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UNA FOGLIA FIGLIA DI TANTE LEGGENDE

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 29 settembre 2023

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UNA FOGLIA FIGLIA DI TANTE LEGGENDE

Autunno gli alberi si sono spogliati e con essi sono caduti dalle mie pagine ingiallite ,diversi sogni ,
li ho visti svanire nel cielo azzurro della mia città.
Sono stati portati via dal vento . Rumori e versi sono entrati in simbiosi con le voci di tante persone minuscole
che giocano a far l’amore acrobatico , giocano a guardie e ladri , lontani dalle luci dei lampioni delle strade isolate .
Ed una stella mi è sembrata vedere , cadere giù come una foglia da un ramo , eppure non era un demone ,
neppure un domani diverso o un lungo discorso filantropico. Recitato davanti a tanti illustri professori.
Solo una foglia trasportata via dal vento , afferrata da una mano lunga e pelosa , simile ad un artiglio.
La mano del destino, ho pensato ,la mano di Allah ,il quale vive in noi e veglia nell’oscurità del nostro presente.

Sono giorni pigri ,seduto tra i righi dell’essere. Dopo la bella stagione passata, in preghiere dedicate a Maria ,mi è sembrato udire dolci canti lungo la costa , lungo questo grande viale alberato spoglio di foglie. Le voci si sommano , interagiscono tra loro nel linguaggio dialettale, elocuzioni nate nei quartieri grigi delle periferie . Le lingue si auto riproducono nell’intuizione di una rappresentazione topografica .
Echi di un lamento lessicale , mentre una topica spaventata scappa.
Correre libero senza calzoni per strade deserte dove alberga un gatto assassino.
Dove la notte ingoia ogni sentimento ed ogni sospiro si narcotizza nell’azione deleteria di una lirica racchiusa nell’estremità della propria coscienza.
Della tua veste. Cosa mi importa ?
Gli ho risposto potevi aspettare un altro giorno prima di partire.
Ogni cosa è fallita con la fatica di capire come siamo fatti entrambi.
Ma una foglia io ho mangiato ella mia ha risposto
Ed io da quel momento non ho avuto più scusante per continuare a nascondere la mia vergogna.
E con ella le mie storie si sono sollevate nel vento della narrazione , mi hanno tramutato in un austero cantore
in un pappagallo seduto sopra una sedia a rotella. Cosi ho marciato contro il mio tempo. Attraverso lo spazio di una dimensione onirica .
Racchiusa dentro un universo di visioni .
Ed ella mi ha guardato di traverso e mi ha detto :
Non và per nulla bene.
Ed io è solo polvere di stelle
Mica sono uno spolverino mi ha risposto
Sono felice per te , non lo sei infatti gli ho detto
Ed ella perché sembro uno spaventapasseri ?
No ,sei una bella signorina
La certezza di essere qualcosa m’inquieta sempre
Me faccio sempre il conto all’incontrario e non me viene mai nessuna bene.
Avrei voluto cantargliene quattro , a quella gente ingorda ,ma era oramai troppo tardi.
La logica non ha prerogative tipiche per racimolare vari contenuti lirici per poi travasarli in un contesto letterario.
Essere privo di uno specifico contenuto. E come stare a testa in giù ,come una foglia su di un ramo ad autunno.
Ogni foglia svolge la sua funzione.
Ogni foglia è fragile. Diventa a volte gialla. Malinconica.
Foglia , mangia la foglia ella mi ripeteva
Ed una voglia di avventure mi assale ,una voglia di andare verso altre terre.
Ed il narrare mi spinse a restare vivo in attesa di un evento o di qualche auto passasse con a bordo qualche amico .
Ma io non ho veri amici.
Non ho una donna a forma di cuore.
Ho solo una triste storia da raccontare. Ottobre ed i regni dell’oltretomba ritornano .
Mentre i regni dell’ immaginazione cadono. Ma io vado avanti e avanti.
Oltre quello speravo d’incontrare o di raccontare ciò che mi aveva reso reo del mio peccato. Fino a giungere in quell’attimo.
In quel momento preciso che unisce l’umano al divino . Io vado verso quel cuore a forma di capanna.
Una capanna solitaria situata laggiù alla periferia di questa grande città. Una capanna, una casa su di un albero .
Una voglia di fuggire. Di capire perché sono ancora qua, mentre riprovo a tirare la coda al gatto. Il quale miagola e piange .
E lei aveva, voglia di fare l’amore sotto la nuda luna.
Mi sono sentito triste.
Pensavo di farla finita.
Sono uno straniero, straniero in una terra straniera
Lei mi guardava come se io fossi scappato
da una clinica di salute mentale.
Gli ho teso la mia mano .
Ottobre .
Tondo ed ebbro come il vuoto di una bottiglia
di vino bevuta da solo al tavolo di una misera locanda.
Poi gli ho chiesto di sorridere per una fotografia
Ho aspettato un po’ per vedere se riuscivo a farla ridere.
La signorina accavalla le gambe, mi chiede una sigaretta
Il suo viso sorridente non posso dimenticarlo.
Mi guardava con grande distanza.
Ed io avrei voluto, capisse ,cosa provavo in quel momento
Mi sentivo uno straniero in una terra straniera.
Una foglia su di un ramo pronta a cadere.
Ma lei continuò a guardarmi come se io fossi un folle assai simile ad un uomo scappato da una clinica psichiatrica.
Io la guardavo mentre lei mi guardava .
Continuammo a viaggiare entrambi seduti sullo stesso autobus
Mi guardava come si guardano certe cose nella vita
Non so se lei fosse cosciente del suo guardare

E davvero non mi importava di dormire seduto.
Ma non riuscivo a dormire ,dopo quello che avevo visto
Dopo aver pensato di scrivere questo racconto per dire
Oggi in ottobre , cosi mi sento.
Oh, vorrei che Dio fossi qui
Oh, vorrei che Dio fossi qui
Per fargli vedere, ciò che ho visto .
Per fargli sentire ciò che ho sentito
Ed io vorrei che Dio fossi qui a guardarmi andare via per la mia strada.
Salire sull’autobus a sera, mentre come tutti , si ritorna a casa dopo aver lavorato in una fabbrica per dieci ore.
Mentre la terra continua a ruotare intorno al sole , mentre la gioia cade come una foglia da un ramo .
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Una foglia rapita dal vento in questo meccanismo sociale ipocrita.
Volevo capire , perché lei non mi ha più sorriso, lungo quel breve tragitto ,dopo avermi guardato salire e scendere davanti ai suoi occhi chiari.
Credo mi abbia deriso parlando ,con la sua amica
Ho sentito dire non ha nulla di speciale.
Poi ho sentito sarà il solito sfigato
Ma io non sono un gatto
E per questo ho accompagnato il mio amico ,
topo di biblioteca al banco dei pegni.
Per impegnare un idea di libertà.
Ma non mi offendo
Affondo i denti nella carne del peccato
Faccio la mia parte
Domani è ottobre
Ritorno ad essere un viaggiatore qualunque
Ritorno a casa a pensare alla mia sorte.
Domani è ottobre .
Una stagione breve, simile ad un lume accesso dentro una chiesa
Breve come questo racconto nato nell’oblio di un vago ricordo .
Figlia del mio narrare tra le foglie ,figlia di tanto viaggiare e immaginare. L’amore ed il suo divenire , un canto , un nome ,
un volto, un tempo passato poi ritrovato dentro di me.

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