Leggo delle morti quotidiane di chi davver lavora,
e me ne dolgo, una tenia mi sento, un parassita,
io, solo, mi compiaccio che il massimo rischio di un poeta,
qui, non sia che la tenzone che, in versi sciolti, o in rima,
si compone di sensi e di dissensi,
si articola in nonsensi,
si scioglie in controsensi.
Chi si prende sul serio,
intimo della musa,
e chi davvero scherza,
senza tenere il muso,
e chi, preso di sé, s’adonta.
Bella, musicale e molto seria.
Bravo!
Mi si perdonerà se, in generale, rispondo più spesso alle critiche feroci che agli elogi? Bisognerebbe riderci su, fare i modesti, ma non mi viene e allora taccio, con l’acquolina in bocca taccio.