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L’INVENZIONE DELLA FELICITA’

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 7 maggio 2017

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L’INVENZIONE DELLA FELICITA’

DI DINO FERRARO

In una città abitata da trenta milioni di persone viveva un vecchio inventore che vendeva piccoli robot domestici che aiutavano a fare le faccende di casa. Il vecchio inventore era stata a suo tempo in gioventù , una delle menti più brillanti di quel lontano pianeta della costellazione del cigno. Un giorno con i suoi automi esposti fuori il suo piccolo negozio passò un ricco turista d’un pianeta vicino in cerca di qualcosa d’ originale da comprare . Visto i piccoli robot muoversi e fare cose a dir poco straordinarie, volle comprare tutti quei piccoli automi , donando al povero vecchio inventore un assegno con tanti zeri che lo resero finalmente capace di acquistare ciò che aveva sempre sognato per sé un disco volante per poter esplorare e conoscere l’intera galassia. Giungere così in luoghi inaccessibili dove esistono luoghi straordinari ,dove il tempo è relativo nel divenire e scorre cosi lentamente che si diventa longevi al punto da ritornare giovani per sempre. In cuor suo il vecchio inventore con quell’assegno in mano , stretto nel pugno della sua mano , avrebbe voluto partire subito alla ricerca di quel mitico luogo, riuscire in poco tempo a trovare il punto in cui avrebbe potuto attraversare l’universo per ritornare indietro nel tempo ,ritornare giovane ed essere immune dalla morte che sembrava l’aspettasse di lì a poco. Quell’assegno lo stringeva forte al petto , sembrava una croce d’orata con tanti zaffiri che splendevano sul suo petto, sembrava un aquilone che si librava nel vento portandoti lontano , oltre ogni sconfitta , oltre ogni dolore. La vecchiaia, i ricordi d’un tempo passato , che poco gli aveva donato , se non tanto lavoro , nell’inventare quei strani automi meccanici cosi perfetti , cosi uguali a se stesso. Una mimesi , un essere uguale a quelle macchine, ecco forse non era stato lui ad inventare quei automi , ma l’automa i robot avevano inventato , creato quel vecchio inventore, avevano creato una intelligenza superiore , qualcosa assai simile alla divinità.

Piangeva il vecchio inventore, nel ricordare cosa era stato, piangeva sotto la pioggia , dentro un diluivo , la sua vita correva via , verso mondi sconosciuti ed i suoi pensieri erano leggeri come nuvole nel cielo , si confondevano con tante altre vite , che avevano sognato un esistenza diversa, una felicità fatta di poche cose , di pisolini pomeridiani , di pranzetti succulenti ,passeggiatine tra i monti , per spiagge dorate , trombatine, sveltine a poco prezzo . Piaceri , passioni ,pensieri felici che il tempo ci porta via , che tramutano le nostre opinioni , lasciandoci sulagna miezzo a una via increduli di cosa siamo diventati. Il vecchio inventore si accorse così , che aveva inventato di tutto ,ed ora che era ricco ,si sentiva solo , cosi solo come mai lo era stato ,cosi solo da non poter dividere quel bene conquistato con nessuno , s’accorse di non aver inventato una cosa assai importante , durante la sua vita , la felicità , anche sé ad onore del vero si può mai inventare la felicità , il vecchio in cuor suo comprese di non essere stato mai in grado di essere veramente felice, forse famoso, forse uguale a tante persone che conosceva , che avevano poco , ma erano felici di svegliarsi di mattino presto, di andare a lavoro, di ritornare a sera a casa dalla propria famiglia. Così come il vento spinge il volo degli uccelli e li conduce dove ogni cosa può divenire qualcosa di meraviglioso , tale da poter dire : che bello vivere , che bello essere me stesso. Il povero vecchio inventore dovette ammettere in cuor suo d’essere stato sempre infelice , sempre ad un passo dal comprendere il bene ed il male , sempre sul punto di raggiungere una felicità che come il volo degli uccelli , come il tempo che passa e porta via guerre e morte , lui non aveva mai compreso, né posseduto mai la sua felicità.

Ed il povero inventore , cosi con quell’assegno con tanti zeri invece di recarsi a comprare una navicella spaziale che l’avrebbe condotto lontano, tanto lontano ove avrebbe potuto attraversare qualche buco nero , lo spazio ed il tempo e avrebbe potuto divenire , giovane di nuovo , sconfiggendo la morte, l’ignoranza ,l’incredulità , l’incomprensione raggiungendo cosi in un certo qual modo, quella strana cosa che è la felicità . Gioie , dolori, lacrime , pensieri che fioriscono in seno alla sincerità , nel tempo in cui noi speriamo d’essere migliori , di tanti altri che non lo sono, il vecchio inventore aveva inventato migliaia di nuove vite, esseri perfetti , capaci di compiere cose assai utili. Ed il turista di passaggio sul suo pianeta , aveva compreso , quella sua grande invenzione ,aveva compreso la volontà del vecchio inventore di essere lui , quella macchina perfetta che egli rappresentava , che non provava, nè gioia , nè dolore ed era eternamente felice.

Il tempo passa ed invecchia , ride alle nostre spalle, ci mostra cosa siamo diventati , cosa eravamo , cosa siamo , ci mostra il mondo , come noi lo vogliamo vedere e desiderare , ci mostra pianeti ed universi meravigliosi , amori irraggiungibili cosi dolci , cosi belli che il povero vecchio inventore incominciò tutto ad un tratto a piangere su ciò ch’era stato , su cosa era diventato , il tempo è relativo nel suo scorrere , relativo il dolore, la gioia, le tante vite incontrate, tutto è nulla ed il nulla è un tutto , che ci conduce a credere ad essere per un attimo felice di ciò che siamo, di ciò che potremmo essere e divenire. Questa illusione ha nome felicita , ed è una grande invenzione. Basta poco per averla , basta chiudere gli occhi ed immaginare d’essere in un luogo meraviglioso , d’essere grandi , piccoli, diversi da ciò che siamo , da ciò che potremmo divenire, la felicità una chimera, un personaggio di una buffa commedia, un eroe senza tempo , una stella , una utopia , un credere , il sorriso di una bella ragazza , una bella canzone che ci porta via con lei, lontano, cosi lontano da essere per un momento felici con noi stessi, cosi felici di aver compreso a volte il necessario che basta , per esserlo per sempre.

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