Pensieri e racconti – Brandelli di vita dal pianeta morente

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      Aereoporto di Fiumicino. Ottobre 2006. Un uomo sta scegliendo delle riviste che gli consentiranno di passare un'oretta prima di partire per Catania. Al momento di prendere il solito settimanale, decide di comprare un block-note ed una penna. Si siede, mette i Subsonica in cuffia e inizia a scrivere. Riempie il blocco in poco più di mezz'ora. Da allora, non ha mai smesso di scrivere. Neanche in questo momento. Un abbraccio a Paolo, che era con me in quel viaggio e che ora è in viaggio, per non so dove. Per sempre.

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Vernom

Pubblicato da kiwi65 il 22 dicembre 2007

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Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai d’innanzi ad uno spettacolo unico, un immenso prato verde si disperdeva all’orizzonte.


Strani esseri, mai visti in vita mia, mi fissavano incuriositi.


Provai ad alzarmi, ma un fragore di voci mi rimbombò nella mente:


“FERMO! FERMO! NON TI MUOVERE!”


Atterrito, riposai la testa per terra. Non mi sarei mosso di li’ fino a che non avessi capito chi mi stava urlando nel cervello.


Uno di quegli esseri si avvicinò. Rimase in piedi vicino alla mia testa, guardandomi dall’alto in basso. O almeno, penso che mi guardasse.


Dal mio punto di vista, riuscivo solo a capire che quell’ essere aveva quattro zampe ed indossava una larga veste blu, con un cappuccio che impediva di mostrare le fattezze del suo volto.


-Sei in grado di capirmi, allora - la voce di un bimbo mi rimbalzò in testa.


-Se vuoi comunicare con me, dovrai farlo attraverso i tuoi pensieri. La nostra specie non è in grado di comunicare in altro modo. Se hai capito, muovi una parte del tuo corpo che io possa vedere.


Mossi la testa in segno di assenso.


-Bene. Ora dovrai imparare a comunicare. La tua mente è affollata di voci, immagini. Dovrai concentrarti e fare in modo che sia una sola voce, nella tua testa, a comunicare. E’ chiaro?.


Rimossi la testa.


-Io attenderò qui che questa voce si esprima.


Mi concentrai a fondo e svuotai la mente da tutto quello che potevo.


-Chi siete voi? Che fine ha fatto la mia nave?


-Noi siamo i Cacciatori. La tua nave è stata resa inoffensiva dai nostri sistemi di difesa. Io sono Iona, il capo dei Cacciatori. Ti chiedo di alzarti in piedi e seguirmi.


Mi toccai, in cerca delle mie armi. Ma non ce ne era traccia. Mi alzai in piedi lentamente.


Iona cominciò a camminare. Io lo seguii. Attraversammo una moltitudine di esseri con la veste bianca.   


Arrivammo in una grotta luminosa. Vidi una roccia e mi accomodai.


-Questa è la prima visita che riceviamo da un bel po’ di tempo a questa parte. Questo posto non è sulle normali rotte di navigazione. Penso che ci sia un buon motivo che ti ha spinto qui. Vorrei sapere chi sei e da dove vieni – la voce da bambino era serena e rilassata.


A quel punto, cominciai mentalmente a scandire la formula di rito.


-Mi chiamo Micheal Torres. Sono il comandante della nave Icarus 3, inviata ad ispezionare l’area nove della Galassia K435. Non sono autorizzato a comunicare altre informazioni.-


Iona stette in silenzio per qualche secondo.


-Bene Micheal Torres. Abbiamo provveduto a disarmarti. Per tua informazione, i Cacciatori non sono in guerra con nessuna razza nell’Universo. Quindi tu non sei un prigioniero. La nostra tradizione di ospitalità ci impone di essere disponibili e di soddisfare tutte le esigenze dei nostri ospiti. Prima di essere accompagnato dove potrai rifocillarti ti darò alcune informazioni su questo posto.


Il tono di voce di bambino diventò quella di un uomo anziano.


-Ora ti trovi sul pianeta Sebe. La nostra tradizione di pace e ospitalità risale a diversi cicli stellari fa. Ci fu un momento in cui questo pianeta ed i suoi abitanti furono seriamente sul punto di essere annientati. Come questo pianeta, tutti quelli della Galassia. Ci fu una razza malvagia che tentò di conquistarci.


Quel personaggio raccontava quella storia in una maniera appassionante. Fui assorbito completamente dalla sua voce, come se fosse un vero suono.


-Non avevamo mai pensato che una razza potesse avere questo tipo di ambizione. La violenza non ha mai fatto parte del nostro modo di vivere. La stessa cosa ovviamente non poteva essere vero per i Vernom.-


-Vernom? – chiesi conferma per essere sicuro di aver capito bene.


-Si. Vernom. Il loro livello di progresso scientifico e la loro ambizione li portò a cercare altri pianeti da colonizzare. Dopo aver sottomesso tutti i pianeti della loro galassia, cercarono di invadere le altre galassie. Fu allora che decidemmo di formare una coalizione tra i popoli della nostra galassia, per difenderci.


Iona si fermò per qualche secondo, come a riprendere fiato.


-E cosa successe? – chiesi incuriosito.


-Fu durissima. Dovemmo cambiare completamente il nostro modo di pensare e di vivere. Dovemmo cominciare ad imparare ad odiare, ad esercitarci ad uccidere. Dovemmo orientare la nostra ricerca scientifica allo sviluppo di armi in grado di difenderci dai Vernom, dei quali sapevamo poco o niente.


Arrivò il giorno in cui ci attaccarono. Ci difendemmo come potemmo, combattendo corpo a corpo. Alla fine respingemmo l’attacco, grazie soprattutto alla collaborazione delle altre forze della coalizione. Cosi’ fecero anche gli altri pianeti della galassia. Dopo una guerra che durò molto tempo e che ci costò molte perdite, riuscimmo a sconfiggerli. Alla fine di quella terribile guerra, i rappresentanti di tutti i popoli della galassia si riunirono, per processare gli sconfitti. Ancora una volta, la natura pacifica delle nostre civiltà si dovette mettere al servizio della giustizia. Dopo aspre discussioni, con grande dolore e contravvenendo ad uno dei principi fondanti della vita delle nostre razze, decidemmo di risolvere il problema una volta per tutte.


Questa volta la pausa fu molto più lunga.


-Genocidio. I Vernom sarebbero stati sterminati.


Non fui molto sorpreso della decisione. Il Codice Stellare parlava chiaro.


-Fu cosi’ che trasferimmo i Vernom in una galassia disabitata, senza alcuna tecnologia. Poi inondammo di meteoriti i pianeti dove li avevamo confinati.


Iona rimase in silenzio.  


-Dopo quell’evento, decidemmo di stabilire regole precise per la convivenza delle razze. Fu così che nacque il Codice Stellare, la carta fondante delle nostre civiltà.


Iona si rivolse quindi a me.


-Tu sai cos’è il Codice Stellare, Micheal Torres?


-Certo – risposi senza esitazione.


-Questa è una buona notizia.


-Per quale motivo?


Iona impartì l’ordine mentale. Il comandante della nave Icarus 3 Micheal Torres si afflosciò al suolo come un sacco vuoto, senza un lamento.


In quel momento, nella grotta entrò un Cacciatore.


-Iona, abbiamo cercato dappertutto. Non abbiamo trovato nulla sulla nave. Nessuna mappa, nessun documento. Le apparecchiature di bordo sono disattivate e non c’è possibilità di utilizzarle. Non abbiamo trovato nulla che ci possa dire da dove proveniva questo essere.


Iona scosse la testa. Poi si sedette.


-E’ incredibile. Dopo soli tre cicli stellari.


-Cosa intendi, Iona? – chiese il Cacciatore.


-Li abbiamo inondati con una pioggia di meteoriti. Eppure sono sopravvissuti. Li avevamo lasciati senza tecnologia, per evitare che potessero difendersi. Eppure hanno ricostruito le loro conoscenze. Dopo soli tre cicli stellari, stanno già cercando di riconquistare le galassie.


Che razza i Vernom. La più brillante di tutte.


 


 


 


 

Un commento a “Vernom”

  1. emmaus 2007 dice:

    Bel racconto, Piero! Ben scritto, scorrevole, senza errori e con un bel finale! Che dire di più? Bravo!

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