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UNA GIORNATA AL MARE

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 16 luglio 2015

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UNA GIORNATA AL MARE

L’intenzione era di passare una giornata al mare ma dopo tre ore bloccati in mezzo al traffico ed essere spintonato da un grosso camion pieno di cipolle ,impaziente, nervoso per la fretta ,di arrivare a Roma a vendere i suoi prodotti il viaggio diventa davvero una disgrazia. Quella mattina il signor Bianchetti aveva un diavolo attaccato ad ogni capello ,quel fine settimana era stato organizzato con cura certosina ,atteso con desiderio per l’intera settimana una giornata da trascorrere in pace a mare insieme all’intera famiglia. La famiglia Bianchetti era composta da mamma Viola impiegata in un laboratorio di analisi cliniche e papà Peppino operatore professionale in una casa di cura per anziani ,erano andati a dormire a notte fonda il giorno prima per poter preparare tutto le leccornie da portare al mare il mattino seguente , panini farciti di ogni golosità, anguria, frittata di maccheroni, dolci al limone. Bibite frizzanti , frutta esotica .Doveva essere una giornata spensierata ,un giorno di svago vicino al mare ,fatto di sole , riposo e deliziose nuotate in fondo all’ orizzonte del mare oltre ogni umano dolore ,cattiveria civile che scorre nelle vene di questa città grigia, poco socievole. Dimenticare le tante delusioni quotidiane per lasciarsi andare alla dolcezza dell’estate. Ma quelle prime tre ore passate in macchina, solo per arrivare a meta percorso verso la destinazione promessa ,avevano ferito profondamente nell’animo quella piccola onesta e laboriosa famiglia ,con loro per giunta si era unita anche la vecchia nonnina di ottant’anni ,clementina che non andava al mare da più di tre anni cioè da quando gli era morto il suo povero marito il signor cesare di professione imbianchino e tutto fare alle dipendenze per ben cinquant’anni del commendatore Trombadori della premiata ditta ferramenta e utensili vari che serve l’intera provincia di Caserta e Latina. “Siamo enormemente in ritardo quanto mi dispiace” . “ Non disperarti caro vedrai tra un po’ il traffico incomincerà a scemare questo è un punto nevralgico su questa statale confluisce ogni strada provinciale diretta al mare vedrai un po’ di pazienza e c ‘è la faremo “. “Si cara ma sono tre ore che siamo bloccati , inchiodati sotto questo sole, afflitti dal caldo ,dai venditori ambulanti che ci tormentano con cappelli ,sigarette ,accendini e roba varia mi hanno lucidato la macchina già trenta volte , ho dovuto per solidarietà causa il mio buon cuore sborsare ben dieci euro di mancia, credimi non c’è la faccio più vorrei tanto tornare indietro ,mi sento distrutto”. A quelle lamentele la nonnina da un angolo stretto della macchina incomincia a gridare : “ragazzi non mollate c’ è la dobbiamo fare, ricorda le parole di tuo padre. Peppino mai arrendersi ,mai indietreggiare. Lo faresti rivoltare nella sua angusta e fredda tomba . Abbi pazienza ascolta le parole di tua moglie. Se torni indietro, ti arrendi alla vita ai malfattori , ingrosserai le file dei delusi ,cadere al primo tentativo non devi, non puoi , tuo padre ti ha insegnato che non bisogna mai arrendersi , bisogna andare sempre avanti “ E i due suoi figli replicavano : “Forza papà noi siamo con te non ci arrendiamo il mare attenda noi prima o poi arriveremo “. “ Ragazzi sono orgogliosi di voi se fosse vivo mio padre vi mangerebbe di baci . Solo una cosa non riesco a digerire questo cafone di camionista con il camion pieno di cipolle che mi suona dietro da due ore, lo vorrei farlo passare avanti ,vederlo scomparire in una nube lui e il suo dannato camion puzzolente ma mi è impossibile farlo, non riesco andare ne avanti ,ne indietro.” Il blocco delle auto infatti una dietro l’ altra formava quasi un corpo solo , un ammasso di ferro incandescente sotto al sole cocente ,alcune auto addirittura avevano le ruote sgonfie poiché il peso in auto era davvero eccessivo , le ruote si scioglievano a qualcuna addirittura si attaccavano ,diventano tutt’uno con l’asfalto infuocato . La situazione diveniva ad ogni istante sempre più drammatica causa la brutta educazione o inciviltà di alcuni automobilisti che avevano provocato vari tamponamenti a catena facendo scoppiare delle furibonde liti a suon di sonori ceffoni, sputazzate ,calci, morsi famelici , una famiglia proveniente da Maddaloni all’ altezza di un incrocio s’era preso a pistolettate con un’altra proveniente da Aversa. La cosa era andata a finire proprio male, causando tre feriti e un moribondo , il traffico era totalmente impazzito all’arrivo della autoambulanza della croce rossa con a bordo un medico generico al suo primo incarico all’interno del 118 e un infermiere ad un passo dalla pensione. Ulteriore problemi erano ulteriormente degenerati con l’arrivo della polizia. Una catastrofe , difficile da gestire. Intanto Il mare con le sue spiagge dorate ,lunghe, infinite ,baciate dalla dolce brezza marina erano ancora così lontano per la famiglia Bianchetti che per giunta veniva al fine dopo tanti urli , tamponata dal villico guidatore del camion pieno di cipolle che pretendeva e voleva avere anche ragione del danno causato, ammaccando la macchina posteriormente perché non frenava in tempo in quel mezzo metro di spazio percorso Così dopo mezza giornata passata in quell’inferno con la macchina ammaccata ed un occhio nero di papà Peppino che s’era preso dopo una azzuffata con il villico camionista che voleva per forza aver ragione , la famiglia Bianchetti giungeva al mare quasi al tramonto ,la macchina fu fermata in doppia fila , tutta la famiglia scese di corsa a vedere quel sospirato luogo, il mare. Corsero si spogliarono in fretta dimenticando la nonna in cabina , attorcigliata alle sue braghe . Peppino con un buco dietro al vecchio costume i due figli sudati ,la moglie Viola, nera di rabbia , ebbero il tempo solo di fare un breve bagno in un rosso tramonto il mare era placido e brillava sotto i raggi lunari e in quel poco di luce rimasta nuotarono felici come non mai nella loro vita ,risero, s’abbracciarono ,fecero giro, giro tondo . Peppino fece il morto galleggiando a pelo d’acqua ,la moglie Viola arrivò con quattro bracciate cosi a largo che per vederla ci voleva il cannocchiale i figli fecero le capriole i tuffi acrobatici e quando ebbero finito di fare il bagno ritornarono in città .Non Prima di essere ritornati indietro per ben due volte prima al bar del lido dove avevano lasciato la nonna e poi nella cabina che avevano prenotato poiché la nonnina s’era dimenticata la sua dentiera . Così stanchi , quasi a notte fonda ritornarono in quel luogo grigio e immondo , senza cuore ch’era il loro quartiere, scomparirono tra intrigati vicoli e oscure case. Rossi come peperoni perduti in desolati civici ma con qualcosa dentro il loro animo che non avevano prima di quel giorno una forza nuova ,una comprensione dell’esistenza diversa ,una consapevolezza ,basata sulle loro capacita di superare il male che tesse l’abito buono di questa società minando la fiducia in se stessi . Fiducia che alla famiglia bianchetti dopo quel giorno passato al mare gli servì da vera lezione di vita, il mare può anche aspettare prima o poi noi arriveremo a bagnarci nelle tue fresche acque la morale e non bisogna arrendersi mai come appunto diceva la buonanima del signor Cesare, papà di Peppino l’angelo custode di questo breve racconto.

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