Andrea

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Cercando l’ispirazione (3)

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Quel
giorno parIo’ con tutta la gente che aveva conosciuto in paese, ma
tutti gli risposero come la signora Redman. La cosa peggiore era che
per tutti fosse una cosa piu’ che naturale vivere senza contatti con il
mondo per tutto I’inverno. E nessuno nusci­va a capire perche’ avesse
tanta fretta di andar via, anche dopo che lui gli aveva splegato che
doveva far sapere al suoi cono­scenti che stava bene. Alla fine sl
rassegno’ a pazientare un altro mese, aspettando che magari il tempo si
rimettesse e continuan­do il nuovo libro; poi avrebbe trovato un modo
per tornare a casa.

In
verita’ la signora Redman e i suoi compaesani non mentivano quando gli
dicevano che sarebbe stato bene li’ con loro. Dopo pochi giorni scopri’
di avere ormai conosciuto tutti gli abitanti di quello strano paese, e
non passava giorno che non fosse invitato a pranzo o a cena da
qualcuno. Venne a conoscenza, complice la sua padrona di casa, di tutti
i pettegolezzi su tutti gli abitanti, e si ritrovo’ lui stesso sempre
piu’ comvolto nella vita di quel paese. Sentiva che plu’ passava il
tempo, piu’ non era un semplice turista, anzi un forestiero, ma
diventava lui stesso cittadino. Fu un processo lento, che procedeva
giorno dopo giorno, ora dopo ora; un giorno si mise davanti allo
specchio e si accorse che anche lui aveva cominciato a vestire in quel
modo strano che aveva gia’ notato nella gente del posto al suo arrivo.
Si accorse con orrore che aveva perfino preso a trascurare il suo
libro, e piu’ che mai sentii il desiderio, il bisogno, di andarsene da
quel posto. Ma il tempo non accennava a migliorare, anzi peggiorava, e
passato il mese che aveva programmato di trascorrere in paese, dovette
rimandare ancora la sua partenza.


Due
settimane dopo credeva di impazzire: era come se la sua mente si fosse
spaccata in due parti, opposte eppure unite, che combattevano una
contro l’altra. Una parte era ormai innamorata del paese ed aveva
deciso che rimanere per sempre li’, in pace e tranquillita’, li’ dove
tutto era al suo posto e dove tutti erano felici, sarebbe stata la
miglior cosa da fare. Un’altra parte di lui invece cominciava a dar
segni di pazzia. Ora infatti John vedeva sempre piu’ stranezze in quel
paese dall’ipnotica perfezione. Prima ripenso’ alla signora Redman che
saliva le scale della cantina il pnimo giorno che era arrivato. La luce
si era accesa subito prima che lei salisse: cosa ci faceva una dolce
vecchietta come lei in cantina al buio? E ancora la faccenda dei
cartelli: adesso era sicuro che non c’era quel cartello stradale con la
freccia ed il nome cancellato quando era passato le altre volte da
quella parte, cosi come non c’era l’insegna della signora Redman quando
aveva parcheggiato la macchina ed era andato a chiedere informazioni
all’omone. Ma chiaramente erano tutte esagerazioni, si diceva John: lui
era stanco per aver troppo guidato e si era distratto, ecco tutto.


Eppure
in quel villaggio c’era qualcosa di strano, qualcosa di sbagliato. Una
cosa era sicura: doveva scegliere in fretta se voleva andarsene o no,
perche’ aveva paura che poi non ne avrebbe piu’ avuto la forza: il
paese lo stregava, lo attanagliava sempre piu
strettamente. Non ebbe il coraggio di parlare al suoi nuovi amici di
questi suoi pensieri: pensava che fosse meglio tenerseli per se’.
Comunque qualcosa cambio’ nell’atteggiamento della signora Redman e dei
suoi compaesani nei suoi confronti. Ora che era impossibilitato ad
andarsene erano piu’ freddi, ed ormai la sua presenza era accettata
come normale: si comportavano con lui come si comportavano fra di loro.
Anche per loro lui era ormai parte del paese.

La
situazione comincio’ a degenerare durante il suo secondo mese di
permanenza. Un mattino si svegIio’; non nevicava e decise di fare una
passeggiata. Scese a fare colazione ed usci. Uscito in strada si avvio’
verso la via principale, e piu’ che vedere senti’ che c’era qualcosa di
diverso, che qualcosa non era al suo posto. Non capi’ di cosa si
trattasse se non quando ormai stava rientrando in casa, all’ora di
pranzo, quando passo’ dove doveva essere parcheggiata la sua macchina.
Il problema era che non c’era. La sua macchina era sparita. Spaventato,
rientro’ di corsa in casa e cerco’ la signora Redman. Lei non c’era. La
cerco’ per tutta la casa, senza trovarla. Poi penso’ che forse sarebbe
potuta essere in cantina, come quando era arrivato li per la prima
volta. Si avvIcino’ alla porticina e l’apri:

“Signora
Redman?”. Nessuna risposta: a quanto pareva non era neanche li’. Volle
comunque esserne sicuro, e cerco’ con la mano l’interruttore della
luce. Visto che non lo trovava decise di scendere comunque le scale,
sperando di trovarne uno in fondo. Comincio’ a scendere quei gradini di
legno, che cigolavano lievemente sotto il suo peso. Dopo una ventina di
scalini, si aspettava di toccare il pavimento della cantina, ma al
venticin­quesimo le scale diventavano di roccia: si chino’ per tastare
con le mani ed esserne sicuro. Ebbe un fremito mentre le sue mani
perlustravano la superficie degli scalini; la scala non era fatta di
roccia: era scavata nella
roccia. Stava per rialzarsi e proseguire quando da un punto lontano
sulle scale, davanti a lui, ma molto, molto piu’ in basso, senti’
giungere un rumore di passi. Prosegui’ ancora un poco per esserne
certo, e dopo altri cinque scalini trovo’ che la scala curvava a
gomito, senza dare la minima impressione di voler finire. Si sporse
oltre la curva e il rumore di passi divento’ piu’ forte. Senza pensarci
due volte inizio’ a risalire le scale, badando a non fare rumore.
Doveva sbrigarsi, perche’ chiunque stesse salendo, una volta girata la
curva, avrebbe visto la porta aperta, e qualcosa gli diceva che quel
chiunque sarebbe stato contrariato dal fatto che lui era sceso li’
sotto. Per la fretta inciampo’ e cadde, senza far troppo rumore, e
quando ricominciarono gli scalini di legno, il loro cigolio, ora molto
piu forte di quanto lo ricordasse all’inizio, lo costrinse a
rallentare. Arrivato in sogglorno richiuse piano la porta, sperando di
aver fatto in tempo. Cerco’ di calmare il fiato­ne e si sedette sul
divano con un libro in mano. Si era messo vicino al camino, con gli
attizzatoi
a portata di mano: non si sa mai. Dopo un quarto d’ora la porticina si
apri’. Due cose lo colpirono subito: innanzi tutto il tempo che la
signora Redman ci aveva messo per salire quelle scale, tempo che gli
diede da pensare sulla profondita’ a cui arrivavano i gradini. Poi il
fatto che quella volta, quando la vecchina apri’ la porta, la luce non
era accesa: aveva salito tutte le scale al buio.

“Buongiorno, signor Easton”

“Buonglorno, signora Redman”

“Ha
visto che bella giornata?” chiese lei calma, sorriden­do. Dentro di se’
John tiro’ un sospiro di sollievo, e rispose: “Una bellissima giornata,
e’ vero.”

“Penso
che ne approfittero’ per fare una passeggiata, dopo aver preparato il
pranzo. Sa, oggi dovro’ cucinare io. La povera Maria mi ha telefonato
dicendo di sentirsi poco bene.”

“Sono
sicuro che sara’ alla sua altezza. A proposito di passeggiate, signora
Redman. Questa mattina sono uscito e al ritorno mi sono accorto che la
mia macchina non e’ piu’ parcheggiata qui davanti, cosi mi chiedevo se
lei sapesse…”

“Ah! Si, la sua macchina. Mi
scusi, sa, ma mi sono com­pletamente dimenticata di dirglielo. Il
trattore di mio fratello si e’ guastato e lui aveva bisogno di un pezzo
di ricambio. lo gli ho detto che visto che la sua macchina non le
servira’ piu’, poteva prenderla e vedere se poteva usarla in qualche
modo. Mi ha detto che i pezzi della macchina non vanno bene per un
trattore ma ho insistito… Signor Easton!- Si sente bene? E’ cosi
pallido! Sara l’improvviso cambio di temperatura! E’ meglio che si vada
a stendere sul letto. La chiamero’ io per pranzo.” E si avvio’ verso la
cucina.

John
rimase per un po’ in piedi in mezzo al soggiorno, cercando di mettere
ordine nella prorpia testa dopo gli ultimi avvenimenti. La parte di
mente propensa a rimanere era stata definitivamente sconfitta
dall’altra meta’, ed ora era piu’ deciso che mai ad andarsene dal
paese. Rimaneva il non piccolo problema di dover percorrere senza auto
la distanza che lo separava dal paese piu’ vicino poi doveva trovare il
momento giusto, perche’ altrimenti era sicuro che lo avrebbero
inseguito e preso.

Allora si’ che avrebbe avuto motivo di aver paura.

 

andrea

Autore: andrea

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2 Commenti

  1. Questa storia mi paice sempre di più…. il prossimo sarà conclusivo vero? Non mi fare brutti scherzi èèèh! :)

  2. Man mano che va avanti mi piace di più, ancora di più, incuriosisce tremendamente, voglio leggere ancora ..

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