Ero a Smolensk ho visto tutto…

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Io sono un poco, poco, polacca,

ma sono anche un poco italiana,

sverno ed estivo di qua e di là,

ero felice, quel giorno, contenta

volavo leggero, volavo lontano,

pesante la neve, copriva il piano,

il piano immenso, su cui la nebbia

poggiava densa.

Io sono un’oca,

ma ho visto tutto,

io sono un’oca,

non sono scema,

ho visto l’angelo vendicatore,

forte afferrare quel trimotore,

piegarlo lesto verso quel ramo,

guidato dal gesto imperioso,

possente, di una gran mano

che, dal supremo cielo, lontano,

in un istante  tutto decise.

Che  fosse forse d’un dio romano,

quella gran mano onnipotente,

non potrei dirlo senza incertezza,

certo è calata come una scure,

sulla politica e sulla monnezza.

Sarà un avviso o solo un caso?

Nessuno ancora può aver certezza,

di quanto Giove o chi per lui,

si sia impegnato per la bellezza

della giustizia, dell’onestà.

Forse un diluvio sommergerà

pur tutta quanta l’umanità,

ladri furbi e ladri cretini,

potenti laidi e porcellini,

leccapiedi lesti e pugnaci,

giornalisti  vili e mendaci,

avvocati e procuratori,

lestofanti e corruttori,

tutti quei che non han visto,

non volevano vedere,

preti, vescovi, prelati,

papi, giudici e relati.

Non rimarranno che uccelli marini

per definire i nuovi confini,

quando le terre si asciugheranno,

del bene e del male, del bello e del brutto,

un mondo di oche, gabbiani e pinguini.

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