Andrea

Una raccolta www.storydrawer.org

Il Curvante (5)

| 2 Commenti

Scarica come ePub

(3 voti, media: 3,67 su 5)
Loading ... Loading …

Degli anni che seguirono Alex non conservava un ricordo nitidissimo.
Quando le giornate passano sempre tutte uguali, sempre tutte nello stesso posto, non e’ facile avere una percezione precisa dello scorrere del tempo. D’altro canto contare i mesi, le settimane, i giorni di prigionia gli era di conforto. Anzi forse era l’unica cosa che gli impediva di dare di matto. Tante volte aveva letto in qualche romanzo di avventura dei carcerati che marcavano il passare dei giorni con delle tacche sul muro della prigione. Gli era sempre sembrata una trovata d’effetto di qualche fantasioso romanziere, affermatasi poi nell’immaginario collettivo al punto da non poterne piu’ fare a meno.
Invece aveva scoperto, sulla propria pelle, che con ogni probabilita’ era vero. Lui non poteva fare tacche sulle pareti, certo, ma la voce del computer che ogni mattina lo informava di quanto tempo era passato dal giorno della sua cattura, era l’unica cosa che gli garantiva che il tempo stesse passando, che non era intrappolato in un incubo che si ripeteva inesorabile, sempre uguale a se stesso.
“Buongiorno Alex. Ti trovi al Centro da tre anni, sette mesi e ventitre giorni. Il Professor Simmons ti aspetta nella sala mensa tra quarantacinque minuti per la colazione.”
Da quando Arianne l’aveva consegnato agli esperti della Direzione, ogni mattina faceva colazione col direttore del centro di ricerca che lo ospitava, per dicutere con lui i suoi progressi. Certo, “ospitava” non era proprio l’espressione giusta, visto che non poteva andarsene. D’altronde, all’interno del Centro Alex poteva muoversi come preferiva, nel suo tempo libero. Visto che il Centro occupava quasi tutta la superficie di una delle lune minori di Giove, l’unico limite alla sua liberta’ era in pratica il fatto di non poter cambiare pianeta. Insomma, di definirsi incarcerato proprio non gli andava, eppure di certo non era libero. Poi c’era un altro piccolo problema: per il resto del mondo lui era morto da tempo. Un incidente di lavoro, era stata la versione ufficiale. Che razza di incidente potesse capitare ad un Curvante al lavoro, lo doveva ancora capire. Fatto sta che apparentemente il resto della popolazione del Sistema Solare se l’era bevuta.

“Alex! Buongiorno! Hai dormito bene?”
“Molto bene, professore, grazie. E lei?”
“Come un bambino. Allora dimmi un po’. Ho saputo che ieri hai fatto faville con la sveglia.”
“Gia’, i suoi assistenti sembravano abbastanza entusiasti.”
Ben presto Alex aveva capito che la cosa migliore era collaborare. I Normali desideravano senz’altro avere l’aiuto di uno con le sue facolta’. Ma se avessero dovuto scegliere tra un Curvante come lui fuori controllo ed un Curvante come lui morto, era quasi certo che avrebbero scelto la seconda opzione. Per cui, fin dai primi giorni, si era rassegnato ad assecondarli in tutti i modi. D’altronde, gli scienziati erano veramente gentili, e si entusiasmavano come bambini di fronte ad ogni manifestazione delle incredibili capacita’ di Alex. Non che si facesse illusioni. A loro interessavano le sue capacita’, non lui. Gli stessi che ora lo trattavano come un amico, non avrebbero trovato niente da ridire se, di fronte ad un suo rifiuto a collaborare, lo si fosse sottoposto ad esempio ad un drastico lavaggio del cervello.
Cosi’, in quegli anni aveva acconsentito ad ogni genere di test. L’interesse maggiore era rivolto al viaggio nel tempo, ovviamente, ma anche la manipolazione consapevole della curvatura spaziale non era un aspetto secondario. E sarebbe stato un ipocrita se non avesse ammesso che anche a lui tutti quegli studi avevano fatto piacere. Dal giorno in cui, procedendo quasi a tentoni, aveva spinto una penna nel futuro, aveva fatto passi da gigante nel controllo delle sue facolta’, grazie anche all’acume degli scienziati.
Una svolta decisiva c’era stata quasi un anno prima, quando per la prima volta aveva spinto uno dei suoi tentacoli nel passato. Non era fino ad allora mai riuscito a capire perche’ non potesse accedere al passato. Sembrava a prima vista molto facile: bisognava solo spingere un tentacolo lungo la stessa direzione del futuro, ma nel verso opposto. Eppure ogni tentativo in quel senso si scontrava con un muro invalicabile. Nel senso letterale del termine. La situazione era in stallo, fino a quando uno degli assistenti di Simmons suggeri’ che forse la natura si stava semplicemente difendendo dai paradossi. In pratica, tutti i suoi tentativi di mandare nel passato di qualche minuto alcuni oggetti, senza spostarli nello spazio, erano falliti miseramente perche’ loro stessi erano presenti nel laboratorio gia’ da qualche minuto. La loro presenza come osservatori metteva un vincolo stringentissimo sul passato, su cio’ che vi avveniva e su cio’ che vi si poteva modificare.
“Non riuscirebbe proprio a spostare questa sveglia di un quarto d’ora nel passato, ma, diciamo, nella mia macchina invece che qui? Un quarto d’ora fa nella mia macchina non c’era nessuno, perche’ io ero qui, quindi penso che la natura non avrebbe niente in contrario se aggiungessimo una sveglia li’ in quel momento. Inoltre nessuno e’ entrato nella mia macchina nell’ultimo quarto d’ora, quindi qualunque cosa appaia li’ dentro non puo’ in nessun modo influenzare cio’ che e’ gia’ accaduto.”
Alex non aveva mai provato a spostare qualcosa simultaneamente nello spazio e nel tempo, ma si fece contagiare dall’entusiasmo dello scienziato, e provo’. In fondo non doveva essere troppo difficile: bastava muovere l’oggetto “di traverso”, in modo che attraversasse sia lo spazio che il tempo in un unico movimento. Estese un tentacolo, provando a spingerlo nel passato. Come al solito incontro’ un muro insormontabile, ma stavolta provo’ ad aggirarlo, dirigendolo altrove, fuori dal laboratorio, dentro la macchina. Gia’ prima di arrivarre alla vettura sapeva che avrebbe funzionato. Il muro si faceva sempre piu’ debole mano a mano che ci si allontavava, nella proiezione spaziale, dal laboratorio. Attraverso’ un paio di rispostigli, e scopri’ che li’ aveva via libera, ma resistette all’impulso di improvvisare e decise di aspettare di arrivare alla macchina. Una volta raggiuntala, e constatato che il muro non c’era, si collego’ al generatore del laboratorio e spinse la sveglia lungo il “sentiero” stracciato dal tentatolo. La sveglia spari’. Alex sapeva che aveva funzionato, ma si sa come sono gli scienziati: vogliono toccare con mano. Il lampo di luce che aveva ccompagnato la sparizione della sveglia non era ancora svanito del tutto che Simmons e tutti i suoi assistenti stavano gia’ correndo verso il parcheggio. Alex non aveva bisogno di seguirli per sapere che la sveglia era sul sedile del guidatore.
E che andava un quarto d’ora avanti.

Da allora la tecnica di Alex si raffino’ sempre di piu’. Spedire oggetti nel passato non era piu’ un problema, ed una squadra di matematici si era data da fare per formalizzare in maniera rigorosa la semplice intuizione che “la natura si difende dai paradossi”. Ora avevano un’idea abbastanza chiara di come, dove e quando si potesse intervenire sul passato. L’idea era che si poteva modificare il passato solo nella misura in cui le modifiche apportate non influenzavano il presente. Va da se’ che questo veniva visto come un fallimento dai politici incricati di supervisionare l’operato del laboratorio. Ogni tentativo di spiegare loro la logica insita in questo limite era fallito miseramente. Era chiaro che a nessuno di loro importava il viaggio nel passato come mezzo di indagine storica. Volevano avere il controllo del tempo per modificare la realta’ presente e futura a loro piacimento. La situazione era diventata piuttosto critica, e l’atmosfera al laboratorio mostruosamente tesa. Almeno fino al giorno prima.
Stavolta fu Alex ad avere l’idea giusta.
“Se non possiamo usare il passato per modificare il presente, forse possiamo usarlo per modificare il futuro…”

I ricercatori lo guardavano perplessi, ma qualcuno sembrava cominciare a capire quello che Alex stava cercando di dire. In fondo noi consideriamo “presente” un intervallo di tempo dai controni sfumati. Questo istante e’ sicuramente presente, ma anche tutto il resto del giorno, o del mese. Anche l’anno che stiamo vivendo puo’ essere considerato, dal punto di vista umano, “presente”. Per la natura invece “presente” e’ esattamente l’istante da cui il viaggio nel tempo parte.
“Supponiamo allora di fare un viaggio nel passato e di intervenire sulla realta’ in modo che gli effetti delle modifiche si mostrino solo una frazione di secondo dopo l’inizio del viaggio…”
“Tecnicamente modificheremmo il futuro”, continuo’ uno degli scienziati, “ma nella percezione della realta’ propria dell’uomo, avremmo modificato il presente…”
“Ho un’idea, state a vedere” disse Alex.
Prese la solita sveglia, e la programmo’ per suonare dopo dieci secondi. Poi, con la rapidita’ e la sicurezza che aveva acquisito in quegli anni, la mando’ cinque secondi nel passato, dentro uno dei cassetti della sua scrivania. Poi ritrasse i suoi tentacoli dal passato e aspetto’. Dopo cinque secondi esatti, la sveglia inizio’ a squillare, come previsto.
A questo punto tutti avevano capito quello che Alex voleva dimostrare, e la stanza esplose in una discussione animatissima, in cui ognuno esponeva agli altri (senza curarsi se gli altri lo stessero a sentire oppure no, ma comunque urlando, tanto per essere sicuri) il modo migliore, secondo lui, per sfruttare questo trucco. Erano talmente presi, che Alex si senti’ di troppo e decise che per quel giorno aveva fatto abbastanza. Usci’ dal laboratorio senza che nessuno se ne accorgesse.

“Questo trucco che ti e’ venuto in mente e’ molto interessante” gli stava dicendo Simmons. “Ieri sera ho parlato con i membri della commissione di controllo, che hanno suggerito un paio di test per verificare l’effettiva utilita’ di questa tecnica. Per favore, appena finita la colazione vai subito in laboratorio. Non dovrebbe volerci troppo tempo, ma mi stanno col fiato sul collo, quindi prima facciamo meglio e’”.
In laboratorio Alex trovo’ il solito team di ricercatori.
“Il test e’ molto semplice”, gli stava spiegando uno di loro. “Prenda questa scatola e la sposti in questa data esatta, in quest’area”, continuo’, indicando un punto su una mappa del pianeta. “Li’ trovera’ una pozza di cemento liquido. Ce la faccia cadere dentro”.
Poteva andare molto peggio. Il test era facile, ed Alex lo porto’ a termine in qualche secondo: “E ora?”, chiese. “E ora controlliamo le ultime notizie”, fece uno di loro accendendo uno schermo.
La normale programmazione era stata interrotta per un’edizione straordinaria del notiziario. Un centro congressi era crollato improvvisamente, apparentemente dopo l’esplosione di una bomba di qualche tipo. L’edificio era deserto al momento dello scoppio, ma l’indomani avrebbe ospitato un comizio politico di uno dei leaders dell’opposizione. In vista del comizio, le misure di sicurezza erano state aumentate, e tutto l’edificio era stato perquisito a fondo, senza trovare niente di sospetto. Restava un mistero come gli attentatori avessero introdotto l’ordigno esplosivo.

Alex era senza parole. Gli scienziati erano in festa.
Lo avevano usato per piazzare una bomba nelle fondamenta dal palazzo, quando ancora era in costruzione.
“E se ci fosse stato qualcuno dentro?”
Nessuno sembrava dargli retta.
“E SE CI FOSSE STATO QUALCUNO DENTRO?”
“Si calmi. Era impossibile che ci fosse qualcuno dentro. Abbiamo controllato prima di iniziare il test.”
“Ma se mi fossi sbagliato, se avessi piazzato la bomba un giorno in piu’ o in meno nel passato…”
“In quel caso avremmo avuto una brutta gatta da pelare. Ad ogni modo non si preoccupi: quello che facciamo qui e’ appoggiato pienamente dal Governo: nessuno si sognera’ mai di venirle a chiedere perche’ ha piazzato quella bomba”.
“Non mi interessa se un giorno verra’ o meno un poliziotto ad arrestarmi. Mi preoccupa la leggerezza con cui mi avete usato per far saltare in aria un centro congressi che poteva essere pieno di gente”.
“Le ho gia’ detto che…”
“Almeno non faccia finta di non aver capito! Mi spiega che razza di utilita’ puo’ avere il fatto che io possa far saltare in aria un palazzo senza che nessun sistema di sicurezza possa fare nulla per impedirlo?”
“Lei non capisce…”
“Eccome se capisco! Io sono un’arma, no? Anzi, l’arma perfetta, impossibile da trovare fino a che non e’ troppo tardi, perche’ non esiste fino a che non e’ troppo tardi.”
“Non spetta a noi decidere come il Governo fara’ uso delle nostre ricerche.”
“No, infatti, non spetta a voi. Io pero’ non ho intenzione di passare il resto della mia vita ad eliminare gli avversari politici di qualcuno”.
“Alex, adesso si calmi, lei sta esagerando. Non credo che il Governo le chiedera’ mai di fare una cosa del genere…”
“Beh, io invece credo proprio di si’, anzi credo che questo sia quello che avevano in mente fin da quando hanno sentito parlare di me per la prima volta”.
La situazione era diventata insostenibile. Alex doveva andarsene, e alla svelta. Solo che non sapeva dove. Poi si accorse che nell’eccitazione generale nessuno aveva pensato a spegnere i generatori speciali ai quali attingeva durante i suoi test, e allora penso’ di fare la cosa piu’ ovvia, almeno per uno con le sue facolta’. Decise una data “sicura”, cioe’ prima della sua nascita, ed un luogo relativamente poco abitato. Individuo’ la direzione esatta lungo la quale dirigersi e quanto a fondo andare, attinse ai generatori tutta l’energia che poteva e spinse se stesso nel passato, dove per il momento nessuno avrebbe potuto seguirlo.

Inutile dire che era la prima volta che provava a far viaggiare nel tempo il suo corpo, ed inutile dire che qualcosa non ando’ per il verso giusto. Perse conoscenza, e quando si sveglio’ era disteso su un divano. Il viaggio doveva averlo provato piu’ del previsto. Era stanchissimo, e poco lucido.
“Ci sono riuscito…”
Chini su di lui c’erano un uomo e una donna, che dicevano qualcosa.
“Ci sono riuscito…”
Lentamente stava rientrando in se’. John e Anne. Erano i loro nomi. Gli chiesero come si chiamava. Era una domanda delicata. Aveva paura di usare il suo vero nome. E se i Normali avessero trovato altri come lui e li avessero mandati nel passato a cercarlo? Era piu’ sicuro inventarsi una nuova identita’…
“Mi chiamo Mark. Mi dispiace di essere piombato qui da voi in questo modo. Tolgo subito il disturbo”.

andrea

Autore: andrea

Cliccate l'immagine per saperne di piu' :)

2 Commenti

  1. Fantastico il modo in cui l’hai ricollegato agli altri racconti. Il tema del viaggio del tempo e di tutti i possibili paradossi che si possono presentare è tremendo, da far uscire di senno. Complimenti per come hai gestito questo particolare argomento.
    Sono triste soltanto per un dettaglio, che questo sia l’ultimo racconto di questo tipo…. spero in un tuo ripensamento.

  2. Mi sono letta tutte le puntate e mi sono divertita molto: la ragnatela che regge la storia è ben solida e logica, scrivi in maniera chiara anche i concetti per me più difficili/stravaganti (es. paradosso) che sono esposti sempre con logica. Mi rattrista solo l’epilogo, che comunque è inevitabile. Complimenti!

Lascia un Commento

Campi necessari *.