non c’e’ altro modo. e non c’e’ mai stato.

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fratelli di Vento

Pubblicato da caterina il 6 gennaio 2008

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Fratelli di vento.

Ridendo e scherzando e’ di nuovo Agosto, con tutti i suoi annessi e connessi.
Caldo mostruoso che con le sue fauci ti ingloba ogni notte, afa , quel senso di appiccicaticcio che non ti fa sembrare propriamente bello, grilli che cantano a squarciagola a tutte le ore, gente ovunque, code in auto, odori e profumi nell’aria, corsie dei surgelati intasate al supermercato, zanzare giganti, temporali che ti scuotono le fondamenta delle case, zampironi e rumore, sempre tanto rumore, il sottofondo dell’Estate.
Essendo io non esile, non vedo di buon occhio il suo arrivo, pur apprezzandone qualche vantaggio come la luce intensa del cielo e il colore che le cose assumono in un loro particolare e straordinario make up appositamente in suo onore.
I fiori estivi hanno quei colorini pastello cosi’ difficili da riprodurre da artisti e disegnatori di moda e si fanno belli per tutto quel clamoroso giro di api e calabroni che sciamano all’impazzata in cortili e giardini.
Per loro e’ sempre festa.
Pensate, cari amici lettori, che la intuisco gia’ a primavera l’estate che arriva; anzi, per me il primo di gennaio siamo gia’ in odore di bella stagione e con questa sensazione mi pervade anche il terrore muto ma al tempo stesso urlante, della cellulite e di quei rotolini che molto simpaticamente medici e nutrizionisti definiscono “maniglie dell’amore” ma che io dico “non si attacca mai nessuno, porco cane!!”
Parola di scout.
Il mio papa’, per me sempre un gran bel principe azzurro, anche se con tutti i capelli bianchi (e per fortuna li ha ancora) e un po’ di pancetta (e quella se non c’era era meglio), ha sempre un meccanismo ad hoc per risolvere piccole e grandi questioni della vita ed e’ proprio lui a ripetermi spesso che ”il caldo e il freddo sono sempre una faccenda di testa. Tu ti convinci che fa fresco e il tuo corpo un po’ alla volta si refrigera. Ti dici che c’e’ un certo teporino e vedrai che piano piano non sentirai piu’ il vento gelido di una mattinata di dicembre.”
Sara’ per questa sua teoria da lui pubblicizzata come infallibile, che quella volta facemmo il tratto Valencia-Logrono, per la bellezza di seicento chilometri e passa, di tangente ad una non proprio rinfrescante Meseta spagnola, con il condizionatore rotto e tutti i finestrini chiusi per non prendere colpi d’aria. Guai se il dito spingeva sul bottoncino del vetro elettrico. Ci ho provato di nascosto e per punizione mio papa’ ha spento la radio. Caldo insopportabile e niente musica. Un inferno iberico. Ma da fuori sembravamo la pubblicita’ dei gelati Motta…
Dalla schiena mi scendevano rivoli di sudore ma la testa…ah, la testa mi ripeteva che tutto funzionava a meraviglia…in hotel quasi collasso dal caldo.
Vabbe’, magari lo stratagemma non aveva funzionato alla perfezione ma di solito e’ efficace. Provare per credere.
Nel frattempo pero’ mi sono attrezzata e dopo aver subìto i primi assalti di questa nuova e tropicale stagione estiva, non ho dato ascolto ai ritmi caldo-freddo di mio papa’ e mi sono messa all’opera, anche per tonoficare, levigare, rassodare, dimagrire, affinare e via dicendo, in una lotta senza quartiere a quei fastidiosi inestetismi della cellulite…
Ho consultato gli elenchi aggiornati dello Zeta Club (quell’associazione di singles a meta’ tra lo zitellaggio e lo stato assoluto di liberta’ della quale sono presidente-segretaria-tesoriera e socia onoraria) ed e’ saltato fuori uno scapolo mio coetaneo, molto amante dello sport e desideroso di intraprendere nuova amicizia.
Non sara’ un mantovano ma pazienza. Fa pur sempre parte dell’asse lombardo-veneto e diciamo che e’ un amico che “il dio dell’afa” mi ha messo sulla strada per dare vita ad una delle piu’ belle avventure delle mie estati che cominciano ad essere un po’ tantine anche se io me ne tiro sempre indietro qualcuna…
Questo mia nuova ed intrigante conoscenza, tutta riccioli biondi, collanine e braccialetti, ricordo dei numerosi viaggi all’estero, ha proprio le “fisique du role”, nel senso che mi e’ bastato dargli un’occhiata e immediatamente ho deciso quale teatro all’aria aperta mi avrebbe vista protagonista assoluta dell’Estate 2005 : un bel corso di Windsurf sul lago di Garda, il “mio lago”, per sfuggire alle grinfie della calura, almeno per quel tanto che si sta sulla tavola, quando si riesce a mantenere l’equilibrio per piu’di un minuto.
Detto, fatto.
Come si fa tra amici che condividono la stessa passione.
Abbiamo preparato due borsoni pieni zeppi all’inverosimile e, vento in poppa, abbiamo puntato la prua alla volta di Malcesine . Lassu’ mi hanno detto che mi devo sforzare ad imparare i termini velistici e allora metto in pratica.
Stamattina ho perfino chiesto al macellaio se mi tagliava il petto di pollo ”a pelo d’acqua” e oggi ho detto ad un tipo che stava parcheggiando vicino alla mia macchina di “orzare un po’” perche’ mi stava venendo addosso. Avra’ capito?
Se il dottore mi ordinasse la domenica di alzarmi alle cinque e mezza, trascinarmi giu’ per quattro piani di scale una succursale dell’armadio di casa (perche’ non si sa mai cosa ti puo’ servire quando sei fuori ), fare colazione al volo all’autogrill stipato dalle gite di sgargianti signore e signori della terza eta’ in pellegrinaggio in qualche stupenda localita’ trentina all’assalto di canederli e spek, e finalmente arrivare stremata sul prato all’inglese della scuola di surf, in ritardo e tutta sudata e ormai esanime in mezzo al lago…beh, non lo farei nemmeno a morire, guarda!
Ma siccome fa cosi’ tendenza buttare li’ agli amici con non-chalance che “vado a fare surf”, con quell’abbigliamento da figlia dei fiori radical-chic, i capelli biondi al vento (molto aiutati da sapienti colpi di sole), le ciabattine alla moda e tutto quel fare cosi’ amicale e goliardico che si respira da quelle parti, a base di grandi pacche sulle spalle e commenti del tipo” ah, che bel ventone che vien su’. Piu’ c’e’ vento e piu’ mi diverto” e magari non sai nemmeno come e’ fatta una vela!!!
L’importante e’ apparire.
O no?
A questo pensero’ dopo; per intanto c’e’ questa cosa da portare fuori. Questo ostacolo immenso, questo scoglio granitico di salire su di una specie di zattera stile Robinson Crusoe, per i principianti appositamente enorme, “da 200 litri” come di cono gli esperti, ma 200 litri di cosa mi chiedo continuamente, con attaccata una vela gigantesca sulla quale se Eolo soffia un po’ piu’ forte del normale, e’ tuffo assicurato.
Non si pensi a tuffi modello Tania Cagnotto. Elegantissimi, con braccia volteggianti come libellule , avvolta in un costumino azzurro turchese…eheheh
E’ passato un traghetto di linea la scorsa domenica, proprio mentre davo sfoggio di me e i passeggeri mi hanno battuto le mani! Hanno avuto un fuori programma.
Ad ogni modo la sfida e’ il mio pane, mi ripeto continuamente, e non porro’ termine a questa avventura fino a che l’istruttore, bello e biondo come un dio greco e sempre tutto abbronzato, anche lui pieno di capelli e collanine e bermuda a fiori color pastello, non mi consegnera’ l’agognato diplomino con su scritto “ha superato con onore le intemperie e le difficolta’ del profondo e verde lago di Garda”.
Beh, profonodo si’, ma Vi assicuro che al mattino il vento soffiera’ ad un chilometro all’ora a dir tanto. Non si muove una foglia a riva. E si suda come degli ossessi. Fortuna che avevo scelto questa disciplina per refrigerarmi un po’.
Che dura la salita verso l’olimpo.
E le signorine che aspettano sulla spiaggia che i loro “giovinotti” vadano su e giu’ come farfalline , mettendo in atto vere e proprie scorribande da un lato all’altro del lago?
Quello e’ un capitolo a parte.
Signore e signori, dalle 13 in poi, va in scena la fiera delle vanita’, nell’ora in cui arriva l’Ora, gioco di parole plurisfruttato per via del nome di questo vento famosissimo che non manca mai al suo appuntamento pomeridiano con il “mio lago” su’ al nord alle propaggini col Trentino.
Sono tutte bellissime, abbronzatissime e magrissime.
E io?
Io, una volta uscita dai panni, devo ammettere accattivanti, della surfista (tanto tutta la lezione si snoda lontano dalla riva e la’ in fondo mica mi si vede nei miei aggrovigliamenti con questo meraviglioso e odiato windsurf), avvolta nella mia bella muta nera che, essendo attillatissima mi fa sembrare una silfide tutta liscia e senza un filo di pancia, ridivento la pallottolina cicciottella e burrosa che sono sempre stata e che probabilmente sempre saro’.
Un esperto in alimentazione ha detto che si e’ grassi o magri nel cervello, prima di tutto.
Ebbene, io sono in forma in tutti i miei neuroni, ecco.
Ma sapete?
Alla fine di ogni giornata, mi sono cotta al sole e ho goduto del vento, questo elemento della natura cosi’ potente e quasi misterioso, che ti fa arrabbiare se soffia poco, ti fa arrabbiare se soffia molto, ma ti gratifica cosi’ profondamente quando ti accarezza i capelli mentre sei finalmente coi piedi a terra e addenti una meritata fetta di torta pane e mele… dico che alla fine di ogni straordinario giorno passato cosi’, a respirare l’odore un tantino di “freschino” del lago, che mi piace tanto perche’ mi ricorda tutto un mondo della mia fanciullezza, sono anche felice, alla faccia della cellulite che non accenna ad un minimo di ritirata, nonostante le ottomila calorie consumate a tentare di risalire su “Robinson Crusoe”.
Non mi sono dimenticata del mio compagno di avventura.
A lui assegno l’onore di chiudere questa pagina del diario di bordo.
A parte il fatto che e’ bravissimo e l’acqua e’ il suo elemento naturale e considerato che “fa il figo” ma che se lo puo’ anche permettere perche’ sulla tavola da surf che lui usa in dimensioni ridotte per andare ancora piu’ veloce (!), fa cose che non mi sognerei mai, a parte tutto questo, e’ uno che, nonostante le collanine e l’aspetto dell’eterno ragazzo, un pomeriggio mi ha spiazzata confessandomi una cosa.
-“Vedi”- mi ha sussurrato -“venire qui oggi e’ stato per me un tuffo nel mio passato. Quando c’era tanta gente intorno, c’erano voci, persone, sogni dei quali adesso mi giungono soltanto gli echi”-
-“Oggi non ho preso soltanto il vento”-.
Cosa rispondi a tanta poesia?
Che domenica saro’ la’, fiera della mia goffaggine e desiderosa che la brezza suggerisca qualcosa anche a me, mentre buttero’ l’occhio verso il mio nuovo fratello di vento.

4 Commenti a “fratelli di Vento”

  1. Diego dice:

    Racconti come se parlassi, che secondo me è una delle maniere più belle di scrivere. Anche una delle più efficaci, ed è una dote davvero poco comune. Ad essere completamente onesto, Caterina, ti dirò che forse questo è il più bel racconto che abbia letto finora su questo sito. Se nella prosa sei sempre così ispirata, dacci dentro sul serio. Perchè ci sai fare. Eccome.

  2. caterina dice:

    mamma mia, Diego!
    in questo mmento di nizio anno leggerente traballante per me, tu seiil mio omeopata, il mio farmacista, il mio elisir della serenità,il mio dottore di famiglia, il mio medico dell’anima, il mio taumaurgo, il mio panettone con uvette e anche i canditi.
    grazie, Diego, le tue parole sono arrivate dritte nel mio punto della creativita’ e dell’autostima e forse nn riusciro’ mai a dirti appieno quanto tu in questo momento mi abbia resa fiera di me.

  3. emmaus 2007 dice:

    Dopo un parere come quello di Diego, è difficile aggiungere qualcos’altro! Brava Caterina, ti si legge sempre volentieri!
    p.s. magari ti offenderai, spero di no, ma il tuo scritto mi ha fatto venire in mente “Il diario di Bridget Jones”, con una simpatica cicciottella…non so come vada a finire il film, perchè come al solito, dopo mezz’ora, scivolo in sonno profondo, al contrario del tuo scritto che tiene ben desti!
    Ciao!

  4. Caterina dice:

    guarda, Emmy, à invece un complimento perche’ tu nn sai quanta gente, dopo aver visto il film, mi ha fatto presente questa somiglianza provbabilmente anche nel mio stile di vita e nei modi di fare.
    anche l’altra sera, hanno dato sul cinque il seguito del film e giu’ sms al riguardo!
    devo pero’ comunicare nn senza una certa dose di orgoglio e vanità, che dai tempi di questo raccontino, di chili sulla strada, anzi, sul surf, ne ho lasciati davvero un bel pò. forse anche troppi, mi si dice.
    ma com’era il motto? ah già, che una donn non è mai troppo ricca ne troppo magra… :) scherzooooooo. grazie per tutto. non mi merito nemmeno un decimo del vostro plauso ma mi sia di sprone :)

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