La magia di un racconto…

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Il gioco dell’assassino

Pubblicato da letizia il 15 gennaio 2008

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DROWSY: soporifero


QUEER: stravagante


   SHARP: angoloso, severo


BLOVERS: sbruffone


 


 


IL GIOCO DELL’ASSASSINO


 


1


 


Clay e Remy stavano correndo come se avessero avuto il diavolo alle calcagna.


In realtà avevano Luke e i suoi amici all’inseguimento, ma era più o meno la stessa cosa.


I piedi che battevano sull’asfalto sollevavano nuvolette di polvere e la gente lungo la strada si scansava in fretta per non essere travolta, il più delle volte gridandogli dietro qualche rimprovero.


“Corri Clay!” gridò Remy scavalcando con un salto un piccolo cagnolino peloso che prese ad abbaiargli contro indispettito.


“Lo… sto… facendo…” ansimò Clay. Si voltò indietro e una fitta sotto lo stomaco gli contrasse la bocca in una smorfia di dolore. Ma quello che vide lo rassicurò “Re’!”


Remy si girò. Luke, che li inseguiva da quasi dieci isolati, si era fermato.


“Correte mocciosi!” gridò Luke “Se vi prendo vi riduco in…”


I ragazzi svoltarono un angolo e le sue minacce si persero nell’aria.


Continuarono a correre mettendo tra loro e la banda di Luke ancora un paio di isolati poi finalmente si fermarono. Si sentivano il petto in fiamme, il cuore che martellava nella testa e la gola riarsa.


Remy si tolse il berretto e si piegò con le mani sulle ginocchia ingoiando lunghe boccate d’aria, Clay si appoggiò con le spalle al muro poi scivolò a terra esausto.


“Li abbiamo seminati!” sospirò Clay tirando fuori i suoi occhiali dalla tasca dei jeans. Avevano le stanghette storte, ma almeno erano ancora interi.


Remy lo guardò “Seminati? Oh, certo!” si rimise in testa il berretto e si guardò attorno: avevano attraversato correndo metà del paese. Aiutò l’amico a tirarsi su e s’incamminarono piano “Fai più attenzione la prossima volta. Se Luke ci avesse preso adesso eravamo a fare maratone tra gli angeli.”


“Non è colpa mia se quell’idiota non bada a dove mette i piedi!” brontolò Clay.


“Guarda che sei tu l’idiota che non ha visto dove metteva i piedi!” ribatté Remy “Il nostro primo giorno di vacanza e per poco non ci facciamo ammazzare. E solo perché tu dovevi guardare… com’è che si chiama?” Remy schioccò le dita e corrugò la fronte nel finto sforzo di ricordare un nome.


Clay gli diede una spinta “Smettila!” disse imbarazzato e sospirò “Almeno sarei morto con l’immagine di Julia nella mente!”


Remy roteò gli occhi. Era per guardare lei che Clay camminando con la testa girata dall’altra parte non aveva visto Luke e gli era finito addosso. La colpa era anche di Luke, perché pure lui camminava con gli occhi rivolti altrove, ma chi era il matto che avrebbe fatto notare quel particolare?


“Ehi ragazzi!” chiamò una voce dietro di loro e Remy e Clay sobbalzarono e si voltarono, già pronti a riprendere la fuga.


Nick alzò le braccia e agitò le mani “Calma, sono io!” disse e sorrise vedendo i ragazzi riprendere a respirare “Cos’avete combinato?”


“Perché dovremmo aver combinato qualcosa?” chiese di rimando Clay.


“Avete l’aria di due scampati di poco ad una brutta fine!” rispose Nick passando lo sguardo da uno all’altro.


“Cosa vuoi, Nick.” sospirò Remy.


“Va bene, va bene.” Nick posò a terra la bisaccia di stoffa che portava a tracolla e s’inginocchiò “Sapete quel gioco che organizziamo…”


“‘Il gioco dell’assassino’!” gridò Clay.


Nick alzò lo sguardo “Posso finire?”


Clay arrossì e si tirò su gli occhiali che gli scivolavano sul naso.


“Bene. Quindi conoscete già ‘Il gioco dell’assassino’.” tirò fuori un piccolo quaderno e una penna “Sono lieto di comunicarvi che potete fare parte del gruppo. Volete giocare?”


“Certo!” rispose subito Clay radioso.


“Chi gioca?” chiese più prudente Remy.


Nick consultò il suo quaderno “Dunque… per ora ci sono Dickon, Luke, Dennis, Anne e Julia.”


“Giochiamo, Remy!” esclamò Clay tirando il braccio dell’amico.


“Ne parliamo un attimo, va bene?” chiese Remy e si allontanò di qualche passo con Clay.


Nick, ancora accosciato, li osservò perplesso.


“Julia!” sussurrò Clay “Gioca anche Julia!”


“E allora? Hai sentito i nomi precedenti? Luke e Dennis!” mormorò Remy “Per non parlare di Dickon. Hai intenzione di partecipare ad un gioco di società con dei tipi come loro? E se Luke fa l’’assassino’ e tu la ‘vittima’? Pensa un po’, per la prima volta nella storia ci sarà un cadavere vero!”


“Ma è solo un gioco! E c’è Julia!” poi aggiunse “E anche Anne.”


“E allora?”


Clay ghignò “Anne ti muore dietro!”


“Può essere, ma io non vado a rischiare la pelle per…”


“Ragazzi, scusate.” l’interruppe Nick “Non siete obbligati a giocare, ma vorrei saperlo entro oggi.”


“Remy!” Clay si aggrappò alla sua camicia “E’ il più bel gioco di tutta Le Havre! E’ un mito, una leggenda! Entreremo nella storia! Siamo stati scelti per partecipare e non possiamo perderci l’occasione di…”


“Oh, va bene.” si arrese Remy “Va bene! Ma spera di non cacciarti nei guai!” si strappò di dosso le mani di Clay e andò ad inginocchiarsi davanti a Nick “Dove devo firmare?”


Nick rise “Firmare? Non è mica un contratto di lavoro! Devo solo segnare i vostri nomi nell’elenco.” gli passò un fagottino di stoffa “Pesca un biglietto.”


Remy si rialzò e porse il sacchettino a Clay che vi rovistò dentro con la mano estraendo poi un bigliettino piegato. Lui fece lo stesso, quindi restituì il fagottino a Nick.


“Bene.” disse Nick rimettendolo via insieme al quaderno e alla penna “Entro stasera troveremo gli altri giocatori e c’incontreremo domani mattina in biblioteca. Le regole le sapete? Entro una settimana dall’inizio del gioco l’’assassino’ fa la sua mossa e il ‘detective’ può iniziare le indagini. L’’assassino’ può scegliersi un complice e il ‘detective’ un compagno che lo aiuti nelle indagini. Solo l’’assassino’ e il suo complice possono mentire, gli altri giocatori devono dire la verità.” Nick si rialzò mettendosi in spalla la bisaccia di stoffa “Vi aspetto domani in biblioteca, alle undici.” e riprese per la sua strada in caccia di altri volontari.


“Oh, non è fantastico?” sospirò Clay sognante.


Remy brontolò qualcosa d’incomprensibile e aprì il suo bigliettino “Tu chi sei?”


Clay spiegò il foglietto “Mpf! Nessuno d’importante.” disse deluso “E tu?”


“Sherlock Holmes.” rispose Remy infilandosi il biglietto in tasca. Non sapeva se sentirsi eccitato o preoccupato.


Clay lo guardò “Chi è Sherlock Holmes? Un nuovo personaggio del gioco?”


Remy scoppiò a ridere “Se nelle ore di letteratura…” iniziò, ma era inutile rimproverare Clay di non fare attenzione alle lezioni. Qualche volta era successo anche a lui di addormentarsi ascoltando il soporifero blaterare della signora Drowsy “Sono il detective.”


“Davvero?” esclamò Clay “Forte! Io posso fare il tuo aiutante?”


“Certo…” acconsentì Remy. Lo preoccupava il fatto che Luke fosse nel gioco, ma l’entusiasmo di Clay era contagioso e sorrise “Abbiamo trovato cosa fare durante l’estate.”


“Non vedo l’ora che sia domani!” disse Clay “Chissà che bigliettino ha pescato Julia?”


Remy sospirò “Dai, andiamo.”


“Passiamo davanti alla spiaggia?” chiese con timidezza.


Remy scosse la testa “E’ inutile, amico! Julia non ha occhi che per Luke.”


“Già.” mormorò Clay tirandosi su gli occhiali “Luke è alto, bello, biondo…”


“E ha diciassette anni.” aggiunse Remy.


“E allora? Julia ne ha solo quattordici, Luke è troppo grande per lei!”


Remy si strinse nelle spalle “Luke impersona il Principe Azzurro. Tu non sei niente in confronto.”


“Oh, grazie!”


Remy rise e si fermò davanti alla vetrina di una bottega. La porta si aprì quasi subito, facendo tintinnare un campanellino montato sopra il battente e uscì uno sparuto vecchietto.


“Salve ragazzi, tutto bene?” domandò chiudendosi la porta alle spalle e assicurandola con un giro di chiave.


“Ciao, Doc.” lo salutò Clay “Lo sai, partecipiamo al ‘gioco dell’assassino’!”


“Oh, davvero? I miei complimenti!” disse Doc incamminandosi con i ragazzi.


“Remy farà il detective!” disse Clay.


Remy gli diede una spinta “Grida più forte! In Australia non ti hanno sentito.”


“Oh, scusa.” mormorò Clay guardandosi attorno.


Doc gracchiò una risatina “Chi altri giocano?”


“Luke.” rispose Remy con una smorfia.


“Julia.” esalò Clay in un soffio.


Remy sbuffò “E’ matto.”


“No, è solo innamorato.” lo corresse Doc.


“Appunto. E’ matto.”


 


2


“Tu sei allergico ai libri, sei sicuro che non starai male entrando qui?” chiese beffardo Remy spingendo la pesante porta in vetro della biblioteca.


“Non fare l’idiota e cammina!” rispose Clay impaziente.


“Stai tranquillo, Clay! Perché hai tutta questa fretta?”


“Stamattina dovevi…”


“Silenzio!” sibilò minacciosa la signorina Sharp da dietro il bancone, fulminandoli con una delle sue terribili occhiatacce da sopra gli stretti occhialini, sempre in bilico sulla punta del naso aquilino “Abbiate la buona creanza di comportarvi come persone educate in questo posto!”


Remy e Clay accelerarono il passo.


“Siamo in ritardo!” bisbigliò Clay “Ti avevo detto alle dieci e mezza da Doc, se tu fossi puntuale…”


“Ma sei tu quello arrivato in ritardo!” gli fece notare Remy “E poi guarda, non ci sono ancora tutti.” si fermò davanti ad un lungo tavolo a cui erano seduti Nick e Kyle, i due ragazzi che avevano organizzato il gioco, Dickon, Luke, Dennis, Anne, Julia e Melissa “Salve.” salutò Remy.


“Via, mocciosi.” li respinse Luke con le gambe tirate su e i piedi poggiati sul tavolo “Non sono affari per voi.”


“Sono due giocatori.” disse Kyle invitando i ragazzi a sedersi.


“Cosa?” esclamò Luke riportando con un tonfo la sedia in posizione “Sono due…”


“Silenzio!” sussurrò imperiosa la signorina Sharp fermandosi davanti al loro tavolo “Questa è una biblioteca non una bisca clandestina!”


Kyle e Nick sopportarono coraggiosi i suoi occhi fiammeggianti, Dickon la sbirciò timidamente, Luke la guardò con un enigmatico sorrisetto sulle labbra. Tutti gli altri tennero lo sguardo chino.


“Certo, signorina Sharp” disse Kyle “Faremo piano, stia tranquilla.”


La burbera signorina Sharp rivolse ad ognuno uno sguardo inceneritore, ma i ragazzi non dissero più niente, non si muovevano neanche e non potendo più riprendere nessuno si allontanò stizzita.


Kyle si alzò e fece un cenno a Luke “Vieni con me.”


Luke rivolse uno sguardo torvo a Remy e si allontanò con Kyle.


“Apri bene le orecchie perché te lo dirò una volta sola.” disse serio Kyle “Non voglio problemi. Se non ti vanno bene i tuoi compagni di gioco te ne puoi pure andare.”


Luke lo guardò. ‘Il gioco dell’assassino’ era un celebre passatempo estivo tra i ragazzi del posto e non voleva perdersi l’occasione. C’erano voluti tre anni prima che lo chiamassero a partecipare e non sarebbe certo stato per due stupide pulci come Remy e quel tonto di Clay, che si sarebbe ritirato.


“Le regole sono semplici.” riprese Kyle “Seguile alla lettera o sei fuori.”


E Luke sarà anche stato il duro più famoso del paese, il terrore di tutti i ragazzini, ma Kyle era un ‘ragazzo grande’, uno di quelli al di sopra del suo controllo. In più era un organizzatore del gioco… Luke non poté fare altro che annuire.


“Bene.” Kyle fece qualche passo poi si voltò indietro “Tieni a bada anche il tuo amichetto.” aggiunse “Non voglio problemi.” disse scandendo le parole.


Luke strinse i pugni impotente, annuì di nuovo e tornò con Kyle a sedersi al tavolo.


“Bene, ci siamo tutti.” disse Nick “Do’ il benvenuto a Dickon, Phebe, Anne, Julia, Will, Melissa, Remy, Clay, Dennis e Luke. Ognuno di voi è già a conoscenza del proprio ruolo e delle regole del gioco. Dichiaro quindi iniziato il primo turno di gioco.”


 


Remy era appoggiato con le spalle al muro e osservava con distacco il sonnolento via vai dei passanti e dei turisti. Clay vicino a lui stava facendo fare per la millesima volta ‘il giro del mondo’ al suo jo-jo.


Remy sbuffò “Vuoi passare tutto il pomeriggio a fare questo?”


Clay si strinse nelle spalle e districò il filo attorcigliato dello jo-jo “Sei tu il detective.” si giustificò e riprese a far girare il suo giocattolo.


Remy pensò che sarebbe diventato matto e distolse lo sguardo, ma la noia gli passò in un attimo “Mettilo via!” ordinò raddrizzandosi.


Il suo tono non ammetteva repliche. Clay fermò subito lo jo-jo e se lo mise in tasca. Appena in tempo prima che arrivasse Luke con i suoi due angeli custodi.


“Guarda, guarda…” disse Jake “I leprotti di ieri mattina! Non correte più?”


“Certo che no!” rispose Dennis “I conigli si sono trasformai in leoni!”


“Su lasciateli perdere.” disse Luke sfilandosi con gesto lezioso gli occhiali da sole “Altrimenti perdiamo due giocatori!” si avvicinò a Remy e gli serrò le dita sulle guance, chinandosi su di lui come se volesse baciarlo “Fate attenzione però.” mormorò “L’‘assassino’ è in agguato.”


Remy si sottrasse alla stretta di Luke per nulla intimorito “E il ‘detective’ ci starà controllando.” disse massaggiandosi le gote indolenzite “Potresti farlo insospettire.”


Luke gli fece cadere il berretto “Attento a come parli, mezzosangue.”


Jake e Dennis si scambiarono uno sguardo e ridacchiarono.


Remy strinse i pugni con rabbia e una scintilla illuminò i suoi profondi occhi scuri.


“Lascialo stare, Remy.” disse Clay posandogli una mano sul braccio “Non ne vale la pena.”


“Non ti preoccupare, ce n’è anche per te!” disse Luke spingendolo indietro.


“Non ti abbiamo fatto niente.” squittì Clay.


Jake rise “Il solo fatto di essere capitati sulla nostra strada è già qualcosa.”


Clay si appiattì contro il muro e chiuse gli occhi. Già sentiva il dolore che gli sarebbe esploso nella testa in mille stelline luminose quando il pugno di Luke sarebbe entrato in collisione con il suo naso.


“Ciao Luke!” esclamò una dolce vocina dal nulla.


Luke mormorò un’imprecazione e si voltò, pronto a sbranare chiunque aveva osato intromettersi nei suoi affari, ma quando vide le due ragazze sorrise languido “Julia. Anne!”


Clay riaprì gli occhi con cautela.


“Tutto bene?” chiese Anne guardando Remy, consapevole di averlo salvato da un duro pestaggio.


“Ma certo!” rispose Luke rifilando a Remy una vigorosa pacca sulle spalle che per poco non lo fece finire a gambe all’aria “Facevamo due chiacchiere, vero ragazzi?”


Jake e Dennis ciondolarono la testa su e giù come burattini mossi da fili invisibili.


“Ehi, ma siamo in vacanza! Non starai mica studiando?” chiese Luke vedendo i libri che Anne stringeva al petto.


Julia sorrise “No, sono solo dei libri che stiamo riportando in biblioteca. Io ho appena finito di leggere il ‘Canto di Natale’.” disse mostrando il volume che teneva in mano.


“Davvero?” chiese Luke, lo sguardo fisso su Anne “Interessante.”


“E’ stato commovente” proseguì Julia “quando il vecchio Scrooge ha regalato ai poveri…”


“Oh, sì.” la interruppe Luke “Sempre molto buono il vecchio Scrooge.”


E Remy, nonostante l’insulto di poco prima gli bruciasse ancora, non riuscì a trattenere un sorrisetto. Luke conosceva il ‘Canto di Natale’ quanto lui ne sapeva di fisica quantistica ed Anne, la ragazzina che Luke cercava in ogni modo di ammaliare con il suo fascino di solito irresistibile, lo guardava quasi con disgusto.


“Vi accompagno, ragazze. Potreste incontrare l’ ‘assassino’!” si offrì Luke.


“No, non è…” iniziò Anne.


“Se ci sei tu a proteggerti non avremo paura!” sospirò svenevole Julia.


Luke si rimise gli occhiali da sole e sorrise a Julia che per poco non cascò svenuta ai suoi piedi “Dammi, te li porto io.” disse prendendo i libri di Anne.


“Grazie!” disse Julia passandogli anche il suo ‘Canto di Natale’.


Luke sorrise e scaricò i libri tra le braccia di Dennis, prese un pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans e se ne accese una con un cerino “Andiamo.” disse gettandosi il fiammifero ancora acceso alla spalle.


Julia lo guardò adorante e s’incamminò al suo fianco.


Anne si voltò indietro e salutò Remy con la mano.


“Accidenti!” imprecò Clay “Julia lo guarda come se fosse… come se fosse… ”


“Il dio Apollo sceso sulla terra.” concluse per lui Remy spazzolando via la polvere dal berretto.


“Già!” annuì Clay poi lo guardò “Chi?”


“Lascia perdere.”


 


3


“Mi ha chiamato mezzosangue! Non sopporto quando lo fa!” disse Remy picchiando un pugno sul bancone.


“Per questo lo fa.” disse Doc con un risolino.


Emmet Queer chiamato Doc, era un bizzarro ed eccentrico vecchietto che possedeva una piccola bottega nel centro del paese dove vendeva erbe aromatiche, oli profumati, ma soprattutto polverine medicinali.


Doc era un appassionato di medicina e chimica e non esisteva al mondo radice velenosa che non si potesse trovare dentro uno dei suoi vasi, di cui ne conservava una grande quantità. E nei pesanti scaffali della sua bottega, oltre ai barattoli e ai tomi più vecchi e muffosi che potessero esistere sulla medicina, erano anche accatastate storte, provette e becchi Bunsen. Doc passava il tempo chino su uno di quei volumi, a mescolare insieme le sue erbe velenose creando sempre nuove e letali combinazioni, di solito inutilizzabili sul piano pratico.


Con la sua bianca e spettinata capigliatura, le mani sottili e nervose, costellate di cerotti e bruciature che lavoravano incessanti a qualche nuovo miscuglio, dava di sé un’immagine tetra e polverosa, ma nonostante questo restava uno dei personaggi più amati. Doc, sempre chiuso dentro la sua piccola bottega, era un perfetto e discreto ascoltatore che lasciava che fosse il mondo ad entrare da lui e poteva vantare, se ne fosse stato il tipo, la conoscenza di non pochi degli scheletri nell’armadio degli abitanti del paese.


Remy Queer era il suo nipotino, accolto in casa quando la madre, quindici anni prima l’aveva lasciato alle cure dello stravagante erborista per partire per la grande metropoli in cerca di fortuna e secondo qualche maligno, anche del padre sconosciuto di Remy…


“Fai il superiore!” stava dicendo Doc mescolando in una ciotolina mandragora e belladonna “Luke parla solo perché ha una bocca. Ma le sue parole non ti possono toccare!”


Remy grugnì qualcosa d’incomprensibile e il campanellino sopra il battente della porta tintinnò annunciando l’entrata di un cliente.


“Buongiorno, Derek.” salutò Doc mettendo da parte il suo nuovo esperimento “In cosa ti posso aiutare?”


“La mia medicina Doc.” rispose Derek Trelawney. Appoggiò il suo bastone da passeggio al bancone e scompigliò i capelli di Remy “Sono cinque anni che vengo qui a comprare la mia medicina…”


“E tutte le volte mi chiede cosa voglio.” mormorò Remy. Erano cinque anni che Derek ripeteva sempre la stessa cosa.


“E tutte le volte mi chiede cosa voglio!” finì Derek e scoppiò a ridere.


Doc si voltò a rovistare su uno scaffale, tra barattoli e ampolle dalle etichette illeggibili.


“E’ già iniziata la caccia all’ ‘assassino’?” chiese Derek portandosi alle labbra il mozzicone di un sigaro spento.


“Da stamattina. Il mio Remy fa parte dei giocatori.” rispose Doc fiero del suo ragazzo.


“Oh, davvero? Complimenti!” disse Derek che dopo aver acceso il mozzicone di sigaro con un accendino dorato aveva preso a sbuffare come una ciminiera “Mi sarebbe piaciuto molto vedere anche mio figlio con voi…” scosse la testa con amarezza e sospirò “Ma ormai Ethan è troppo preso dal suo nuovo amico.”


Remy lo guardò con sorpresa. Era la prima volta da quando lo conosceva che lo sentiva esprimersi con quel tono di voce e sul suo viso non aveva mai visto altro se non un allegro e bonario sorriso.


Derek Trelawney scosse la testa, come a volersi liberare da quella insolita maschera di tristezza e preoccupazione e quando tornò a rivolgersi verso Remy, era tornato quello di sempre, tanto che lui pensò di essersi ingannato.


“Che personaggio sei?” chiese sorridendo.


“Non lo posso dire.” rispose serio Remy.


Derek scoppiò a ridere “Ma certo, hai ragione!”


Doc gli consegnò un sacchettino di carta bianca “Non dovresti fumare, Derek.” lo rimproverò “La tua asma non passerà mai.”


Lui rise avvolto dalle spire di fumo “Non ti preoccupare! Ho imparato ad usare bene la tua medicina!” disse lasciando sul bancone l’esatto corrispondente in denaro.


“Ci vediamo, Derek.” disse Doc raccogliendo gli spiccioli.


Derek riprese il suo bastone e rise “Certo, Emmet, ci vediamo.” il campanellino segnalò la sua uscita e nella bottega rimase la scia maleodorante del suo sigaro e l’eco della sua ilarità.


“Dov’è Clay?” chiese Doc.


“Dovrebbe arrivare tra poco.” rispose Remy sedendosi sopra il bancone.


“Ti sei già fatto un piano d’azione?” chiese Doc riprendendo a lavorare sul suo nuovo intruglio.


“Per cosa?”


“Ma per incastrare l’‘assassino’! Hai la fortuna di sapere che ci sarà un delitto, devi sfruttare questo vantaggio.”


“Non penso che si muoverà prima di domani. Il gioco è appena iniziato.”


“Tieni gli occhi aperti, Remy.” consigliò Doc “Mai abbassare la guardia.”


Il campanellino sulla porta tintinnò di nuovo e Clay entrò nella bottega.


“Sei ancora vivo, mi fa piacere.” lo salutò Remy.


Clay lo guardò sgranando gli occhi “Perché dovrei essere morto?” chiese allibito.


“Perché sei nel gioco.” rispose Remy “Te lo sei già scordato?”


“Oh, no!” Clay sorrise e si guardò attorno “Dov’è Scellino?”


“Nel retro, sta facendo un sonnellino.” rispose Doc. Aprì un vaso di porcellana dipinto di fiori azzurri e porse ai ragazzi due bastoncini di liquirizia rossa.


“Andiamo, Watson.” Remy saltò giù dal bancone e incastrò il bastoncino tra le labbra “Il gioco è cominciato!”


Clay scosse la testa “Non lo capisco quando parla così…”


Doc gracchiò una risatina poi scrutò i suoi barattoli di radici velenose “Chissà come ci sta un po’ di stricnina?”


 


4


Melissa aveva le lacrime agli occhi dal tanto ridere.


E Julia la rimproverò “Non dovresti parlare così!”


“Oh, Julia!” disse Anne “Se ti levassi le fette di prosciutto che hai davanti agli occhi, vedresti finalmente che orribile tipaccio è Luke!”


“Non è un tipaccio!” ribatté Julia “E io non ho le fette di prosciutto sugli occhi!”


“No, hai due miniature di Luke Blowers!” disse Melissa e riprese a ridere.


La smorfietta di Julia si trasformò in un sospiro “T’invidio.” disse ad Anne “Luke ha occhi solo per te.”


“Io lo detesto invece!” ribatté Anne “E’ solo uno stupido arrogante il cui passatempo preferito è lasciare cerini accesi nelle cassette della posta.”


“Per non dire che combina di peggio…” aggiunse Phebe “E’ fuori di prigione da solo un mese ed è già al lavoro per ritornarci.”


“Cosa vuoi dire?” chiese Julia.


Anne la guardò “Oh, Julia, lo sanno pure i sassi che Luke e Jake hanno messo su una bisca in una cantina poco fuori dal paese! Aspetta solo che Luke ritardi il pagamento di qualche debito e vedrai che il tuo bel principe ritorna nel suo caro castello di sbarre.”


Julia scosse la testa “Sono solo pettegolezzi…”


“Comunque con noi è sempre gentile!” osservò Melissa “E non puoi negare che sia un bel ragazzo.”


Anne si strinse nelle spalle “Chi pensate che sia l’‘assassino’?”


“Oh, se è Luke vorrei che uccidesse me!” sospirò Julia e tutte scoppiarono a ridere.


“Ehi, ragazze!” gridò Remy “Di chi si spettegola di bello?” scavalcò il muretto e si avvicinò al gruppetto.


Anne sorrise “Ciao Remy.”


“Ciao Julia.” disse Clay adorante.


“Perché pensi che stessimo spettegolando?” domandò Melissa.


Julia saltò giù dal muretto “Vado a prendere qualcosa da bere.”


“Vengo anch’io.” disse Phebe.


Melissa infilò la mano in tasca tirando fuori una manciata di monetine.


“Vi accompagno.” si offrì Clay “Potreste imbattervi nell’‘assassino’!”


Julia lo guardò “Chi ci dice che non sia tu?”


Melissa porse a Phebe tutte le sue monetine “Prendimi delle caramelle alla menta.”


Phebe strinse nel pugno gli spiccioli di Melissa “L’ ‘assassino’ può uccidere un solo giocatore. Una di noi sarebbe una testimone scomoda.”


“Va bene.” acconsentì infine Julia “Andiamo.”


“Ci stai tenendo d’occhio?” chiese Anne a Remy.


Remy scrollò le spalle “Sono un giocatore anch’io.”


“Ti vedrei bene nelle vesti d’investigatore!” disse Melissa scrutandolo con occhio critico.


“Davvero?” chiese Remy “E tu saresti un’assassina affascinante!”


“E io chi potrei essere?” chiese Anne.


Remy rivolse su di lei il suo sguardo penetrante ed Anne abbassò gli occhi arrossendo.


“Una complice astuta?”


Anne ponderò l’ipotesi e sorrise “Sì, mi piace!”


“Speriamo che Luke e Dennis non guastino il gioco con qualche brutto scherzo.” disse Melissa “E neanche Dickon. Ieri l’ho visto tormentare il povero Will per più di due ore… Certe volte è più pericoloso lui che Luke e la sua banda di teppisti.”


“I ragazzi grandi vegliano su di noi.” disse Remy vedendo l’auto di Kyle percorrere piano la strada.


Melissa saltò giù dal muretto “Vado a salutare Kyle!”


“Missy!” la richiamò Anne, ma ormai Melissa era scesa in strada e l’auto dei ‘ragazzi grandi’ si fermò vicino a lei.


Anne scosse la testa “E’ impazzita!”


Remy si strinse nelle spalle “Kyle è un bravo ragazzo.”


“Certo, ma Melissa ha dieci anni meno di lui!”


“Fai la sorella maggiore o la mamma?” chiese sorridendo Remy.


Anne lo guardò “Tutte sembrano aver perso la testa. Melissa per Kyle, Julia per Luke…”


“Tutte? Hai fatto solo due nomi!”


“Credo che Dennis sia innamorato di Melissa…” aggiunse Anne e nei suoi occhi azzurri si mosse qualcosa, come se volesse inviargli un messaggio.


“Ehi, Remy!” gridò Phebe lanciandogli una scatoletta di caramelle.


Remy alzò le mani e la prese al volo e quando tornò a guardare Anne i suoi occhi erano tornati limpidi specchi di purezza.


Phebe si sedette sul muretto e Julia porse ad Anne il suo bicchierone di coca-cola.


“Ne vuoi?” chiese guardando la spiaggia “Ma dov’è Melissa?”


Anne scosse la testa “Con Kyle.” rispose tetra.


“Quest’estate segna un punto di svolta.” dichiarò seria Phebe “Qualcosa sta cambiando.”


“Filosofia o fatalità?” chiese Julia.


Phebe si strinse nelle spalle “Una sensazione.” guardò Clay, gli occhiali troppo grandi che gli scivolavano sul naso, Julia, che masticava la punta della cannuccia, Remy, che la scrutava e l’ascoltava come se stesse per rivelare il segreto su cui si fonda l’universo ed Anne, nei cui occhi si rifletteva un mondo d’innocenza “Non siamo più bambini, ma non ancora adulti… stiamo diventando grandi, il nostro piccolo mondo si sta evolvendo…”


Remy trasse un respiro profondo e ripassò a Phebe il pacchettino di caramelle “Bè, noi andiamo ad evolvere il nostro mondo da un’altra parte.”


“Perché non vi fermate ancora un po’?” chiese Anne.


“Ho delle medicine da consegnare.” disse Remy.


“Doc ti fa lavorare anche nelle vacanze?” domandò Julia.


“Mi devo guadagnare il pranzo.” rispose Remy scavalcando il muretto “Andiamo, Clay. E occhi aperti!”


“Ciao, ragazzi.” li salutò Anne “E fate attenzione anche voi.”


Melissa tornò alla spiaggia e guardò Clay e Remy che si allontanavano “Secondo me quei due nascondono qualcosa.”


“Del tipo?” chiese Phebe.


“Un bigliettino con scritto ‘Assassino’?”


“Lascia perdere.” disse Anne “Raccontaci invece quali guai vai cercando con Kyle!”


“Io non vado a cercare guai!” rispose Melissa con un sorrisetto malizioso.


 


 


“Doc non ci ha dato consegne da fare.” disse Clay tirandosi su gli occhiali che gli scivolavano sul naso.


“Lo so, ma non potevo dire che volevo andare a controllare gli altri giocatori… Ho visto Dickon andar giù di qua qualche minuto fa, e quello è un tipo da tenere sotto controllo.” si fermò di colpo e per poco Clay non andò a sbattergli contro “Guarda, guarda.”


“Cosa?” chiese Clay tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il suo jo-jo.


“Quella strana coppia.” rispose Remy osservando dall’altra parte della strada Luke ed Ethan Trelawney.


“Luke e il figlio del signor Trelawney?” esclamò sorpreso Clay.


“Strano vero?” disse Remy e cambiò strada decidendo di pedinarli.


Clay iniziò a far girare lo jo-jo “Ma non dovevamo controllare Dickon?”


“Se lui è l’ ‘assassino’ non credo che si muoverà ancora. E questo è più interessante.”


Clay si strinse nelle spalle “Sai, ho sentito dire che Ethan Trelawney è entrato nel giro di Luke…”


“Ma figurati!” ribatté Remy e si fermò di colpo “Oh, cavolo!”


Clay trattenne in mano lo jo-jo “E’ Luke? Ci ha visto?” mormorò senza avere neanche il coraggio di alzare lo sguardo.


“No, peggio.” rispose Remy e attraversò la strada di corsa.


Clay alzò gli occhi chiedendosi cosa ci potesse essere di peggio.


“Cos’è successo?” chiese Remy avvicinandosi alla macchina dello sceriffo.


“Nulla, va tutto bene.” gli rispose Doc salendo in auto “Ci vediamo a casa stasera. Non ti preoccupare, va tutto bene!” lo sceriffo sbatté la portiera e senza dire una parola salì al posto di guida.


“Sceriffo…? Doc! Cos’è successo?”Remy premette i palmi delle mani sul finestrino


Doc cercò di sorridergli “Ci vediamo a casa!” disse attraverso il vetro.


Clay raggiunse Remy e guardò la macchina allontanarsi verso il centro “Cos’è successo?”


“Non lo so.” rispose Remy scuotendo la testa desolato.


“Cosa… cosa facciamo?”


Remy si tolse il berretto e se lo rigirò tra le mani. Per adesso la caccia all’ ‘assassino’ poteva aspettare. E l’immagine di Luke insieme al figlio di Derek Trelawney non gli ispirava niente di buono, ma anche quello doveva attendere.


Doc veniva prima di tutto.


“Devo andare dallo sceriffo.” disse Remy rimettendosi il berretto “Devo sapere cos’è successo.”


“Vengo con te.” si offrì Clay.


“No, tu vedi se riesci a ritrovare Luke. Ma cerca di non metterti nei guai.”


Clay annuì “Stai tranquillo!” e sorrise.


“Non è un gioco stiamo parlando di Luke! Quel tipo non si ferma davanti a niente!” lo guardò perplesso “Forse è meglio lasciar stare.”


“No, Re’! Ti voglio aiutare!”


“Non mi chiamare Re’!” ringhiò Remy a denti stretti.


“Oh, sì, scusa.” mormorò Clay “Ma davvero, farò attenzione!”


Remy considerò che ormai era anche possibile che Clay non riuscisse più a trovare Luke e il suo nuovo amichetto e quindi annuì “Va bene, ma tieniti a distanza. Ci vediamo qui domattina.”


“D’accordo!” disse Clay e corse via all’inseguimento di Luke.


Remy sperò di rivedere l’amico ancora tutto intero il giorno dopo e s’incamminò nella direzione opposta.


 


5


“Il signor Trelawney è morto.” disse Doc seduto sulla brandina di una cella.


“Cosa?” esclamò Remy, in piedi davanti a lui.


La porta della cella era aperta e al fondo del breve corridoio si vedeva la scrivania del vice sceriffo. Il piccolo distretto di polizia era insolitamente silenzioso e inondato dalla calda luce del sole che entrava dalle finestre aperte. Sulla branda della prigione accanto, un vagabondo russava sonoramente.


“Già.” disse tetro Doc “Avvelenato dalla sua stessa medicina.”


Remy lo guardò “La sua medicina… quella che…”


Doc annuì “Quella che gli ho venduto io due giorni fa. L’ha trovato stamattina suo figlio.”


Suo figlio. Ethan Trelawney, che dopo aver chiamato la polizia e denunciato la morte del padre, passeggiava con Luke Blowers.


“Come… cosa…” balbettò Remy.


“Erba del diavolo.” disse Doc “O più comunemente chiamata, stramonio. Lo sceriffo sta facendo dei controlli.”


Remy lo guardò “Continuo a non capire.”


“Può essersi suicidato!” spiegò Doc alzandosi in piedi e iniziando a camminare su è giù “Lo stramonio è molto tossico, ma Derek non ha mai accusato alcun disturbo… almeno, non con le dosi che gli consigliavo io. Quest’erba può provocare vertigini, sonnolenza e allucinazioni a volte tanto terribili da far perdere il controllo di sé. Se io avessi voluto ucciderlo avrei scelto un altro modo.” scosse la testa “Meglio la morfina o il tabacco oppure…”


“Doc!” lo interruppe Remy “Non è importante come l’avresti ucciso! La domanda è… l’hai ucciso?” chiese con un filo di voce.


“Ma certo che no!” rispose Doc fermandosi un attimo a guardarlo prima di riprendere a fare avanti e indietro “Come puoi chiedermi una cosa simile? E perché avrei dovuto uccidere il povero Derek?”


Remy scosse la testa “Bè, magari solo per sbaglio, forse hai confuso…”


“No, impossibile! Non confondo mai un barattolo di erba del diavolo con uno di arsenico! Non sbaglio mai!” ribatté Doc tanto sicuro di sé da sembrare arrogante.


“Cosa sarà successo allora?”


“Ritengo impossibile che Derek si sia suicidato. Quindi è stato assassinio. Qualcuno deve avergli fatto ingerire tutto il farmaco in una dose unica” Doc socchiuse gli occhi e gesticolò con le mani “Derek è irrequieto, vede cose che non ci sono, percepisce suoni immaginari, delira…”


“E com’è morto?”


“Supponiamo che l’assassino sia rimasto accanto a Derek per assicurarsi che il veleno lo uccida.” Doc si passò le mani tra i capelli spettinati rapito dalla sua ricostruzione del crimine “Il tempo sta passando e Derek sta molto male… ”


 “Di cosa stai blaterando, Doc?” domandò il vice sceriffo che si era avvicinato senza che i due lo notassero.


“Io non posso aver ucciso Derek!” esclamò Doc allargando le braccia.


Gli occhi gli scintillavano di una luce quasi selvaggia e se la situazione fosse stata diversa, Remy avrebbe giurato che si stava divertendo come un bambino al Luna-Park.


“E poi perché avrebbe dovuto ucciderlo?” chiese Remy “Avete il movente? E l’alibi? Avete controllato il suo…”


“Calma ragazzo!” lo interruppe il vice sceriffo “Ci stiamo lavorando.” lo guardò e rise “Prova a ripassare tra qualche anno, c’è sempre bisogno di gente sveglia tra i nostri agenti!” disse e ritornò dietro la sua scrivania al fondo del corridoio. Inclinò la sedia all’indietro e poggiò i piedi sul ripiano incrociando le braccia dietro la testa. Il telefono squillò, il vice sceriffo sbadigliò e quasi contro voglia, allungò la mano verso l’apparecchio.


Remy roteò gli occhi e tornò a rivolgersi a Doc “Come posso aiutarti?”


“Dunque, vediamo…” Doc riprese a fare su e giù pensieroso “Prima di tutto dobbiamo pensare a chi trae maggior vantaggio dalla morte di Derek.”


“Un’eredità?”


“Derek era vedovo e con suo figlio ultimamente non era in buoni rapporti.”


Ancora suo figlio! Un ragazzo di buona famiglia che da qualche giorno passava il suo tempo libero con Luke Blowers, un ragazzo che passava il suo tempo libero o in prigione o in giro a combinare qualcosa per cui doveva essere poi sbattuto in cella. E cosa aveva detto Clay qualche ora prima….


“Ethan si era messo in un giro non proprio pulito…” riprese Doc “E se Derek non ha fatto testamento tutto il suo patrimonio passa a lui per legge. Il povero Derek si trascinava la sua malattia da parecchi anni, ma avrebbe potuto andare avanti ancora per altrettanto tempo. E se avesse fatto testamento Ethan non avrebbe preso un soldo, perché lui era fermamente intenzionato a non lasciargli niente.”


“Santo cielo, avrebbe ucciso suo padre per ereditare i suoi soldi?”


“E’ possibile.” annuì Doc “L’assassino ha sciolto tutto il farmaco in qualcosa di liquido, un whisky, magari, e l’ha fatto bere a Derek. Non doveva essere uno sconosciuto qualsiasi, ma qualcuno che Derek conosceva bene e che aveva accesso al suo mobiletto delle medicine. Ma dobbiamo anche prendere in considerazione un’altra ipotesi: e se si fosse davvero suicidato?” 


“Non mi sembrava il tipo.” osservò Remy ricordando l’allegra euforia che sempre accompagnava il signor Trelawney “Cosa posso fare, Doc?” chiese ancora.


“Devi parlare con lo sceriffo!” rispose Doc, ma scosse la testa “No, non ti darà retta. Dovrai fare da solo. Cerca il corpo di Derek, sarà nell’obitorio dell’ospedale. Per capire cosa ha causato la morte devi controllare i suoi occhi e la pelle. Guarda se ha segni sul corpo…” Doc si sedette sulla brandina, i capelli sembravano una nuvola bianca sospesa sulla sua testa, gli occhi scintillanti e acuti esaltavano il suo solito aspetto di genio folle “Devi provare a parlare con Ethan… ma fai molta attenzione! Ricordati, non ti fidare di nessuno!”


Remy annuì e fece per andarsene quando Doc lo richiamò indietro.


“Ricordati anche” disse Doc “di passare dal negozio e dar da mangiare a Scellino.”


 


 


Clay svoltò l’angolo della strada e si guardò attorno. Finalmente Remy gli aveva affidato un compito importante da svolgere.


Poteva essere pericoloso, ma lui ci rideva in faccia al pericolo.


Luke? E chi volete che fosse!


E soprattutto dove accidenti era finito?


“Ehi, Clay!”


Clay sobbalzò e si voltò con il cuore in gola.


Dickon sghignazzò “Stai cercando qualcuno?”


Clay esalò un respiro tremante “Mi hai spaventato!” lo rimproverò “E poi perché dovrei cercare qualcuno?”


“Avevi l’aria smarrita di un cagnolino che non trova più il suo padrone!”


“Ma figurati!” ribatté seccato Clay “Sparisci, Dick, questi non sono affari per te.”


Dickon lo scrutò “Non sarai mica…” sorrise ed esultò “Ehi, ho smascherato il detective!”


“Non urlare così! E non sono il detective!” Clay si tirò su gli occhiali e si guardò attorno in cerca di un appiglio “Stavo aspettando… Luke!” esclamò vedendo il ragazzo sul marciapiede opposto “Avevamo un appuntamento.”


Dickon rimase a bocca aperta mentre lo guardava attraversare la strada.


Clay aveva un appuntamento con Luke? E da quando il coniglio entrava nella gabbia del leone?


Luke camminava con le mani sprofondate nelle tasche, il colletto della giacca di jeans tirato su, la sigaretta in un angolo della bocca e la solita aria ribelle da eroe della strada.


Clay, con il suo aspetto esile e segalino gli si appiccicò dietro e l’ombra altezzosa di Luke lo fece sembrare ancora più fragile.


Dickon si strinse nelle spalle “Bè, certo… Il padrone e il suo cagnolino!” riprese per la sua strada e ghignò “Magari vado alla spiaggia a stuzzicare le ragazze!”


Clay però non si sentiva fragile, ma rinvigorito da una forza nuova che gli bruciava dentro. Di solito quando compariva la figura di Luke tutti si precipitavano ad attraversare la strada, lui per primo, per non doversi imbattere nella sua spavalda e odiosa persona, ma adesso Clay avrebbe dimostrato che anche lui poteva vestire gli affascinanti panni dell’eroe! E se lo avesse saputo Julia…!


Clay s’ immaginò la ragazza che correva a gettargli le braccia al collo. ‘Come sei coraggioso!’ sospirava adorante.


Seguì Luke per un intero isolato perso nei suoi sogni dorati e quando svoltò l’angolo gli andò dietro come un asino che segue la carota appesa al bastone.


 


6


Doveva svicolare silenzioso e inosservato nell’obitorio dell’ospedale.


Facilissimo perché nessuno farebbe caso ad un ragazzino che gira da solo nei sotterranei.


Stava percorrendo un lungo corridoio dalle pareti bianche e le porte di acciaio grigiastro. Si fermava davanti ad ognuna a leggere il cartellino attaccato sul muro e al fondo del corridoio trovò quella che stava cercando.


Occhieggiò il sotterraneo, ma era deserto e la maniglia della porta ruotò docile sotto la sua mano. Se dentro avesse trovato qualcuno avrebbe detto che si era perso.


Qualcuno di vivo, naturalmente.


‘Forse è meglio che Clay non sia venuto’ pensò Remy ‘Qua dentro si sarebbe spaventato a morte.’ richiuse la porta e avanzò di qualche passo.


Un forte neon acceso illuminava ogni angolo della piccola stanza dalle piastrelle verde mela. Su un carrellino accanto al lavandino c’era un vassoio con una serie di bisturi, forbici, pinzette e altri strumenti su cui la luce accendeva dure scintille metalliche e l’aria profumava di alcool e disinfettante, ma l’attenzione di Remy era focalizzata su due tavoli di metallo dove giacevano due sagome coperte da grandi lenzuola bianche.


Remy deglutì e si avvicinò ad un tavolo.


E se l’uomo si fosse improvvisamente risvegliato? Avrebbe alzato le braccia come facevano gli zombie nei vecchi film in bianco e nero che lui e Clay andavano a vedere il sabato pomeriggio al cinema e poi si sarebbe tirato su rivolgendo su di lui i suoi occhi spenti e scendendo dal tavolo, lasciando cadere a terra il lenzuolo, si sarebbe avvicinato con le braccia protese e…


Remy strizzò gli occhi “Accidenti, smettila! Ti stai comportando come Clay!” mormorò e quell’idea lo fece ridere. Lui che faceva il fifone e Clay invece…


“L’impavido eroe?” chiese fissando la sagoma sul tavolo “Clay che ha paura persino della sua ombra?” si domandò come stesse andando il pedinamento di Luke e chiamato a raccolta tutto il suo coraggio, lentamente tirò su il lenzuolo.


“Al diavolo…” risistemò il lenzuolo e si avvicinò all’altro tavolo “Speriamo che non debba mettermi a controllare tutti i cadaveri!” ma questa volta ebbe più fortuna.


Il corpo del signor Trelawney, che Remy aveva visto solo qualche giorno prima sorridente e allegro come sempre, giaceva immobile sul tavolo di metallo coperto dal lenzuolo bianco fino al mento.


L’espressione del suo viso non era particolarmente terrorizzata, considerò Remy ricordando che Doc aveva detto che lo stramonio provocava orribili allucinazioni.


‘Ma questo non vuol dire niente!’ bisbigliò una vocina nella sua testa che suonava molto simile a quella dell’erborista.


“Lo so.” mormorò Remy e si fece più vicino al corpo. In gesto istintivo si alzò sulla punta dei piedi per annusare le labbra del cadavere, ma non gli sembrò di sentire nessun odore particolare e sperando che quelle notte non si fosse ritrovato di nuovo lì a rivivere l’esperienza in un incubo agghiacciante tirò giù il lenzuolo fino ai fianchi.


Solo allora pensò che non sapeva come era avvenuta la sua morte. Se non era stato ucciso dal veleno ma dalle sue allucinazioni, come aveva supposto Doc, in che modo aveva causato la sua stessa morte?


Cadendo dalle scale? Allora doveva avere dei lividi.


Gettandosi da una finestra chiusa? Tagli sulle mani e sul viso.


Ma il corpo del signor Trelawney sembrava incolume: nessun segno visibile, nessun ematoma, nessun graffio.


 


 


Aveva appena svoltato l’angolo e i suoi occhi non fecero neanche in tempo a riconoscere l’ombra contro cui si sarebbe scontrato che già era per terra.


“Ouh! Cavolo, gli occhiali…” imprecò Clay. Allungò la mano per riprenderli, ma uno scarponcino nero li spinse lontano.


E Clay s’immobilizzò all’istante. Il suo problema non erano più gli occhiali, ma il possessore di quello scarponcino.


Due mani lo afferrarono per la camicia e lo tirarono su di peso come se non fosse stato altro che un fagotto di stracci e lo rimisero in piedi senza molta gentilezza.


“Ehi, Luke!” esclamò Clay “Scusa, non ti avevo visto.”


“Ma davvero?” chiese Luke soffiandoli in faccia una nuvola di fumo. Lasciò andare il colletto della sua camicia e gettò via la sigaretta.


Dall’altra parte della strada un gruppetto di ragazzini sbirciarono la scena con gli occhi sbarrati poi corsero via.


“Già, sai Remy mi sta aspettando, vado di fretta!” cinguettò Clay e stava per andarsene quando le mani di Luke lo riafferrarono.


“Ma davvero!” ripeté Luke “Vai di fretta! Un piccolo coniglietto sempre di fretta!” lo guardò famelico “Lo sai cosa ti potrei fare?”


Clay si fece piccolo piccolo sotto le mani di Luke mentre la sua mente evocava immagini spaventose di se stesso con le braccia ingessate, gli occhi pesti, le dita fratturate… Gemette, sgranando sempre di più gli occhi.


“Ti stavi impicciando nei miei affari coniglietto?” chiese Luke “Perché sai, sono un tipo molto geloso della mia vita privata, non mi piacciono i curiosoni!”


“Certo, certo…” squittì Clay “Ma io non mi stavo impicciando. Passavo da queste parti…”


“Lo spero per te, coniglietto!” disse Luke lasciandolo andare e lo scrutò altezzoso “Lo sai, io potrei essere un assassino! Non hai paura che ti uccida?” chiese chinandosi su di lui.


Gli occhi di Clay sembravano riempirgli tutto il viso “Oh, io…”


Luke scoppiò a ridere e Clay si sentì il cuore sprofondare nelle scarpe.


“Vattene, moccioso!” disse Luke assestandogli una spinta “Oggi non mi sento in vena di uccidere conigli!”


Clay rimase a guardarlo per capire se gli stava tendendo una trappola, ma Luke aveva preso un’altra sigaretta dal pacchetto e se la stava accendendo con un accendino luccicante.


Clay non si fece perdere l’occasione e scappò di corsa.


E’ sempre meglio non sfidare la fortuna.


 


7


“Dov’è Julia?” chiese Melissa raggiungendo Anne e Phebe, sedute sul muretto ai limiti della spiaggia.


“In ritardo.” rispose Anne “Speriamo che non si sia imbattuta nell’’assassino’!”


Phebe sorrise “Se è Luke non penso che le dispiacerebbe!”


“Oh, scusatemi!” Melissa saltò giù dal muretto “Torno subito.”


Anne e Phebe la osservarono correre verso l’auto di Kyle che svoltò in un vicoletto perdendosi dalla loro vista.


Anne sospirò “Una volta o l’altra Missy si metterà nei guai.”


Phebe si strinse nelle spalle “Tra un po’ gli passerà la cotta per Kyle e inizierà a perseguitare qualcun altro!”


Anne si voltò di scatto, coprendosi la testa con le mani “Luke!” mormorò “Speriamo non mi abbia visto!”


“Ehi, fanciulle!” gridò Luke avvicinandosi con un gran sorriso stampato sulla faccia “Anne, questo pomeriggio sei più graziosa del solito!”


“Ciao Luke!” lo salutò Phebe e sorrise guardando Anne roteare gli occhi esasperata “Chi è il tuo nuovo amico?”


 


Melissa salutò Kyle che riprese il suo giro di controllo e stava per ritornare alla spiaggia quando dall’entrata del vicoletto sbucò un giocatore.


“Ehi!” l’apostrofò Dickon “Non dovresti appartarti in questo modo! Qualcuno potrebbe approfittarne!”


Melissa lo guardò gelida “Cosa ci fai dietro i bidoni della spazzatura? Oh, ma che domanda! Ci vivi.”


“Bada a come parli!” la rimproverò Dickon “Stai insultando un giocatore che potrebbe essere l’’assassino’!” ghignò maligno “Non hai paura?”


“Di una pulce come te non avrebbe paura nessuno!” esclamò una voce alle sue spalle.


Dickon si voltò già pronto a replicare, ma appena vide la figura che incombeva su di lui si limitò ad un sorrisetto nervoso “Stavo solo scherzando!” disse agitando le mani e camminando all’indietro “E adesso è meglio che vada!” si voltò e girò in fretta l’angolo del vicolo.


Melissa scoppiò a ridere “Grazie, ma me la sarei cavata anche da sola.”


“Non mi sarei mai lasciato scappare l’occasione di salvare una fanciulla in pericolo!” ribatté Dennis sorridendo.


“In pericolo?” chiese Melissa ironica “La cosa più pericolosa che è capace di fare Dickon è aprire la bocca.”


Dennis le si avvicinò “Di una cosa aveva ragione però. Non dovresti appartarti da sola nei vicoletti!”


“Ma io non ero sola!” osservò Melissa con noncuranza.


“Già… Ho sentito dire che giri intorno ad un ragazzo grande. Eppure ci sarebbe qualcuno…” Dennis scosse la testa e scostò una ciocca di capelli rossi dal viso della ragazza.


Melissa mormorò qualcosa, ma la voce aspra di Luke coprì le sue parole.


“Dennis!” abbaiò Luke “Andiamo, non è il momento di gingillarsi!”


Il ragazzo si era mosso ancora prima di rispondere “Arrivo!”


Ma Luke lo fermò “Guarda, guarda… una bella giocatrice!” si rivolse ad Ethan “Che ne dici di un altro omicidio?”


Ethan strabuzzò gli occhi e impallidì.


 


 


“Ehi, dov’è Doc?” chiese Clay chiudendosi alle spalle la porta della bottega.


Remy seduto dietro al bancone e chino sopra un vecchio tomo di medicina gli rispose senza neanche alzare lo sguardo “Ancora in prigione.”


“In prigione?!” esclamò Clay.


“Dilatazione pupillare, pelle calda e secca.” lesse Remy dal libro “Avvelenamento da stramonio…” sospirò e richiudendo il libro con un tonfo le pagine pressate esalarono una nuvoletta di polvere “Il signor Trelawney è morto.”


“Oh…” mormorò Clay.


“Avvelenato dal farmaco che aveva comprato pochi giorni fa da Doc.”


“Oh!”


“Già. Dobbiamo trovare l’assassino.”


“Cosa?” gridò Clay sgranando gli occhi.


“Dobbiamo trovare chi ha ucciso il signor Trelawney!” ripeté Remy “Doc è ancora in cella e lo sceriffo è troppo impegnato a schiacciare sonnellini sulla sua scrivania per mettersi a fare qualcosa di utile! Doc è innocente, dobbiamo aiutarlo!”


“E cosa possiamo fare?”


Remy lo guardò “Hai cambiato occhiali?”


“Cosa? Oh, sì…”


“Perché… ? Luke! Cos’è successo?”


“Niente! Sono solo inciampato e gli occhiali si sono rotti.” rispose Clay stringendosi nelle spalle “Tutto qui!”


“Sì, inciampato. Nei piedi di qualcuno immagino.”


“Bè, non vuoi sapere com’è andata al tuo socio?”


Remy roteò gli occhi “Ma certo…”


“Ho ritrovato Luke!” disse Clay compiaciuto “L’ho seguito per qualche isolato poi… bè mi ha beccato.” concluse abbassando lo sguardo.


“Sei ancora vivo… Ti lasciato un messaggio da riferire?”


Clay allargò le braccia “Era di buon umore. Ha detto ‘Lo sai che potrei essere io l’ ‘assassino’? Non hai paura!’ Ma io sono stato coraggioso e gli ho riso in faccia!”


“Certo, certo. E poi?”


“Basta. Tutto qui.”


“Tutto qui?” chiese deluso Remy “Non hai visto se usciva di soppiatto da una casa con il bottino sotto braccio, se parlava con qualcuno di sospetto, se sventolava una confessione firmata…”


“Ha salutato un paio di ragazze lungo la strada, si è acceso la sigaret…”


“Va bene, lascia perdere.” lo interruppe Remy “Adesso dobbiamo aiutare Doc.”


Il campanellino sopra la porta tintinnò e Nick comparve sulla soglia “Ragazzi, in biblioteca!” disse “Il gioco vi chiama!”


Remy sbuffò “Aiuteremo Doc più tardi.”


 


8


“L’ ‘assassino’ ha colpito!” disse Kyle “Chi è stato ‘ucciso’?”


Melissa si alzò in piedi “Io.” rispose desolata.


“Mancano Phebe e Will.” osservò Nick.


“Phebe aveva degli impegni di famiglia.” disse Melissa.


“Bè, andremo avanti senza di loro. Lascio la parola al detective.”


Remy stava guardando Luke che si accese una sigaretta con un accendino dorato e poi sbadigliare con profonda monotonia. C’era qualcosa in lui, un particolare che spiccava come un incendio in un bosco e stuzzicava la sua mente, ma non riusciva ad afferrarlo.


Clay gli rifilò una gomitata nelle costole e Remy lo guardò “Cosa…?”


“Allora, chi è il ‘detective’?” domandò Nick.


“Oh, io!” esclamò Remy saltando in piedi e dalla tasca dei jeans tirò fuori il bigliettino spiegazzato che aveva pescato dal fagottino di stoffa.


“Buongiorno!” lo salutò ghignando Luke “Ti stavi facendo un pisolino?”


“Stavo pensando a chi potesse essere l’assassino.” rispose Remy sostenendo il suo sguardo beffardo.


“Come si trova il tuo scienziato pazzo in galera?” chiese sprezzante Luke.


Dickon ragliò una risatina.


“Non siamo qui per parlare di questo.” tagliò corto Nick “Remy devi iniziare le indagini. Hai un compagno?”


“Sì, Clay.” rispose Remy sedendosi.


Luke ridacchiò e scosse la testa “Un mezzosangue ed un coniglio… questo gioco durerà per tutta l’estate!”


Remy si avvicinò un blocchetto di fogli e una penna posti al centro del tavolo “Tu dov’eri ieri sera?” chiese guardando Luke.


“Perché me lo chiedi?”


“Sto indagando su un omicidio. Rispondi.”


“Portavo a spasso il tuo cagnolino!” rispose Luke.


Remy lo guardò impassibile “Dove di preciso?”


“Ricordatevi” li interruppe Kyle rivolgendo uno sguardo ammonitore verso Luke “che solo l’ ‘assassino’ e il suo complice possono mentire. Tutti gli altri giocatori devono dire la verità.”


Luke si schiarì la gola “Dunque, alle sei ho salutato un amico e sono tornato verso il centro. Alle sei e dieci minuti ho incontrato il cagnolino, alle sei e quindici il cagnolino scappava con la coda tra le gambe.”


“Come si chiama il tuo amico?”


“Non fa parte del gioco.” rispose secco Luke.


Remy si strinse nelle spalle “Chi è stato l’ultimo giocatore che ha visto ‘viva’ Melissa?”


“Il detective più strampalato che abbia mai visto.” commentò beffardo Luke.


“Già, e ne devi aver visti molti…” ribatté con noncuranza Remy.


E un silenzio sconcertato piombò sui giocatori. Anne si portò una mano alle labbra per soffocare un risolino, ma Luke stesso era rimasto allibito da tanta spavalderia.


Remy aveva espresso a voce alta qualcosa che osavano appena pensare di lui.


La signorina Sharp passò davanti al loro tavolo, incenerì con lo sguardo un paio di loro poi soddisfatta proseguì oltre, ancheggiando e dondolando con la sua andatura da papera.


“Ehm… Ragazzi, state uscendo dai limiti del gioco.” disse Nick riprendendo il controllo della situazione “Allora, chi è stato l’ultimo a vedere Melissa.”


“Noi, stamattina.” rispose Anne “Io e Phebe. Ci siamo incontrate al muretto della spiaggia e mentre aspettavamo che arrivare Julia, Missy si è allontanata.”


“Per andare dove?” chiese Remy.


“A salutare Kyle che stava facendo il suo giro davanti alla spiaggia.”


“Hai visto altri giocatori nei dintorni?”


“Sì! Luke e i suoi…” Anne stava per dire ‘stupidi tirapiedi’ ma si fermò in tempo “amici.” finì “Luke con Ethan Trelawney, Jake e Dennis.”


Il cuore di Remy si fermò per un istante “Continua.” disse senza rialzare lo sguardo dai suoi appunti.


Anne si strinse nelle spalle “Luke, Jake ed Ethan si sono avvicinati a noi, abbiamo scambiato due chiacchiere poi hanno ripreso la loro strada. Poco più avanti Dennis si è riunito a loro.”


“Melissa dov’era?”


“Nel vicolo. L’auto di Kyle si era fermata dietro l’angolo.” Anne stava per aggiungere qualcosa, ma Remy la interruppe senza neanche accorgersene.


“Dennis, tu non eri con Luke alla spiaggia?”


“No, avevo visto che Dickon stava importunando Melissa e mi sono fermato nel vicoletto.” rispose Dennis.


“Ehi, io non stavo importunando nessuno!” protestò Dickon.


“Tu… tu parlavi con Melissa?” chiese Remy. Stava facendo fatica a seguire il discorso, i suoi pensieri continuavano a prendere un’altra direzione.


“Già.” rispose Dickon con un’occhiataccia verso Dennis.


Luke rivolse su di lui il suo sguardo placido e terribile insieme e Dickon si affrettò a distogliere gli occhi “Ho salutato Melissa poi è arrivato Dennis e io me ne sono andato.” concluse in fretta.


Remy prese a pasticciare con il suo berretto infine trasse un respiro profondo “Per adesso non ho altre domande da farvi.”


Non faceva che pensare a Luke ed Ethan insieme, non riusciva a concentrarsi su nient’altro che quello.


Kyle congedò i giocatori e tutti si allontanarono, solo Remy e Clay rimasero seduti al tavolo.


“Cosa… cosa facciamo?” chiese Clay.


“Non lo so…” mormorò Remy alzandosi “Non riesco a crederci! Perché avrebbe ucciso suo padre?”


“Di cosa stai parlando?” chiese Clay.


“Va bene, non andavano d’accordo” proseguì Remy “ma comunque non ha problemi economici. Forse perché ci pensava il padre. Lui gli passava il necessario per vivere, ma non gli bastava. Voleva di più, voleva tutto. E allora lo uccide prima che potesse fare testamento e perdere un bel patrimonio. Ma cosa c’entra… Oh, accidenti, non riesco a capirci niente!”


“A chi lo dici…” mormorò Clay.


“Andiamo!” Remy tirò in piedi Clay e lo trascinò tra gli scaffali della biblioteca.


“Cosa cerchiamo?” domandò Clay.


“Qualcosa che ci spieghi perché due persone che non hanno niente a che fare l’una con l’altra all’improvviso sono sempre insieme.” rispose Remy.


“Mi sono perso.” ammise Clay.


“Lascia stare.” Remy prese un volume dallo scaffale e lo passò a Clay “Tieni, chissà che non impari qualcosa.”


“Sonetti di Shakespeare? E a cosa mi serve?”


“Alle ragazze piacciono le paroline dolci. Shakespeare è una fonte inesauribile di suggerimenti.” rispose Remy passando allo scaffale successivo.


Clay si strinse nelle spalle e sfogliò le pagine leggendo frasi in rima di cui non riusciva a capirne in pieno il senso.


Remy si alzò sulla punta dei piedi e stava per sfilare un vecchio volume sulla storia di Le Havre e i suoi abitanti quando Clay gli sbatté il libro dei sonetti sulla schiena.


“Ma cosa…” stava domandando, ma vedendo Clay fissare con adorazione un punto oltre la sua spalla, ancora prima di voltarsi Remy sapeva già chi avrebbe visto.


“Ciao Julia.” disse in un soffio Clay.


“Ciao, state indagando?” chiese Julia.


“Qualcosa del genere.” rispose Remy rigirandosi il libro tra le mani.


Julia lo notò e sorrise “I sonetti di Shakespeare! Io li adoro!”


Clay strappò il libro dalle mani di Remy “Pensa, ho appena detto la stessa cosa!” esclamò ignorando l’occhiata dell’amico.


Julia lo guardò “Davvero? Non pensavo che tu…”


“Bè, a Clay non piace far vedere che in realtà non è così stupido come tutti pensano!” rivelò Remy ammiccando “E’ un vero pozzo di saggezza!”


Julia rise “Sono tornata solo per riprendere gli occhiali da sole che avevo dimenticato sul tavolo” disse mostrando gli occhiali “Quindi vi lascio alle vostre ricerche… Ci vediamo.”


Clay la salutò con un gesto della mano poi sbatté Remy contro gli scaffali “Non è così stupido come tutti pensano?”


Remy rise “Scusa, è stato più forte di me! Ma hai iniziato tu! Adoro le sue poesie!” mormorò in falsetto.


Clay arrossì e si tirò su gli occhiali che gli scivolavano sul naso “Dovevo pur dire qualcosa, no?” si difese.


Remy allungò di nuovo il braccio e questa volta riuscì a tirar giù il volume dallo scaffale “Io ripasso un po’ di storia. Tu leggi Shakespeare, così la prossima volta saprai cosa dire a Julia.”


 


9


Quando passò dalla bottega per dar da mangiare a Scellino, Remy ebbe la piacevole sorpresa di ritrovare Doc dietro il suo bancone.


E mentre Clay curiosava tra i vasi e le bottiglie sugli scaffali, Remy gli raccontò della sua avventura nell’obitorio.


Doc scosse la testa “Ho sentito dire che Derek è caduto da una finestra del secondo piano. Probabilmente avrà subito qualche lesione interna.”


“Non ho ancora avuto il tempo di parlare con Ethan Trelawney, ma sono curioso di farlo. La sua nuova amicizia con Luke mi puzza. In biblioteca ho letto che il signor Trelawney era uno degli uomini più ricchi del paese.”


“Non c’era bisogno di andare in biblioteca per sapere questo. E stai dando troppe cose per scontate. Additare Ethan considerandolo l’assassino di suo padre è troppo precipitoso.”


Clay aprì un vaso dipinto di fiori azzurri contenente una polvere bianca e cristallina dal caratteristico odore penetrante di canfora poi lo richiuse e passò a quello dopo.


“E’ l’unico che trarrebbe beneficio dalla morte del signor Trelawney. In fondo era solo un vecchio che non dava fastidio a nessuno, sempre allegro e cortese con tutti!”


“Non si giudica solo dalle apparenze.” obiettò con saggezza Doc “Non sempre tutto è quello che sembra.”


Clay strofinò due dita contro una foglia della piantina di menta e se le portò al naso socchiudendo gli occhi al dolce profumo impresso sulla pelle.


“Accidenti, non riesco a ricordare…” Remy si tolse il berretto e si passò le dita tra i capelli.


“Che cosa?” domandò Doc.


“Luke! Luke ha qualcosa che…”


“Ugh! Tabacco!” esclamò disgustato Clay richiudendo un barattolo e rimettendolo a posto.


“Remy, il tuo problema è che ti sei fissato su Luke.” disse Doc “Se fosse del tutto innocente inventeresti prove solo per poterlo accusare. Allarga il tuo campo di ricerca.”


“Tutti gli indizi puntano su Luke ed Ethan.” disse Remy ostinato “Devo solo metterli nel giusto ordine!”


“Ehm, Doc…” disse Clay.


“Prova a parlare con Ethan.” consigliò Doc “E non fare il sospettoso! Domande vaghe, allusive.”


Remy ghignò “Ethan, hai ucciso tuo padre?”


“Doc…” disse Clay tenendo una mano protesa davanti a sé.


“Molto allusivo!” disse Doc gracchiando una risatina.


“Doc, cosa c’era in quel barattolo?” chiese ancora Clay e finalmente si voltarono verso di lui.


“Aconito.” rispose Doc senza neanche dover controllare l’etichetta.


“Ed è… pericoloso?” domandò Clay guardandosi la mano.


Remy sbuffò “Che diavolo hai combinato?”


“Niente!” rispose subito Clay “Solo… mi bruciano le dita.”


Doc schiaffeggiò la mano di Clay che istintivamente emise un gridolino di dolore “Ti ho fatto male?” chiese sorpreso Doc.


Clay lo guardò sconcertato “No… Non ho sentito niente.”


“L’aconito determina anestesia locale.” spiegò Doc “Tra poco passerà.”


“Nel frattempo gliela posso chiudere in una porta?” chiese Remy “Così quando ritorna la sensibilità e si troverà una mano gonfia come quella di Paperino, si ricorderà la prossima volta di tenerla al suo posto.”


Clay ritirò le mani dietro la schiena “Vado… vado a vedere cosa sta facendo Scellino!” disse e scomparve nel retrobottega.


Remy roteò gli occhi “Accidenti, che pasticcione!”


“In fondo gli è andata bene.” ribatté placido Doc.


“Devo anche cercare un altro assassino. Quello del gioco.”


“Davvero? Chi è stato ‘ucciso’?”


“Melissa. Per andare dietro a Kyle si è fatta ‘ammazzare’. E di nuovo compare Luke sulla scena del delitto.”


“Quel povero ragazzo salta fuori sempre nei posti più impensati!” osservò ironico Doc.


“Luke, Dennis, Jake ed Ethan… Cosa diavolo ci fa un principino come Ethan con dei teppistelli come loro?”


“L’unico modo per scoprirlo e uscire di qua. E magari portati dietro il tuo ‘portafortuna’ prima che combini qualcosa di irreparabile!”


Remy fece una smorfia “Clay!” gridò e il ragazzino riemerse dal retrobottega con il gatto tra le braccia.


“Clay, abbiamo un piano d’azione da mettere in atto.”


“Davvero? Forte!” disse entusiasta Clay facendo sedere Scellino sul bancone.


“Devi andare alla spiaggia in cerca di testimoni” disse Remy “Fai un po’ di domande in giro. Parla con Phebe, con Will…”


“Cosa devo chiedere?” domandò Clay.


“Devi cercare l’assassino del gioco! Sei il mio aiutante o no? Melissa è stata ‘uccisa’ questa mattina tra le nove e le dieci, chiedi se l’hanno vista insieme a qualcuno dei giocatori.”


Clay ciondolò su e giù la testa impaziente di mettersi al lavoro.


“Non combinare guai!” lo ammonì Remy puntandogli contro un dito “Questa volta per davvero! Se vedi Luke o qualcuno dei suoi amici te ne stai alla larga!”


“Certo, certo. E tu?”


“Io cerco un altro assassino. Quello del signor Trelawney.”


 


10


Quando Remy e Clay s’incontrarono la mattina dopo nella bottega di Doc, ognuno portava con sé un piccolo tesoro. Anche se Clay non se rendeva conto.


Remy, seduto sull’alto sgabello dietro il bancone, occhieggiò l’orologio. Clay era in ritardo, come al solito.


Scellino, appostato sotto i suoi piedi si divertiva a prendere a zampate le stringhe delle sue scarpe, mentre Doc, con una ciotolina in mano, stava scegliendo con scrupolosa cura qualche ingrediente per il suo nuovo esperimento.


“Ho incontrato Ethan Trelawney venendo qua.” disse Remy facendo oscillare un piede “E’ teso, nervoso… Mi ha sciorinato praticamente tutto quello che sapeva senza che io potessi quasi aprire bocca!”


“Forse perché è innocente.” suggerì Doc e annuì “Un po’ di nitrato d’argento, perché no!”


Remy rise “Quel ragazzo ha una paura folle! Si guarda attorno come se si aspetti che qualcuno gli salti addosso da un momento all’altro!”


“Suo padre è morto da pochi giorni…”


Remy scosse la testa “Il suo alibi reggerebbe quanto una capanna di paglia in una bufera!”


“Che cosa ti ha detto?”


“Ha passato la notte fuori ed è rientrato tardi. Dovevano essere le undici quando è salito nello studio e ha trovato la finestra spalancata e il corpo di suo padre stampato sul lastricato del cortile. La porta non era forzata e non era stato rubato niente. Gli ho detto ‘Tuo padre ti ha lasciato un bel patrimonio, pensi di lasciare Le Havre?’”


Ethan aveva strabuzzato gli occhi e il suo sguardo sfuggente si era fermato su Remy per qualche secondo ‘Io… non lo so ancora.’ aveva risposto ‘Non mi aspettavo di… Sai forse è stato ucciso da qualcuno che lo ricattava.’


‘Qualcuno lo ricattava?’ aveva esclamato Remy.


‘Oh, è una mia ipotesi! Però è stato ucciso e…’ il suo sguardo era tornato a fissarsi negli occhi di Remy ‘Io non volevo che morisse! Ho provato a parlargli, ma lui non mi ha lasciato scelta, mi ha obbligato!’ aveva esclamato Ethan stringendo i pugni, resistendo all’impulso di afferrare Remy per il colletto della camicia e scuoterlo disperatamente ‘Se io fossi nei guai… pensi che Doc potrebbe aiutarmi?’


‘Ecco… che tipo di guai?’


Ethan l’aveva guardato. I suoi occhi sembravano un pozzo senza fondo in cui si dibatteva un topolino impaurito, ma prima che avesse il tempo di spiegarsi era arrivato Luke.


‘Ehi, mezzosangue! Cosa stai facendo?’ aveva chiesto sprezzante.


‘Indagini.’ aveva risposto Remy.


Luke aveva posato una mano sulla spalla di Ethan e il ragazzo sembrava quasi che si fosse accartocciato sotto il suo tocco ‘Ti ho già detto che il mio amico non fa parte del gioco!’ aveva sibilato Luke “Vai a ficcare il tuo piccolo e lentigginoso nasino negli affari di qualcun altro!’ poi aveva tirato fuori il suo pacchetto di sigarette e un bell’accendino con cui se ne era accesa una ‘Questi non sono affari per te.’ aveva decretato con freddezza ‘Gira al largo, moccioso!’


Remy lo aveva guardato. Di solito Luke non perdeva tempo in minacce, passava subito ai fatti. Eppure già da qualche giorno non si vedevano più ragazzini terrorizzati scapicollarsi per le strade del paese con la banda di Luke all’inseguimento, pronti a rompere ossa e far scorrere sangue. E questo poteva voler dire solo una cosa: Luke e i suoi tirapiedi avevano trovato un altro passatempo.


“Ethan Trelawney aveva bisogno di soldi e ha provato a chiederli a suo padre, ma lui ha rifiutato di aiutarlo e così l’ha ucciso.” concluse Remy agitando ancora il piede. Scellino, estasiato, diede una zampata alla scarpa da ginnastica e un’unghia gli s’incastrò nella stringa.


Doc scosse la testa “Hai letto troppi romanzi gialli.”


“Potrei aver imparato qualcosa!”


“Sei corso troppo in fretta alla conclusione. Ethan ha detto…” iniziò Doc, ma il tintinnio del campanello lo interruppe.


“Salve gente, ho grandi notizie!” annunciò Clay entrando nell’aria dolce e speziata della bottega con un sorriso che sembrava dovesse staccargli la mascella dal resto del viso.


“Forza, siamo tutt’orecchi!” lo esortò Remy “Hai parlato con Phebe?”


“Sì, ma la cosa importante è che sono riuscito ad avere un appuntamento con Julia!” esclamò Clay esultante.


“Va bene, ma Phebe.” chiese Remy.


“Phebe? Phebe non viene con noi.” rispose Clay e lo guardò “Tu… domani pomeriggio, cosa fai?”


“Cosa diavolo centra…” Remy diede uno strappo con il piede e Scellino si leccò la zampa stizzito “Clay, per favore…” disse scandendo le parole “dimmi cosa ti ha detto Phebe!”


“Mpf! Phebe, Phebe! Io ho una cosa da dirti e tu pensi a Phebe!” ribatté Clay, ma Remy lo stava guardando minacciosi e Clay annuì “Certo, Phebe! Dunque, mentre Melissa era con i ragazzi grandi, Luke è passato davanti alla spiaggia con Ethan e Jake.”


“Dimmi qualcosa che ancora non so!” lo interruppe Remy impaziente.


“Luke, Ethan e Jake si sono avvicinati alle ragazze.” riprese Clay “Anne ha detto che Luke era più arrogante del solito e si dava un sacco di arie continuando ad agitare il suo accend…”


Remy agitò le mani “Vai avanti!”


“Phebe ha detto di aver visto Dennis e Melissa fermarsi a parlare nel vicoletto mentre Dickon aspettava dietro l’angolo. Poi Luke e gli altri sono passati dal vicolo a recuperare Dennis e se ne sono andati.” si strinse nelle spalle “Tutto qui, ma adesso ti devo dire…”


“Zitto e fammi pensare.” lo interruppe ancora Remy. Calzò il berretto, spinse via Scellino e scese dallo sgabello “Dennis e… Ma perché Anne non me l’ha detto?” prese a fare su e giù pensieroso poi schioccò le dita e prese Clay per le spalle “Sei un genio!” esclamò scuotendolo “Oh, sì! Ti darei un bacio!”


Clay si aggiustò gli occhiali sul naso e arrossì “Bè, grazie!”


“Sai cos’era quel maledetto particolare addosso a Luke?” chiese Remy guardando Doc con gli occhi scintillanti “L’accendino! Ma come ho fatto a non capirlo prima? Quello spiantato ha le tasche piene di cerini che frega nei bar, ma da qualche giorno mette in mostra un luccicante accendino… sospettosamente identico a quello di Derek Trelawney! Forza, dobbiamo metterci le mani sopra!”


“Non vedo come potrebbe tornarci utile…” disse perplesso Doc.


“E’ una prova!” rispose Remy.


“E di cosa? Derek può averglielo regalato, oppure potrebbero essere due accendini uguali.”


“Un fumatore accanito non darebbe via il suo accendino!” obiettò Remy “E il signor Trelawney che regala qualcosa ad un miserabile come Luke?”


“Capisco quello che vuoi dire, ma quell’accendino non può provare nulla! Prima era nelle mani di Derek adesso è in quelle di Luke… coincidenza molto singolare, ma non prova niente!”


Remy sbuffò “Va bene, forse hai ragione… Ma non mi arrendo!”


“Ehm, Remy…” disse Clay “Quella cosa che ti dovevo dire… bè, quella di domani pomeriggio è un’uscita a quattro.”


“Sì, certo, buon divert…” Remy lo guardò “Spiegati un po’.”


Clay si tirò su gli occhiali e con la punta del piede tracciò linee immaginarie sul pavimento “Ho parlato con Anne, non con Julia e…”


“Oh, Clay!” esclamò Remy. Non aveva bisogno che lui glielo raccontasse, la immaginava da solo la scena: Clay impacciatissimo che balbetta davanti ad Anne e lei che sorride.


‘Ti propongo un accordo’ deve aver detto Anne ‘Io porto Julia se tu porti Remy!’


Doc gracchiò una risatina “In fondo non ti è andata male! Anne è molto graziosa!”


“Se non avessi fretta ti farei ingoiare uno degli stupidi intrugli di Doc e vedere che effetto fa!” ringhiò Remy.


“Ehi!” esclamò Doc offeso.


Clay allargò le braccia “Ma cos’ho fatto di male?”


 


11


“Accidenti, non ti posso lasciare solo un minuto che guarda cosa mi combini…”


“Ma Re’, non pensavo di fare niente di male!” disse Clay cercando di tenere il passo frettoloso dell’amico.


Remy sospirò e si fermò davanti alla spiaggia. Oltre il basso muretto di mattoni vide Melissa, Anne e Phebe che stavano raccogliendo le loro cose prima di tornare a casa e proprio sulla loro strada si stava avvicinando solo soletto uno degli angeli custodi di Luke.


“Ehi, Dennis!” lo fermò Remy “Il tuo capo ti ha licenziato?” chiese sfacciato.


Clay lo guardò chiedendosi se fosse improvvisamente impazzito. Dennis sorrise e Clay non seppe decidere se iniziare subito a correre o aspettare ancora un po’.


“No, ma Luke adesso è sempre in giro con Ethan Trelawney…” rispose Dennis placido e si voltò verso la spiaggia “Sono venuto a vedere se incontravo qualche giocatore.”


Remy seguì il suo sguardo e sorrise “Com’è entrato Ethan nel vostro gruppo?” chiese con indifferenza.


“Lui e Luke andavano a giocare insieme qualche volta.” rispose Dennis “Ma è certo che Luke adesso non gli si stacca un attimo.”


“Già…” mormorò Remy “Sai, stavo pensando che potrebbe essere stato Luke ad ‘assassinare’ Melissa.”


Dennis si voltò sorpreso verso di lui “Che cosa curiosa…”


“Perché?” chiese Remy mal celando il suo interesse.


“Luke parlava di omicidio quando si è avvicinato a noi, nel vicoletto.” disse Dennis pensieroso poi sorrise e scosse la testa “Ma Luke non è l’ ‘assassino’!”


“Ne sembri molto sicuro.” osservò Remy.


“Oh, sì, mi ricordo bene come c’è rimasto male quando ha visto che non sarebbe stato nessun personaggio importante nel gioco. Io invece sono contento di non essere l’ ‘assassino’.” Dennis tornò a guardare verso la spiaggia “Non si uccide chi si ama…”


“Bè, grazie, mi sei stato di grande aiuto!”


Dennis lo guardò e sorrise “Davvero? Questa si che è bella, ho aiutato un detective!” scosse la testa e riprese per la sua strada.


Clay era esterrefatto “Accidenti…”


“Dennis non è che un innocuo fantoccio senza Luke che tira i fili.” disse Remy stringendosi nelle spalle “E ha proposito di Luke, devo andare a parlare ancora con Ethan. Chissà che per domani non abbia in mano l’assassino!”


“Davvero sai chi ha ‘ucciso’ Melissa?” chiese Clay.


“Melissa? E chi sta pensando a Melissa!”


“E allora…” Clay sgranò gli occhi “Sai chi è l’assassino del signor Trelawney!”


“Se urli più forte lo sapranno anche in Antartide!” gli gridò a sua volta Remy.


Clay restò fermo a guardarsi attorno imbarazzato poi raggiunse l’amico “Re’, aspettami! Vengo anch’io!”


 


12


Remy si arrampicò sulle sbarre del cancello e saltò con agilità nel giardino dall’altra parte.


Clay invece rimase a guardare con timore le punte acuminate e le sbarre gli sembrarono insormontabili.


“Muoviti!” sibilò Remy.


Clay non distingueva che un’ombra di lui e si chiese perché finiva sempre per seguirlo nelle sue folli imprese.


Era scesa la notte e l’oscurità era un pesante mantello che avvolgeva la villetta ai limiti del paese. Clay aveva detto ai suoi genitori che avrebbe passato la notte da Remy mentre invece era davanti ad un cancello in procinto di una violazione di domicilio, che se fosse stato scoperta gli sarebbe costata quattro mesi di prigione.


Lo sapeva bene, perché Luke era stato dentro per…


“Clay!” lo chiamò ancora Remy “Ti vuoi muovere!”


Clay brontolò, afferrò le fredde sbarre di ferro battuto, incastrò un piede in un interstizio e si arrampicò, scavalcò con qualche difficoltà le punte delle lance e saltò giù.


“Dai, andiamo, prima che ci veda qualcuno.” disse Remy e corse attraversando il giardino, verso la villa.


“Ma abbiamo suonato il campanello e non c’è nessuno! Cosa ci andiamo a fare?” chiese Clay cercando di stargli dietro.


Remy girò sull’altro dell’edificio e trovata una finestra aperta, scavalcò anche quella “Aspettiamo.” rispose seccato e aiutò Clay ad entrare.


“Accidenti, lo sai che potremmo finire in..”


“Zitto!” ordinò Remy “Dobbiamo trovare lo studio del signor Trelawney!”


I ragazzi uscirono dalla stanza e si aggirarono al buio per i corridoi deserti e silenziosi. Il signor Trelawney aveva avuto un paio di domestici al suo servizio e Remy pensò che fosse il loro giorno di riposo o che stessero dormendo un sonno profondo dall’altra parte della casa.


Ethan forse si era trattenuto con Luke. Magari per un’ultima partita a carte.


“Cerca di non far cadere nien… Ohu!”


“Cosa stavi dicendo?” chiese Clay con alterigia. Di solito era lui quello che rovesciava vasi di cristallo o inciampava nei tappeti.


“Che ho una gran fortuna!” disse Remy. Era caduto sul primo gradino di una rampa di scale “Forse di sopra troveremo quello che stiamo cercando!”


“Ehi, Re’!” bisbigliò Clay “Davvero sai chi ha ucciso il signor Trelawney?”


“Veramente no.” ammise Remy “Ho solo un sospetto ed è per questo che voglio parlare ancora con Ethan.” i suoi occhi si erano abituati all’oscurità e in cima alle scale vide un lungo corridoio che finiva nel buio più fitto, alle pareti distinse le vaghe sagome dei dipinti e i riquadri delle porte. Aprì la prima che si trovò davanti e sotto la bianca luce lunare che filtrava in fettine orizzontali dalle listelle della persiana chiusa, riconobbe l’arredamento di uno studio.


“Centro!” mormorò Remy e ripensò al signor Trelawney, steso sul lettino di metallo all’obitorio e poi a quella mattina da Doc, quando aveva comprato la medicina che l’avrebbe ucciso.


‘Ethan è troppo preso dal suo nuovo amico!’ aveva detto Derek con un insolita scintilla negli occhi.


Remy girò intorno ad una scrivania sistemandosi nervosamente il berretto in testa.


‘Il signor Trelawney è sempre buono e gentile con tutti!’ aveva detto lui, ma Doc aveva ribattuto ‘Non sempre tutto è quello che sembra!’


E Remy li aveva visti con i suoi occhi, Ethan e Luke insieme. Era quello il nuovo amichetto di cui aveva parlato Derek?


Clay allungò la mano verso la lampada posta in un angolo del tavolo, ma Remy lo fermò “No, si vedrebbe la luce da fuori!” mormorò e un altro pezzettino del puzzle cadde al suo posto.


‘Sai, dicono che Ethan sia entrato nel giro di Luke!’ aveva detto Clay e anche Dennis aveva parlato di qualcosa del genere.


“Remy, cosa…?” mormorò Clay.


“Zitto!” lo interruppe lui e quasi lo poteva vedere come se fosse in piedi davanti a lui, Ethan, che si guardava attorno come se vedesse ombre inquietanti in ogni angolo. ‘Non volevo che morisse ma lui mi ha obbligato! Forse è stato ucciso da qualcuno che lo ricattava!’


‘Derek era intenzionato a non lasciargli un soldo! Ma se muore senza aver fatto testamento Ethan eredita tutto il suo patrimonio.’


“Oh, cavolo, ma certo!” esclamò Remy e del rompicapo vedeva ormai la figura completa.


“Cosa…?” chiese ancora Clay, ma dal piano inferiore giunse il rumore stridente di una chiave che girava nella serratura e una porta che veniva aperta e poi richiusa con gran fracasso.


Remy tirò Clay dietro la scrivania e si acquattarono nel buio, in ascolto di passi pesanti che salivano le scale.


 


13


La porta dello studio venne spalancata e i passi entrarono nella stanza.


“…Dobbiamo trovarli!” esclamò una voce nel buio.


I ragazzi nascosti dietro la scrivania la riconobbero subito e un brivido corse lungo la loro schiena.


Remy sentì Clay stringersi più vicino a lui, come una fidanzata in cerca di coccole e resistendo all’impulso di scrollarselo di dosso si portò un dito alle labbra ordinandogli il silenzio.


“Dove può averli lasciati?”


“Non ci sono.” rispose una seconda voce, quella più insicura di Ethan Trelawney.


“Come fai ad esserne certo?” ribatté sprezzante la prima e da sotto la scrivania Remy e Clay videro avvicinarsi un paio di scarponcini neri scintillanti alla luce lunare.


Remy passò un braccio intorno alle spalle di Clay e gli schiacciò una mano sulle labbra nel caso gli fosse scappato un gemito. Se avessero acceso la luce o anche solo girato dall’altra parte della scrivania li avrebbero trovati, abbracciati e tremanti, come Hansel e Gretel persi nel bosco.


Ma nessuno accese la lampada e gli scarponcini neri si fermarono al di là del tavolo. Seguì un piccolo scatto, lo sfregolio di una pietrina focaia che provocò una scintilla nel buio e una linea di fumo si alzò nell’aria accompagnata dall’odore di tabacco bruciato. Luke si era acceso una sigaretta e sedendosi sulla scrivania di Derek Trelawney gli scarponcini neri scomparvero dalla vista dei ragazzi.


“La polizia ha rivoltato questa camera.” spiegò Ethan “Se ci fossero stati dei documenti, sarebbero già stati trovati.”


“Bene. Cosa pensi di fare adesso?” chiese Luke dopo un attimo di riflessione.


“Tra qualche giorno potrò avere accesso alla cassetta di sicurezza di mio padre.” rispose Ethan “Prenderò i soldi, pagherò il mio debito e tutto sarà finito.”


Luke rise “Tutto sarà finito? Ormai ci sei dentro, non pensare di cavartela con così poco!”


“Salderò il mio debito!” ringhiò la voce di Ethan “E poi ognuno per la sua strada.”


“Va bene” acconsentì Luke “Vai pure per la tua strada se non vuoi continuare per la mia. Ma non dimenticarti di guardarti alle spalle qualche volta.”


“E se ti denunciassi?”


Luke rise sprezzante “Non ne hai il coraggio! Sei un coniglio, come tutti gli altri di questo stupido paese, del resto! Le Havre non è che una grande conigliera!”


“Eppure ci sei dentro anche tu…” osservò Ethan e Remy sorrise nel buio.


“Attento a come parli.” ringhiò dura la voce di Luke. Scese dalla scrivania e i suoi scarponcini neri si allontanarono “Salda in fretta il tuo debito! Solo dopo tornerai a dormire… un po’ più tranquillo di adesso!”


E Remy non aveva bisogno di vedere il suo viso per sapere che in quel momento stava ghignando maligno, gli occhi straboccanti di superbia e arroganza. Luke sapeva di tener stretto in mano il guinzaglio di quel cagnolino e se il cagnolino poteva allontanarsi di qualche metro non voleva dire che potesse scappare. Luke gli stava solo ricordando chi faceva il cagnolino e chi teneva in mano il guinzaglio.


Ethan mormorò qualcosa d’incomprensibile e lo seguì fuori dallo studio richiudendosi la porta alle spalle.


Clay e Remy si scambiarono uno sguardo e si rialzarono in piedi.


“Per… la… miseria…” mormorò Clay passandosi la mano sulla fronte imperlata di sudore freddo.


“Documenti…” Remy passò lo sguardo sul ripiano ordinato della scrivania “Chissà di cosa parlavano?”


 


14


“Lo immaginavo.” disse Doc per nulla impressionato dal racconto dell’entusiasmante vicissitudine occorsa la sera prima ai ragazzi.


“Oh!” esclamò Remy ironico e sorpreso “Credevo di essere Sherlock Holmes invece ero solo Watson.”


Doc rise “Su, non te la prendere. E poi, ammettilo, non ti sei divertito?”


“Oh, sì un divertimento folle!” rispose Clay seccato “Ho ripetutamente messo a repentaglio la mia vita, scavalcato un cancello altissimo, rischiato di finire in prigione, assistito…”


“Lascia perdere.” lo interruppe Remy “Adesso dobbiamo pensare a come incastrare Luke.”


“Ehm…” mormorò Doc “Non so come dirtelo, ma…”


“Cosa?” chiese Remy sospirando.


“Sai, in realtà Derek aveva davvero raccolto delle prove a danno di Luke.” disse Doc “Mi ha lasciato una busta chiusa qualche giorno prima di venir ucciso e… credo che contenga quello che stava cercando Luke.”


“Cosa?” gridò Remy sgranando gli occhi.


“Me n’ero del tutto dimenticato!” si difese Doc allargando le braccia “Non potevo immaginare che fosse così importante!”


“Mpf! L’hai già aperta, sai cosa contiene?” chiese Remy.


“No.” rispose Doc “Me ne sono ricordato un attimo fa quando ne hai accennato. Derek mi aveva chiesto di tenergli quel plico… e aiutare Ethan se fosse finito nei guai.”


“Ma perché Luke ha ucciso il signor Trelawney?” chiese Clay.


“Perché lui lo ricattava.” rispose Remy “Ethan era finito nel giro di partite clandestine di Luke e forse si era fatto prestare dei soldi da lui. Ma Luke a sua volta aveva debiti con qualche pezzo grosso e aveva urgente bisogno di grana. Ethan si rivolge allora al padre che deluso da lui, gli rifiuta il suo aiuto. Quindi entra in scena il nostro eroe! Luke cerca di farsi dare i soldi, ma il signor Trelawney non è certo il tipo da piegarsi sotto l’arroganza sfacciata di un tipo come lui. Anzi gli rivolta contro le sue stesse minacce, lo ricatta! Gli dice che se non lascerà suo figlio fuori dai suoi loschi imbrogli avrà da pentirsene. E’ in possesso di documenti che provano…” guardò Doc.


Doc si strinse nelle spalle “Luke ne ha combinate così tante! Aveva solo l’imbarazzo della scelta.”


“Bè, lo ricatta.” tagliò corto Remy “E Luke messo alle strette, con la complicità di Ethan…”


“Complicità forzata, secondo me.” lo interruppe Doc.


“…uccide il signor Trelawney.” finì Remy e lo guardò desolato “E’ stato tutto inutile. Bastava che ti ricordassi prima della busta che ti ha dato il signor Trelawney.”


“Devi essere fiero, invece.” ribatté Doc “Sei riuscito ad arrivare da solo a Luke! E far lavorare un po’ le cellule cerebrali non è mai inutile.”


“Ma non sono state le mie cellule cerebrali a scavalcare quel cancello…” mormorò Clay “E se Luke ci avesse visto…” emise un gemito e rabbrividì.


“Forza ragazzi!” li esortò Doc “In fondo c’è ancora un ‘assassino’ da smascherare! E di quello, vi assicuro, io non ne so niente!”


“Già, l’ ‘assassino’ di Melissa!” esclamò Clay.


Remy sbuffò “Credo di conoscere anche quello.”


“Davvero?” chiese Clay e abbassò la voce in un sussurro “E’ stato Dennis?”


“E’ come con il signor Trelawney.” rispose Remy “Mi ero fissato sulla colpevolezza di Ethan!” guardò Doc e sorrise “Ma non tutto è quello che sembra! E non si uccide chi si ama.” scosse la testa “Dennis non ha ‘ucciso’ Melissa!”


Clay lo guardò “Ma Anne ha detto che Dennis…”


“Oh, sì! Dennis si è appartato con Melissa nel vicoletto, ma lui stesso, ed Anne, hanno parlato di un altro giocatore visto nei paraggi.”


Clay aggrottò la fronte poi azzardò un nome “Luke?”


“Ma no, Dickon!” rispose Remy “Quell’idiota che è sempre tra i piedi… Se ti ricordi, Anne ha detto che mentre Dennis parlava con Melissa, Dickon aspettava dietro l’angolo della strada. Così, quando Luke si è portato via i suoi amichetti Melissa è rimasta da sola, tutta per lui.”


“Questo sì che è far lavorare il cervello!” si complimentò Doc con una risatina.


“Allora dobbiamo trovare Kyle o Nick e dire che abbiamo smascherato l’ ‘assassino’.” disse Clay tirandosi su gli occhiali “E poi dobbiamo andare… sai, l’appuntamento, con Julia ed Anne.”


Remy lo fulminò con un’occhiataccia “Ho voglia di prendere a pugni qualcuno!”


“Certo, magari dopo!” disse Clay allontanandosi verso la porta.


“Hai fatto un buon lavoro, Remy, adesso ti ci vuole un po’ di svago!” disse Doc.


“Divertente come dar la caccia a Luke non credo ci sia niente!” ghignò Remy, spalancò la porta e uscì.


Ma passando dalla luce fioca dell’interno della bottega a quella forte e dorata del sole che inondava la strada, restò per un attimo accecato e non vedendo il terzetto di ragazzi davanti a lui, finì addosso ad uno di loro.


“Oh, cavolo!” esclamò Clay arretrando di qualche passo e togliendosi subito gli occhiali. Se rompeva anche quelli, sua madre lo avrebbe lasciato andare in giro cieco come una talpa e con una lente d’ingrandimento in mano.


“Stupido moccioso, ma non guardi mai dove metti i piedi!” sbraitò Luke spazzolandosi la giacca di jeans poi rialzò lo sguardo e sorrise gelido “Inizia a correre, mezzosangue!” mormorò dolcemente.


Ma questa volta invece di scappare Remy si fece avanti e sferrò un sinistro diretto al suo bel viso.


Luke vacillò e cadde a sedere per terra, le mani a coprire il naso sanguinante, gli occhi sgranati, più per la sorpresa che per il dolore.


“Non mi chiamare così!” gli gridò Remy e scosse la mano “Diavolo, che male!” mormorò poi si rivolse ad Ethan “Entra, Doc ti deve parlare.” disse con un cenno della testa verso la bottega quindi si avvicinò a Dennis e gli passò il braccio destro intorno alle spalle “Vieni, andiamo a prendere l’’assassino’ di Melissa.” e s’incamminarono insieme.


Clay sorrise, si rimise gli occhiali con gesto lezioso, e camminando con aria di superiorità raggiunse Remy e Dennis.


 


 


 


 

2 Commenti a “Il gioco dell’assassino”

  1. wildant. dice:

    mi hai disorientata! che strana sensazione leggere sapendo di averlo già letto eheh….lo avevi già pubblicato a metà dicembre !
    hai modificato qualcosina mi pare….
    piacevole!

  2. emmaus 2007 dice:

    Io non l’avevo già letto, comunque m’è piaciuto. Ottimo il parallelo tra il gioco e la realtà. Pensavo alla fine coincidessero i due assassini…. Se devo proprio trovare il pelo nell’uovo, è forse un tantino lungo e ci sono un po’ di errori di battitura, ma nulla di grave (non ci badare, sono solo un pignolo inguaribile!). Brava Letizia! La mano c’è!

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