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LA ZUCCA CANTERINA

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 31 ottobre 2020

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LA ZUCCA CANTERINA

FAVOLE DI HALLOWEEN

Una sera oscura , nel bel mezzo dell’autunno , quando i morti si alzano dalla terra, tremanti come foglie sugli alberi brulli . Una sera la paura prese il sopravvento , impaurito mentre camminavo per una brulla strada di campagna , senti improvvisamente una voce chiamarmi.
Vieni , vieni , nel mio campo , voglio conoscerti meglio , voglio farti dono di un sogno . La voce echeggiava all’unisono , con quella dei morti che vagavano raminghi per terre desolate , estasiati nel senso di una poesia elegiaca. Odo i morti ed i canti funebri per brulli ed eterni moti della coscienza , dove le fosse , si fanno strette più strette e la via per giungere all’inferno, dove il paradiso è un paradosso dove spuntano gli ossi nel silenzio dell’ossesso.

Incuriosito m’inoltrai per quel campo di zucche, di cui alcune sembravano essere magiche. Sotto una luna piena , bianca, vermiglia , pallida quasi giallognola, che rendeva la brughiera bella, quasi tetra , m’avvicinai a un albero. Pareva mezzo morto , stirinicchiato in faccia ad un muro , scheletrico con mille rami lunghi ingarbugliati nel intreccio di mille rami scheletrici, tesi e tisici come diritte vie, dirette al camposanto. Rami che quasi sembravano , fossero delle mani tese pronte ad acchiapparmi , stringere , stringere, fino a farmi morire. Impaurito ,appucundruto, cacato sotto avrei voluto ritornare indietro , non passare per quella strada, stretta e scura ove si nascondeva chi sa quali mostri , quale streghe dal naso appuntito , dall’alito fetido. Le quali aspettavano il povero viandante impaurito per acciuffarlo e buttarlo nella pentolaccia nera che non è una parolaccia , che da mangiare a porci ed orchi. Che cosa , c’era dietro all’angolo, quali mostri e quale spettri aspettavano , io passassi per essere , preso, afferrato e messo in una gabbia ad ingrassare , per divenire cibo per tutti i mostri del campo delle magiche zucche .

Il mio cuore palpitava a mille e mille, stracco , sconvolto , avvinto , avrei voluto alluccare, cosi per far passare la paura, mi misi a cantare e canta che ti passa, passai zitto e muto , vicino all’albero mezzo morto , dove stava di casa la strega , signora delle magiche zucche . All’improvviso una testa di morte, vidi spuntare tra quello groviglio di rami , lo core, faceva bum, bum , la voce mi mancava, le mani mi tremavano , per poco , non mi facevo sotto.

Madonna, avrei voluto esclamare: che brutta cape e morte , ma quella mi guardò , più vicina si faccette , chiano , chiano s’avvicinai poi un sorriso mi facette , poscia mi dicette : amico mio , cantami una canzone allegra , fammi sentire la bella voce tua , fammi rallegrare.
Io non riuscivo nemmeno ad aprire la bocca , mi guardai intorno poi non lo so, nemmeno io , incomincia a cantare e canta che ti passa io passai per quello campo affatturato , la cape e morte m’accompagnò fino alla fine dello bosco poi svanì ed io mi ritrovai per incanto sopra il carro di un contadino . Il quale guidava , un carro trainato da due buoi a suo fianco, teneva un fiasco di vino rosso , mezzo panello di pane dorato , un paio di baffi lunghi e sporchi in viso , un cappello di paglia in testa. Tornava dai campi ove aveva faticato tutta la giornata , ero un contadino ribelle , rubava i soldi ai ricchi per darle ai poveri, si chiamava Giovannino detto Nicolino ò Mariuolo , figlio di Andrea lo brigante baffone. Un brigante ai suoi tempi , temuto per ogni contrada ed ogni passo che conducesse alla cima della montagna di lava . Canta che ti passa , pensai, accussi mi misi a cantare . Giovannino mi sentì , si guardò attorno, meravigliato , non scorgendo , nessuno pensò per un momento che fosse uscito pazzo. Io m’affacciai sul bordo del carro nascosto tra il letamo che trasportava , continuai a cantare, una dolce canzoncina che rallegrava ogni cuore ed ogni indole demoniaca . Cosi approfittando della distrazione del villano, vidi una farfalla posarsi sul letame fumante . E mentre la farfalla s’avvicinò , io prontamente, divenni piccolo tanto piccolo che riuscì a salire sul suo dorso per volare via con ella, verso il cielo azzurro della poesia . Verso qualcosa che noi riteniamo magico o sciocco , che non è quello che noi sogniamo , neppure quello che vorremo, ma le strade sono sempre piene di briganti e di spettri , di mostri che nascono dal nulla come per incanto dalla nostra inquieta coscienza.

Cantando , cosi , volai lontano da Giovannino . il quale lo vidi alzare per l’ennesima volta il fiasco e farsi un bel sorso di vino rosso. Poi si mise a ridere e ridendo spronò i buoi , per far ritorno a casa sua . Mentre volavo , la farfalla mi disse tu chi sei? io mi feci rosso ,rosso come fossi un peperoncino calabrese, non sapendo che rispondere per ringraziarla cantai ad alta voce : Roma non far la stupida stasera. Gli piacque assai alla farfalla che in vero , era una fatina del paese delle fate . Ella , mi condusse assai lontano ,tanto lontano che ora mi trovo vicino a te e per te canto questa canzone per farti capire , che nessun male , vien per nuocere , che c’è sempre una possibilità in questa vita . E lungo questa via impervia , mostri e streghe , sono parte di noi stessi , sono questa nostra fantasia, sono l’amore che regalo a tarda sera nel giorno di halloween a tutti per cantare insieme , riflettere sulla curiosità di certa gente che và solitaria tra i campi in autunno. Cosi dopo aver , attraversato il campo delle magiche zucche, la testa di morto mi fece un incantesimo , diventai , dapprima una simpatica zucca e camminando , cantando in cuor mio, divenni poi una bislacca canzone , dolcetto o scherzetto per chiunque la voglia ascoltare.

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