Ch ha ucciso Sherlock Holmes?
Pubblicato da letizia il 24 gennaio 2008
CHI HA UCCISO SHERLOCK HOLMES?
ALWIN MACKORMACK: Sherlock Holmes
STELLA ENCHANTER: Cleopatra, sua moglie (Enchanter: ammaliatrice)
JAKE STREAKER: agente di polizia (Streak of light: raggio di luce)
RICHARD KROOK: lord inglese (Crook: truffatore)
ALICIA e MICHAEL NAIVES: moglie e marito, indiani (Naive : ingenuo)
DOOLEY: ispettore di polizia
Il pesante tendone rosso si sollevò con un morbido fruscio e sul lucido pavimento di parquet si fece avanti, con movimenti pigri ma solenni e leggiadri degni di una regina, una gatta siamese con un vistoso collarino di cuoio al collo.
Si fermò al centro della stanza, si guardò attorno poi si avvicinò ad un caminetto acceso e saltò con felina agilità sulla mensolina di legno. Aggirò i soprammobili di ceramica e si sedette arrotolando la coda intorno al corpo assumendo una posa d’immobilità statuaria.
Subito dopo nel salottino entrò, accompagnata dal ticchettio dei tacchi alti, un’avvenente Cleopatra seguita da un pagliaccio ubriaco, una coppietta d’indiani, un vecchio ed elegantissimo lord, un giovane poliziotto e un uomo tarchiato con un paio di vistosi baffi e un impermeabile chiuso in vita da una cintura. Si guardava attorno sospettoso come l’ispettore Cluseau in cerca della pantera rosa.
‘Signore e signori, benvenuti. Servitevi qualcosa da bere, mettetevi comodi e godetevi lo spettacolo. Io mi chiamo Flynn e questa sera vi accompagnerò ad una festa.’
1
‘Detesto le feste in maschera.
Ma le sopporto eroica per amore di Alwin. Lui adora riempire la casa di festoni e avere in giro i personaggi più bizzarri.
Per quest’ultimo party si era travestito da Sherlock Holmes… idea originale secondo me e di travestimenti me ne intendo. In una festa che si rispetti per esempio non può mancare la coppia d’innamorati famosi. Vedi Romeo e Giulietta, Renzo e Lucia, Dante e Beatrice…
Detesto anche gli innamorati. Di solito piombano abbracciati su un divano senza far caso a chi potrebbero travolgere con il dolce peso del loro amore.’
“Vado a cercare un telefono. Che nessuno si muova da questa stanza!” ordinò ‘Cluseau’ richiudendosi la porta alle spalle.
‘E chi si muove…’
Nella stanza in questione gli ultimi invitati, di quella che era iniziata come una delle tante sfarzose feste che organizzava il giovane e ricco Alwin Mackormack, presero posizioni più comode: il clown si accasciò su una poltrona, i giovani indiani e il lord sedettero sul divano, il poliziotto si appoggiò con le spalle alla parete. Cleopatra rimase in piedi.
Sospirò languida, aprì la borsetta e da un astuccio d’argento sfilò una sigaretta che portò alle labbra.
Il poliziotto si raddrizzò e fece qualche passo avanti, inciampò nel tappeto, barcollò agitando le braccia poi ritrovò l’equilibrio. Si passò le mani sulla giacca poi tra i corti capelli corvini e si schiarì la gola “Ricominciamo da capo. Facciamo un passo indietro.”
2
“Avete d’accendere?” domandò l’ammaliante Cleopatra e il giovane poliziotto, tanto veloce da far invidia ad un prestigiatore, materializzò un accendino nella mano e si protese verso di lei.
“Grazie!” alitò Cleopatra esalando una nuvola di fumo negli occhi del giovane che la fissò con un sorrisetto ebete sulle labbra.
‘Oh, per la miseria… Stella, avresti potuto travestirti da Gorgone, tanto l’effetto è uguale.’
“Stella, se Alwin è ubriaco perché lo hai lasciato solo?” chiese il lord interponendosi tra lei e il poliziotto.
Stella lo fulminò con gli occhi che solo un attimo prima grondavano il miele più dolce.
Richard, per niente turbato, incastrò nell’orbita destra il suo monocolo cercando di assumere un’aria solenne e risoluta “Vado a vedere come sta.”
“Perdi tempo.” lo fermò Stella “Si è chiuso in camera da letto.”
“Cosa?” esclamò sorpreso il lord “Ma com’è possibile che…”
“Ehm, c’è qualche problema?” chiese Jake.
“No, agente!” rispose Stella. Sorrise, sbatté le lunghe ciglia e il poliziotto arrossì.
“Voglio assicurarmi che Alwin stia bene!” insistette Richard.
Stella roteò gli occhi e agitò la sigaretta spargendo cenere ovunque “La festa è finita, Richard. Torna a casa.” disse secca e si avviò maestosa verso un modernissimo impianto stereo da cui si diffondeva musica ad alto volume.
Un pagliaccio alticcio avvicinò i due uomini e il suo bicchiere oscillò verso la divisa nera del poliziotto “Ehi, amico! Come va la ronda?” sghignazzò.
‘Attento, Jake. Quell’idiota mi ha rovesciato addosso almeno un litro di quella schifezza… per la miseria, puzzo come una prostituta in una bettola.’
Il poliziotto lo ignorò e Richard lo cacciò con qualche parola poco consona per un lord.
Il pagliaccio si strinse nelle spalle, tracannò quel che restava nel bicchiere e andò a riempirlo ancora.
Stella diede una sistematina alla sua parrucca di treccine e perle, lisciò il succinto vestitino dorato da egiziana quindi premette un tasto sullo stereo e la stanza piombò nel silenzio mentre tutti si voltavano verso di lei “Signori, la festa è finita!” annunciò con voce dolce e morbida “Alwin non può venire a fare gli onori di casa ma vi ringrazia e vi saluta!” sorrise svenevole e si voltò “Al diavolo tutti!” imprecò a mezza voce.
Il lord le fu accanto in pochi passi “Non me ne andrò prima di aver visto Alwin! Butterò giù quella maledetta porta se è necessario!”
‘Bravo, è così che si parla!’
“Sarà crollato addormentato sul letto.” concluse Stella più scocciata che preoccupata “E non sarebbe la prima volta.” aggiunse con un fondo di malignità. Salutò con ipocrita cortesia un domatore di leoni e una gheiscia che lasciarono il salottino insieme ad altri ospiti poi si voltò a fronteggiare il lord.
Lo fissò per un lungo momento ma per quanto lui sembrasse inquieto era anche risoluto. Sbatté la borsetta sul tavolo ingombro di bottiglie mezze vuote e bicchieri sporchi e si piantò le mani sui fianchi “Ho bisogno di un uomo!” gridò.
‘Per la miseria, Stella! Così, senza pudore!’
“Ehi, bambola! Ci sono qua io!” biascicò il clown e ammiccando sornione, versò un po’ del suo cocktail sul prezioso tappeto.
Stella lo incenerì con gli occhi e il giovane travestito da poliziotto si fece avanti “Cos’è successo?”
“Alwin si è chiuso in camera da letto. E non ci risponde.” Stella lo scrutò con un’occhiata maliziosa “Sa forzare una serratura, agente?”
Jake balbettò qualcosa d’incomprensibile e posò il suo bicchiere. Ma lasciatolo troppo vicino al bordo del tavolo, il bicchiere cadde a terra. Non si ruppe e il ragazzo, rimessolo sul ripiano con evidente imbarazzo uscì dalla stanza senza alzare lo sguardo.
Stella scosse la testa e gli andò dietro seguita dal lord e da una coppietta d’indiani mentre il pagliaccio si strinse nelle spalle e vuotò quel che restava di una bottiglia di whisky.
La gatta siamese saltò giù dalla mensolina e si accodò inosservata il gruppetto.
Il poliziotto s’inginocchiò davanti alla porta della stanza da letto e sbirciò dalla toppa della serratura “Non c’è la chiave… e non riesco a vedere Alwin.”
“Che importanza ha la chiave?” chiese Stella impugnando la maniglia “Jake, devi aprire questa porta.”
“Sì, certo ma…” iniziò Jake.
‘Stella, spostati, fai lavorare quel ragazzo.’
“Oh, al diavolo!” Cleopatra si avvicinò alla squaw, le sfilò il coltello che portava in una guaina di pelle marrone appesa al fianco poi tornò davanti alla porta. Jake ancora inginocchiato afferrò la maniglia ma lei lo spinse via, facendolo finire a terra e prese ad armeggiare con il coltello intorno alla serratura.
‘Ehi, tesoro fai piano! Quello è un legno pregiato e…’
“Stella, le serrature sono tutte uguali, dovresti ben saperlo!” disse Richard. Corse alla porta attigua del bagno, frugò a tentoni nella parte interna del battente e tornò indietro “Una chiave qualsiasi apre qualunque…”
“Sì, sì!” tagliò corto Stella, restituì senza troppa gentilezza il coltello alla squaw e strappata la chiave di mano al lord trafficò per qualche istante prima di spalancare l’uscio.
La stanza era deserta. Il letto era disfatto, nel caminetto scoppiettava un bel fuocherello e nell’aria aleggiava odore di fumo ma del padrone di casa sembrava non essercene traccia.
‘Tesoro, dove sei?’
“Alwin, stai giocando a nascondino?” domandò sprezzante Cleopatra.
Il primo a trovarlo fu Jake Streaker, il giovane vestito da poliziotto, anche se fu più uno scontro casuale. Il ragazzo inciampò nei suoi piedi e gli finì quasi addosso “E’… è qui.” balbettò e muovendosi carponi scomparve oltre il lato sinistro del letto.
Alwin Mackormack indossava un completo marrone di tweed e una corta mantellina dello stesso tessuto, in mano stringeva una pipa dal fornello nero e il caratteristico cappellino di Sherlock Holmes giaceva poco distante da lui.
Una lago di sangue si era allargato sotto la sua testa.
“Alwin!” gridò il lord.
“Non lo toccare!” lo ammonì Jake “Non dobbiamo toccare nulla… o almeno così dicono nei romanzi.”
“Ma dobbiamo sapere se è ancora vivo!” obiettò Richard.
“Già, certo…” Jake deglutì, si passo una mano tra i capelli poi sospirò e si chinò a tastargli un polso.
‘Allora? Cosa…?’
Jake sospirò e si rialzò in piedi “Qualcuno chiami la polizia.”
“La polizia?” strillò Cleopatra “Ci serve un dottore non…”
Jake le rivolse uno sguardo cupo e mentre il giovane indiano correva via, la squaw scoppiò in lacrime.
3
“La rievocazione è servita a qualcosa?” domandò il lord con aria afflitta.
Jake non fece in tempo a rispondere che la porta del salottino si aprì e ricomparve la voluminosa figura dell’ispettore, che non si chiamava Cluseau ma Dooley, e bofonchiando qualcosa d’incomprensibile, si sprofondò in una poltrona, occhieggiò il suo orologio da polso poi incrociò le mani sullo stomaco prominente e passò uno sguardo maligno su ognuno dei presenti “Due ore!” esplose “Due ore alla pensione e il capo mi rifila un omicidio!”
‘Omicidio?!’
“Cosa?” gridò Cleopatra “Non è possibile, Alwin non…”
“Signora!” la interruppe gelido Dooley “Non ho la minima idea di cosa sia successo a suo marito ma sono qui per scoprirlo.”
‘Ex marito, prego!’
“Stavamo divorziando!” obiettò altrettanto glaciale Stella.
L’uomo si rivolse a Jake “Cosa fai in divisa, sei tornato nei nostri?”
Jake scrollò le spalle “No, ma non sapevo da cosa mascherarmi, così…”
Dooley scosse la testa “Bè, io tra poco meno di due ore sarò in pensione e non ho nessuna intenzione di arrovellarmi in questo caso che, mi sembra chiaro, è una semplice morte accidentale.”
La squaw singhiozzò e Stella roteò gli occhi “Oh, Alicia, smettila di piagnucolare!”
‘Tutta invidia… Tu non sei riuscita a spremerti fuori neanche una lacrima!’
“Dooley, è stato assassinio!” esclamò Jake.
“E cosa te lo fa credere?” chiese l’ispettore.
“Alwin era ferito alla testa. Ma come può essere successo?”
“Che diavolo vuol dire ‘come può essere successo’?” sbraitò Dooley “Ha avuto un malore ed è piombato a terra come un sacco di…” gemette “Due ore! Solo due ore più tardi e io non sarei qui!”
“Stella ed Alwin hanno litigato durante la festa.” osservò Richard.
“Era ubriaco!” sibilò Stella e aggiunse sardonica “Chiedilo ad Alicia!”
La squaw trasalì e Michael, che le teneva un braccio sulle spalle, si schiarì la gola ma non disse nulla e il suo viso rimase imperscrutabile.
L’ispettore Dooley sospirò e tirò fuori dalla tasca della giacca il mozzicone di un sigaro con cui prese a giocherellare con aria annoiata.
“Io non c’entro niente!” disse Alicia stropicciando un fazzoletto “Tu invece avresti molto da guadagnare dalla sua morte!”
Stella la fulminò con un’occhiataccia e schiacciò la sigaretta in un portacenere pulito.
Jake sospirò “Cosa pensi di fare?” chiese all’ispettore.
Dooley sobbalzò “Io? Ehm, bè, aspettiamo di sentire cosa dirà il medico legale!”
Jake scosse la testa e Richard gli si avvicinò “Jake, sei stato un poliziotto.” sbirciò l’ispettore e abbassò la voce “Se davvero Alwin è stato assassinato solo tu puoi trovare il… quello che… bè, hai capito!”
Jake lo guardò.
La gatta siamese seduta sulla mensolina tradì la sua posa statuaria strizzando i penetranti occhi verdi.
4
“Accidenti, sono l’unico che questa sera ha voglia di lavorare?” grugnì Dooley entrando nella camera da letto dove il cadavere di ‘Sherlock Holmes’ ancora giaceva nella sua pozza di sangue.
Jake lo ignorò e si guardò attorno. Quella stanza celava un segreto ma allo stesso tempo lo raccontava “Con cosa è stato ucciso?”
“Sospetti di qualcuno?” chiese Dooley con lo stesso tono con cui avrebbe domandato ad uno scrittore di svelare l’epilogo del suo giallo.
Jake esaminò la testiera del letto e controllò gli angoli del baule di legno in cui, tra i cuscini e le coperte riposte alla rinfusa spuntava una piuma indiana macchiata di rosso e una statuetta di ceramica. Richiuse il coperchio e vi passò pensieroso la mano sopra, ritirandola sporca di cenere di sigaretta e polvere.
Il cadavere dell’amico era disteso a pochi passi da lui. La mantellina di tweed slacciata, la mano contratta sulla pipa… proprio Sherlock Holmes avevano dovuto uccidere?
Jake si avvicinò al caminetto acceso. Sulla mensolina di legno un orologio a pendola batté la mezzora e in un portacenere, in cima ad una manciata di mozziconi, una sigaretta si era consumata fino a spegnersi.
“Allora, cosa pensi che sia successo?” insistette Dooley “Il riccone e quello schianto di pollastrella hanno avuto un diverbio ed è finita in tragedia?”
‘Quella serpe… lasciatemela per un minuto e vedrete come riduco quei suoi occhioni da bambola!’
Jake brontolò tra sé e sé. Era incontestabile il fatto che Alwin fosse stato assassinato ma come?
Poggiò il braccio sulla mensola del caminetto e urtò un unicorno di ceramica che s’infranse in terra.
‘Ehi, attento!’
“Ragazzo, questa è la scena di un crimine…” osservò placido Dooley.
Jake imbarazzato raccolse i cocci in un mucchietto poi si passò le mani tra i capelli e sospirò “Ci sono indizi preziosi! Se solo…”
‘Se solo non distruggessi tutto.’
“Secondo me hai bevuto troppo.” disse Dooley.
Jake scosse la testa e si diresse verso la porta “Parliamo con… ” s’interruppe abbassando gli occhi. Spostò il piede destro e si chinò a raccogliere una chiave.
Quella usata per aprire la porta era ancora nella toppa quindi quella chiave di identica forma e dimensione, doveva essere quella della camera.
Jake si avvicinò alla soglia, tolse la chiave che Richard aveva preso dalla porta del bagno e infilò quella che aveva pestato un attimo prima. Si adattava alla perfezione ma la serratura non scattava.
La sfilò e la soppesò nel palmo della mano pensieroso.
Perché Alwin si sarebbe chiuso dentro e poi avrebbe tolto la chiave dalla serratura?
5
Alicia sospirò. Dall’altra parte del tavolo a cui era seduta Jake la fissava come se volesse passarla da parte a parte con un solo sguardo.
L’ispettore Dooley era rimasto nel salottino, a fare la guardia agli ultimi ospiti della festa in maschera, trasformatisi da personaggi più o meno illustri a potenziali assassini.
La gatta siamese era in un angolo della cucina, inosservata ma ad orecchie tese come una spia in attesa che il segreto su cui si fonda l’universo venga svelato.
“Ero in bagno.” iniziò Alicia “Quello subito dietro la camera di Alwin, mi stavo rinfrescando il viso. Quando sono uscita ho visto lui e Stella che litigavano poi Alwin è corso nella camera da letto e Stella… ” abbassò gli occhi “Era molto infuriata.”
“Sai perché discutevano?” chiese Jake.
“Ho saputo che Stella non voleva firmare dei documenti riguardo al divorzio… era molto comodo essere la moglie di Alwin Mackormack.”
Jake ignorò la vena di malignità nella sua voce “Hai seguito Alwin in camera da letto?”
Alicia si agitò sulla seggiola “No. Alwin mi faceva paura… non l’avevo mai visto così fuori di sé.”
“Sei ritornata alla festa?”
La giovane squaw annuì.
“E Stella?” domandò Jake.
“Ha sbraitato qualcosa di poco raffinato ma io non le ho badato.” scosse la testa “Sai, è stato Alwin ha chiedere il divorzio.” rivelò “Lei è troppo possessiva, gelosa… avida, soprattutto dei suoi soldi.”
Jake si schiarì la gola “In pratica hai solo visto Stella ed Alwin litigare in corridoio.”
Alicia annuì e si strinse nelle spalle.
Jake sospirò “Fai venire Stella.”
Alicia si alzò e uscì dalla cucina. Jake si avvicinò il blocchetto di fogli posto al centro del tavolo e una penna rotolò fino a cadere a terra.
Il lord comparve sulla soglia “Stella è in bagno ad aggiustarsi le sue treccine.” disse come scusa della sua presenza.
Jake indicò la seggiola a Richard che vi si accomodò “Perché eri così preoccupato? In fondo Alwin era solo ubriaco.”
“Alwin aveva un problema legato all’alcol.” dichiarò con enfasi il lord “Allucinazioni.”
‘Il mio povero Alwin…’
“Non credo di capire.”
Richard si schiarì la gola e si tolse il monocolo con gesto lento e affettato “Bere gli provocava visioni. Qualcuno non regge più di un bicchiere, altri vomitano anche quello che hanno mangiato il giorno prima, ad Alwin l’alcool provocava allucinazioni. Era una disfunzione del cervello o qualcosa del genere. Lasciarlo solo in quelle condizioni, comunque, era pericoloso.”
“Non lo sapevo… Cosa sarebbe potuto accadere?”
“Prova a pensare ad un uomo ubriaco che vede cose inesistenti.” Richard sospirò “Non puoi immaginare cosa sarebbe capace di fare un uomo spaventato a morte.”
“Purtroppo lo so. Ero un poliziotto.” obiettò Jake “Quanti bicchieri doveva bere prima che…”
“Bè, se si limitava a due o tre, avrebbe impiegato mezz’ora per riuscire ad infilare la giacca. Se andava dai tre in su, il problema diventava più complesso. Alwin avrebbe iniziato a correre dietro la giacca animatasi di vita propria, gridandole di fermarsi.”
“Ho notato che questa sera gli sei stato parecchio vicino. Quanto ha bevuto?”
“L’ho visto riempirsi il bicchiere solo due volte.”
“Un po’ poco, quindi… o forse il bicchiere se l’è riempito fino all’orlo.”
Sul viso del lord passò un triste sorriso “No, hai ragione. Ma può darsi che abbia bevuto di più e io non l’abbia visto.” scosse la testa e lucidò l’occhialino con un lembo della giacca “Alwin aveva un debole per l’alcol ma sapeva bene a cosa andava incontro così preferiva assecondare il suo secondo vizio e combattere il primo.”
“Il suo secondo vizio? Quale?”
“Le donne. L’hai mai visto senza una bella donna al braccio?”
‘Già, le sue stupide donnicciole…’
Jake sorrise. Di questo vizio ne era al corrente.
“Sposare Stella è stata un errore. Anche se penso che in fondo lei lo amasse, a modo suo.”
“Perché stavano litigando?”
“Fossi in te lo chiederei ad Alicia.”
‘Già, Alicia!’
“Alicia?” ripeté Jake “Perché?”
Richard inforcò il monocolo e gli rivolse un’occhiata sbieca “Io non so cosa sia successo dopo che Alwin ha lasciato la festa… Non so neanche niente di come si svolga un’indagine su un omicidio ma so come va il mondo e conosco il mio amico.” il suo sguardo diventò malizioso e sagace insieme “Tra le dieci, ora in cui ho visto Alwin lasciare la festa e le undici e mezza, ora del ritrovamento del suo cadavere, c’è stato parecchio movimento… fuori dal salottino.” annuì “Parla con Alicia.”
“Stai dicendo che Alicia ha ucciso Alwin?” domandò Jake sbalordito.
“Ma figurati, anzi, affermo l’esatto contrario!”
Jake lo guardò inarcando le sopracciglia.
Richard sospirò e si tolse il monocolo, riassumendo un’aria afflitta e sconsolata “Alwin aveva carisma, fascino… erano poche le donne che riuscivano a resistergli.”
Jake spalancò la bocca “Erano amanti!” quasi gridò.
‘Dillo più forte, Michael non ti ha sentito…’
Richard sospirò ancora “Sai, ero sicuro che quella porta non si potesse chiudere a chiave.”
Jake si alzò e prese a fare su e giù brontolando tra sé e sé, poi si voltò “Cosa?” esclamò ma il vecchio lord era stato sostituito dalla più affascinante figura di Cleopatra.
“Non ho detto niente!” rise Stella sedendosi “Volevi parlarmi?”
Jake rimase a fissarla ancora una volta colpito dalla sua avvenenza. Suo marito era appena morto eppure lei non appariva per nulla provata dalla tragedia “Ehm… sì, credo…” chiuse gli occhi e scosse la testa “Perché tu ed Alwin avete liti…”
“Tesoro, non sono affari tuoi!” lo interruppe Stella.
Jake riaprì gli occhi “Alwin è stato assassinato.” le ricordò gelido.
Stella si accese una sigaretta, esalò una nuvola di fumo e lo guardò sbattendo le ciglia.
Jake deglutì sentendosi inondare da un’improvvisa ondata di calore e strinse le mani sulla spalliera della sedia.
“Tra noi c’è stato solo un piccolo battibecco.” Stella si strinse nelle spalle “Diventa incontrollabile quando si ubriaca.” piegò le belle labbra in una smorfietta “Non faceva che tracannare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro!”
“Stella, perché Richard era tanto preoccupato e tu invece…”
“Oh, Richard è un’opportunista!” esclamò lei con rabbia “Alwin investiva il suo denaro in azioni di borsa o altre diavolerie simili, in questi ultimi tempi però i loro rapporti si erano fatti burrascosi: Alwin aveva fatto qualche investimento sbagliato e buona parte del patrimonio di Richard era andato in fumo. Quel vecchio spilorcio aveva piantato un mucchio di grane! Tante storie per qualche decina di centesimi!”
Jake scosse la testa “Eppure c’è qualcosa che non mi torna…”
Stella si sporse in avanti e la scollatura generosa del vestito lasciò ben poco all’immaginazione “Tesoro, è stato solo un tragico incidente, smettila di fare l’inquisitore!” tornò ad appoggiarsi allo schienale della sedia e accavallò le gambe. L’orlo del vestitino dorato salì lungo le cosce “Perché credi che volessi il divorzio? Perché si ubriacava tutte le sere e poi farfugliava su bestie feroci, fantasmi… una volta quasi non mi ammazzava con un vaso che disse di aver tirato contro un serpente a sonagli!” scosse la testa con aria mesta e ironica insieme.
‘Peccato ti abbia mancata… altrimenti l’avrebbe ucciso quel serpente.’
Jake la guardò. Alicia aveva detto il contrario, era stato Alwin a volere il divorzio, ma a Jake non era quel particolare che interessava. Girò intorno alla sedia e pestò la penna a sfera rimasta a terra. Slittò all’indietro e cadde a sedere sulla seggiola. Esalò un respiro profondo e si allentò il nodo della cravatta sbottonando il colletto della camicia. La sua giacca era finita chissà dove ma in quel momento era l’ultimo dei suoi problemi “Per la legge siete ancora sposati… e adesso che è morto erediti tu la sua fortuna.”
Stella scosse la sigaretta facendo cadere in terra la cenere “Non farti venire strane idee. E’ stata solo una disgrazia.”
“No, è impossibile!” obiettò Jake.
‘Bravo ragazzo, rendigli la vita difficile!’
Stella sospirò, si alzò e gettò in terra la sigaretta, schiacciandola con la punta della scarpetta dorata, poi si avvicinò a Jake “Smettila di giocare al poliziotto…” posò una mano sul tavolo, l’altra sulla spalliera della sedia e si chinò su di lui “Alwin si è rotto la testa cadendo a terra perché troppo ubriaco per riuscire a centrare il letto!”
Jake riuscì a conferire significati reconditi ad ognuna di quelle parole e il profumo che emanava la pelle di Stella gli fece girare la testa. Balbettò qualcosa d’incomprensibile e cercando di resisterle, perse l’equilibrio e cadde tirandosi dietro persino la sedia.
‘Per la miseria, per poco non ammazzi quel povero ragazzo!’
“Oh, tesoro, ti sei fatto male?” squittì sdolcinata Stella.
Jake evitò di alzare gli occhi, chiedendosi perché mai Stella non si fosse infilata in una tuta da pompiere o in un sacco di patate e la sua mente evocò all’istante un’immagine sfacciatamente sexy del suo morbido corpo fasciato in uno sdrucito e sfilacciato sacco di iuta.
Jake balzò in piedi, voltandole le spalle come avrebbe voluto voltarle alle immagini concepite dalla sua fantasia “Non è stato un incidente!” dichiarò con voce strozzata.
“Hai tratto qualche folle deduzione , Sherlock Holmes?”
“Sherlock Holmes è morto.” Jake si girò “Qualcuno lo ha assassinato.”
Stella gli si avvicinò e gli passò le braccia intorno al collo “Jake, perché non lasciamo questo impiccio ai veri detective?” mormorò a fior di labbra e fece scorrere le mani lungo la camicia nera da poliziotto “Lo sai che le divise piacciono molto alle donne?”
‘Ehi, questa è corruzione di pubblico ufficiale.’
Una vampata di rossore infiammò il viso del ragazzo. Strinse i pugni ed evitò di toccarla, non sapendo se l’avrebbe fatto per allontanarla o al contrario per stringerla più vicino a sé.
Stella premette il suo corpo contro quello di Jake e si alzò sulla punta dei piedi, avvicinando il viso al suo ma un attimo prima che le loro labbra si toccassero, si ritrasse. Arricciò il naso e starnutì.
“Cosa…?” Stella starnutì ancora poi vide la gatta siamese.
Era seduta sul bordo del lavello, poco distante da lei. Immobile, la guardava con un’espressione di candida innocenza negli scintillanti occhi verdi.
‘Qualcosa non va?’
“Maledetto gattaccio!” imprecò Stella “Dovevo rompere la testa anche a te!” e se andò starnutendo.
Jake esalò un respiro profondo e guardò il gatto. Poi scoppiò a ridere.
6
Stella, Alicia, Richard… Alwin.
Stella era la moglie, Alicia l’amante, Richard un amico interessato.
Il letto disfatto, le allucinazioni, la porta chiusa, le due chiavi…
Il pagliaccio stava smaltendo la sua sbornia russando su una poltrona, i giovani indiani erano sul divano uno accanto all’altra, mano nella mano.
Cleopatra, sensuale e altezzosa, fumava una sigaretta dietro l’altra scuotendo cenere ovunque tranne che nel portacenere che aveva davanti, in chiaro segno del suo nervosismo. Accanto a lei sedeva l’accigliato ed elegantissimo lord Richard.
L’ispettore Dooley era in piedi davanti alla porta del salottino con lo sguardo minaccioso di un mastino che ha appena perso un osso succulento. Secondo il suo orologio era in pensione da almeno tre minuti.
Jake Streaker si schiariva la gola come un oratore nervoso mentre camminava su e giù davanti a tutti loro e la luce delle lampade accendeva dure scintille sul distintivo da poliziotto, vero, appuntato alla camicia.
La gatta siamese, tornata sulla mensolina in cima al caminetto, osservava la scena con aria altera e solenne.
“Alwin aveva un problema” esordì finalmente Jake “E l’assassino l’ha sfruttato a suo vantaggio.” si schiarì ancora la gola e si fermò “ Ha pensato ‘E’ chiuso in quella stanza con allucinazioni spaventose! E un uomo in preda alla paura è capace di tutto’… vero Richard? Non hai detto così?”
Richard sobbalzò e il suo monocolo ciondolò appeso alla catenella d’argento. Mosse le labbra ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
“Alicia, è tua questa, vero?” domandò Stella all’improvviso e gli occhi di tutti si puntarono sulla piuma bianca che teneva in mano “L’ho trovata in camera di Alwin, mi sono dimenticata di dartela prima.”
Alicia tastò con la mano la fascetta marrone che le cingeva il capo “Sì, è mia.” si alzò e avvicinatasi a Stella le strappò la piuma dalle dita.
Cleopatra rimase a guardare la giovane squaw con occhio critico “Ma non erano due? Le penne?”
L’indiana le rivolse uno sguardo inceneritore “L’altra devo averla persa.” disse asciutta.
Stella annuì comprensiva “Certo…” mormorò e riprese a rovistare nella borsetta “Oh, al diavolo! Qualcuno mi accenda questa maledetta sigaretta.”
‘La piuma!’ pensò Jake ‘Nel baule ai piedi del letto c’era una delle piume da indiana di Alicia!’ si protese ancora una volta verso Cleopatra con l’accendino, questa volta però con gesto meccanico ‘E’ stata Alicia… lo ha ucciso lei, dopo che Richard li ha visti andar via dalla festa. Questo spiegherebbe le macchie rosse sulla piuma bianca… era sangue!’ Jake scosse la testa sconsolato ‘Non ha senso. Alicia non può essere stata tanta stupida da commettere un omicidio e poi lasciare la propria firma insieme all’arma del delitto.’
Jake prese a camminare avanti e indietro occhieggiando il lord sprofondato nel divano con un’espressione truce sul volto.
‘E’ stato lui?’ si domandò Jake ‘Il movente? La rabbia per la perdita di un’ingente somma di denaro. Eppure Richard non è il tipo da covare sdegno e risentimento. E il suo dolore mi è sembrato sincero.
Chi restava, escludendo le decine di ospiti che ormai avevano lasciato la villa? Cleopatra, i giovani indiani e il clown.
Il clown ronfava sulla poltrona. Il largo sorriso rosso che aveva dipinto sul viso aveva un aspetto grottesco e il cerone bianco si era in parte scolorito. Se Richard aveva detto la verità e Alwin si era davvero allontanato dalla festa verso le dieci, neanche lui poteva essere l’assassino. A quell’ora il clown già non era capace di reggersi in piedi figurarsi uccidere un uomo.
Alicia e Michael. Gli indiani, la tradizionale coppietta d’innamorati. Vestiti con abiti in pelle scamosciata e sfrangiata, lui indossava pantaloni e una casacca, lei gonnellina e maglietta. Tutti e due avevano una fascetta colorata che cingeva la fronte e un paio di penne infilate tra i capelli. Michael ne aveva due, azzurre e bianche. Alicia una sola.
Stella aveva tirato fuori la piuma dalla borsetta dicendo di averla trovata in camera di Alwin.
Magari tra i cuscini del letto… Alicia ed Alwin si erano allontanati insieme dal salottino e una versione personalizzata della festa era continuata tra loro in camera. Alicia aveva perso la piuma e Stella l’aveva trovata ed infilata nella borsetta…’ Jake si fermò fulminato da un pensiero improvviso ‘La borsetta! Quando sono andato a forzare la serratura Stella non aveva la borsetta. Ha raccolto la piuma e l’ha tenuta da parte fino a un attimo fa invece di restituirla subito ad Alicia? E a quale scopo? E soprattutto, dove l’aveva nascosta? Sotto quel vestito attillato non potrebbe nascondere neanche un francobollo.
“Stella, stai riempiendo il tappeto di cenere…” osservò Jake a voce alta.
Stella guardò la sua sigaretta come se fosse una cosa che non aveva mai visto “Sono nervosa…” mormorò come giustificazione.
Jake annuì e si avvicinò al caminetto. Poggiò il braccio sulla mensola e urtò una coppietta di ballerini di ceramica che cadde a terra infrangendosi.
“Diavolo, ragazzo!” grugnì l’ispettore Dooley “Fai attenzione!”
‘Sei una calamità non un detective.’
Jake arrossì e si chinò a raccogliere i cocci. Balbettò qualche parola di scusa poi imprecò a mezza voce. Guardò prima la mano ferita poi l’affilato frammento di ceramica macchiato di rosso. E un’altra illuminazione folgorò il poliziotto illuminandogli gli occhi scuri.
Aveva trovato l’arma del delitto.
Alicia corse da lui “Santo cielo, Jake, ti sei ferito!” da una tasca sfilò un fazzoletto di stoffa e lo avvolse intorno alla mano destra del ragazzo.
“Allora, grande eroe, hai risolto il mistero?” domandò sprezzante Stella “E’ tardi, io vorrei andare a dormire.”
“Nessuno si muove da qui finché non arriva la polizia!” intimò l’ispettore Dooley.
‘Ma non sei tu la polizia?’
Jake si lisciò la camicia e passò lo sguardo da Richard a Stella a Michael ad Alicia. Pensava che l’assassino fosse uno di loro.
Pensava anche che se faceva credere di avere tutte le risposte, le risposte sarebbero venute fuori da sole.
“Stella, quando hai trovato la piuma di Alicia?” domandò Jake senza guardarla, come se temesse che il suo sguardo ammaliatore potesse pietrificarlo.
“Quando siamo entrati in camera da letto.” rispose lei “Dopo che abbiamo trovato Alwin…” s’interruppe ed emise un gemito strozzato. Scosse la testa e con un fazzolettino preso dalla borsetta si asciugò una piccola, molto piccola, lacrima.
‘Sei una pessima attrice…’
Jake annuì “Richard come fai a sapere che la porta di quella camera non si può chiudere a chiave?”
Il lord sobbalzò “Oh, ecco, me l’ha detto Alwin.”
“Ma se la porta non si poteva chiudere allora perché sei corso a prendere la chiave del bagno?” domandò ancora Jake, inchiodandolo con lo sguardo.
Brusii e mormorii percorsero la stanza come una brezza gelida.
“Accidenti, Jake!” imprecò Richard “Non penserai mica… Diavolo, in quel momento non ragionavo, pensavo solo ad Alwin!”
“Per sicurezza le serrature di tutte le porte della casa sono uguali.” spiegò Stella con voce monotona “Una sola chiave può aprire la cucina, la mansarda o la camera da letto. Una volta però, in una delle sue notti di follia, Alwin combinò qualcosa a quella serratura e ora non funziona più.”
Jake la fissò per un lungo istante trattenendo a stento un grido di gioia. Ecco la risposta!
“Se la serratura non funziona” iniziò con voce malferma “perché hai detto che Alwin era chiuso dentro e poi hai usato la chiave del bagno per aprire una porta non chiusa?”
Questa volta gli astanti rimasero attoniti e muti.
‘Oh, tesoro! L’hai fatta grossa!’
Stella lo fissò, il viso truccato nell’eccentrico stile orientale, gli occhi orlati di nero ed oro, che nell’intimità della cucina avevano cercato di sedurlo ora sembrava volessero incenerirlo “Che diavolo stai insinuando.” sibilò gelida.
“Penso che tu abbia ucciso Alwin.” affermò Jake.
‘Anch’io! Per quello che può valere…’
“Che stupidaggine!” ribatté Stella.
“Ecco… bè, proviamo a ricostruire la serata.” Jake prese a camminare avanti ed indietro “Alwin si allontana dalla festa. Ha bevuto un paio di cocktail, bicchiere più bicchiere meno…” guardò Alicia. Gli occhi della ragazza gli inviarono un messaggio complice e disperato “Ehm… saltiamo un’oretta, andiamo oltre. Alwin è in corridoio, Stella è con lui. Alicia è nel bagno attiguo alla camera da letto, tornando alla festa li incrocia. Riferirà poi che stavano litigando, forse per…” inciampò nella gamba del tavolino. Qualche bicchiere cadde sul tappeto con un tonfo morbido, il portacenere di cristallo tremò e qualche tartina imburrata scivolò dal vassoio.
Nessuno si curò di rimettere a posto le cose e Jake si slegò il fazzoletto di stoffa che gli stringeva la mano destra. La ferita non sanguinava più ma il fazzoletto era rimasto macchiato “Alicia, mi spiace. Lo laverò prima di restituirtelo.”
Alicia si alzò e gli andò vicino “Non importa. Cura bene quel taglio prima che…”
“Oh, al diavolo!” ringhiò Richard “Jake mi spiace molto per la tua mano e Alicia mi spiace per il tuo fazzoletto ma qui si stava parlando di un omicidio! Jake, vuoi concludere?”
‘Già, sarebbe una buona idea.’
La giovane squaw tornò a sedersi e Jake rimase un attimo in silenzio per ritrovare il filo dei suoi pensieri poi riprese “Alicia è alla festa, Alwin entra in camera da letto. Stella lo segue. La lite prosegue, Stella fuma una sigaretta dietro l’altra e vede la piuma di…” s’interruppe di nuovo.
Deglutì, un leggero rossore d’imbarazzo gli colorò le guance “Stella è furiosa e in un impeto di rabbia afferra il primo oggetto che gli capita sotto mano e lo scaglia contro Alwin. Una statuetta di ceramica, per esempio, che fracassa la fronte del nostro caro amico.” si schiarì la gola poi proseguì con più sicurezza “Alwin è a terra, sanguina, forse sta morendo… e quella che all’inizio sembrava solo un’altra seccatura si trasforma in qualcosa che poteva tornare a suo vantaggio. Stella avrebbe finto che Alwin, spaventato dalle sue visioni si fosse ferito accidentalmente. Ma nessuno avrebbe dovuto trovarlo troppo presto quindi la nostra Cleopatra pensa di chiudere a chiave la porta. Ma quella serratura è difettosa e così, altro gesto rabbioso e incontrollato, la chiave vola via.” Jake si accigliò “Ho solo un piccolo dubbio: perchè la chiave era all’interno della stanza?”
“Ho provato la serratura dall’interno…” mormorò trasognata Stella “Forse riuscivo a farla funzionare, ma non volevo che mi vedessero armeggiare da fuori…”
Jake annuì e fissò su Stella il suo sguardo penetrante e accusatore “La statuetta di ceramica l’hai nascosta nel baule ai piedi del letto, insieme ad una delle piume di Alicia. Non so dove tu l’abbia trovata e non voglio neanche saperlo, ma quale assassino sarebbe così stupido da lasciare una traccia così evidente?” sospirò “Sei poi tornata alla festa dichiarando che Alwin era ubriaco, che nessuno si aspettasse più di vederlo in piedi.”
Stella si morse le labbra. La parrucca di trecce e perline le ricadeva storta da una parte conferendole un insolito aspetto disordinato.
“Per la miseria… sei un po’ imbranato ma te la cavi bene!’
Nel salottino calò un pesante silenzio e l’ispettore Dooley, che aveva seguito le parole di Jake come se stesse ascoltando un guru che dispensava la sua saggezza, sobbalzò quando risuonò il trillo del campanello “Dev’essere il medico legale.” grugnì “Alla buon’ora! Pensavano che lo portassi io il cadavere all’ospedale?” spalancò la porta e uscì dalla stanza.
Stella afferrò il portacenere di cristallo e lo tirò al poliziotto. Mancò la mira e il portacenere andò a schiantarsi contro una parete esplodendo in mille schegge acuminate.
“Il padrone di casa è ubriaco, la festa è finita.” riprese Jake impassibile.
“Sei un… un…” balbettò Stella furiosa e incapace di trovare parole adatte voltò le spalle al poliziotto.
‘Il giallo, ehm, la festa è finita! Buonanotte!’
21 giugno 2022 alle 8:04 pm
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