I Fili del Destino – Capitolo III – Il Villaggio
Pubblicato da Sergio il 16 novembre 2008
Searlin e i suoi compagni comparvero nei pressi di un laghetto immerso in una fitta vegetazione. Era chiaro che qualcosa non era andato come sperava nel suo incantesimo di teletrasporto, e Sid non perse un solo attimo per sfoggiare una delle sue battute. Aelhgar e Minaerva dal canto loro non sembravano essersela presa, però lei detestava sbagliare e detestava che Sid fosse sempre pronto a farglielo notare. Dopo aver scambiato un po’ di parole, Searlin tentò di nuovo l’incantesimo. Fece disporre i suoi compagni attorno a sè, chiuse gli occhi e focalizzò nella sua mente il ricordo del villaggio ed infine mormorò le parole arcane. Questa volta raggiunse la destinazione esatta.
Il piccolo villaggio di campagna era poco più avanti, si intravedevano le prime fattorie lungo la strada. Era un posto tranquillo abitato da una trentina di persone, distava circa una giornata a cavallo dalla città. Il mese precedente era stato teatro di uno scontro tra un nano fuorilegge, Tharker Scuotiterra, e un gruppo d’avventurieri che erano riusciti a metterlo in fuga. Era proprio per trovare informazioni su quel nano che Searlin aveva voluto recarsi lì. Aveva ragione di credere che quel bandito fosse in combutta con alcuni maghi provenienti dalla sua terra.
La ragazza si soffermò ad osservare il villaggio. Lei era una figlia dell’est, nata in una città governata da una magocrazia. Anche suo fratello maggiore era un mago, in lei invece la magia era sbocciata in maniera del tutto naturale, senza studi o addestramenti. Incantatori come lei erano perseguitati nella sua terra, e per questo i suoi genitori la portarono dall’altra parte del continente e le pagarano una nuova vita. Non aveva mai smesso di odiare quei maghi tanto pieni di sè e convinti di essere gli unici degni della magia, cosiccome non aveva mai smesso di odiare i suoi genitori.
«Coraggio, avviamoci!»
La voce di Sid la riportò alla realtà. Al fianco dei suoi quattro amici si diresse verso il cuore del paesino, dove sorgeva l’unica cosa che potesse assomigliare a una locanda. Era il solo edificio a due piani del paese, era a pianta rettangolare e i suoi muri erano in mattoni nella parte bassa, e in legno in quella alta. Searlin si era fermata a mangiare lì con Sid alla loro precedente visita , era trascorso più di un mese. Entrarono e presero posto ad un tavolo, Searlin non si stupì che non fosse cambiato nulla lì dentro. L’arredo non era per nulla sfarzoso, ma sicuramente caratteristico. Alle pareti erano appesi diversi trofei di animali, e i candelabri appesi alle pareti avevano dei disegni graziosi. Solitamente a Searlin piacevano luoghi più lussuosi, ma trovava quella sala particolarmente accogliente.
Minaerva propose di mangiare visto che s’era fatta ora di pranzo, e Aelhgar accolse con un certo entusiasmo l’idea. Ordinarono carne alle griglia con contorno di verdure per tutti e quattro, anche perchè la scelta era piuttosto limitata. Chiaccherarono molto durante l’attesa, ma Searlin aveva la testa altrove. Guardava un po’ distrattamente i suoi compagni ripensando al tempo passato con loro. Erano un buon gruppo: sapevano divertirsi ma anche essere seri e precisi quando occorreva, forse l’unico a far eccezione era Sid. A volte quell’uomo agiva in maniera totalmente irrazionale, almeno dal suo punto di vista. Quando la cuoca arrivò con i piatti tutti iniziarono a mangiare di gusto senza rompere l’atmosfera di serenità che s’era creata.
Dopo aver mangiato metà del suo piatto, Searlin si alzò e raggiunse la cuoca per parlarle. Era una donna anziana e dai modi gentili, e sembrava essere l’unica ad occuparsi di quella piccola locanda. Come s’aspettava non riuscì ad ottenere molte informazioni sul nano. Era passato troppo tempo, avrebbe dovuto indagare lì subito. Era stata indirizzata al tempio del paese, dove si erano presi cura di una delle persone che era stata assalita dal nano ed era riuscita a salvarsi. Searlin decise di lasciare Aelhgar e Minaerva all’oscuro delle sue ricerche per il momento, quindi lasciò i due gemelli a finire il pasto e si diresse verso il piccolo tempio soltanto in compagnia di Sid.
Il tempio era abbastanza piccolo rispetto a quelli che si potevano trovare nelle città che aveva avuto modo di visitare Searlin. L’edificio era in pietra, e la sua struttura non celava una certa età. Era retto dal clero della Dea dei commerci, ma stando a quanto si diceva in paese in antichità ospitava tutt’altro tipo di culto tra le sue mura.
L’interno era tutto sommato spoglio, come ci si poteva aspettare non doveva essre un tempio particolarmente ricco. Il soffitto era abbastanza distante e dalle vetrate entrava molta luce. Avevano disegni richiamanti il culto attuale, mosaici di colori tenui e allegri. Non vi erano addobbi quali quadri e arazzi, solo un grande tappeto ocra steso dall’ingresso all’altare e su cui trovavano posto semplici panche in legno. Appena entrata tuttavia Searlin vide per un solo ma interminabile istante la stanza colma di strumenti di tortura e lorda di sangue. Una visione agghiacciante di pareti macchiate e di un pavimento coperto da un liquido tappeto rosso.
Si fece avanti un vecchio sacerdote, vestito con una tunica recante sul petto la moneta sacra alla sua Dea. Era un uomo di circa quarant’anni, dai lineamenti del viso scavati ma gentili. La sua voce roca richiamò Searlin alla realtà cancellando quella visione di morte. Searlin pose domande sulla persona scampata all’assalto del nano, ma non scoprì nulla di davvero rilevante. Mentre parlava con il sacerdote, Sid li interruppe per dire che sarebbe uscito a prendere una boccata d’aria, sembrava gli fischiassero incessantemente le orecchie. Chiunque fosse l’uomo che era stato accudito in quel tempio, ormai non era più rintracciabile con quanto aveva in mano. Sospirando ormai rassegnata ad aver perso la pista per giungere ai probabili accordi tra Scuotiterra e i maghi che tanto odiava, Searlin si diresse verso il portone. Appena superata la soglia però si fermò sbarrando gli occhi. Il cielo era tinto di un rosso innaturale, molto simile a quello delle giornate autunnali in cui la la luce era un po’ diversa dal resto dell’anno. Era un rosso più intenso e cupo però, che rendeva il paesaggio del paese ancora più terribile di quanto non fosse. Stesi per la via c’erano almeno cinque individui incappucciati, e di fronte a lei a pochi metri di distanza Minaerva era in piedi di fronte ad un altro incappucciato. Sembrava stessero parlando, ma non riusciva a capire in che lingua. Dopo una rapida occhiata per tutta la via si accorse che non c’era traccia di Sid. Un’altra rapida occhiata dietro di lei rivelò nuovamente il tempio sotto quell’aspetto orribile, le macchine di tortura avevano trovato di nuovo posto nel salone e ora anche gli scalini erano imbevuti di sangue.
Lo sguardo di Searlin tornò rapidamente su Minaerva nel sentirla pronunciare la formula di un incantesimo. Riconobbe quelle parole arcane: era una magia necromantica decisamente potente, non pensava che Minaerva potesse farne uso. Un uomo incappucciato che non aveva visto e di qualche passo più lontano dall’interlocutore della sacerdotessa cadde a terra privo di vita vittima di quell’incantesimo. Lo sguardo di Minaerva era gelido, irato e fermo, Searlin non l’aveva mai vista con un’espressione simile. Scuotendo lievemente il capo per non pensarci la ragazza scese qualche scalino guardandosi attorno alla ricerca di Aelhgar, ma venne distratta da Sid che comparve alle spalle dell’incappucciato di fronte a Minaerva accoltellandolo. A tale mossa, Searlin reagì immediamente dando supporto magico ai suoi compagni: si concentrò e lanciò uno degli ultimi incantesimi che aveva imparato a sprigionare e dominare, un incantesimo tanto potente quanto efficace. Il corpo dell’incappucciato si dissolse lasciando la sua tunica nera afflosciarsi a terra sulle sue stesse ceneri.
Searlin vide Minaerva fissare Sid per lunghi istanti con occhi ricolmi di lacrime. Poi la sacerdotessa crollò sulle sue ginocchia tenendosi la testa con le mani e urlando. Nel giro di qualche secondo il cielo rosso venne coperto da una nube nera enorme, iniziò a soffiare un vento spaventosamente forte e a grandinare. Quei chicchi di grandine erano piccoli aghi di ghiaccio che graffiavano il viso e le braccia. Furono il preludio di una tempesta violentissima, sei fulmini caddero nella zona e carbonizzarono altri tre incappucciati che fino a pochi istanti prima Searlin non aveva neanche visto. Si accorse che anche Sid era stato colpito dal suo urlo di dolore, ma era ancora in piedi e si avvicinava a Minaerva.
«Smettila Minaerva, fermati!»
Le parole che gridava Sid erano soltanto un sussurro rispetto ai tuoni e all’ululato violento del vento, e come un sussurro sembravano troppo deboli per arrivare alle orecchie della sacerdotessa. Era questo il reale potere di Minaerva per cui era tanto tenuta in considerazione nella chiesa?
Insieme alla pioggia fitta iniziarono a cadere gocce d’acido. Una cadde proprio sul coprispalla dell’armatura si Searlin scalfendolo appena. La ragazza si mosse a passi rapidi verso i due, posò una mano sulla spalla di ciascuno e lanciò l’incantesimo di teletrasporto. Focalizzò nella sua mente un boschetto in cui andava spesso a suonare quando era ancora nella compagnia artistica itinerante.
Quando riaprì gli occhi era in quel bosco e i rumori della tempesta non assordavano più le sue orecchie. Con lei però c’era soltanto Sid che si teneva la spalla squarciata dal fulmine.
«Devi riportarmi là Searlin…»
«Ci stava uccidendo Sid, e lei non ha voluto seguirci nel viaggio magico altrimenti sarebbe qui con noi.»
«Non posso lasciarla là! Dobbiamo torn…»
Si interruppero entrambi e si guardarono attorno, il suono di una sorta di tamburo si stava diffondendo nel bosco e sembrava essere ad ogni colpo più vicino. Searlin non riusciva a capire da dove arrivasse, sembrava ovunque, sembrava li stesse abbracciando e avvolgendo.
Searlin si svegliò nel suo letto a fianco ad Aelhgar, qualcuno bussava energicamente alla porta del locale. Infilò la vestaglia e scese, incontrandosi con Sid nella sala comune. Lo sguardo che ricevette era abbastanza esaustivo, anche per lui quella era una scena già vista. L’uomo si avvicinò alla porta.
«Chi è?»
«Sono il tuo nano, ragazzo!»
«Lo sospettavo…»
Sid aprì e sulla soglia c’era Vladimir Dustwallow, il nano assunto come buttafuori per l’imminente apertura del locale. Era basso, tarchiato, e burbero, sempre con l’ascia allacciata alla schiena. Searlin lo aveva disprezzato dal primo istante che l’aveva visto, e litigava spesso con Sid su quella presenza nel locale.
Come una storia già letta che non rivela nulla di nuovo, Searlin ascoltò le parole di Vladimir che aveva già sentito nel sogno.
«Hanno fatto un bel massacro giù in piazza questa notte!»
«E fammi indovinare, la Piazza del Corvo giusto?»
«Ah ma allora hai già sentito la storia ragazzo, bhe continuo per le mie commissioni dunque.»
Sid chiuse la porta e guardò Searlin.
«Credo dovremmo parlare di nuovo di quei sogni…»
Intanto erano arrivati in sala anche Minaerva e Aelhgar che iniziarono a preparare la colazione. Searlin seguì Sid in camera e si scambiarono la versione, questa volta perfettamente identica, del sogno che avevano fatto quella notte. Il teletrasporto fallito, il pranzo alla locanda del villaggio, il tempio, lo scontro tra Minaerva e gli incappucciati, la tempesta magica… Tutto coincideva.
«Dobbiamo rifare le stesse azioni e vedere come va a finire!»
«Tu sei fuori di testa Sid, stavamo per morire. Io non voglio rivivere quel sogno, chiaro?»
Discussero a lungo sul da farsi, poi risalirono in sala comune e fecero colazione.
«Allora appena abbiamo finito partiamo?»
La voce e lo sguardo di Minaerva erano allegre e dolci come Searlin li aveva sempre conosciuti, la stessa Minaerva che vedeva tutti i giorni. Eppure anche quella vista in sogno era Minaerva, e più ci pensava più quella versione della sacerdotessa le faceva davvero paura.
«Sì ma andremo solo io e Sid, voi due restate qui magari tanto sarà una cosa rapida.»
Sid sospirò a quelle parole, ma i due gemelli le accettarono senza chiedere altro. Finita la colazione si vestirono e dissero che avrebbero trascorso la giornata al tempio.
Sid e Searlin giunsero al villaggio, si recarono alla locanda e posero le stesse domande del sogno alla vecchia cuoca, ottenendo le stesse risposte. Dopo la locanda toccò al tempio, ma quando uscirono di lì il cielo era azzurro e limpido come quando erano entrati. Non successe niente di quanto avevano visto.
22 novembre 2008 alle 11:35 pm
“Come una storia già letta che non rivela nulla di nuovo”… bella questa frase
Visto che si posta per ricevere consigli, cerco di tirarne fuori uno a ogni racconto =P
Quello che mi viene in mente è che ci avevano detto di evitare di dare ai personaggi principali nomi che iniziano con la stessa lettera, perchè la mente del lettore – che ancora non conosce bene i nomi – spesso “si orienta” con la prima lettera. Ora, in questo caso va in effetti detto che:
- se non mi sbaglio ti ispiri a personaggi che conosci, quindi cambiare i nomi magari pare brutto
- Searlin e Sid sono due nomi talmente diversi (Sid è molto breve) che è improbabile confondersi
Però vabbè, magari in futuro ti sarà utile