Il Canto della Spada
Pubblicato da chris84 il 20 novembre 2007
Il Canto della Spada
A
te mi rivolgo, lama antica
nell’ora
in cui la fiamma si estingue
e
le tenebre avvolgono l’universo.
Scorgo
ombre strisciare nel crepuscolo,
mentre
la luce malata dell’astro notturno
illumina
con dardi velenosi
gli
incubi di follia che sono stati partoriti
all’alba
del mondo, quando l’uomo era un sogno
nella
mente degli dei.
Mentre
mi aggiro tra le rovine ancestrali
che
custodiscono segreti la cui essenza trascende
la
comprensione dei figli dell’uomo,
stringo
la tua elsa,
ed
a te elevo il mio canto e la mia preghiera.
Spada
degli Antichi, Lama dei Primordi,
forgiata
nei fuochi eterni,
là
dove la Fiamma non si è mai estinta,
risplendi
e lampeggia
come
folgore azzurrina,
sprizza
scintille e squarcia la roccia,
che
la tua lama non abbia mai a scalfirsi!
Il
braccio che ti regge non vacilla,
e
mentre fendi l’aria
essa
risuona delle voci di coloro
che
ti hanno brandita per ricacciare
l’Incubo
nell’Abisso.
La
tua elsa intagliata nel legno di quercia
con
incise le Rune della vittoria,
sostiene
la lama di nero acciaio che ha bevuto
il
sangue delle anime dell’Inferno.
Adesso
che si appressa l’ora della vendetta,
varco
la soglia del tempio fatale.
La
mia orma si staglia
Sul
ciglio del Tempo e dello Spazio.
Sento
gli atomi addensarsi,
convogliando
su di me l’odio accumulato
da
millenni…
Forme
bestiali ed ombre lascive
prendono
improvvisamente vita,
e
con urla inarticolate si scagliano sul mio corpo
trovando
però la morte a contatto
con
la mia lama.
I
fuochi azzurri della notte danzano nei miei occhi
e
i canti degli antichi guerrieri
risuonano
nelle mie orecchie.
Squarcio
corpi, lacerti di belve infernali,
e
allo stesso tempo sento centinaia di artigli
lacerarmi
le carni, e banchettare con esse.
Ma
non cederò finché la mia mente sarà in grado
di
comandare, ed il mio corpo di obbedire.
Abbandonerò
questo luogo quando esso
sarà
mondato dal Male che in esso alligna…
Adesso
giaccio nella nera terra,
lo
scudo spezzato, l’usbergo in frantumi,
ma
il mio spirito aleggia libero
sulle
terre in cui ho vissuto da mortale.
La
mia lama, ancora intatta e debolmente
rilucente
nel fioco bagliore dell’alba
è
piantata sul mio sepolcro
a
guardia della bocca dell’Inferno,
e
a monito di coloro che vorranno
incamminarsi
sul sentiero della gloria
che
migliaia prima di me hanno percorso,
insanguinando
il crepuscolo…
20 novembre 2007 alle 1:09 pm
Bella, con un che di epico, di eroico d’altri tempi. Bravo!
21 novembre 2007 alle 7:52 am
Ha ragione Emanuele. Un timbro epico, con un retrogusto pero’ amaro/malinconico che non guasta mai