La magia di un racconto…

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L’uomo senza storia

Pubblicato da letizia il 18 dicembre 2007

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L’UOMO SENZA STORIA


 


Dietro la finestra al primo piano, di un alto edificio nel cuore della città, si stagliava la silhouette di un uomo in piedi contro la luce soffusa di una lampada. Dall’altra parte della strada una folla di gente si riversava fuori da un cinema dopo l’ultimo spettacolo della sera.


“Sam, dammi retta, prenditi una vacanza.”


L’uomo si voltò e si allontanò dalla finestra “Non ne ho voglia.” disse Sam sedendosi “Al, non è il momento!”


“Certo che è il momento!” ribatté Al dall’altra parte della scrivania “E sarebbe anche il momento che tornassi a casa. E’ tardissimo, Julia ti starà aspettando.”


“No, Julia è fuori città per lavoro. E io non me andrò fino a quando non ti avrò convinto che non sono ‘da vacanza’.”


“Ascolta, non sto dicendo che devi appendere i guantoni al chiodo e ritirarti. Solo ti ci vuole una pausa.”


“Il mio ultimo libro ha venduto milioni di copie!”


“Certo, perché c’era il nome Sam Beckett! Anche se fosse stata la piantina stradale di una città della Patagonia, l’avrebbe comprato chiunque, solo perchè c’era il tuo nome!”


Sam gli rivolse uno sguardo torvo “Tu sei il mio editore, dovresti essere contento di vendere i miei libri.”


“Io sono anche un tuo amico.” rispose Al quasi offeso e si sporse in avanti “Il tuo genere è un thriller-splatter, le  tue storie sono agghiaccianti, truci…”


“Non è il caso che me lo ricordi.” lo interruppe Sam.


“Bè, forse sì. Il problema è che i tuoi ultimi libri si sono ridotti ad una conta dei corpi! Hai solo decapitato, sezionato e amputato praticamente tutti i tuoi personaggi. Stai perdendo colpi. Ti ci vuole una vacanza.”


“No, mi ci vuole un omicidio.” obiettò Sam “Ho sempre preso spunto dalla cronaca nera dei giornali ma ultimamente tutti i serial-killer sembrano… andati in vacanza.”


“Già, che peccato! Qualcuno dovrebbe mettersi ad emulare Jack lo Squartatore così tu potresti tornare a scrivere come una volta.”


“Io tornerò a scrivere come una volta!” righiò Sam “Non ho il blocco dello scrittore!”


“Ma certo che no!” s’affrettò a confermare Al “Sei solo un po’ stanco. Perché non approfitti della situazione, sposi quella povera ragazza e fai di lei una donna onesta? Organizzate una bella cerimonia, una luna di miele in un’isola tropicale e quando torni riprendi in mano la penna e vedrai che sarai di nuovo il terribile Sam!”


Sam ghignò “Pensa se mentre siamo in chiesa mi viene un’idea improvvisa e devo interrompere le nozze. Dove corri, tesoro? A casa! Il mio nuovo personaggio sta per essere squartato vivo! E’ inchiodato ad un tavolo per le mani e un uomo, chino su di lui con una lametta, sta per…”


“Sì, ho capito, ho capito!” lo interruppe Al “Non è il caso che entri nei particolari. E non fare una cosa simile alla povera Julia…”


“Lo so, ma è più forte di me, ogni volta che mi viene una buona idea non capisco più niente e devo correre a scriverla prima che me la dimentichi.”


“Questa sì che è bella, uno scrittore con la memoria corta.” osservò ironico Al.


“Mai quanto un editore che non legge i libri che pubblica.” ribatté Sam “E non così smemorato da dimenticare di cosa stavamo parlando! Tu sei di stomaco troppo delicato per riuscire a leggere i miei romanzi, quindi come fai a dire che gli ultimi erano solo un macello?”


Al fece una smorfia “E’ stata la mia terza, no seconda moglie… o forse era la quarta?”


“Santo cielo, Al! Ma come fai a non ricordare neanche quando ti sei sposato?”


“Io non dimentico quando mi sono sposato, dimentico quando ho divorziato! E’ la mia terza moglie, Annie! Mi chiama sempre per dirmi che ha letto il tuo ultimo libro e come l’ha trovato.”
“Cosa? E tu sul giudizio di una moglie di cui ricordi appena il nome dici che i miei libri sono da buttare?”


“Veramente non è stato solo il giudizio di Annie…” precisò Al giocherellando con una manciata di francobolli.


Sam si alzò in piedi, girò per lo studio, alle cui pareti erano appese le copertine incorniciate dei suoi best-seller, poi finì di nuovo davanti alla finestra. La strada era deserta e silenziosa adesso.


“Sam, mi è venuta un’idea!” esclamò Al quasi stupito di sé.


“Quale? Di sposarti per la settima volta?”


“Mi sono sposato già sei volte?” chiese Al e sconcertato si mise a contare sulle dita “Dunque, la prima è stata Lucy… o forse è stata la quarta?”


“Al! qual’era la tua grande idea?” domandò Sam voltandosi “E non dirmi che è una vacanza in un’isola tropicale perché finisci giù dalla finestra!”


“Non posso finire in ospedale, domani devo andare in tribunale.”


“Chi è questa volta?”


“Grace. Oh, lei era un angelo…” sospirò “E adesso mi vuole mandare in rovina!”


Sam lo guardò aggrottando la fronte “Perché finiamo sempre per parlare di donne?”


“Perché io le adoro!” rispose Al “Sono così belle, hanno le labbra morbide, la pelle profumata…”


“Sai, mi stupisco che sei riuscito a sposarti tante volte.”


“Scherzi? Le donne mi adorano!”


“Già, però tutte quelle che ti hanno sposato hanno poi voluto divorziare!”


“Oh, lasciamo perdere! E’ tardi per discutere di questo e noi stavamo parlando di te!”


Sam allargò le braccia e tornò a sedersi.


“Perché non cambi genere?” suggerì Al “Fino ad ora hai sempre scritto di maciullamenti, squartamenti, annegamenti…”


“Non ho mai scritto di annegamenti.” obiettò Sam pensieroso.


“Va bene, ma la categoria è quella. Forse ti sei stancato di lavorare solo con i morti. Pensa anche ai vivi! Ecco, tu e Julia vi sposate, andate in viaggio di nozze e prendi spunto dalla tua nuova esperienza scrivendo una bella storia d’amore!”


“Dopo averti sentito contare le mogli mi è passata la voglia di sposarmi.” Sam scosse la testa “Ma io non corro dietro ad ogni gonnellina che vedo… E tu non riuscirai a liberarti di me così in fretta.”


Al poggiò la testa sul ripiano della scrivania, esasperato. Quando la rialzò aveva un francobollo di posta aerea appiccicato sulla fronte “Sam, ho un lavoro da portare a termine per domani mattina e…”


“E dici che dovrei cercare una nuova strada?”


“Perché no? In dieci anni di carriera hai ucciso chissà quanti poveri personaggi nei modi più disparati e incredibili… e certo anche dolorosi.” aggiunse con una smorfia “Forse hai esaurito le possibilità. Cambia genere, non so, scrivi sulla vita sociale di un panda in estinzione.”


“Molto interessante… ma alla fine lo posso far morire?”


“Oh, ma la tua è un’ossessione!”


“Deformazione professionale!” lo corresse sorridendo Sam.


“Va bene, ma adesso te ne torni a casa, ti fai una bella dormita e domani ne riparliamo. Che ne dici?”


“Che ti vuoi liberare di me.” Sam lo scrutò con sospetto “Sei sicuro che non ci sia una bella fanciulla ad attenderti?”


“Magari… ma se ci fosse adesso saresti qui a parlare da solo!”


Sam rise e si alzò “Una storia nuova, eh… Che ne dici un poliziesco. La scena si apre con un cadavere, due poliziotti  indagano…”


“Sam…” lo interruppe stancamente Al “Persone vive, basta con i cadaveri.”


“Oh, è vero. Dunque…” tornò a sedersi “Che ne dici di una storia d’amore?”


Al annuì con esagerato entusiasmo e si accorse di avere qualcosa appiccicato alla fronte.


“Una storia d’amore…” mormorò Sam “Due giovani: si conoscono, s’innamorano ma vengono divisi dal destino avverso. E magari si uccidono insieme!”


Al lo guardò torvo “Ancora morti… E mi prendi in giro?”


“Perché?” chiese candidamente Sam.


“Hai mai sentito parlare di Romeo e Giulietta?”


Sam gemette e si prese la  testa tra le mani.


“Su, non ti disperare.” lo rassicurò Al appallottolando il francobollo di posta aerea “Prima di domani sera ti sarà già venuta un’altra bella idea. Adesso vai a casa e…”


“Ho un’idea!” lo interruppe Sam saltando in piedi.


Al brontolò qualche imprecazione incomprensibile.


“Un manuale per aspiranti scrittori del genere!”


“Cosa? E quale genere?”


“Ma sì!” esclamò Sam “Un saggio sulla scrittura, sullo splatter e …”


“Tutte le tue squallide e trucide atrocità?”


“Ecco…”


“Cosa vuoi che ci sia da spiegare? E come lo vuoi intitolare ‘Mille modi per far morire un uomo’? E cosa insegneresti? Chirurgia d’urgenza? Prendete un corpo, stendetelo su un tavolo e vedrete com’è divertente imparare a torturare e uccidere! Nelle prossime pagine sono anche illustrate le posizioni per la vostra volenterosa vittima!”


“Al…” mormorò Sam con rimprovero, ma non riuscì a trattenere un sorriso.


“E ti posso già dire il genere di pubblico a cui venderesti questo grande capolavoro: aspiranti serial-killer!”


“Hai finito?”


Al annuì seccamente.


“Bè, detesto ammetterlo, ma hai ragione. L’idea non è gran che.”


“Sam, è tardi, torna a…”


“No.” lo interruppe Sam “Io voglio una storia! Non sono pronto per una vacanza o per qualsiasi altro modo tu voglia chiamarla! Io voglio scrivere!”


“Ma basta storie splatter, per favore.” quasi supplicò Al.


“Va bene, ma non mi arrendo!” Sam si alzò e aprì la porta dello studio.


“Ci vediamo domani.” lo salutò Al agitando una mano “Buonanotte.”


“Buonanotte.” Sam uscì e si chiuse la porta alle spalle.


Al esalò un respiro profondo “Finalmente.”


La porta si riaprì e la testa bionda di Sam fece capolino “Ehi, domani ne parliamo ancora!”


“Sì, ma adesso vattene!” gridò Al e la porta si richiuse in fretta. Sospirò di nuovo, si stiracchiò e aspettò qualche minuto, ma Sam non ritornò.


“Non ti preoccupare” disse alla stanza vuota “Te la caverai come sempre.” si alzò e arrivò fino a mettere la mano sull’interruttore della luce prima di ricordarsi del lavoro che doveva ancora concludere e sconsolato tornò dietro la scrivania.


 


 


Sam camminava piano lungo la strada deserta e l’aria fresca e sonnolenta gli infondeva un intimo senso di pace e possessione: si sentiva il padrone di quella città addormentata.


Si fermò all’angolo. Il semaforo lampeggiava, un’auto rallentò, procedette piano attraversando l’incrocio poi riprese velocità. Sam doveva girare a destra per tornare a casa.


‘Qualcosa di nuovo…’ pensò ‘Una storia di vampiri? No, ce ne sono già troppe.’ Svoltò a sinistra “Niente vampiri. Fantasmi?” chiese a sé stesso senza rendersi conto di aver parlato a voce alta “Peggio ancora!” scosse la testa “Un western!” esclamò fermandosi “Saloon, banditi, cowboy, duelli all’alba!” fece una smorfia, scoraggiato “Non ne so molto… Però mi sarebbe sempre piaciuto scrivere un western. Posso inventare! Un paio d’ore in biblioteca e il resto ce lo metto io.” riprese a camminare senza far caso ad un uomo fermo accanto ad un lampione.


Lo sorpassò, perso nei suoi pensieri di locande polverose e strade sterrate quando all’improvviso si fermò e si voltò. E si dimenticò all’istante del suo western.


L’uomo aspettava appoggiato con le spalle al lampione acceso e il cono di luce su di lui lo faceva sembrare un attore sul palcoscenico di un teatro. Un cappello a falda larga calcato sulla fronte e il bavero alzato del soprabito grigio gli nascondevano il viso, teneva le mani sprofondate nelle tasche e aveva l’aria afflitta… e aspettava.


Era nell’insieme un’immagine incredibilmente intrigante.


Sam si andò a sedere su una panchina poco distante, di cui si distingueva appena la sagoma avvolta dal buio e osservò lo sconosciuto ‘Chi è?’ si chiese ‘Cosa sta aspettando? Forse di rientrare nel film dal quale è sbucato! Una di quelle vecchie pellicole in bianco e nero, con un fumoso locale notturno, la bella del momento, un pianoforte che suona una lenta canzone… e l’eroe triste, naturalmente. Humphrey Bogart magari.’ Sam sorrise ‘Nei panni di Dick Tracy!’


Si agitò sulla panchina. Quel pensiero aveva stuzzicato qualcosa dentro di lui, una specie di sesto senso, lo stesso che poco prima gli aveva suggerito di voltarsi.


La semplice curiosità lasciò posto ad un interesse più professionale e Sam guardò l’uomo come il personaggio di un romanzo rimasto senza storia.


‘E’ straniero. E’ venuto in una grande città in cerca di lavoro, ma ha fallito. Adesso sta pensando se usare gli ultimi risparmi per comprarsi un biglietto aereo e tornare a casa dove lo aspetta la famiglia. No, troppo fantasioso… Sta aspettando la fidanzata! Ma sono quasi le due di notte, un po’ tardi. Forse ha litigato con la moglie. E’ tornato a casa ubriaco fradicio, hanno avuto un litigio violento e lei l’ha sbattuto fuori.’ Sam annuì. Questa ipotesi era migliore ‘Sta aspettando che gli passi la sbronza.’


L’uomo restava muto e immobile al centro del suo piccolo palcoscenico.


‘Forse si è addormentato così!’ pensò Sam ‘O forse è un manichino. Santo cielo, non muove un muscolo!’ fece per alzarsi, magari lo avrebbe avvicinato e scambiato qualche parola con lui, ma rimase fermo e nascosto nell’ombra, distratto da una nuova entrata sulla scena.


Una berlina nera aveva inchiodato davanti allo sconosciuto facendo stridere le ruote e l’uomo, destatosi dalla sua letargia, alzò la testa mostrando un profilo bello e perfetto.


Sgranando gli occhi, sfilò le mani dalle tasche ed arretrò di un passo, ma non ebbe il tempo di fare altro che dal finestrino dell’auto già era spuntata la canna di una pistola automatica che fece silenziosamente fuoco prima che la berlina ripartisse a gran velocità.


“Per la miseria!” gridò Sam balzando in piedi e rendendosi conto di aver parlato a voce fin troppo alta si portò una mano alla bocca. Ma non c’era più traccia dell’auto nera, la strada era deserta, restava solo il corpo dell’uomo steso a terra sanguinante.


Sam avanzò di qualche passo entrando nel cono di luce del lampione “Devo aiutarlo, forse è ancora vivo. Un telefono! Devo chiamare un’ambulanza!” si guardò attorno in cerca di una cabina telefonica quando un’idea gli esplose nella mente come una luce abbagliante: Dick Tracy e il selvaggio west si fusero tra loro, s’incastrarono insieme come pezzi di puzzle, mostrando una  nuova immagine: una storia di gangster.


‘Ma certo!’ pensò Sam entusiasta ‘E’ perfetto, come ho fatto a non pensarci prima! Rivalità tra due bande, traffico illegale di whisky, boss in abito gessato, sigaro, mitraglietta e una bionda svampita sempre in mezzo ai piedi.’


“Ho trovato la mia storia!” esultò “Devo dirlo subito ad Al! Se mi sbrigo forse lo trovo ancora in ufficio!” scattò in una corsa a perdifiato del tutto dimentico dello sconosciuto morente e scomparve svoltando l’angolo della strada.


 


 

5 Commenti a “L’uomo senza storia”

  1. Diego dice:

    Bellissimo, spassoso e terribile! Usi divertimento e cinismo, allegria e qualche vena di truculenza, e mischi tutti gli ingredienti con un gran gusto. Mi piace. Ho avuto l’impressione che ti sia divertita a scrivere questo racconto. Se è così continua, migliorerai sempre ad ogni paragrafo che scrivi. Magari potresti anche cominciare a partecipare a qualche concorso, sai? Non costa molto, e se arrivano i risultati…

  2. wildant. dice:

    brrrr che finale agghiacciante e cinico! :)

  3. emmaus 2007 dice:

    Mi unisco ai complimenti. Si legge volentieri. Brava!

  4. MOSTARDA dice:

    complimenti, asciutto e ritmico.
    senza dimenticare un pizzico di ironia.
    apprezzo questo genere.

  5. kiwi65 dice:

    Complimenti Letizia. Molto scorrevole e fantasioso. Tra l’altro il finale non è molto lontano dalle reazioni di certi scrittori alle ispirazioni improvvise…
    Ciao
    Piero

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