Ecstasy Di Agosto
Pubblicato da Domenico De Ferraro il 29 agosto 2009
ECSTASY DI AGOSTO
La sua voglia di vivere si era fermata a quel giorno su quella strada che lo portava a quella effimera gioia
dai denti affilati pronta a mordere la carne a chiunque.
Una vita appesa ad un filo tra le vie del quartiere in cui era cresciuto dove si potevano udire gridi di dolore levarsi
nell’aria tersa e triste intrise di squallide storie tenute segrete tra i muri di quelle case tutte uguali.
Vicissitudini nate giocando con la vita, tra amici in cerca di nuove avventure , esperienze di strada che ti sconvolgono l’intima coscienza.
Un divenire infangato nell’acqua che scorre nei rigagnoli ai lati della strada dolorosa e sensuale dove giungono decine
e decine di ragazzi da ogni parte della città ,alcuni da lontani pianeti, altri da dietro l’angolo , altri ancora da dentro ricordi che fanno tanto male.
Tutti a comprare quella felicità confezionata in bustina vestiti di tanta voglia di vivere, di sorrisi smaniosi ,di giorni che ti fanno accapponare la pelle.
Ragazzi agghindati dentro giubbotti di pelle di topo ,di pantera , di leone, affamati a cavallo di mitiche moto dipinte con colori vari e graffianti.
Moto ruggenti degli anni sessanta, motociclette che solcano l’universo , oltrepassando la luna s’impennano fanno gare
combattono ,dividono la polvere , moto scassate ,taroccate , moto di scagnozzi che sfilano dietro il capo come guardaspalle .
E il modo di fare di quella civiltà industriale dal ridicolo cappelli in testa che sa pensare all’incontrario che riesce a distruggere
ogni cosa buona e sana , natura e arte luoghi ove la memoria serba il ricordo d’antichi sapori.
Distrugge e ricicla ,inventa ,crea altri marchingegni, inarrestabile produce ogni giorno individui simili ,
cose e case ,leggi e idiomi , miti e leggende, pasticche e decotti ,rimedi inguaribili .
Vuoi venire? stamane me voglio tirà su con un po’ de roba buona.
Stasera vado à balla con una ragazza niente male , voglio essere elettrico, frizzante , trascinarla con me in un ossesso.
Allora che fai sali?
Ma dove mi vuoi portà ? Achille a matto fermati che m’aspettano a casa chi la sente mia madre se non arrivo
in orario a casa per cena.
Stai zitto sé tratta di qualche minuto me fai compagnia tu rimani in macchina non preoccuparti vado io la compro è andiamo via.
Ma dove vuoi annà questa è na cosa pericolosa.
Mi vuoi farme infilarmi in qualche guaio ?
Chi me lo ha fatto fare de salire in macchina con te , continuavo
a star seduto al bar a leggermi er giornale.
Oh mi hai rotto con questi piagnistei mò te faccio scendere qui . Vabbè .
Si famme scendere che me ne ritorno a casa con l’autobus è meglio.
Me sembri un ragazzino , ma che c’è frigni sei proprio un pischello
un lattante . Hai paura de venì con me ?
Oh non voglio insistere se vuoi te faccio scendere ?
Grazie te lo ripeto forse è meglio.
La strada è lunga, sporca s’affacciano su di essa tanti palazzi
attaccati l’uno all’altro legati in un indivisibile passione , stretti
alti che toccano il cielo con le loro mille antenne pendenti nel vuoto. Ove facce sinistre dietro anonime finestre
spiano chi entra chi esce .
Se vuoi scendere , sbrigati non farme perdere tempo .
che ciò una pupa stratosferica che m’aspetta , oh la vuoi sapere nà cosa c’era pure una per te se venivi , ha una amica niente male .
Ma a te ste cose non t’interessano ,devi ritirarti presto
a casa ,devi fare il bravo ragazzo . Scendi sé vuoi .
Me dispiace di ficcarti in mezzo ai casini miei se libero
di rimanere o d’ andartene .Però la prossima volta non te faccio più salire in macchina con me. Allora che fai?
Va beh Achille mi hai convinto t’aspetto qui ,fammi scendere
però fai presto mi raccomando.
Sei un amico me fai compagnia , non preoccuparti faccio subito.
La macchina si ferma s’apre la portiera e Antonio scende
sorride s’accende una sigaretta , si guarda intorno gli sembra
tutto così irreale . Mentre Achille s’allontana con l’auto ,maledice
l’attimo in cui ha accettato di seguirlo .
Ma ora è troppo tardi sa che quella roba fa male , vorrebbe dire
ad Achille fermati torna indietro ma è troppo tardi anche per lui.
Da solo attende sperando che faccia presto.
Vede alcune losche figure aggirarsi per strada, vede una ragazza
insieme a due ragazzi ridere e andare incontro chi sa a che cosa.
Vede le case capovolte come in un incubo e non capisce perché si trova lì cosa ci fa lui in mezzo ad una strada ad aspettate un tizio
con cui anni addietro aveva frequentato la stessa scuola ,
che per caso ha rivisto in piazza davanti al caffè .
Cosa ci fa lui lì , quando dovrebbe stare a casa a studiare
o a fare qualche servizio ? Non trova risposta o forse la trova
guardando quella strada ,comprende la diversa realtà dei luoghi .
Forse comprende, forse continua a non capire .
Passa un quarto d’ora s’accende una sigaretta dopo l’altra
si siede su una panchina tra gli alberi ,s’affaccia con la speranza di rivedere presto l’amico.
Mezz’ora lui non torna vorrebbe andare via scappare , ma pensa
che sia una vigliaccata ,continua ad aspettare e a fumare.
Un ora è non accenna a ritornare poi tutto ad un tratto sente
l’urlo di una sirena vede sfrecciare un autoambulanza poi una macchina della polizia.
L’eco delle sirene spezzano in due l’aria afosa d’agosto .
Avverte dentro di sé qualcosa di strano ,un calcio allo stomaco .
Vorrebbe nascondersi fuggire ma Achille non ritorna e lui continua ad aspettare senza sapere
perchè continua ad attendere . Vorrebbe andare a vedere cosa è successo .
Si sente inerme , nervoso ,sudato.
Quando riesce a muoversi a smobilizzare gli arti inferiori
prende a correre a più non posso
Verso quella confusione , verso l’eco delle sirene
verso la fine di quella strada.
Forse c’è la faccio giuro che gli lo griderò in faccia Achille :
Sei uno stronzo , andiamo subito via da qui .
Non permetterti più di ritornare qui . Achille hai capito Achille.
La confusione è d’avvero tanta la polizia allontana chiunque si ferma a guardare ,spinge la folla indietro ,
fatta di curiosi, di donnine e omini spinge i ragazzini sopra i motorini ad andare via.
Riesce per un attimo ad allungare il collo a guardare in quel cerchio cosa è successo .
Scorge delle gambe con scarpe slacciate sotto un bianco lenzuolo cerca d’entrare di capire .
Chiede cosa è successo?
Un ragazzo lo hanno sparato .
Cosa ?
Vede la macchina di Achille frugata dalla polizia.
Così comprende la tragedia , lo hanno ucciso.
Hanno ammazzato Achille .
Perché s’era rifiutato di dare più del dovuto,
perché il pusher aveva bevuto e sniffato e voleva giocare con la vita degli altri .
Achille aveva cercato di difendersi da una violenza verbale ma non c’è l’aveva fatta a fuggire prima che il pusher
premesse il dito sopra al grilletto della sua pistola.
2 settembre 2009 alle 09:25
Ciao,
molto carino questo tuo. Hai descritto molto bene questo spaccato di vita “matropolitana”.
Un solo suggerimento, rivedrei un pochino le parti scritte in dialetto, potresti renederle un pochino più realistiche.
Un esempio:
Questa frase: “Oh mi hai rotto con questi piagnistei mò te faccio scendere qui.” potrebbe essere sritta così: “Oh mi hai rotto co ‘sti piagnistei mò te faccio scenne qui”
E’ un piccolo suggerimento, per il resto è ok ^_^.