Mi ricordo. Guardavo oltre il verde, dal monte, sulla città, la luce brillava sul mare, Genova, sull’acqua, mi dava segnali, diceva di farmi avanti, stare zitto e farmi avanti coi mie sospiri, che li avrebbe sistemati lei, che li avrei dimenticati. Poco rumore, gli insetti ronzavano vicino, il vecchio fumava, accendeva di rosso il suo sigaro e sputava lunghe, rotonde, nuvole bianche, unica compagnia nel pomeriggio caldo della prima estate. Quei pomeriggi di rumore silenzioso, toccati dal caldo e dagli odori del verde, quei pomeriggi di caldo freddo in piedi in mezzo all’aria fluida.Allontanarsi dalla città, bella abitudine, lasciarsi alle spalle tutto, almeno per un momento, e ricordarsi di essere libero, come con L, parecchi anni prima. Ricordarsi il diritto di essere libero. Ricordava e mordeva le mani, respirava forte, ansimava rivedendo attimo dopo attimo ciò che la terra bruna aveva coperto. La guardavo negli occhi, non si sottraeva, era più pronta di me, difficile abbracciarla, il suo corpo resistente, piccolo, mi pungeva. Vicino, aveva un qualcosa, attraeva e respingeva. La sua pelle sottile, sulle sue ossa leggere, sui suoi occhi neri, intorno alle sue unghie sottili. Eri leggera, amica mia, la mia passione volava, ma tu, così come sei, come quella musica turca che ascolto, eri molto più pesante di me.Una cicala si posa sulla spalla del vecchio, il suo peso è retto e stimato dai suoi occhi grigi, muto, il tempo faceva il suo corso e ‘l suo dovere su lui. Passano decenni e passano ancora anni, sente sempre la stessa musica e ricorda allo stesso modo la sua amica leggera dagli occhi sottili.
confesso che dopo aver letto varie volte il testo non sono riuscito a capirlo.sonotonto io o giovanni è troppo ermetico? mi dispiace!
Onestamente, non c’è moltissimo da capire, non è questione di essere tonti o ermetici, è solo la descrizione di alcuni momenti..