Splennit e La Chronosfera
Pubblicato da francescovespa il 12 giugno 2007
I primi grappoli di Protoplasmi
neri s’impadronirono del tempio di Shonburn : contorte figure del nulla adornavano membra scremate
e spremanti. L’Aortatunnel del Quantrill era costeggiata da
orride mani nodose in procinto di toccare il vestibolo di Wromlin, mani
nodose fatte di pasta pregnante e capillari mesosottici ultrapompanti
.In lontananza i suoni della Chronosfera, musiche alienanti. Turgidi
Peli di astrosplenica dal sapore di cristallo si elevarono nel macrospettro
che avvolgeva il regno di Tamburya ed eterno prisma che scomponeva a
vuoto le memorie di embrioni monocefali incubati nel Liquor. La città
era in penombra e Splennit,con la sua pelle dolcemente ambrata, reduce
dei cosmosoli di Gentra, ormai quasi un lontano ricordo,era più arzillo
che mai,sotto quei tocchi sbiaditi di UV,si girava costantemente a guardare
il riflesso sul trivetro allo smalto albino: di fronte , di profilo,
a tre quarti. Si tocca il quinto volto e l’accarezza : preoccupazioni
immateriali di un giovane Plurimorpho in cerca di Shaduà gigantesco
maglio Fotovoltaico appartenente alle grandi radure di Eskaron. Infila
un dito nella stoffa di fibre ottiche e calza le nuove scarpe d’amianto.
Attende . Attende un lavoretto sulla terra: folle e sbadata ricerca
di soldi. Chiude gli occhi e sogna un’astrotraslazione su
Quel bel pianeta,lui che la
terra non l’aveva mai vista,lui che voleva esser membro dell’agenzia
di Conny Mason, almeno nei sogni. Scivola giù per le scale di corda
,canticchia la melodia di Chronosfera. Quando esce dal portone Bioyperquadriconico
il tubomondo gli sembra mutato di mille ore in più.
Il Tron si scorpora dal pulso
reattore,dietro i Mecca plastoansiani scoloriti dallo scandire del Kronos,
abbracciati dalle nuvole nivee. I grandi giganti Orga dalle porte automatiche
sobbalzano e
Sbuffano. Ragazzini radio atomici
di periferia che fantasticano di vincer la guerra dei Laserflash , tutti
con tanti protoni in testa e technoutopie in tasca, dai chip crostocostosi
e le sigarette al neon finite. Splennit sbadiglia imbarazzato e si
accarezza i capelli equipotenziali. Scappa lontano ,sul pianeta terra
, dove nessuno saprà come cercarlo. Mia vecchia Conny Mason ora sono
qui.
13 giugno 2007 alle 1:56 pm
Forse hai detto troppo in poche righe!…SOno rimasto un pochino disorientato dai troppi termini “Tecnici”
3 ottobre 2007 alle 9:02 pm
Non voglio essere critico anche perchè tratti un genere che io non sarei capace neanche lontanamente di trattare e ti dico giusto questo: secondo me hai delle buone idee e hai anche una grande ricchezza di termini che incuriosicono il lettore ma sei troppo ermetico, pensa che queste righe non le leggi solo tu ma potrebbe leggerle anche mia nonna..
è un peccato