Audio Racconti Metronapolitani

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Pentafavola

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 23 maggio 2010

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PENTAFAVOLA

In un piccolo paese pendente su di una collina con il campanile sfiorante il cielo nella calda atmosfera di maggio per i prati bagnati dalla brina turchina
il signor Zappaterra di professione contadino coltiva cavolfiori e altre magiche verdure capace di guarire da ogni male, capaci di far resuscitare un morto di dar gioia
e allegria ad ognuno che li mangia , rendere così giovani i vecchi e vigorosi gli amanti .
A tutti quelli che incontra dice entusiasta: Lo so che mi credete uno sbruffone cari signori ma le mie verdure hanno poteri non comuni ,basta assaggiarne
un po’ per divenire sani e forti . Guariscono da ogni male pensate ne fanno gran richiesta da ogni parte del mondo.
Un maragià me li paga peso d’oro, son diventato tanto ricco da regale a chiunque desideri queste mie verdure .
Coltivo quest’ orto , un tempo coltivato da mio nonno che oggi ha centocinquanta anni e gode d’ottima salute ,seguito da mio padre che di anni ne ha centosei e ha lavorato per renderle
così buone , da generazioni ormai coltiviamo frutta e verdura capace di guarire e ringiovanire .
Venite , entrate senza timore nel mio orto vi farò assaggiare ogni cosa voi volete al modico prezzo d’un sorriso.
Troverete cavolfiori giganti dove tra le sue foglie si nasconde lo gnomo birichino dal berretto rosso e dal naso a peperoncino
dal carattere arcigno dispettoso, vi confido quasi crudele capace d’ ogni cattiveria come nel fare dispetti ognuno che gli passa vicino.
All’improvviso mentre zappaterra decanta i prodigi delle sue verdure . Salta fuori dal suo nascondiglio il piccolo gnomo e grida :
Non state a credere quel matto del contadino le sue erbe sono amare e non hanno nessun potere , guardate come mi hanno ridotto trasformato in un orribile gnomo , un tempo ero
alto è forte avevo una moglie e dei figli , dal giorno in cui desiderai di sanare da una fastidiosa gotta mangiai dietro sua insistenza quelle maledette erbe e così al fine son diventato .
Và bene, Forse è meglio voltare pagina .
Giorni di primavera la macchina Giannina dopo aver fatto colazione con tanta benzina si è diretta vicino al mare
è rimasta lì per ore incantata a guardare le onde del mare andare e ritornare poi in un suo pensiero e divenuta un gabbiano
ha volato sul mare attraverso i suoi ricordi di macchinina ha cavalcato le onde passando sopra la testa dei pesci dalla
grandi mascelle pronti ad ingoiare e masticare i branchi di pesciolini trasportati dalla corrente ,battaglioni di cavallucci marini , seppie ballerine , calamaretti chierichetti.
Dal promontorio il vecchio faro dalla lunga barba bianca scrutando l’orizzonte ha visto ed ha compreso ogni cosa
lui che conosce ogni nave che passa di lì entusiasta saluta palpitando nell’oscurità .
Il vecchio faro che non ricorda più quanti secoli ha , quanto tempo è trascorso :
Povero me son troppo vecchio non distinguo più un vascello fantasma da una nave di pirati anche sé continuo a gioire
nel guardare il mare mutare umore con le sue dolce onde .
Sono qui da secoli a guardia delle coste , ne ho viste tante passare e scomparire sulla linea di quell’orizzonte ove nasce e muore il sole
dove brilla la luna incantando i pesci che vengono a galla ad ammirarla splendere nel buio . Nelle mie stanze un tempo soggiornava un solitario guardiano sapeva dipingere e suonare .
Visse per anni da solo tra queste mura crebbe e scrisse tante bei racconti d’avventura sulla vita del mare e dei marinai.
Ora lui riposa in quel piccolo giardino all’ombra d’una croce sotto i rami della signora quercia, monca d’un ramo colpa d’un fulmine dove le cornacchie ed passeri
vanno a giocare a scopone o a briscola confidandosi aneddoti e sventure :
Per tutte le pannocchie di granoturco sapete l’altro giorno dice una cornacchia per poco un cacciatore non mi faceva secca .
Ho sentito sfiorare le ali da un colpo di fucile, la pallottola mi è passata vicino al becco, ho avuto una tremenda paura , pensavo
di dover morire da un momento all’altro , poi gli spari son terminati ed io ho potuto di nuovo volare via e nascondermi alla vista degli umani.
Poverina una bella paura hai dovuto provare dice il passero io sono invece divenuto amico d’un noto filantropo
dopo una brutta giornata di pioggia passata sul balcone di casa sua , lui mi ha salvato dalla terribile tempesta , siamo diventati cosi ottimi amici.
Lo vado a trovare spesso gli cinguetto qualche dolce canzoncina lui mi fa trovare tanti semi deliziosi .
Che fortuna aver trovato un benefattore simile risponde la cornacchia . Lo puoi dire forte risponde il passero.
Mentre il loro chiacchierare continua sotto il caldo sole tutti gli animali che abitano lassù tra i rami della vecchia quercia illuminati dal santo spirito
dell’ estate nel suo discendere in mezzo a noi, alleviano d’ogni dolore dell’umanità che ascolta attraverso il loro linguaggio e ci rendono meno oscura la sera
che scende silenziosa con le sue tenebre e i suoi dubbi.

2 Commenti a “Pentafavola”

  1. E adesso chi lo dice a Falcone? | Sinistra Ecologia Libertà - la Sinistra in provincia di Benevento dice:

    [...] Favole Metropolitane » Blog Archive » Pentafavola [...]

  2. andrea dice:

    Ciao Domenico,
    curioso questo pezzo. Devo dire che mi lascia un po’ perplesso, perché per mio gusto preferisco testi compiuti, con un inizio uno svolgimento una fine.
    Tuttavia, questo tuo andare così di corsa, quasi vorticosamente, saltando da una storia all’altra in questo caso l’ho trovato divertente.
    L’uica pecca è la prima storia, così sconnessa dalle altre: “voltiamo pagina” non convince per niente…
    Grazie per avercelo fatto leggere!

    A.

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