non c’e’ altro modo. e non c’e’ mai stato.

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Viaggio in Inghilterra senza rispetto

Pubblicato da caterina il 10 gennaio 2008

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Squisiti Lettori,

Mio papa’ me lo dice sempre.” Cara Titta, due belle tegole ci sono cadute sulla testa, l’inglese e internet!”
Sante parole. Praticamente si ricomincia da capo, dall’abc, se si vuole rimanere al passo con i nostri cugini nordeuropei che pare siano sempre piu’ bravi di noi in tutto.
Decido di porre rimedio.
Con la bestia nera del computer ho risolto, imparando quelle quattro “acche” che mi permettono di sopravvivere nel mondo del web.
Ma siccome il piede tira sempre dove si vuole andare, a navigare, anzi “surfare”, come dicono appunto gli Inglesi in questione, me la cavo benissimo.
Ogni giorno apro questa magica finestrella e sono immediatamente in ogni posto, davanti a mille mari, mille citta’, mille paesi e…diecimila vetrine!
Senza bisogno del salvagente mi tuffo in un oceano di promozioni , promesse di viaggi stupendi e pubblicità spazzatura di ogni tipo.
Un miracolo quotidiano che si svolge davanti ai miei occhi e mi fa ringraziare Dio per essere nata adesso, in coincidenza con internet. (e con molto altro, s’intende).
Mi sarebbe proprio spiaciuto essermelo perso.
E talvolta mi fermo a pensare a mio nonno Tone, un grande, un artista della falegnameria, che misurava tutto con il suo lapis rosso solitamente piazzato dietro l’orecchio e un metro di legno che conservo ancora, impregnato di quell’odore di segatura che mi si e’ stampigliato nel cervello e per fortuna non se ne va piu’, in barba allo chanel numero cinque!
Mio nonno sicuramente avrebbe spinto per imparare anche lui a navigare, intelligente e aperto al mondo com’era, se non altro per digitare nei motori di ricerca la parola “zic”, quella stupenda unita’ di misura che esiste solo nella testa di carpentieri e muratori. Ma questa e’ un’altra storia…
Tempo fa mi iscrissi alla newsletter della Rayanair, la prima compagnia aerea a basso costo che ha fatto dell’aeroporto di Montichiari uno dei suoi nidi preferiti.
L’offerta mi e’ sembrata paradisiaca: un volo al solo costo delle tasse sul carburante , quattro giorni a disposizione insieme all’amica, quella con la “A”, che mi dice sempre di prenotare qualsiasi cosa mi piaccia , tanto andrà bene sicuramente anche a lei, l’importante e’ rispettare il budget, una miseria, vale a dire “come vivere quattro giorni da squattrinate” a Londra, una delle citta’ piu’ care d’Europa.
Abbiamo raccolto la sfida e cosi’ anche con l’inglese siamo a posto, mi son detta. Quasi una settimana di “full immersion” per tornare a casa quasi analfabete, con tutti gli idiomi d’Europa in testa fuorché la parola giusta al momento in cui ti serve per sopravvivere nella “swinning London”. Secondo studi recenti, infatti, quando ti arrabatti con una lingua che non e’ la tua, la mente “pesca” in tutti i suoi files, per restare in tema, alla ricerca delle parole che conosce. Ed e’ per questo che mentre triboli come un ossesso per ricordarti come si dice asciugacapelli, nella testa ti pulsa “secador”. Dico io, ma quando mai avrò avuto bisogno in spagnolo di un phon??
Qui anche gli accessori de bagno parlano anglosassone. Non c’ é scampo. Ti devi arrangiare.
Comunque, “Pezzenti con dignità”, con questo spirito e questa filosofia al risparmio da nuovo millennio ma senza perderci le belle cose della vita, giungiamo al parcheggio libero dell’aeroporto di Brescia che, come ogni posteggio non a pagamento che si rispetti, e’ talmente lontano che sembra in un’altra citta’.
Ha ragione il mio amico Paolo: niente e’ gratis. Altre sante parole.
E qui inizia la mia breve cronaca semiseria di un viaggetto stancante ai limiti dello stress, in una metropoli enorme dove abbiamo pure la pretesa di incontrare Fabrizio, un amico di Macerata che si e’ trasferito la’ e che ci ha promesso notti folli.
Ripensandoci adesso, questa pausa autunnale si merita di entrare a pieno titolo nella lista dei miei giorni felici.
Primo ostacolo: al chek- in l’assistente, per nulla collaborativa nei confronti di due sue simili, assume per noi le sembianze di un cerbero con tre valigie al posto della testa e pesando al milligrammo le nostre due trolley, ci comunica che siamo in sovrappeso!
Ma come? Anche le valigie?
Quei due innocui bagaglietti dai colori sgargianti , che giacciono indifesi sul tapis roulant, entro i quali abbiamo stipato giusto due cosette per non sfigurare in Piccadilly, sono loro il primo scoglio alla nostra mini vacanza low cost?
Non sono piu’ cosi sorridente.
Paghiamo il fuori peso, dividendo democraticamente, senza calcolare se incideva di piu’ il mio inseparabile cappottino o la profumeria ambulante di Sonia. Quando si tratta di vestiario e affini, non si discute. Si e’ solidali. Caso mai mancasse qualcosa…
Fatto sta che trascinarsi oltremanica quattro stracci ci e’ costato di piu’ che comprarli direttamente la’. In effetti mi e’ stato confermato che il proprietario di Rayanair si e’ messo nei nostri panni e sembra sia nell’aria (!) la proposta di abolire il bagaglio. Tutto ciò che ti serve, lo acquisti sul posto e il pigiamino per la prima notte lo metti nella borsa…mah.
Prendiamo il volo delle 22.00.
L’aereo e’ come sempre , strapieno e fingo di non vedere i passeggeri con fisionomia mediorientale due file piu’ in la’. Mi pento anche per tutte le volte in cui ho visto stupidamente tutti quei film sui disastri aerei e chissà perche’, prima del decollo mi viene sempre in mente il gatto. Ma nel frattempo la mia Amica, con fare consolatorio, estrae dalla sua borsa i suoi inseparabili tarocchi della fortuna e dietro di noi un signore ci guarda con una faccia atterrita. ” sa, noi li consultiamo un po’ per tutto…” . Siamo diventate invisibili agli occhi di molti che viaggiavano con noi.
Per ingannare l’attesa controllo ancora il numero di telefono del cellulare inglese del mio amico Fabrizio poiché abbiamo una sorta di appuntamento con lui, dice che Londra e’ l’ideale per trovare marito e per me che sono single e’ davvero allettante.
Infine, mi rinfranco con una cioccolata calda che lassù a diecimila metri mi costa un occhio della testa …e il budget comincia a tremare davvero.
All’aeroporto di Stansted a mezzanotte inoltrata; c’e’ talmente tanta gente che sembra pieno giorno e questo ha contribuito ad elettrizzarci per ciò che avremmo fatto, visto e visitato nelle prossime giornate ma quando alle due di notte suoniamo insistentemente il campanello dell’hotel, siamo cosi’ stanche che le nostre due valigie, tanto fragili e minuscole alla partenza e per le quali avevamo discretamente contrattato sul peso, sono improvvisamente due armadi di Aiazzone sopra le nostre spalle.
Finalmente una stanza molto british ci accoglie; non manca nulla, compresa la caffettiera per uno spuntino notturno a base di burrosissimi biscottini e quando ci svegliamo il giorno dopo, realizziamo che la finestra si affaccia su di un bel vicolo cieco con il camion della spazzatura che sta facendo il suo dovere…anche l’albergo era a basso prezzo!
Pensare che a casa ho posizionato il letto in modo tale che quando apro gli occhi al mattino, ho la Rocca di Solferino davanti a me…I Gonzaga si rivolterebbero nella tomba… ma Londra e’ Londra e la compagnia della mia Amica mantiene le aspettative. Attraversiamo una delle vie piu’ trafficate della metropoli, che incredibilmente passa in mezzo al parco e all’improvviso Hyde Park ci apre le braccia con il suo prato invitante e soffice e i suoi faggi a mo’ di grattacielo, una vera megalopoli per la fauna del luogo. Chiaccheriamo e ridiamo ad alta voce mentre ci sorpassa una signora molto british anche lei, che mi pare di intendere ci dica che siamo “funny”, divertenti ragazze italiane, nella loro scorribanda inglese, a misurarsi con lingua e cibo diversi, entrambi pesantissimi!
Perche’ all’ora di pranzo ci aspetta la prova del nove; e’ li’ che le viaggiatrici a basso costo si distinguono, nello scegliere una di quelle fantastiche paninoteche dove c’e’ comunque tutto ciò di cui hai bisogno; panini al gusto di ogni vivanda possibile e adesso anche light! Nn ci posso credere, l’Inghilterra vota guerra al colesterolo e ti puoi assaporare un hot dog vegetale magari accompagnato da un litro e mezzo di coca cola. Un vero toccasana. Pero’ l’angolo cinese con gli involtini primavera che abbiamo appena superato mi piaceva di piu’… sarà per la prossima volta.
Perche’ Londra e’ talmente variegata che devi per forza fare una cernita sulle cose da fare. E rimandare il resto alla prossima volta, alle prossime valigie pesanti e al prossimo volo strapieno.
E se Tom Hanks e’ il protagonista di “The Terminal” e vive in un aeroporto per giorni, chissà se qualcuno si stabilirebbe in metropolitana. “The Tube”, come la chiamano i londinesi. Laggiù si’ che incontri il mondo, gente di tutte le razze , ognuno con il suo libro in mano e la sua storia da raccontare, eppure tutti zitti e attenti a non fissare chi si ha di fronte. Esiste un galateo da metropolitana e se sei proprio fortunatissimo, ti sale a meta’ tragitto un artista di strada che con la sua fisarmonica riesce anche a commuoverti un po’ sulle note di Elton John. Stranamente sono sempre queste le cose che ricordo di piu’ una volta tornata a casa, nuovamente spaparanzata sul mio sformato divano giallo che mi accoglie sempre, ad ogni ritorno.

Sbaglio o mi e’ parso di scorgere il mio amico Fabrizio nella sua tenuta da manager della city? Peccato, era sull’altra carrozza…Gli telefonerò.
Ci siamo dati appuntamento a Trafalgar Square ma li’ c’era solo Orazio Nelson; bello alto e adesso anche tutto pulito e lucido sopra la colonnina bianca.
Del mio amico neanche l’ombra e ho la vaga impressione che anche la nostra seconda notte non sarà folle di sicuro.
Facciamo pero’ una bella scoperta: La National Gallery e’ GRATIS!
Non ci posso credere: il museo dei musei, con praticamente la storia della pittura di tutto il mondo (mancano solo i graffiti dei primitivi) e’ a costo zero. Qui da noi , diciamo la verità, devi aspettare sempre il Primo Maggio per visitare senza pagare il biglietto.
Dunque, impossibile perdercela , soprattutto quando da vere campaniliste, restiamo folgorate da un cartone (si chiama proprio cosi’) di Leonardo da Vinci, uno schizzo dal valore inestimabile, tutto solo in una stanzetta semibuia, per gustarselo meglio… li’ l’orgoglio nazionale raggiunge picchi da overdose: questa Madonna con Bambino me la appenderei sopra il comodino e di sicuro farebbe concorrenza alla “mia” rocca..
Per risparmiare i soldi della metro, che sarà anche cosmopolita fin che vuoi, ma non te la tirano dietro di certo, decidiamo di gustarci Londra a piedi e di camminare senza una meta precisa. Il percorso e’ libero e anche le chiacchiere vanno allo stato brado, parlando di uomini e lavoro, di qualche pettegolezzo da amiche e di come tutti i pranzetti ai quali ci sottoponiamo, dimentichino su di noi dei segni non proprio invisibili; lasciamo che streets, lanes, squares e roads si dipanino davanti a noi, ci pervadano e ci guidino attraverso la citta’, verso un ennesimo punto di riferimento dove teoricamente, ma ormai non ci credo piu’, Fabrizio dovrebbe attenderci per portarci in un bel locale jazz, alla moda. Trendy come piace a noi.
Ma davanti alla Abbazia di Westminster ci assale un fremito di cultura e alla modica cifra di diciotto sterline decidiamo di percorrere quel favoloso pavimento che ha piu’ di mille anni, a scacchi bianchi e neri, sul quale hanno strusciato gli strascichi delle regine piu’ famose di Gran Bretagna. Anche l’arte ha il suo prezzo e davanti a tanta magnificenza Fabrizio puo’ attendere.
E’ sera, se ne va un ‘ altra notte folle non consumata e io invito la mia amica ad un party in camera da letto, a base di quel famoso “fish and chips”, piatto di cui gli inglesi in genere vanno fieri, che abbiamo ordinato a dosi industriali in un pub perche’ non avevamo capito niente quando il cameriere cercava di darci una mano a decifrare il menu. Figuriamoci, lui polacco, che in inglese chiedeva a due italiane cosa volevano prendere. Le trattative sono state estenuanti. E’ impressionante come a volte ci si areni su di una semplice parolina che non c’ e’ verso di tradurre in nulla di un po’ simile alla tua, di lingua…
Ad ogni modo, vi consiglio il pesce fritto, riscaldato sui termosifoni dell’hotel, tra le quattro mura della nostra cameretta in creton, al riparo da subdoli, carissimi e tentacolari ristoranti londinesi. Da vero gourmet.

E alla fine il gran giorno e’ arrivato, lo tenevo segreto ma devo ammettere che siamo venute fin quassù quasi appositamente per i GRANDI MAGAZZINI HARRODS.
L’atmosfera che si respira oltremanica e’ molto piu’ rilassata che da noi in fatto di ragazze cicciottelle, che nei negozi italiani hanno sempre qualche problema con le

taglie e gli sguardi compassionevoli di commesse che sembrano top model.. In Inghilterra i centri commerciali sono ricolmi di magliette e pantaloni, abitini multicolore, impermeabili e quant’altro ma… in taglie da essere umano. Qui non c’ e’ da vergognarsi a chiedere una XL, tanto quando ce l’hai addosso, mica vanno a controllare l’etichetta! O no?
Per noi una vera panacea. Ci siamo perfino sentite bellocce.
E allora , se dev’essere shopping, che siano i magazzini piu’ famosi del mondo ad accoglierci, tristemente noti ai piu’ anche per via della povera Lady Di.
Una volta che sei la’ dentro pero’, non ti ricordi piu’ di lei anche se l’hai molto amata, e ti concentri su tutto il resto. Ma la cosa per la quale vale veramente la pena di fare un saltino in Kgnitsbridge sono i bagni per le signore, praticamente degli appartamenti , marmo ovunque, salviette calde a disposizione delle clienti, profumi e spazzole sui lavabi. Tom Hanks vi si installerebbe seduta stante.
E paradossalmente, non sono free anche se quella settimana Mr.Alfayed era magnanimo e nel reparto profumeria dispensavano i gettoni per accedere alle toilettes.
GRATIS.
Quando si dice la fortuna delle principianti.
Veloci e frenetiche, nella nostra ultima giornata britannica, corriamo al Covent Garden perche’ li’ Fabrizio non ci scappa di sicuro. La piazza non e’ poi cosi’ grande, nel cuore della citta’, dove un appartamentino costa 9 miliardi delle vecchie lire.
Siamo a pezzi, due donne distrutte dalle troppe vetrine, i chilometri accumulati nelle gambe sono moltissime anche per due come noi iscritte al gruppo podistico del nostro paese e di colpo l’ultima notte di follie non ci sembra piu’ questo luccicante miraggio, colmo di promesse matrimoniali.
Gli mando un sms che mi costa una pazzia:. “caro Fabrizio, abbiamo finito i soldi. Stiamo rientrando”.
E ce ne torniamo al nostro hotel, che e’ un po’ come la nostra casa, perche’ noi principesse del saldo tendiamo sempre a personalizzare le stanze degli alberghi, anche se ci stiamo per due notti, con tanto di portafotografie sul comodino che se non pesasse cosi’ tanto, lo infileremmo nella valigia di sicuro ma tant’ e’, Rayanair non permette certe romanticherie.

Ciao, intrigante citta’, hasta luego (ancora con ‘sto spagnolo) vecchia Inghilterra, alla prossima volta, magari con un vocabolario tascabile, di quelli che non costano nemmeno tanto…
Ma non sarà che la vera essenza dello spostarsi e viaggiare per le strade del mondo, alla fine e’ prorprio il viaggio?
Del resto, che si chiamino Londra, Mantova , Parigi o Milano, i posti che ti fanno sognare sono tutti quei luoghi dove ci vai con le persone alle quali vuoi bene e che possono condividere con te quanto ti puo’ accadere..

E anche se la pronuncia non e’ proprio perfetta e quando chiedi una mela loro ti offrono un’arancia, che importa.
Esiste un linguaggio universale, quella luce dell’entusiasmo che porti nel cuore e che ti apre tutte le porte.

Meglio se gratis.

Vostra Affezionata

2 Commenti a “Viaggio in Inghilterra senza rispetto”

  1. emmaus 2007 dice:

    Comincio proprio dall’inizio, ancor prima del tuo scritto: l’ora in cui li inserisci, praticamente. Sempre a mezzonotte spaccata, o giù di lì. Mi hai ricordato il mio racconto “Solo e non solo” in cui il protagonista si scambia e-mail con un’intelligenza artificiale. Speriamo che tu sia in carne ed ossa…
    Riguardo il componimento, che dire? Hai avuto la fortuna di viaggiare molto, e di aver capacità memoriche e di scrittura. Assemblando il tutto, nascono resoconti in cui ci si immedesima all’istante. Brava!

  2. caterina dice:

    ciao Emmy, io parto …dalla fine e sono sempre corroborata da ciò che tu mi lasci qui intanto che io accio dell’altro.
    lo farai leggere alla tua mamma?
    in merito all’ora, credo ci sia qualcosa che nn va nell’orologio del sito perche’ in realtà ho inserito intorno alle 21. lo so per certo perchè poi sono andata la cinema a vedere un dolcissimo e ravissimo Volo all’opera.
    amch’io pero’ ho sempre notato ch el’orario è sballato. in quano a me, esisto esisto, con tutto il mio bagaglio di cose, come tutti, che mi porto dietro e talvolta vorrei alleggerire un pò. un bacio, Emmy e alla prossima.

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