfruttando la società quanto più possibile, e servendola come ci viene richiesto. Basterebbe un pretesto qualsiasi ai Normali per trasformarci tutti in schiavi.”
“Ma in un certo senso lo siamo già, no?”
Alle dieci aveva appuntamento con il gruppo di vip, e Arianne alla fine si era fatta convincere ad accompagnarlo. Anche lei era un po’ una leggenda, e se lo scopo era impressionarli, allora due leggende sarebbero state sicuramente meglio di una sola. I due Curvanti entrarono nella sala riunioni privata del capitano Smith (che, pur avendo messo a disposizione la sala, si era ben guardato dall’essere presente di persona), dove i quattro ospiti li stavano già aspettando.
“Signori, buongiorno. Il capitano vi prega di scusarlo, ma la sua attenzione al momento è richiesta urgentemente altrove. Vi presento la mia collega, della quale avrete sicuramente sentito parlare. Dunque, immagino che tutti voi abbiate già almeno in teoria familiarità col concetto di viaggio a curvatura, e col modo in cui funziona un Curvante. Avete qualche domanda? Sia io che Arianne saremo lieti di rispondervi.”
Alex sapeva bene cosa sarebbe accaduto. Questa non era certo la prima volta che si trovava a dover far sfoggio delle sue facoltà.
Infatti, prevedibile come un treno svizzero, la raffica di domande arrivò.
“Ma davvero non sentite nulla?”
“Noi ci accorgeremo di qualcosa”
“Ma non è pericoloso?”
“E da dove prendete l’energia?”
“Ma non vi stancate?”
“Che succede se vi addormetate?”
E così via. La cosa che più affascinava Alex in questi casi era che le domande riguardavano tutte cose che chi le chiedeva già conosceva benissimo. Tutti sanno che non importa se un Curvante si addormenta. O che un Curvante non sente nulla quando spinge la nave, o che non spinge la nave con energia sua ma con quella dei motori della nave. Eppure succedeva sempre così: invece di chiedere qualcosa che non sapevano, i suoi “spettatori” preferivano ottenere una conferma di quello che già sapevano. Quasi che non si fidassero dei libri di scuola o dei canali di informazione.
“D’altronde”, pensò Alex mentre con Arianne si facevano strada attraverso quella giungla di domande, “io stesso non mi fido dei canali di informazione ufficiali… Curiosa questa nostra società. Da un lato abbiamo a disposizione una quantità immensa di informazioni. Dall’altro non possiamo fidarci se non di quello che scopriamo in prima persona. E’ come se tutto fosse una immensa menzogna, e tutti lo sapessero, almeno a livello inconscio”.
Certo quello non era il momento per lasciarsi andare a riflessioni sui massimi sistemi, quindi Alex si sforzò di concentrarsi sui suoi ospiti, e in qualche minuto, con l’aiuto di Arianne, ebbe facilmente ragione anche delle domande più ostiche.
A questo punto erano veramente pronti, e la partenza della nave era stata ritardata fin troppo.
“Questa è un’interfaccia da Curvante” disse loro Alex mostrando il solito collare.
Se lo mise, e recitò il copione che ormai sapeva a memoria.
“In questo momento il computer di bordo si sta connettendo, attraverso il mio neurochip, a quella parte del mio cervello che può controllare la curvatura dello spazio. Su quell’area io non ho alcun controllo consapevole, quindi non mi accorgo assolutamente di nulla. Il leggero ronzio che sentite sono i motori della nave che vanno a regime. Il computer mi informa che da questo momento siamo spinti dalla curvatura prodotta da me. Come avete visto, né io né voi ci siamo accorti di nulla. Mi dispiace: se vi aspettavate uno spettacolo, sarete rimasti delusi…”
Anche qui solita reazione.
“Ma no!”
“Che dice!”
“E’ impressionante!”
E poi, dopo qualche secondo, di nuovo le stesse domande.
“Sicuro di non sentire nulla?”
“Che succederebbe le la stordissi con un colpo?”
Uno degli ospiti se ne stava un po’ in disparte. Era Robertson, il rappresentante dell’industria che produceva i motori delle Grandi Navi. Alex non voleva far fare una brutta figura al capitano, quindi quando gli altri se ne furono andati, gli si avvicinò.
“Signor Robertson, spero che la dimostrazinoe le sia piaciuta. Se c’è qualcosa che io o la mia collega possiamo fare per lei non ha che da dirlo”
“Grazie, è stato molto interessante. Solo che voi Curvanti mi intristite sempre…”
“Prego?”
“Mi intristite. Non sarei voluto venire a questa dismostrazione, ma il mio capo mi ha praticamente costretto…”
“E come mai la intristiremmo?” chiese Arianne, per la prima volta dall’inizio della dimostrazione sinceramente interessata.
“Voi che ne pensate della vostra situazione? Voglio dire, Alex, se lei domani volesse prendersi un paio di mesi di vacanza, cosa succederebbe?”
“Succederebbe che questa nave si fermerebbe, signor Robertson. Ma capisco quello che vuole dire. Tuttavia mi creda, non ha motivo per essere triste a causa nostra. Pensa che io sia triste per la mia situazione? Tutt’altro!”
Dopo un attimo di rifessione, Robertson continuò:
“Questo, Alex, mi intristisce ancora di più… Con permesso, ora devo andare. Grazie di nuovo per il tempo che ci avete dedicato.”
Quella sera Alex era di pessimo umore. Lo era stato per tutta la giornata, a causa della conversazione con Robertson. Quando alla fine si chiuse alle spalle la porta della sua camera da letto, era contento di potersene stare un po’ da solo a riflettere. Il commento dell’industriale lo aveva decisamente irritato. Chi si credeva di essere per decidere di cosa valesse la pena preoccuparsi? E se la sua vita gli andava bene così com’era, chi si credeva di essere Robertson per compatirlo?
Era così preso dai suoi pensieri che non si accorse neanche di aver formato un tentacolo. Aveva anche già attinto energia ai motori della nave, senza neanche accorgersene.
“Devo prestare più attenzione” pensò, “se non voglio farmi scoprire”.
Il Censore era nella sua camera, e osservava con attenzione Alex che passeggiva nervosamente avanti e indietro per la sua stanza. Improvvisamente il computer lo avvisò che c’era appena stata una piccola perdita di potenza nei motori della nave. Dopo qualche istante Alex si fermò, fissando il vuoto. Non c’era alcun modo in cui un essere umano potesse accorgersi di una fluttuazione così piccola nell’energia fornita dai motori. A meno che, s’intende, non fosse lui stesso la causa della perdita…
“Questo taglia la testa al toro, caro il mio Curvante. Fammi uno scherzo del genere ancora un paio di volte e ti avrò in pugno”.
novembre 16, 2006 a 10:04 am
Bello! Mi è piaciuto tantissimo… insomma sono passati diversi anni dall’ultima volta che Alex e Arianne si sono incotrati… ottima idea!
Allex è un curvante, ma è l’unico ad avere una nuova facoltà mentale, darà forse vita ad una nuova stirpe? Vedremo, io aspetto!!! ^_^