Andrea

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Una nuova vita

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Era un caldo pomeriggio estivo, e nella vallata non si vedeva anima viva. Dal bosco vicino Lyndahl sentiva le cicale cantare, accompagnate ogni tanto dai campanacci delle sue mucche.
Come sempre in estate, quel mattino era uscito di casa molto presto, per portare gli animali al pascolo in collina. Lo aspettava una lunga camminata, ma sapeva che a ricompensarlo avrebbe trovato un ombroso boschetto ed un panorama da togliere il fiato.
Ora, all’ombra di uno degli alberi, vicino ad un piccolo ruscello, Lyndahl si godeva il vento fresco della collina, non invidiando per niente quelli che erano rimasti in paese, al caldo.
Socchiuse gli occhi, gustando la lieve pressione della brezza sulla sua pelle, lasciandosi cullare dal fresco e brillante murmure dell’acqua sui ciottoli.
Si era svegliato con un fastidioso mal di testa, che non sembrava avere intenzione di andarsene. Aveva sperato che la passeggiata l’avrebbe aiutato, ma evidentemente si era illuso. Ora si accorse che si sentiva un po’ di febbre. Non poteva credere di essersi preso un raffreddore nell’estate piu’ calda degli ultimi anni! Sarebbe diventato lo zimbello degli altri bambini del villaggio…
Per fortuna era quasi l’ora di rientrare a casa. Avrebbe detto a suo padre che si sentiva poco bene, e se ne sarebbe andato a letto quanto prima. Un notte di riposo l’avrebbe certamente rimesso in sesto.

Suo padre non era ancora rientrato in casa. Il suo mal di testa invece era sempre li’, anzi era peggiorato. Aveva i brividi, e sudava moltissimo, pur non sentendo caldo per niente. Si sentiva stanchissimo, e l’unica cosa che voleva era mettersi a letto. Si costrinse comunque a mangiare un pezzo di pane imburrato e a bere un bicchiere d’acqua. Quando finalmente si stese sul letto, era sicuro che non si sarebbe mai addormentato: con il mal di testa, i brividi e tutto il resto, era praticamente impossibile dormire!
Ovviamente si sbagliava…

Talkrit rientro’ in casa poco prima del tramonto. Le mucche erano nella stalla, quindi Lyndahl era sicuramente gia’ tornato.
“Lyndahl, sono a casa!”
Il piccolo era tutto quello che restava della sua famiglia. La moglie era morta nel darlo alla luce, dodici anni prima, e lui non si era mai risposato. All’inizio la sorella l’aveva aiutato col neonato, ma ormai da diversi anni riusciva a cavarsela da solo. Ultimamente, Lyndahl gli dava persino una mano in casa, accudendo le mucche e portandole al pascolo in estate.
Era abbastanza normale che a quell’ora fosse gia’ tornato; quello che non era normale era tutto quel silenzio. A dodici anni appena compiuti, Lyndahl era un bambino estroverso, allegro e vivace. A queste caratteristiche (non troppo strane, in un bambino della sua eta’) si aggiungevano pero’ un’innata pacatezza, un’attitudine all’ascolto e un rispetto per gli adulti che lo rendevano il classico bambino che tutti amano. In paese tutti stravedevano per lui: sia adulti che bambini.
Col padre, Lyndahl aveva un rapporto splendido. Non era mai accaduto che Talkrit rientrasse a casa senza che lui corresse ad abbracciarlo e a dargli il benvenuto. Almeno fino a quel giorno.

Preoccupato, Talkrit si mise a cercarlo, fino a che non lo trovo’, sdraiato sul letto, in camera sua. Aveva la febbre altissima, e sembrava che stesse delirando. Corse subito a prendere dell’acqua fredda, accese una candela, e fece di tutto per abbassare la temperatura del corpo del figlio. Purtroppo, due ore di tentativi non diedero alcun risultato. La fronte del piccolo scottava ancora, e i suoi lamenti si erano fatti piu’ forti. Talkrit stava per andare a chiamare il medico del villaggio, quando vide cio’ che nessun padre vorrebbe mai vedere, il segno che preannunciava il ritorno della piu’ grande di tutte le disgrazie.
La fiamma della candela si muoveva. E cambiava forma. Ora era un piccolo fiore. Poi divenne una piccola mucca che pascolava tranquilla brucando sospesa nel vuoto un’erba invisibile.
“No… Non Lyndahl…”

Il resto del racconto lo taglio: vorrei provare a pubblicarlo :)

andrea

Autore: andrea

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7 Commenti

  1. Agghiacciante il finale O_O Non me lo sarei mai aspettato.

  2. Certo non manchi di fantasia! Il tema fantasy ti dona. N.

  3. Molto bella, per colpa del tuo racconto mia moglie me la menerà perché ho ritardato i lavori di casa (pulizia del cesso, piatti e aspirapolvere). L’idea guida del racconto non s’allontana dalla realtà che attende coloro che, lottando nel silenzio, piegano la loro individualità alla loro universalità come il fabbro piega il ferro, arrossato dalla fiamma di sofferenza. L’unica differenza, notevolmente diversa, sta nel fatto che il secondo dei due casi necessita che ogni perfezione, per passare dalla potenza all’atto, abbia la forza di volerlo, questo sacrificio. E di comprenderlo ancor prima che si compia. Non tanto per i “poteri”, ma per la Conoscenza quello appena accennato, costituisce il destino universale di tutti noi, e quello individuale a esso è asservito.

  4. Le immagini suggerite dalle parole diventano in alcuni tratti molto… cinematografiche, quindi molto belle e stimolanti per l’immaginazione del lettore. Unica piccolissima pecca, almeno a mio parere: troppo cinematografica anche la trama, che a tratti non rende giustizia al tuo stile di scrittura, in genere molto autonomo dallo specifico filmico. Forse è solo dovuto alla difficoltà di comprimere una trama nello psazio breve di un racconto. Complimenti vivissimi comunque.

  5. di nuovo molto bello.
    è un peccato mettere questi racconti nella raccolta semplicemente perchè dovresti farci uscire un libro.. o l’hai già fatto? Nel caso te lo compro

  6. Bel racconto.
    Molto bella l’immagine della fiamma che cambia forma come segno di qualcosa, in questo caso di brutto.

  7. Tolto che mi sarebbe piaciuto saere come va a finire :oP l’ho trovato molto bello, soprattutto nelle descrizioni dell’ambiente e delle sensazioni dei personaggi. Poi, da buona patita di “segni, presagi & co.” ho apprezzato tantissimo l’idea della fiamma multiforme! Alla prossima!

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