non c’e’ altro modo. e non c’e’ mai stato.

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A ME I BABBI NATALE APPESI AI BALCONI DELLE CASE , SEMBRANO TUTTI DEI LADRI…

Pubblicato da caterina il 29 novembre 2007

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Squisiti Lettori,

Amo sfogliare le pagine bianche di un’agenda nuova e veder scorrere i giorni velocissimi .
Se ci penso adesso , a questo mio gesto infantile, mi rendo conto che dall’ultima volta che l’ho compiuto, e’ già’ passato un anno.
Eppure , l’anno scorso, mentre i fogli facevano vrrrrrrrrrrr tra le dita, erano candidi ed immacolati e la fantasia volava a quali eventi li avrebbero riempiti, nella mia personale tenuta di un giornale di bordo peraltro inesistente.
(Non sono mai riuscita ad andare oltre il “caro diario”, che già ero in cerca di un amico reale a cui raccontare la vita).
365 giorni fa immaginavo, sognavo, speravo, temevo anche, nel guardare i mesi intonsi della mia prossima annata ma adesso mi giro un attimo e il calendario appeso al muro ha ormai solo la pagina di Dicembre …santa clessidra, quella che giusto l’anno scorso pensavo non arrivasse mai!
Luminarie, alberi veri (spero sempre meno nelle case e nei salotti ) e alberi di plastica, dei bei polimeri natalizi che personalmente trovo splendidi nel loro ruolo, stelle e stelline, carta da pacchi, panettoni e pandori farciti di tutto, ormai me li aspetto farciti di se stessi, i famosi PANDORI AL PANDORO… tutto quanto e’ natalizio e’ alle porte da un bel po’.
Il primo Babbo con la slitta ha fatto capolino il 15 di Novembre nell’aiuola di un centro commerciale e siccome abbiamo goduto di un autunno climaticamente a dir poco primaverile, quel signore vestito di rosso, con la sua bella barbona bianca e carico di pacchi, tutto mi era parso fuorché il discendente di Santa Claus, devo dire la verità.
Niente di più anacronistico.
Ma non vorrei sembrarvi snob, miei Squisiti.
Mi piace moltissimo questo periodo, lo adoro e adesso che ci siamo veramente, vorrei che ci si fermasse qui, almeno per due o tre mesi.
Non sono di quelli che dicono “ che noia Natale , sempre tutto uguale”.
Ma per forza che e’ tutto uguale!
Natale e’ un rito, e’ tradizione, e’ storia, e’ felicita’, e’ commozione, è gioco, è ricordo , e’ …magia.
Certo che tutta la fatica di montare e smontare, decorare gli alberi fino a renderli delle damine pesantemente ingioiellate, arrampicarsi su per le pareti di casa per attaccare i fiocchi rossi nel punto più impensabile… davvero un lavoraccio, quando devi disfare tutto.
Per le strade gru e scale altissime con operai che grondano dai fili elettrici come fossero dei funamboli per appendere le luminarie, alcune bellissime , luccicantissime e di gran classe, altre, diciamoci la verità, non tanto per la quale.
A volte incappo in certi impianti dei quali si fa fatica a decifrare il soggetto.
Una volta mi e’ capitato di non riuscire a capire per giorni che cosa fosse quella figura appesa da balcone a balcone a ripetizione lungo tutto il viale di un paese.
Mi sembrava una cosa astratta, tipo Picasso o giù di li’, tanto che pensai “ eh ma come si sono evolute queste ditte specializzate!
Addirittura nel cubismo vanno a pescare idee ” e invece ad una più attenta lettura, il cubo altro non era che un angioletto che reggeva una candelina , poverino; cosi’ malformato, poteva essere un soggetto di Dali’, con le sue lampadine a bassissimo voltaggio che gettavano una luce funerea sull’asfalto, tutte tremolanti ai soffi del vento e creavano una atmosfera di tristezza infinita che proprio non si addiceva alle feste, santa elettricità!
L’albero di Natale e’ sotto la mia speciale tutela.
Di solito ci penso io.
Ghe pensi mi.
Per anni ho utilizzato un alberello verde scuro, tutto spelacchiato, piccolo e ormai rado in molti suoi punti ma mia mamma mi aveva detto che quello era l’albero e io mi adeguavo con quello che trovavo nello scatolone e che era miracolosamente sopravvissuto ai nostri molti traslochi e agli attacchi a sorpresa di mio fratello.
Mio fratello…un angioletto biondo che adesso rivedo nelle sue figlie che gli sono venute praticamente uguali a lui, lui che e’ sempre stato nella mia vita e che ha attraversato, nel mio grado di sopportazione, fasi alterne.
Da piccolo, era la mia bambola vivente.
Lui era il mio piccolo schiavo dai capelli di grano e lo obbligavo a fare di tutto, giocare a maestre e io ero sempre la maestra, giocare “a vendere” e io ovviamente ero sempre la cassiera e mi arrabbiavo quando comprava poco…
Giocare “alle parrucchiere” e li’ la faccenda si complicava perché essendo io sempre la parrucchiera, gli volevo lavare i capelli, con tutte le conseguenze del caso, fino a quando il mio cliente decideva, obtorto collo, che era giunto il momento di un bel taglio. Allora si’ che mi divertivo. I suoi capelli dritti e lunghissimi erano una vera calamita e mio fratello era l’invidia di tutte le mie compagne di scuola.
Il culmine si raggiungeva quando venivano le mie amiche e si giocava “alle signore”.
Tiravamo a sorte chi poteva fare la sua mamma e avere quindi il bambino vero nel passeggino. Li’ era l’apoteosi!
Erano gli anni in cui mio fratello era il Pippo, in una speciale assonanza inventata da mio papa’ alla sua nascita.
Dopo una battaglia furiosa a suon di musi lunghi, lusinghe, buone e cattive maniere, ricatti ereditari, mia mamma decise che non si sarebbe rinnovato nessun nome di famiglia e a quel frugoletto che vidi per la prima volta al di la’ del vetro, orribile, tutto rosso, senza capelli e molto sguaiato fu imposto il nome di Pierpaolo, da cui Pippo.
E da li’ alla presa in giro continua il passo e’ stato breve.
“Pippo cammina dritto se no ti metto sul giornaletto”.
“E Pippo Pippo non lo sa che quando passa , ride tutta la città…”
Poi, improvvisamente, un po’ come per i giorni del calendario di cui sopra, mi giro e zachete, il Pippo e’ diventato il fratello più bello del mondo e non solo perché ho solo lui.
E’ rimasto biondo e per grazia tricotica, ha mantenuto quasi intatto il suo capitale capelli.
E’ dolce, mio fratello e buono.
Capisco che mi vuole molto bene da come si riempie la bocca quando dice “mia sorella” e solo a me ha concesso il privilegio di continuare a chiamarlo cosi’: IL PIPPO.
Per tutti gli altri e’ ridiventato Pierpaolo e quando siamo in presenza di qualcuno con cui voglio fare bella figura, lo chiamo a gran voce “Pier” che fa cosi’ chic.
Ebbene, questo Pippo qui una sera di tanti anni fa, commise un “ASSASSINIO NELLA SCATOLA DEL NATALE”.
Avevamo terminato la carta blu che serviva a fare il cielo del presepe e mia mamma disse “ facciamo un salto in negozio a comprare anche qualche pecora e i pastorelli. Pippo, ti lasciamo solo per un quarto d’ora (a pensarci adesso mi vengono ancora i brividi ).
Fai il bravo”.
In fin dei conti, andavamo dietro l’angolo ma quel “fai il bravo” suono’ sinistro e foriero di qualcosa di brutto anche a me che ero ancora una bambina.
Rientrammo in fretta e furia e al nostro ritorno si presento’ una scena indimenticabile: mio fratello, con un grembiulino azzurro e una mollettina nei capelli lunghi, era seduto sul pavimento e ci guardava come se fosse entrato un biberon gigante, mentre tutto intorno a lui c’erano i cocci di una bellissima statuina di Capodimonte a cui i miei tenevano moltissimo. Forse sarà stata un regalo di nozze. Non so.
Vabbè. Nessun rimprovero. E’ andata cosi’.
“Povero Pippo, ti abbiamo lasciato solo e tu a tuo modo ce l’hai fatta pagare.” Questa fu la spiegazione pedagogica di mia mamma.
Lo coccoliamo e lo accarezziamo tutto il tempo e io me lo sbaciucchio come ero solita sempre fare.
L’albero prende forma e mano a mano viene decorato dalle mani sapienti di mia mamma, che saliva in modo circolare dal basso verso l’alto, attingendo palline e fiocchetti dallo scatolone magico e colorato, che spuntava solo quando era Natale, si stava a casa da scuola e per questo, lo scatolone era bellissimo!
Arriva il momento più sacro. La mamma ultima il ghirigoro con quei biscioni argentati e dorati che a me sembravano dei colli di volpe da sera e con i quali giocavo a “fare la Carrà “ e che ho proprio visto essere tornati di gran moda , quasi fossero dei ricami tutto intorno ai tanti alberi che tempestano le nostre città.
La mamma ci chiama a raccolta e dice “ e adesso, bambini, mettiamo il tocco finale. La punta dell’albero! Quella più bella, che lo renderà slanciato verso il cielo e gli darà quel certo non so che”.
Tu Titta la prenderai dalla scatola, la passerai a tuo fratello che tengo in braccio e poi lo avvicinero’ al punto più alto dell’albero perche’ possa infilarci l’addobbo e cosi’ anche per quest’anno il nostro albero di natale e’ pronto e stasera, quando torna il papa’ , accendiamo le lucine”.
Sono quasi emozionata, comprendo che il gesto e’ un rituale natalizio e che per sempre sarà ripetuto e ricordato come l’interruttore che accende Natale, un po’ come si fa in America con quegli enormi abeti davanti ai centri commerciali che segnano l’avvio dello shopping con la s maiuscola.
Scovo nella scatola tra i rimasugli, scosto le masserizie e tutto ciò che non e’ stato utilizzato per questo nuovo Natale e…ORRORE!
La punta di vetro soffiato, tutta laccata di rosso, con i brillantini dorati e le stelline, imponente perché lei e’ il “capo di tutte le decorazioni”, giace rotta sul fondo dello scatolone.
Ma non sbriciolata e in mille pezzi.
No, no!
Le e’ stato inferto un colpo secco e non c’è più lo spillone che ora e’ staccato dal resto del corpo tondeggiante.
La mamma mi guarda e io dico ” mamma, si e’ rotta propria la pallina più bella, quella unica, che se non c’è più, non ne abbiamo un’altra da sostituire!”.
E mi viene da piangere. Non c’è soluzione se non andare a comprarne un’altra ma i negozi sono ormai chiusi.
Mio fratello ci guarda con i suoi occhioni blu e gli spunta un lacrimone…
“Sei stato tu , Pippooooooooooo.
Di tutte le palline proprio quella dovevi rompere!!! Mostro!!!”
Sembrava avesse capito che frantumando proprio la guarnizione principe, ci avrebbe creato il danno più grosso, vendicandosi per non essere venuto con noi a far compere.
Da allora non metto più nulla sulla cima perché dopo aver fatto una risata tra me e me, penso che l’albero di natale della famiglia Savio, anche se ormai si dirama in tre case diverse e ci sono altre mani bambine a maneggiarlo, e’ bello cosi’, nella sua peculiarità di non avere una fine.
Resta incompleto, cosi che la fantasia di ognuno di noi lo possa immaginare come meglio crede.
Ci si può mettere un fiocco dorato, un angelo, un ricordo a chi non c’è più, una speranza per chi dovrà venire, una nuvola…
Se ci rifletto su, penso che tutto questo movimentare orpelli natalizi sia un gran lavoro ma e’ come quando si apparecchia la tavola per un ospite speciale: c’è gioia in ogni atto e la fatica non la senti.
Spolveri i bicchieri di cristallo, tiri fuori la tovaglia che ti era costata quaranta minuti di stiratura, lucidi l’argenteria, dai una rinfrescata ai piatti belli, consapevole che poi ti ci vorrà una settimana a rassettare.
Ma niente ti pesa perché pregusti l’appagamento e la soddisfazione del compimento dell’impresa e del senso di serenità che proverai quando il tuo ospite sarà seduto finalmente al suo posto.
Arrivare al 25 di Dicembre è la stessa cosa.
Ogni gesto, seppur pesante, e’ finalizzato alla Festa delle Feste; ogni settimana, ogni giorno, ogni ora e alla fine, ogni minuto, ti portano inesorabilmente al momento esatto in cui si spegneranno gli echi di qualsiasi battaglia, si abbasseranno le luci, si accenderanno le candele, si smorzeranno i toni, si accarezzeranno i bambini…
Ed e’ Natale, un’altra volta.
Sempre lo stesso ed ogni anno diverso.
Auguri di cuore, Squisiti Lettori.
Quest’anno in cima al mio albero metto anche il Vostro sorriso.

Vostra Affezionata.

10 Commenti a “A ME I BABBI NATALE APPESI AI BALCONI DELLE CASE , SEMBRANO TUTTI DEI LADRI…”

  1. emmaus 2007 dice:

    Caterina, semplicemente delizioso! Un quadretto famigliare in cui le piccole cose son quelle che danno serenità. Brava
    p.s. è piaciuto pure a mia madre, ha detto che il tuo stile è simile a quello di Andrea Vitali

  2. caterina dice:

    ciao Emmy!
    ma grazieeee.
    che piacere che mi fa leggere che tu leggi…in n orrendo gioco di parole ma oggi nn m viene nient’altro.
    un grazie sopratutto alla mamma.le mamme, che slpendide che sono! :)

  3. caterina dice:

    prima nn vlevo far vedere quanto ignorante sno e allora,solo dopo aver cercato in nternet chi e’ Andrea Vitali, dico alla tua mamma che e’ troppo buona nel suocomplimento! grazie!

  4. emmaus 2007 dice:

    Grazie di tutti i grazie! Buona domenica!

  5. A.D.B. dice:

    Complimenti, un modo nuovo ed originale di descrivere le festività natalizie.

  6. Andrea dice:

    Ciao Caterina,
    spassoso, e mi ha ricordato i tanti alberi di Natale fatti da piccolo. A noi il puntale si rimpeva sempre ogni anno. Non abbiamo mai capito come mai, ma nei lunghi mesi passati nello scatolone in soffitta qualcosa gli accadeva, e lo ritrovavamo sempre ridotto in frantumi. Tant’è che prima di iniziare a fare l’albero, controllavamo subito in che stato era, e se era il caso ne compravamo uno nuovo :)

  7. caterina dice:

    allora ci ho preso? bene, dai, sono contenta! ti e vi bacio :)

  8. Chris84 dice:

    Bello questo racconto, ha un atmosfera molto intima…Tuo fratello è un genio!!! :)

  9. caterina dice:

    che carino, Chris. grazie! ho raccontato un ricordo.
    mio fratello…na delle persone piu’ mportanti della mia vita!
    l’unico dfetto che ha e’ che l’abitudine di rompere cose cui tengo nn l’ha mai perso!!!!

  10. ro47moon dice:

    hai reso l’atmosfera natalizia fantastica, surrealista proprio come un quadro di Dalì!

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