Pagine sparse di me sparsa

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Questa piccola raccolta, è piccola in molti sensi. Le poesie non sono molto numerose, il loro valore non esiste se non per ciò che suscitano a me stessa, inoltre molte sono state scritte ad un’età giovanissima della mia vita.

La riservatezza della mia penna, che non corrisponde ad una riservatezza così spiccata nella vita, è dovuta al bisogno che fino ad ora avevo avuto, un bisogno ancora adolescenziale, di confessare i miei nodi interiori inconfessabili.

Non ho mai partecipato ad un concorso, presentato le mie poesie ad un editore, né mostrato queste produzioni a persone con cui non avessi un rapporto molto personale.

Ora qualcosa sta cambiando, in me e attorno a me.

Non nascondo la presenza di un ancora forte imbarazzo nel mostrare questa mia particolare sfaccettatura su carta, e ammetto di sentirmi anche sulla soglia della presunzione, supponendo che si possa trattare di qualcosa di “letterario” degno di uno sguardo professionale. Ma per la prima volta, all’età di ventisei anni, sento il desiderio di sperimentare l’effetto delle mie parole interiori sugli altri.

Forse gli impegni lavorativi di insegnante, appena intrapresi, forse uno sguardo più concreto al mio futuro e alle possibilità di costruzione che appaiono meno lontane, hanno allargato la concezione dei miei interlocutori.

Quei soggetti immaginari a cui, più o meno consciamente, ci si rivolge scrivendo stanno diventando, non più le combattute parti di me, ma volti di persone che si pongono le mie stesse domande, che possano sentire qualcosa di simile a ciò che colgo in questa fase della mia esistenza.

Allora dedico queste pagine sparse senza pretese a persone che, come me, si sentono sparse, che hanno bisogno di essere raccolte, ordinate; che hanno bisogno di punti di riferimento che le contengano e che gli diano forma, ma non una forma chiusa e rigida. Dedico le mie pagine così intime, a persone sparse perché non lineari e logicamente prevedibili ma in transizione, in movimento continuo, ognuna verso una propria direzione non data, verso la scoperta di nuovi ordini, disordini ed equilibri; a persone sparse in ogni contesto socio-culturale, in ogni geografia e in ogni epoca.

Per chi non crede mai di essere arrivato, completo, a volte con conseguenze ostiche per la propria autostima; per chi crede che questo modo di vivere sia comunque quello che più lo mantiene in contatto con se stesso e con la profondità dei propri sentimenti; per chi ha voglia di mostrarsi senza inganni accettando il rischio di trovarsi indifesi.

Per questi interlocutori sparsi chissà dove e chissà se possibili, immagino di scrivere ultimamente, e il nuovo inaspettato desiderio è di scoprirli, di ricevere un feed-back da loro, così ipotetici, che mi dia stimoli e motivazioni nuove per coltivare la mia forma personale di comunicazione.

Credo che stilisticamente ciò che ho prodotto sia difficile da definire, non so bene se  e quanto si possa chiamare poesia, così “narrata” com’è a volte.

Non parto mai da un modello, almeno consciamente, cerco solo di lasciar fluire il pensiero senza che sia troppo filtrato da aspettative.

Il mio messaggio modesto, che forse sta cercando di essere riconosciuto da qualche empatico interprete, è piccolo, è sparso, ma comincia a desiderare di spargersi un po’ più lontano da sé.

 19 ottobre 2007, Giulia Ruscelli

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