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IL chiarore delle gocce di pioggia decora l’aria intorno alla sua pelle tesa e bruciata, picchietta addosso, a piccoli aghi, sul sale, risorto dall’aranciata, nuovamente lui, s’incammina per chissà dove, carico del ricordo d’un omicidio, sempre con vago sorriso.

Batte i piedi nella rena, nel aria rarefatta la sabbia s’attacca alle sue estremità come succhiotti, piccoli disegni notturni, dove, al tramonto, non sferza la brezza leggera.

Dolce, la pioggia d’estate ti ricorda qualcosa e poi se ne va senza freddo, dolce amica, ti ricorda di muoverti e concilia il sonno come un corilon.

Ti girano intorno tutte le cose, ‘’ tu ‘’ centro d’un piccolo dramma.

Ti volti di continuo com’ a controllare se la realtà mutasse alle tue spalle, ma è sempre quella d’un attimo prima, si ,quella d’un attimo prima, davvero, e dici ” boh.. ” e continui sulla riva del mare.

Sai che tra poco verrà a farti visita il solito mostro dalla testa di bue come da un sacco di sere, sai che non potrai che annuire davanti al ripropinamento delle tue colpe e vergogne, poi pensi ”sono medaglie” e continui sul orlo del mare.

L’aria marina, dopo tempo, ti ha sbiondito parecchio, anche i tuoi occhi sono più chiari, i vestiti, lisi, ti accompagnano senza scarpe e, questa notte, com’ al solito dormirai di colpo s’ un lato dove ti troverai.

A tanti ispiri curiosità, ad alcuni fai pena, ad altri rabbia, molti ti capiscono alcuni no.

Un reo confesso omicida fa indubbia impressione e ancora di più la tua apparente pazzia, mentre chiaramente dici, tranquillamente, che, tranquillamente, lo rifaresti, senza emozioni, senza tradirti, che per te è il naturale corso della vita, come mangiarsi un gelato.

Questo tuo buco normale nella normale morale di tutti è indubbiamente un sonoro forte disattento ritorno, per chiunque, anche solamente, ti veda passare di qui.

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