Andrea

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Il Curvante (4)

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Il giorno dopo passo’ per Alex tranquillo e monotono come quasi tutti i giorni della sua vita da quando era diventato un Curvante.
Per fortuna il capitano aveva deciso che quel giorno si sarebbe preso lui stesso cura degli ospiti illustri, quindi anche quella seccatura se l’era risparmiata.
Pranzo’ con Arianne, ma il pomeriggio preferi’ starsene da solo nella sua cabina a pensare.
Benche’ la rabbia fosse ormai scemata, sentiva ancora il bisogno di riflettere con calma sulle parole di Robertson del giorno prima.
Come sempre, prese un libro e lo apri’, mentre formava un tentacolo e lo dirigeva verso i motori della nave. Prese a spostarlo da una parte all’altra nella sua stanza, senza uno schema particolare. Alla fine si concentro’ su una penna che se ne stava tranquilla sul tavolino di fronte alla sua poltrona, e la circondo’ di una debolissima curvatura.
Focalizzo’ tutta la sua attenzione sulla struttura della curvatura, osservando, stupito come sempre, lo spazio che diventava malleabile come argilla e prendeva docilmente la forma che la sua mente ordinava. Diminui’ ancora l’entita’ della curvatura. Per rilassarsi, amava spesso mettere alla prova le sue capacita’ con campi di curvatura estremamente piccoli e deboli. Paradossalmente, un campo piccolo e debolissimo era molto piu’ difficile da creare e controllare di quello, enorme e potente, necessario alla Grande Nave per proseguire nel suo viaggio. Era un po’ come paragonare un codice miniato con un cartellone pubblicitario.
Fu proprio mentre assottigliava lo strato di spazio curvato sempre di piu’ che si accorse di qualcosa di strano. Mano a mano che “stirava” lo spazio, gli sembrava che diventasse trasparente. Un po’ come quando si prende uno di quei palloncini di gomma e lo si gonfia, e quello perde parte della sua opacita’. Certo, in questo caso la complicazione e’ data dal fatto che lo spazio e’ gia’ trasparente di per se’… Ad ogni modo Alex non riusciva a trovare un concetto migliore della trasparenza per classificare quello che stava vedendo. Era come se potesse vedere attraverso lo spazio. Anzi, non attraverso, oltre.
Ma se esisteva un “oltre” che poteva percepire, allora valeva la pena di sondarlo con un po’ piu’ di attenzione…
Formo’ un tentacolo e lo diresse “oltre”. L’immagine che si formo’ nella mente assomigliava un po’ a “trafiggere” lo spazio, reso incredibilmente teso e sottile dalla curvatura. Ignaro delle acrobazie che la mente di Alex era costretta a fare per assimilare cio’ che stava percependo, il tentacolo scivolo’ tranquillamente oltre lo spazio, come se fosse la cosa piu’ normale del mondo.
E oltre lo spazio, Alex percepi’… altro spazio. Solo che c’era qualcosa di molto strano. Era spazio normalissimo, come quello della sua stanza. Anzi, sondandolo col tentacolo si convinse che era proprio la sua stanza. Solo che tutte le luci erano spente, e la stanza era deserta. Era notte inoltrata.
Spaventato, ritiro’ il tentacolo, allarmato ma anche eccitato come non si sentiva ormai da anni. Come un bambino che riceve un giocattolo nuovo e inatteso, inizio’ a studiare lo strano fenomeno da tutti i possibili punti di vista. Proietto’ nell’”altro” spazio prima un tentacolo, poi due, tre. Non sembrava esserci alcuna difficolta’ connessa al numero dei tentacoli. Controllo’ preoccupato l’energia che veniva sottratta ai motori della nave, ma era sempre una quantita’ piccolissima. Mentre faceva uno di questi test, scopri’ un’altra sorpresa, che confermo’ i suoi sospetti. Era riuscito a trafiggere lo spazio con due tentacoli, che pero’, nell’”altro” spazio, non si incontravano. Ognuno dei due era l’unico nella stanza. A questo punto gli restava un solo controllo da fare, prima di poter essere sicuro. Diresse ognuno dei due tentacoli verso l’orologio a parete del salotto. Nell’”altro” spazio era veramente gia’ notte. Una notte della settimana successiva, per la precisione. Anzi, due notti diverse della settimana successiva, una per ogni tentacolo.
“Ho le allucinazioni. Oppure sto vedendo il futuro”, penso’.
E se non avesse dovuto per forza solo limitarsi a vederlo? Perche’ non andarci, perche’ non “trafiggere” lo spazio con tutto il suo corpo? Per sua fortuna, non si fece prendere troppo dall’entusiasmo, e decise di procedere con calma. La penna. Ecco, poteva provare con la penna.
Lentamente, inizio’ a spingere la penna lungo quella direzione impossibile, quella direzione che trapassava lo spazio. Lentamente, la penna spari’.
Un tentacolo gli confermo’ che era riapparsa nel futuro.

Un improvviso rumore lo distrasse dal suo esercizio. Un allarme suonava da qualche parte. Anzi, un allarme suonava per tutta la nave…
C’era stata una perdta di potenza considerevole ai motori, lo informo’ la voce del computer di bordo. Il viaggio era stato sospeso, in attesa di ulteriori accertamenti.

L’indomani mattina fece colazione con Arianne.
“Allora, dormito bene?”
“Abbastanza, grazie, tu?”
“Molto bene. Visto che il viaggio e’ sospeso, ho potuto togliere l’interfaccia. Non mi sono ancora abituato a dormire col collare…”
Arianne rise di gusto: “Se e’ per questo, non ci si abitua mai, credimi!”
Stettero in silenzio per un po’. Alex sorseggiava il suo latte.
“Chissa’ se hanno risolto il problema tecnico ai motori. Mio marito ieri notte e’ rientrato tardissimo, e mi ha detto che i tecnici non avevano alcuna idea…”
“Se c’e’ qualche problema, sono sicuro che lo troveranno.”
Alex era quasi sicuro che la sera prima, preso dall’entusiasmo, non si era accorto che il viaggio nel tempo della penna aveva assorbito dei motori piu’ energia del solito. Insomma era lui la acusa di tutto quel tranbusto, ma ovviamente non poteva dirlo in giro…
“Scusate, e’ colpa mia, ho incanalato tutta quell’energia in un tentacolo che solo io posso vedere per spedire la mia penna nel futuro”
Nella migliore delle ipotesi l’avrebbero preso per pazzo.
Nella peggiore, gli avrebbero creduto.
Questo fu l’ultimo pensiero di cui ebbe memoria, prima del buio.

Si risveglio’ nella sua camera. Non indossava l’interfaccia.
“Ciao Alex”
Era la voce di Arianne. Ancora confuso, si volto’ e la vide, seduta accanto al letto.
“Come ti senti?”
“Distrutto…”
“Mi dispiace. Era l’unico modo per essere sicuri.”
Lo sguardo di Alex era piu’ eloquente di qualsiasi domanda avrebbe potuto fare.
“Non avresti dovuto tenere nascosto un dono come il tuo, Alex.”
“Io non ho tenuto nascosto niente…”
“E soprattutto avresti dovuto imparare a mentire meglio”, concluse lei.
“Da quando te ne sei accorto?”
“Di cosa?”
“Dai, Alex, non prendermi in giro, vuoi? Guarda qui.”
Era un filmato. Della sera prima. C’era lui nella sua stanza, che leggeva un libro. All’improvviso la penna sul tavolo in primo piano spari’, e l’allarme inizio’ a suonare.
“Allora, te lo chiedo di nuovo. Cos’hai fatto? Da quando lo fai?”
“Perche’ hai tu quel video?”
“Sono stata mandata dalla Direzione ad investigare su di te, Alex. Un po’ piu’ di un controllo di routine, viste le continue perdite di potenza nelle navi dove tu presti servizio.”
Alex ammutoli’, rassegnandosi all’evidenza.
“Cosa mi succedera’ adesso?”
“Non lo so. Niente di brutto sicuramente. I filmati che abbiamo bastano per provare che puoi quanto meno attingere volontariamente energia dai motori della nave. Inoltre sembra che in tua presenza le penne tendano a sparire nel nulla. Ce n’e’ abbastanza per tenere occupati gli scienziati della Direzione per un paio di generazioni!”
“Non e’ sparita.”
“Come dici?”
“La penna. Non e’ sparita. Credo di averla mandata nel futuro.”
Fu il turno di Arianne a restare senza parole.
“Cosa mi succedera’ adesso?”
“Non lo so. Non lo so proprio, Alex. Perche’ non me ne hai parlato prima?”
“Sarebbe cambiato qualcosa?”
“Non lo so. Le tua facolta’ devono essere studiate, Alex. Non possiamo permettere che un Curvante se ne vada a spasso per il tempo senza controllo.”
“E perche’ no?”
“Perche’ e’ un potere troppo grande da lasciare in mano ad un singolo individuo, Alex. Siamo gia’ i signori incontrastati dello spazio. Se si sparge la voce che alcuni di noi hanno anche il completo controllo del tempo, non vedo proprio come la gente potrebbe continuare a fidarsi di noi. O per lo meno a tollerarci. E il fatto che ci tollerino, Alex, e’ l’unica cosa che ci tiene in vita. Lo sai, vero?”
Alex lo sapeva, ovviamente. E sapeva anche che Arianne non l’avrebbe aiutato. L’avrebbe consegnato alla Direzione, dopo aver guidato lei stessa la nave fino all’Area di Attracco piu’ vicina. Non perche’ fosse malvagia, o perche’ non gli fosse sinceramente affezionata.
Era veramente convinta che quella fosse la cosa giusta da fare.
E questo era quello che faceva piu’ male ad Alex.

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Autore: andrea

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2 Commenti

  1. La storia ha dell’originale, non ci sono dubbi. Ora sono pronto per il gran finale… ^_*

  2. Ogni volta migliore…peccato che siamo al termine…stupiscici con effetti pirotecnici!!!!!!

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