Si ripropone in questi tempi di crisi l’idea di vivere a credito, la scelta nucleare, che lascia ai nostri figli i debiti da pagare per i nostri consumi di oggi, mi aveva nel 1977 ispirato queste brevi righe di sogno.
gatti e delfini
giocano;
tranquilli,
nei giardini,
sotto il sole,
nelle fontane,
sotto le querce
ombrose e scure
e la cenere si posa,
lenta,
sui loro sorrisi,
sui loro occhi,
accesi;
bimbi di marmo,
al guinzaglio,
girano in tondo
e la cenere si posa,
lenta e leggera,
sui loro capelli dorati,
ora grigi e, piano,
ognuno si confonde
nel crepuscolo
che avanza.
MI 13-3-77
Che angoscia: il crepuscolo nucleare!
Ciao Bernardo. Gran bel testo. Anche se sono partito prevenuto (essendo completamente in disaccordo con le tue premesse) sono riuscito comunque ad apprezzarlo.
Grazie per avercelo fatto leggere
Se definirla crepuscolare sembra uno scherzo, non importa, com’è dolcemente dolente, impotente.