Pensieri e racconti – Brandelli di vita dal pianeta morente

Una raccolta www.storydrawer.org

    Chi sono



      Aereoporto di Fiumicino. Ottobre 2006. Un uomo sta scegliendo delle riviste che gli consentiranno di passare un'oretta prima di partire per Catania. Al momento di prendere il solito settimanale, decide di comprare un block-note ed una penna. Si siede, mette i Subsonica in cuffia e inizia a scrivere. Riempie il blocco in poco più di mezz'ora. Da allora, non ha mai smesso di scrivere. Neanche in questo momento. Un abbraccio a Paolo, che era con me in quel viaggio e che ora è in viaggio, per non so dove. Per sempre.

    Chat



    Lettori cercansi

Maria l’incantatrice

Pubblicato da kiwi65 il 17 settembre 2008

Scarica come ePub

1 Star2 Stars3 Stars4 Stars5 Stars (4 votes, average: 4,50 out of 5)
Loading ... Loading …

14 settembre 1928 – piana di Caserta
Il giovane brigadiere Serpieri pedalava piano, dietro al maresciallo Marconi. Dopo aver percorso un chilometro sullo stradone che portava a Caserta, svoltarono a destra e imboccarono un viottolo che si addentrava in un boschetto.
Ogni tanto il maresciallo si voltava per vedere se il brigadiere era ancora sconvolto per quello che aveva visto. Lui pedalava e guardava fisso davanti, tenendo d’occhio un punto immaginario nel quale sembrava volesse far scomparire quelle immagini dai suoi occhi.
Arrivati al casale, i due carabinieri si fecero largo a spintoni tra i contadini sconvolti e tra le donne che urlavano il proprio dolore al cielo. Arrivarono al portone, dove un contadino alto e muscoloso provvedeva a non far entrare nessuno.
- Vito, nessuno è entrato? – chiese il brigadiere.
- Bongiorno, marescià. Bongiorno, brigadiè! – disse il contadino, rispondendo al saluto dei due militari con una tremante mano tesa sulla fronte – Da qua, niscuno è passato.
- Grazie Vito. Puoi andare. Ora tocca a noi – gli fece di rimando il maresciallo, aprendo la porta.
Quando aprirono la porta della camera da letto, al secondo piano del casale, a stento trattennero i conati di vomito.
- Santa Maria Addolorata! – biascicò a fatica il brigadiere.
Il maresciallo Marconi si guardò in giro. Poi si chinò e prese un coltello da terra. Iniziò a girarlo e rigirarlo.
- Sembrerebbe un coltello da macellaio.
A quelle parole, il brigadiere Serpieri riacquistò lucidità e riuscì ad articolare qualche parola.
- Eh sì. Sembra proprio di si. Se quel ragazzo è chi penso io, è un buon indizio.
- Sembrerebbe di sì.

Sul letto al centro della stanza giacevano due corpi nudi, un uomo e una donna. Lei era una bella ragazza dai lunghi capelli neri, sui vent’anni. Il suo ventre era completamente squarciato e giaceva supina, con gli occhi sbarrati. Al suo fianco un ragazzo, più o meno della stessa età, con gli occhi chiusi ed i polsi tagliati.
Vicino al letto, su una sedia che si regeva in piedi per miracolo c’era il vestito di lei, completamente intriso di sangue. In un angolo, tutta ammucchiata, la roba di lui, quasi del tutto pulita. L’arredamento della stanza era completato da un comò, sul quale non c’era nessun soprammobile.
- Ora non ci resta che aspettare il magistrato. Intanto faccia recintare la casa e metta degli uomini per non far passare nessuno.
- Comandi, signor maresciallo.
Il brigadiere si avviò verso la porta, continuando a respirare attraverso il fazzoletto e facendo attenzione a non scivolare sul sangue che ricopriva ormai anche quasi tutto il pavimento.
- Brigadiere, non perda tempo. Le ho dato un ordine!
- Comandi! – il brigadiere uscì di scatto dalla porta, lasciandola socchiusa.
***
- Allora, vediamo cosa c’è qui. Maria Travati, vent’anni, figlia di Giuseppe Travati e Teresa Mori, contadini a mezzadria a servizio dei marchesi De Montis. Lui invece è Carlo Giulietti, figlio di Antenore Giulietti e Firmina Genotti. Lavora a bottega dal padre, macellaio. I due ragazzi si frequentavano da qualche tempo e stavano progettando di sposarsi.
Il magistrato, il dottor Bravieri, sprofondato sulla poltrona della sua scrivania, dopo aver letto il rapporto, guardò tra i fogli che aveva in mano, per cercare qualcos’altro da leggere. Ma non c’era nient’altro.
- Tutto qua?
- No dottore. Abbiamo interrogato i vicini di casa, per sapere qualcosa di più dei due ragazzi. Era una coppia di persone molto diverse tra di loro. Lui era un tipo tranquillo, posato, un po’ taciturno. Lei invece era tutto il contrario. Bella, socievole, corteggiatissima. Carlo era molto geloso e controllava continuamente Maria, per tenere tutti quei mosconi lontani da lei.
- Interessante. Poi?
- Carlo e Maria si vedevano ogni tanto nel casale disabitato del cugino di lui, il luogo dove sono stati ritrovati entrambi cadaveri.
- Basta così?
- Basta così.
Il magistrato guardò per qualche secondo il maresciallo, per essere sicuro che non ci fosse nient’altro da sapere. Il maresciallo a quel punto diede il suo punto di vista sul caso.
- Questa è la situazione, dottore. Un macellaio geloso litiga furiosamente con la fidanzata mentre ci sta facendo l’amore, la uccide con una ventina di coltellate all’addome e poi preso dal rimorso si uccide tagliandosi le vene. Tragga lei le conclusioni…
- Maresciallo, non mi pare che la situazione si presti a diverse interpretazioni.
- Secondo lei quindi è tutto chiaro?
- Direi di sì.
Dubbi. Bisogna sempre avere dei dubbi, soprattutto quando le cose sembrano ovvie. E questo, per il maresciallo Marconi, era proprio il momento di farseli venire, i dubbi.
- Io non sarei così sicuro che le cose siano andate in questo modo.
- E perché mai, maresciallo?
- Mah, io cerco di immaginare la scena. Mi metto nei panni del macellaio. Sono geloso e voglio uccidere la mia morosa perché mi tradisce. Che faccio? Aspetto di vederla al solito posto e mi porto un coltello dei miei, che tagliano bene. Poi la squarto bene bene. Solo che alla fine mi pento e mi taglio le vene.
- Che c’è di strano?
- Se uno parte per uccidere la donna che ama, perché venti coltellate all’addome? Con quella violenza? Se ne può fare a meno, di coltellata ne basta una. Oppure si può usare il veleno. A meno che non è in preda ad un raptus.
- Già.
- Ma se sono in preda ad un raptus, vuol dire che non ho premeditato di ucciderla. E allora, perché mi sono portato dietro un coltello, se pensavo solo di fare l’amore?
- Magari il macellaio girava abitualmente con quel coltello.
- Si, un coltello da macellaio con la lama da venti centimetri. Ma andiamo, dottore!
- Non vedo cosa ci sia di strano. Maresciallo, non si faccia venire idee strane per la testa. Il tempo di finire le pratiche e chiudiamo il caso. Intesi.
- Mi dia solo qualche giorno, dottore. Il tempo di verificare alcune cose.
- Non mi faccia problemi, maresciallo.
- Non si preoccupi, dottore. Solo qualche controllo.
***
C’era parecchia gente da sentire ed il tempo concesso dal magistrato era molto poco. Il maresciallo Marconi decise di iniziare con Michele Abbate, un contadinotto attaccabrighe, nervoso, irascibile, che aveva già avuto a che fare con i carabinieri un numero imprecisato di volte. Era da poco al servizio dei De Montis.
- Marescià, a me che m’avete chiamato a fare? Io quei giorni ero da mia madre, giù a Caserta.
- Grazie di avermelo detto, Michele. Poi controlleremo. Intanto, sappiamo che facevi il filo a Maria. Una volta ti hanno sentito dire che avresti fatto qualsiasi cosa per averla.
- Si marescià. Ma mica volevo dire che avrei ammazzato Carlo. Ma l’ha visto Carlo? Ma quello era il doppio di me! E come facevo ad ammazzarlo? Se mi pigliava mi faceva a pezzi!
- Che ne so. Magari sei andato tu alla casa assieme a qualcun’altro e li hai ammazzati tutti e due. Mentre dormivano.
- Si asciuto pazzo, marescià? Si tuosto! Stavo a Caserta, marescià! A Caserta!
Michele scattò in piedi, allungando la testa verso il maresciallo, che di rimando, in una frazione di secondo assunse la stessa posizione, dall’altra parte della scrivania.
- Dammi una capocciata e ti giuro che esci di galera quando le galline inizieranno a pisciare. Hai capito, testa di cazzo? Ora risiediti e stai calmo. Non abbiamo finito con te – gli disse il maresciallo lentamente, guardandolo negli occhi.
Michele si risedette, mordendosi le labbra per non dire quello che avrebbe voluto.
- Adesso tu stai qui assieme al brigadiere e gli racconti tutto quello che hai fatto nell’ultima settimana. Voglio sapere tutto. E stai attento, se mi accorgo che mi prendono per il culo non uso più nessun riguardo. Con nessuno – il maresciallo sventolò l’indice in faccia a Michele una decina di volte.
- Brigadiere, continui lei – il maresciallo prese il cappello e se lo infilò, aggiustandosi rapidamente il pennacchio. Il brigadiere prese un altro foglio e ricominciò ad interrogare l’arrogante contadinotto.
Ne aveva di spasimanti, Maria. Almeno una decina. Più o meno tutti contadinotti e operai, come Michele. E più andava avanti negli interrogatori, più si rendeva conto che se qualcuno aveva organizzato quel mattatoio, non poteva essere un sempliciotto.
I De Montis avevano un nipote, Antonio, che dava una mano in campagna. Una trentina d’anni, non sposato. Anche lui taciturno, un po’ troppo affezionato alla bottiglia. Aveva una zoppìa piuttosto marcata, a causa di una caduta, anni prima. Gli altri contadini qualche volta lo avevano visto infastidire Maria. Decise di interrogarlo.
- Allora Antonio, che mi dici di Maria?
- Niente. Maria era una strega.
- Come una strega?
- Sì. Prendeva le galline e gli faceva delle cose, faceva colare il sangue e ripeteva delle parole strane, non si capiva niente.
- Ma che dici? Veramente?
- Sì marescià! Ma non lo dica a mio zio, quello muore di crepacuore!
- E perché? Che gli’importa a lui?
- Ma che scherza, marescià? Per lui Maria era come una figlia, la portava così. Già è morta e avrà tanto dispiacere. Non glielo dica!
- Vabbè – il tono del maresciallo si fece più confidenziale – cambiamo discorso. Ma a te Maria piaceva. O no?
- A me me piaceva pure, ma Carlo se vedeva qualcuno vicino a Maria era capace di aprirlo a metà come un bue.
- Però tu con Maria c’hai provato lo stesso.
- Ma no! C’avevo paura di Carlo, marescià. Ma che so scemo?
- Guarda che t’hanno visto importunare Maria, tre giorni prima che morisse. Lei diceva che se non la smettevi di chiedergli sempre la solita cosa avrebbe raccontato tutto a Carlo.
- Ma chi? Io? Marescià, io ci avevo messo una pietra sopra! Gli ho detto solo che la doveva smettere con quelle galline, sennò la mandavano al manicomio di Aversa!
- Ma che dici? Tu gli stavi addosso come una zecca e lei non voleva sentirti.
- Ma gliel’ho detto. Quella si faceva mandare al manicomio. Già cominciavano a girare le voci. Pure il prete l’aveva detto, in chiesa, che certe cose erano opera del demonio e bisognava smetterla.
Marconi fece qualche controllo e venne a scoprire che Maria effettivamente faceva dei riti, in un casolare abbandonato lungo il fiume. E che a quei riti partecipavano tutti i suoi innamorati, compreso Antonio. Carlo no, non ne sapeva niente.
Il maresciallo decise di fare un sopralluogo sul casale dei misteri. Giunse lì nel primo poneriggio e vide che era tutto in rovina, con il piazzale pieno di erbacce. Un sentiero portava dietro alla costruzione fatiscente, dove un piccolo buco nel muro permetteva di entrare in una stanzetta buia.
Certo che se non l’avesse saputo prima, avrebbe fatto fatica a credere che in quel posto si tenevano messe nere e sacrifici di animali. Non c’era alcun oggetto. Non c’era traccia di passaggio di topi o di animali. Niente di niente. Solo un leggero odore di bestia morta. Nessuna traccia di sangue.
Prese la bicicletta e se ne andò verso la caserma, preso dai suoi pensieri.
Era arrivato il momento di parlare con i padroni di casa. I marchesi De Montis erano Evaristo, nobile da decine di generazioni e Chantal, una donna francese dal passato oscuro, che il marchese Evaristo aveva conosciuto in uno dei suoi innumerevoli viaggi a Parigi per affari.
I marchesi De Montis non avevano trovato un momento per poter parlare con il maresciallo. D’altronde, aveva fatto sapere il marchese Evaristo, cosa c’era ancora da sapere su quella storia? Era evidente che si trattava di una storia passionale.
Così il maresciallo Marconi dovette partire e andare ad interrogare il marchese Evaristo a domicilio. E la cosa gli diede enormemente fastidio. Durante il viaggio in bicicletta il maresciallo dovette lavorare molto su sé stesso, per calmarsi.
Quando bussò al portone, il maresciallo Marconi era perfettamente entrato nella parte del carabiniere modello, che stava per intrattenere un cordiale colloquio con un riverito nobile di antica casata.
- Prego maresciallo, si accomodi. Il marchese Evaristo la riceverà subito – il vecchio maggiordomo lo fece accomodare nel salotto buono.
Dopo qualche minuto, un uomo sulla sessantina, ben vestito e con un largo sorriso entrò nel salotto, facendosi incontro al magistrato con la mano tesa.
- Maresciallo! Che piacere conoscerla! Sono Evaristo De Montis.
- Molto piacere, signor marchese. Non le faccio perdere molto tempo. Solo qualche domanda. Sa, è una cosa puramente formale, per chiudere le indagini.
- Sono a sua disposizione. Questa mattina mi sono liberato da tutti gli impegni per lei.
- Molto bene. Andiamo subito ai fatti. Da quanto tempo i Traviati sono al suo servizio?
- Almeno una ventina d’anni. La povera Maria è nata qualche mese dopo che Giuseppe e Teresa sono venuti a stare qui da noi…
Il marchese ebbe un tremolio nella voce e tirò fuori un fazzoletto ricamato – Mi scusi, maresciallo – disse asciugandosi una lacrima – ma per me Maria era come una figlia, sa, noi non ne abbiamo…
- Ha notato qualche stranezza – chiese il maresciallo, dopo aver atteso che il marchese si fosse ripreso – ultimamente, nel comportamento di Maria?
- No, non più del solito. Maria è sempre stata una ragazza molto espansiva, gli piaceva scherzare con tutti. Da quando si era accompagnata con Carlo era diventata molto più seria. Certo, che avrebbe potuto fare? Quel macellaio non gradiva il suo comportamento.
- Lei si era fatto un’idea di Carlo?
- Guardi, vederla assieme a quel macellaio mi faceva star male. Lui era un tipo irascibile, pronto ad attaccar briga con tutti. Era continuamente alle prese con gli spasimanti di Maria.
- Tra gli spasimanti c’era anche suo nipote Antonio?
- Ma per carità! Mio nipote ha altro da pensare. Deve portare avanti questa azienda. Non abbiamo figli noi, sa? Un giorno tutto questo sarà suo! E poi Maria non era il tipo giusto per lui.
- Perché dice questo?
- Lei era una ragazza con un carattere troppo forte per lui. Lo sovrastava. Anche se a lui piaceva tanto, abbiamo fatto di tutto perché stessero lontani. Poi lei si è messa con Carlo e lui ha smesso di importunarla.
- Ne è sicuro? Guardi che ci sono dei testimoni che l’hanno visto importunare Maria qualche giorno prima che morisse.
- Non mi risulta. Poi l’avrei saputo, Antonio lo tengo sotto controllo, ne voglio fare un ragazzo modello. Non dia retta alle voci. Sono chiacchiere di contadini.
- Le risulta che Maria partecipasse a dei riti satanici nel casolare lungo il fiume?
- Ma cosa dice, maresciallo? – disse il marchese, segnandosi – Io la conoscevo bene, era come una figlia per me. So che ci andavano molte persone, ma su questa cosa potrei mettere la mano sul fuoco. Maria non c’è mai andata. Ma che fa maresciallo? Dà retta ai contadini?
- A dir la verità, questa cosa me l’ha detta suo nipote Antonio, signor marchese. Ah, a proposito, scusi la domanda diretta. Ma Antonio ogni tanto si ubriaca ancora?
De Montis si alzò di scatto in piedi e tese la mano al magistrato.
- Maresciallo, devo salutarla. Mi sono ricordato mentre parlavamo che ho in impegno improrogabile e la devo salutare – il suo tono di voce non lasciava alcuna via d’uscita.
- Ah, mi dispiace. Dovremo rivederci. Ho ancora delle domande da farle…
- Ma quali domande, maresciallo? Ma cosa c’è ancora da scoprire? Quel macellaio era gelosissimo e l’ha uccisa. Poi si è tagliato le vene dal rimorso. Era uno che se ne intendeva di coltelli, dicono ne avesse sempre uno dietro. Se ne faccia una ragione, dia retta. E’ tutto molto semplice. Perché cercare qualcosa che non esiste? La saluto.
Già. Perché cercare qualcosa che forse non esiste? E se Carlo avesse veramente portato sempre con se un coltello con la lama di venti centimetri? Per difesa personale, non per altro.
Ma l’idea che uno va a fare l’amore con la propria fidanzata e si porti dietro una sciabola del genere non riusciva ad andargli giù.
Decise che prima di fare qualsiasi altra cosa, avrebbe dovuto fare quattro chiacchiere con la marchesa De Montis. Da quello che si diceva in giro, lei non andava molto d’accordo con il marito. Ed era molto loquace. L’avrebbe incontrata, ma da sola.
La marchesa Chantal De Montis non fece nessuna difficoltà ad andare a trovare il maresciallo in ufficio. Una donna affascinante, nonostante l’età. Muoveva le mani con leggerezza, mentre la sua voce lieve e la tipica erre tenevano inchiodati sulla sedia il maresciallo ed il brigadiere.
- Cosa le devo dire, maresciallo? A me quella ragazza non è mai piaciuta. Non so cosa facesse la notte in quel casolare abbandonato, ma le posso dire che gli uomini stravedevano per lei. Tutti. Qualunque uomo, di qualsiasi età avesse a che fare con lei alla fine se ne innamorava. Quindi, qualche idea su quello che facesse… insomma… ce l’ho!
- Signora Marchesa, lei pensa veramente che quella ragazza si concedesse a tutti quegli uomini? Tutti assieme nella stessa notte?
- E perché no? Guardi che non è una cosa così impossibile.
- Io ho saputo che in quel casolare Maria e alcuni uomini partecipano a delle messe nere. Anche Antonio era un assiduo di quei riti…
- Antonio? – disse lei, sgranando gli occhi azzurri, restando per qualche secondo in silenzio – E’ possibile che sia andata così, a pensarci bene. Era veramente pazzo di quella ragazza, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di starle vicino. Evaristo cercava di tenerlo lontano da lei, non sapevo che andasse al casolare la notte. Ma la cosa, come le ho detto, non mi meraviglia più di tanto.
- Ora il problema è risolto.
- Mamma mia che tragedia! Poveri ragazzi. Certo che una fine cosi’ non si augura a nessuno. Però la vuole sapere una cosa, maresciallo? Le sembrerò cinica, ma penso che senza quella donna siamo tutti più tranquilli.
- Eh già. Me ne sono reso conto. Senta, un ultima cosa. Vorrei farle una domanda un po’ personale, se posso.
- Prego maresciallo, ma le pare, dica pure – la signora Chantal sorrise maliziosamente a quella richiesta – non si faccia scrupoli.
- Lei va d’accordo con suo marito?
- Mio marito? – la signora fece una smorfia di fastidio – Sa cosa penso? Che anche lui fosse innamorato di quella donna. Come lo è di molte altre donne, d’altronde.
- Da quello che capisco, le cose tra di voi non vanno molto bene…
- Non vanno molto bene? – rise di gusto, la marchesa – le cose non vanno proprio, signor maresciallo. Io ed Evaristo dormiamo in camere separate ormai da anni! Siamo, come dite voi? Soci in affari, sì. Lui si occupa del casale, della terra, del personale e io… diciamo che recito la parte della perfetta padrona di casa. E’ una situazione un po’ squallida, ma io non ho niente al di fuori di quel casale. Poi ho una certa età, non posso certo pensare di rifarmi una vita…
- Beh, certo. La situazione non è delle migliori, ma lei pare averla presa bene.
- Certo maresciallo – disse Chantal, aggiustandosi la collana di perle – ho imparato che non possiamo sempre aspettarci il massimo dalla vita. Bisogna prendere quello che viene!
Il maresciallo Marconi cominciava a vedere la luce in fondo al tunnel. Ancora i contorni di tutta la storia non erano ben chiari, ma tutti i pezzi di quel mosaico stavano prendendo il loro posto.
L’indomani mattina, ad aspettarlo in ufficio, trovò il dottor Bravieri.
- Dottore! Buongiorno, che sorpresa!
- Buongiorno maresciallo, si sieda. Dobbiamo fare due chiacchiere, riguardo quella faccenda.
- Si, anche io volevo parlarle. Ci sono degli sviluppi. Ho scoperto che…
- Quello che ha scoperto non mi interessa, maresciallo. Lei sta facendo pipì fuori dal vasino.
- In che senso?
- Nel senso che quello è un caso chiuso. Lei doveva solamente colmare alcune lacune formali nella documentazione, non fare indagini ulteriori.
- Ma… dottore, le garantisco che…
- Non voglio sentire nulla. Voglio un rapporto dettagliato su come sono andate le cose. E sa già cosa mi aspetto. Ci vediamo stasera, per chiudere la faccenda.
- Va bene, dottore.
Dieci minuti dopo, il maresciallo Marconi, nero come la pece, stava iniziando a preparare il rapporto richiesto dal magistrato, quando Serpieri entrò nel suo ufficio, con una tale furia che quasi cascò per terra.
- Beh? Brigadiere? Che le prende? Non si bussa neanche più? Per avere tutta questa fretta come minimo ha le doglie – disse il maresciallo, che aveva la testa immersa in ben altri pensieri per aver voglia di fare una bella ramanzina al brigadiere.
- Maresciallo, fonogramma dai carabinieri di Caserta! Legga qua! – il brigadiere sventolò un foglio di carta malconcio sotto il naso di Marconi.
Il maresciallo Marconi e il brigadiere Serpieri si diressero a tutta velocità con le loro biciclette verso il casale dei De Montis, per parlare con Michele Abbate.
Poi verso mezzogiorno, si presentarono a casa di Evaristo De Montis, per fare quattro chiacchiere con il padrone di casa.
- Maresciallo! Che piacere rivederla!
- Marchese De Montis! Ha qualche minuto per noi?
- Come no! Si accomodi!
- Grazie. Si metta comodo anche lei. Le devo raccontare una storia.
- Ah, maresciallo! Lei vuole scherzare?
- Mi ascolti, le piacerà!
- Va bene. Mi piace ascoltare le storie, da quando me le raccontava mio nonno. E’ a lieto fine? – chiese ironicamente il marchese.
- Che faccio? Le racconto il finale prima della storia, marchese? Ascolti! – disse il maresciallo spegnendo con la sua battuta il buonumore del marchese – Allora. Una notte di settembre, in un casale lungo il fiume si ritrovano, come accade spesso, delle persone. Maria Traviati, Michele Abbate e suo nipote Antonio. Il motivo dell’incontro è una messa nera, officiata da Maria.
Evaristo ascoltava ammutolito.
- Durante il rito, ad un certo punto, Antonio e Michele, accecati dal desiderio, saltano addosso a Maria. Lei, che è molto agile e forte riesce a divincolarsi e urla in faccia ai due che andrà di corsa a denunciarli. A quel punto Antonio perde la testa, prende il coltello da macellaio che Maria usa per i suoi riti e la trafigge con una ventina di colpi, sotto lo sguardo raggelato di Michele. Dopo qualche minuto, ripresisi entrambi dallo spavento, decidono di chiedere aiuto. A chi? A lei, naturalmente.
- A me? Ma cosa dice! – Evaristo sorrise.
- Mi lasci finire. Entrambi vengono da lei. Nonstante l’ora, lei capisce la situazione, si alza e si muove rapidamente. Andate tutti e tre al casale, con una carrozza, prendete Maria e la portate al casale dove lei è solita incontrarsi con il fidanzato. La mettete sul letto e la spogliate. Dopodichè Antonio parte di corsa in bici e va a casa di Carlo, svegliandolo di soprassalto. Gli racconta che Maria sta molto male, che lui sa dove sta, di seguirlo immediatamente.
Evaristo seguiva impassibile il racconto, fissando negli occhi il maresciallo.
- Il povero Carlo inforca la bici e segue Antonio fino dentro al casale del cugino. E’ troppo sconvolto per chiedersi come mai Maria si trovi lì senza di lui. Apre la porta della camera e urla. Lei, alle spalle, lo colpisce alla testa. Lo prendete, lo spogliate e lo mettete sul letto. Dopodichè, con lo stesso coltello usato per uccidere Maria, gli tagliate i polsi. Finito il lavoro, tornate tutti e tre al casale vicino al fiume e date una bella ripulita al posto dove Maria teneva le sue messe nere. Poi ve ne andate tutti a dormire.
- Bella storia, maresciallo. Mi dice chi glel’ha raccontata? – disse il marchese, che a quanto pare la storia raccontata dal maresciallo non aveva tolto il buonumore.
- Michele Abbate. Aveva detto di essere a Caserta, quella notte, ma abbiamo controllato. Quella notte è uscito da casa della madre ed è rientrato la mattina. Ce lo hanno confermato i carabinieri della stazione lì vicino, che hanno interrogato la madre. E questa è la sua confessione firmata – disse il maresciallo, sventolando un mazzo di fogli scritti fittamente – E ora, ci segua.
Evaristo scese lentamente le scale e si avviò a piedi sullo stradone che dalla sua dimora si dirige verso il paese. A seguirlo, il maresciallo e il brigadiere, in bicicletta.
In senso contrario, sullo stesso stradone, una decina di uomini a cavallo arrivarono al galoppo. Giunti all’altezza di De Montis, due di loro estrassero due mazze e le picchiano violentemente sulla fronte del maresciallo e del brigadiere.
- Meno male, pensavo non arrivaste più! – disse il marchese, mentre veniva liberato dalle manette.
Il brigadiere si lamentava ancora. Uno degli uomini scese da cavallo e lo finì, con due colpi secchi di mazza sulla nuca.
Le indagini sulla tragica morte del maresciallo e del brigadiere conclusero che entrambi i militari erano stati aggrediti da una banda di briganti, che dopo averli uccisi, li spogliarono delle armi.
Il caso di Maria e Carlo fu archiviato. Omicidio-suicidio, di natura passionale.
Il dottor Bravieri ebbe la prima pagina del giornale locale, per aver risolto entrambi i casi in così poco tempo.
A Michele Abbate venne diagnosticata una grave forma di schizofrenia, aggravata da comportamenti violenti. Fu internato nel manicomio di Aversa.

2 Commenti a “Maria l’incantatrice”

  1. bernardodaleppo dice:

    Molto carino, credo potresti farne un soggetto per un filmTv.

  2. emmaus2007 dice:

    Molto bello, ricco di colpi di scena. Bravo! Ciao!

Lascia un commento

XHTML: Puoi usare questi tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>