Male-dette
Pubblicato da marghe il 6 aprile 2008
Ci metto un sole, ormai dormiente.
E poi la luce, anche se assente.
Traccio bilancio, anch’esso segno.
Senza una squadra, di un tempo
qualunque,
ma ancora degno.
Salve scrittura.
Da alcuni amata.
Come mestiere,
ma vilipesa dal’irreale.
Eccoci guitti,
sempre sospesi
tra vero e falso.
Bilico su filo.
Incandescente.
Che brucia.
E accende.
Come vestali.
O sacerdoti.
Attizzatoio di
sacro e fuoco.
Idioma in lingue
sconosciute.
O poco note.
Ma assaporate,
nelle versioni più disparate.
Anche in amaro sono gradite.
fanno del verbo peso e macigno,
marmo venato,
sangue pulsante.
Forma di sogno
o subcosciente
o umano impegno.
E’ la zoppia
di pungolare, una mania.
Zone profonde, abbarbicate
e malcelate.
destinate ad un mutismo
di perbenismo.
E censurate.
Nel male-detto,
mannaie piegate e inaridite.
E ormai svuotate e disperate.
E decimate e processate,
su quel calvario
che ha sempre spento
e giustiziato.
Da un plotone reazionario.
Ma alcun gabbia sarà prigione.
E’ la ragione.
Che le fa libere e illimitate.
Restano vive, pungenti, ariose.
Scelgono il vento,
e d’esserne spose.
6 aprile 2008 alle 12:06 am
Questa poesia è metateatro, dedicata alle parole, fonema nel fonema, grafema nel grafema,segno di senso, e giostra di significante, ma ognuno potrà decodificarla come pensa,il caleidoscopio d’ogni mente è specchio e prisma, sfaccettatura e angolazione.
Vati d’ogni comunicazione ne fanno strumento e lama.
6 aprile 2008 alle 8:06 am
Cavolo! Pure il tuo commento è una poesia! Non sono un esperto del genere (sono rimasto ad una primitiva rima baciata), ma questa tua m’è piaciuta davvero! Evochi tante sensazioni, splendido!
17 aprile 2008 alle 12:52 pm
L’ermetismo che da questa poesia emerge, la fa sembrare ad un dipinto irreale, fatto di sogni. Complimenti molto bella: