A proposito di mafia…
Pubblicato da gina il 5 aprile 2008
L’anno scorso di questi tempi, mi preparavo a discutere la mia tesi di laurea, per ricordare quei mmomenti, pubblico parte dell’introduzione della mia tesi… interesserà a qualcuno?
Sono siciliana, e per chi come me, è nato in questa meravigliosa isola, sentire di mafia è un passaggio quasi obbligato, non sentirne parlare, sarebbe come trovarsi nel bel mezzo di un oceano e non bagnarsi, credete sia possibile?
La risposta è no, e per quanto si rimanga in superficie, si avvertono le correnti che si agitano nel fondale, i piedi che si dimenano sollevando la sabbia in una nube scura che rende tetro quanto sotto di noi ha i colori della notte di un luogo dove la luce è filtrata dal mare.
Quanta gente, sulla terra ferma, si domanda se quella distesa azzurra sfiorerà le sue dita?
Da quando ho “pensato che pensavo” alla mafia, ho capito che mi sono posta la domanda.
Nella mia visione del mondo, iniziava a figurarsi un quadro concettuale i cui margini, sconfinavano nella vita di tutti investendola e caratterizzandola; si trattava di un male oscuro che non è l’inferno e neppure il purgatorio ma con gli stessi toni scuri, misteriosi e di paura [...]
La mia attenzione è stata da subito rivolta all’analisi di una realtà ben precisa, quella di una città che ha luogo in provincia di Agrigento, Palma di Montechiaro. Il mio interesse, nasce dall’aver vissuto direttamente e indirettamente, la realtà di una terra della quale ho avuto modo di sentire gli odori, di assaporarne i frutti, di udirne le storie, i miti, e i vari aneddoti che la raccontano e la descrivono come una cittadina a volte in bianco e nero a dispetto del colore del mare verso cui la vallata si protende.
In un contesto dove Cosa Nostra è una presenza sempre più dilagante e devastante, ho voluto che oggetto della mia ricerca fossero giovani studenti e la loro rappresentazione della mafia [...]
È nella fase adolescenziale che l’individuo ricerca un nuovo equilibrio, che si materializza nella formazione dell’identità, una formazione che trova strada a partire dalla ridefinizione del Sé in un complesso intreccio dinamico con la società.In questa ottica, l’identità assume una forte connotazione sociale, soprattutto quando acquisisce i modelli valoriali, culturali del suo contesto di riferimento; ma cosa succede nelle giovani menti di tanti ragazzi siciliani, quando il loro contesto di vita è impregnato dalla mafia?
Sembra esistere una sorta continuità tra mafia e cultura siciliana che con i suoi valori, credenze e caratterizzazioni, alimenta e sostanzia l’organizzazione criminale di stampo mafioso.In un simile scenario, quali sono le condizioni di rischio psicosociale?
Non dobbiamo immaginare uno schieramento di giovani pronti a deviare la retta via, non è in questi termini che dobbiamo intendere il legame mafia-polis, il rischio, non è quello di vedere che un proiettile esca dalla canna di un fucile.In realtà, il disagio psicosociale, assume la forma della mentalità chiusa, della sfiducia nelle istituzioni, della disaffezione nei confronti della politica .
Concludo questa brave introduzione, esprimendo il desiderio che quante più persone possibili, gente comune, non solo professionisti iniziassero ad interessarsi di argomenti di questo tipo, si tratta di un tema molto delicato e complesso che dovrebbe aprire uno spazio di riflessione in ogni singola persona, nella speranza che possa divenire un pensiero del pensante cittadino.
Vorrei vivere in un’isola dove si respiri aria pulita, attenzione, non sono alla ricerca “dell’isola che non c’è”, lascio che queste immagini, colorino le fantasie dei bambini, ma vorrei vedere i siciliani impegnati nel comune desiderio di significare le loro vite nel contesto di una terra che vuole vivere nuovi scenari
5 aprile 2008 alle 7:32 pm
Benvenuta!
Pensieri come questi tuoi li dovrebbero fare tutti, in questa povera Italia dove la legalità va sempre più a farsi benedire… il bianco e il nero sfumano sempre più nel grigio, è questo il dramma. I buoni e i cattivi, purtroppo, non si schierano da due parti distinte, ma si fondono, con la complicità di troppa gente che sta a guardare…
Brava! Cinque stelline meritate per la profondità del tuo scritto! Spero di rileggerti presto! Ciao!
5 aprile 2008 alle 8:27 pm
Grazie… mi fa piacere essere tra voi!
Ho scelto appositamente di trattare di mafia nella mia tesi, credo molto nella ricerca che ho condotto, e presto ne inizierò un’altra.
5 stelline??? wow, troppo!
ti ripeto, non ho ancora colto la logica di questo spazio virtuale, ma va bene… mi adatterò!
ma tu cosa hai scritto? dove posso leggere i tuoi racconti….
…se puoi fammi sapere.Ciao
6 aprile 2008 alle 8:02 am
Grazie dei grazie!
Se vuoi, mi puoi leggere ne “I racconti dell’arancione”.
Ciao! Buona domenica!
7 aprile 2008 alle 9:54 am
Ciao Gina,
Benvenuta. Quello che hai scritto e’ una prova di quanto, attraverso le parole, si puo’ e si deve fare. Una vera e propria operazione empatica grazie alla quale chiunque viene trasportato attraverso le tue immagini. In piu’ ti sento vicina, perche’ anche io sono siciliano, e comprendo la problematica adolescenziale di cui parli. Credo anche io infatti che, soprattutto in un giovane, la realizzazione del proprio se’ come tu stessa asserisci, sia una faccenda delicata, quando questa identita’ va formandosi in un contesto complicato come quello della realta’ mafiosa.
Hai toccato un tema importantissimo. Grazie per averne discusso,
Luca.
15 giugno 2008 alle 9:15 pm
Che dire.. ho fatto il militare dalle tue parti e trovo che la Sicilia sia un posto bellissimo pieno di tantissime brave persone.. anche le mie origini sono di lì..
purtoppo le persone a volte sono strette da una morsa che non le lascia nemmeno pensare e dimenticate…
non posso che approvare quello che hai scritto,
in bocca al lupo