Rallentare
Pubblicato da Sergio il 21 ottobre 2008
Peter batteva indice sul volante seguendo molto vagamente il ritmo della musica dell’autoradio. Aveva ancora dieci minuti prima di essere ufficialmente in ritardo a lavoro, e l’occhio cadeva spesso sull’orologio. Sapeva che ormai non sarebbe riuscito ad arrivare puntuale con quella coda. Erano almeno cinque minuti che procedeva a passo d’uomo, guardando moto e motorini passare avanti alle macchine quasi ferme. Aveva la testa poggiata al sedile mentre valutava se comprarsi anche lui una due ruote, di tanto in tanto canticchiava i ritornelli delle canzoni che si susseguivano. Nel mentre pensava anche alla giornata lavorativa: era solo martedì, la settimana era appena iniziata e sembrava averlo fatto proprio nel peggiore dei modi.
Avvicinandosi al sottopasso del cavalcavia della superstrada vide finalmente il motivo della coda: c’era stato un incidente. La strada era abbastanza larga per permettere a entrambe le corsie di procedere, e per questo iniziò a porsi lo stesso identico interrogativo che si poneva ogni volta che capitava una situazione simile: perchè sono tutti devono rallentare e creare traffico?
Non riusciva a trovare la risposta, se non imputando la colpa di quella situazione all’eccessiva curiosità della gente. Chissà tra l’altro cosa cercassero costantemente le persone nelle tragedie, pensarci gli faceva tornare alla mente una vecchia lezione di italiano di quando frequentava le scuole medie.
Procedendo lentamente arrivò il suo turno di passare davanti alla scena, e nel farlo teneva lo sguardo sulla targa della macchina che lo precedeva per non cadere nella stessa tentazione degli altri. Eppure, più o meno inconsciamente, con la coda dell’occhio guardava quella scena. Un motorino era a terra e piuttosto malconcio, la macchina che l’aveva urtato era poco avanti con le quattro frecce lampeggianti. Una macchina di lusso tedesca, grigia metalizzata, che non sembrava aver subito danni se non per un fanale infranto di cui le schegge erano sparse tutt’attorno.
“Ecco perchè non compro la moto”
Non gli pareva di aver visto i due conducenti dei veicoli, forse era già passata l’ambulanza o forse erano entrati nel bar che distava da poco lì a compilare la constatazione amichevole. Probabilmente la macchina stava voltando a destra in una via, e il motorino l’aveva superata proprio sulla destra come spesso capitava. Se era andata davvero così, il conducente del motorino non doveva essersi fatto troppo male.
Riportando lo sguardo alla ricerca della targa della macchina che lo precedeva, si accorse che si era allontanata di una ventina di metri. Schiacciò il pedale dell’accelleratore quel tanto che bastava per inserire la seconda marcia e la raggiunse lanciando di tanto in tanto occhiate allo specchietto alla sua sinistra e guardando il motorino steso a terra allontanarsi sempre di più.
Superato l’incidente il trafficò tornò ad essere abbastanza scorrevole e la sua guida un po’ più frenetica e nervosa, nonostante Peter si fosse rassegnato ad arrivare in ritardo quel giorno. Una coda inutile, pensava tra sé. Se tutti fossero stati meno curiosi non si sarebbe mai creata.
21 ottobre 2008 alle 9:26 am
Ciao Sergio,
difficile ricominciare a scrivere dopo parecchio tempo, vero? Non bisognerebbe mai smettere. ^_^
Comunque mi sembre buono questo, si lascia leggere bene.
22 ottobre 2008 alle 1:11 pm
ciao per essere un racconto scritto dopo tanto tempo di inattività è davvero carino, scorrevole e ben fatto.
A rileggerti…senza aspettare troppo
31 ottobre 2008 alle 3:25 pm
Ahimè io sono l’anticristo della scrittura, e i racconti-esercizio non mi attirano mai più di tanto! Vado a leggermi i fili del destino va
13 novembre 2008 alle 7:07 pm
non c’è una trama particolare, ma molto di più: una foto del nostro comportamento in una situazione quotidiana. Complimenti. N.