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INCIPIT FABULA

Pubblicato da markingegno il 13 febbraio 2009

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INCIPIT FABULA…..

Ho scritto e pubblicato recentemente un libro di favole. Alla fine si è posto il problema di cosa farne degli scarti o avanzi di lavorazione, cioè di quegli abbozzi di storie che non sono lievitati nella giusta misura e sono, pertanto, rimaste incompiute. Come per gli avanzi di cucina, avrei potuto farne un bel minestrone o una zuppa calda o una macedonia assortita o una variegata insalata mista, ma ne sarebbe risultato un guazzabuglio informe, senza un gusto definito.

Allora ho pensato di offrirle, piuttosto, in pasto agli affamati lettori, siccome spunto o meglio, per restare in ambito culinario, come spuntino, che non riempie ma, anzi, maggiormente solletica l’appetito; o come uno stuzzichino per stuzzicare la fantasia; o come un aperitivo per aprire le porte e le portate dell’immaginazione e della scrittura creativa.

In realtà le cose sono andate alquanto diversamente: ho regalato delle copie del mio libro di favole ai Colleghi, nell’ambiente di lavoro, che mi hanno chiesto delle dediche personalizzate. Al posto delle semplici dediche, ho ritenuto di inventare un embrione di favola ispirata a ognuno di essi, riservandomi, naturalmente dietro esplicito consenso firmato, la più assoluta libertà creativa e garantendomi, da parte loro, la mancanza di critiche e rimostranze per qualsiasi cosa l’ispirazione mi avesse portato a scrivere. Ma il succo non cambia, si tratta veramente dell’incipit di favole incompiute, che ognuno può completare con gli ingredienti preferiti e condire secondo il suo gusto.

Eccone alcuni esempi:

                  1)  LA FAVOLA DEL MEDICO MALATO

C’era una volta, in un tempo lontano lontano, un Medico che, invece di curare gli altri, era sempre malato lui stesso. O, più esattamente, si riteneva eternamente malato. Ogni giorno i suoi Colleghi, quando arrivava in Ospedale, gli chiedevano:

Oggi, come stai?”

Male, anzi malissimo. Peggio di ieri”. E questa era la sua risposta ogni giorno, per 365 giorni all’anno. Nessuno a memoria d’uomo, si ricordava di avergli mai sentito dire: “Oggi sto benissimo!”. In particolare egli si attribuiva tutte le patologie dell’apparato digerente, dalla lingua all’esofago, all’intestino tenue, al colon e fino al retto.

E questo da un punto di vista psicodinamico era molto indicativo. Egli a scuola non era mai stato molto bravo in italiano e, di conseguenza, anche il suo subconscio era, oltre che confuso ed approssimativo come deve essere  ogni subconscio che si rispetti, anche sgrammaticato. In particolare il suo inconscio faceva confusione tra digerente e dirigente e somatizzava, pertanto, sul suo povero apparato digerente tutte le frustrazioni della sua attività di dirigente medico.

In compenso egli sapeva entrare in sintonia con gli ammalati meglio di qualsiasi altro, perché era la perfetta sintesi e simbiosi di Medico e Paziente. Un giorno durante un turno di guardia nel pomeriggio di una festività importante, turno che egli aborriva in maniera particolare, gli fu inviata in consulenza dal Pronto Soccorso una ragazza straniera. Era una ragazza indiana bellissima, ma così bella che sembrava una principessa uscita da una novella de “Le Mille e una notte”. La fanciulla riferiva che, da circa un mese, aveva una febbre altissima che la divorava ed aveva, inoltre, notato la comparsa di una strana macchia a forma di cuore nella regione inguinale…………………………

 

2) LA FAVOLA delle PAROLE MAGICHE

C’era una volta, in un passato così remoto che era, in effetti, un trapassato remoto, una donna, di nome Carmela, che era un bravissimo Medico. Oltre a praticare la medicina razionale e scientifica, si occupava anche di terapie alternative ed era un’attenta studiosa e profonda conoscitrice delle medicine tradizionali, di solito da tutti considerate come false e superate. Per essere un buon Medico, d’altronde, occorre anche essere un pò stregoni ed un pò sciamani e le donne, inoltre, sono tutte, chi più chi meno, un pò streghe….Ella era, in particolare, dedita al culto del dio greco della medicina Esculapio al quale sacrificava spesso. Una volta durante uno di questi riti iniziatici cadde in trance ed anche a terra andando a sbattere violentemente la testa, per cui, quello che riferisce essere avvenuto in seguito, va preso col beneficio del dubbio perché potrebbe essere dovuto alla commozione cerebrale conseguente al trauma.

A suo dire, in quell’occasione sarebbe stata posseduta dal Dio Esculapio che le avrebbe infuso tutta la sapienza medica, passata, presente e futura. Le avrebbe donato, anche il potere di dare vita materiale alle parole ed ai loro concetti, limitatamente però al suo nome ed alle sue possibili trasformazioni. Del resto a creare il mondo sarebbe stato il Verbo…..

Da allora Ella poteva separare il suo nome in car e mela e per una magica materializzazione dei concetti e trasmutazione della struttura molecolare della materia, poteva dare origine ad una mela (della varietà golden o smith o renetta etc) o ad una macchina con targa inglese; oppure, riunificando le due parti del nome, ad una mela a motore o ad una macchina a forma di mela e che andava a sidro. Se invece pronunciava la frase magica “elle a” il suo nome diventava caramella ed Ella poteva trasformarsi in una dolce e succosa caramella al miele, al latte, alla menta, alla liquirizia etc.

Quando, negli anni ottanta, scoppio l’epidemia della peste del duemila cioè l’epidemia di AIDS, grazie ai suoi poteri magici Ella fu nominata………………………………..

 

                     3)   LA FAVOLA dell’ ASINO d’ ORO

C’era una volta, in un tempo ed in un’epoca imprecisate, un Medico che, senza saperlo perché non era induista, stava compiendo il suo percorso di successive reincarnazioni per la progressiva ascesi verso la purificazione. Nelle vite precedenti Egli era stato dapprima un asino e poi un cavallo per cui, nella vita attuale, coltivava una grande passione per i suoi ex affini, cioè gli equini. Avrebbe dovuto scegliere la Facoltà di Veterinaria, che è la branca nobile della Medicina, ma non avendo superato il test di ammissione aveva dovuto ripiegare sulla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Un giorno aveva comprato, per regalarlo al figlioletto, un vecchio asino bianco destinato al macello. Il vecchio e decrepito asino, riconoscendo l’affinità elettiva col suo nuovo padrone, si era manifestato rivelando le sue prodigiose qualità: sapeva fare di conto e risolvere perfino le equazioni e le disequazioni, parlava e scriveva fluentemente in otto lingue e sapeva perfino volare! L’asino volante non era una leggenda metropolitana, esisteva davvero! Il fortunato Medico era venuto in possesso di un fenomeno vivente con cui c’era da arricchirsi e diventare famoso. Egli si licenziò dall’ospedale, comprò un appezzamento di terreno nell’isola dell’ Asinara, dove ricostruì, in piccolo, la Torre degli Asinelli e proclamò solennemente che era iniziata l’era dell’Asino Bianco col regno di sua maestà Sceck I. Prima di procedere allo sfruttamento commerciale del suo fenomeno, pensò giustamente che in qualche parte del mondo dovesse esistere un’asina magica con le stesse caratteristiche e che lui, a quanto pare, era l’eletto che avrebbe potuto riconoscerla o farsi riconoscere.

Partì, quindi, alla ricerca dell’asina fatata per dare una compagna a Sceck I ed assicurarsi una progenie di asini magici per la continuità della nobile dinastia asinina. Ma sebbene il mondo sia pieno di asini e di asine, l’impresa si rivelò più difficile e perigliosa del previsto.

Un giorno, mentre stava attraversando le desolate lande del deserto del Kanuncestakistan a piedi nudi, perché aveva dilapidato tutte le sue sostanze, stremato dalla fame e dalla sete, all’improvviso gli apparve, in mezzo alle dune, la celestiale visione di un asino tutto d’oro che volteggiando sopra di lui, illuminato da una luce abbagliante, gli disse: “Tu, fedele suddito della gloriosa stirpe degli Asini, sarai premiato per la tua devozione! Da oggi tu sarai………………………………….

 

                                      4)  LA PRINCIPESSA ROSA

C’era una volta, tanto ma tanto tempo fa, una principessa in età ormai attempata che ancora non aveva trovato marito, perché era di gusti difficili e molto schifiltosa, Qualsiasi pretendente i suoi anziani genitori le presentassero, trovava sempre di che ridire: “Questo è brutto…..questo è basso …..questo ha la voce sgradevole……..questo puzza d’aglio….questo è troppo rozzo” e così via. La principessa scrutava i suoi pretendenti da dietro uno specchio segreto, senza essere vista, perché era molto timida e pudica ed arrossiva facilmente quando un uomo alzava lo sguardo su di Lei, per cui era chiamata Rosa purpurea. Il suo profilo, inoltre, assomigliava a quello che hanno le donne egizie nei geroglifici delle piramidi o le mummie quando vengono sbendate, per cui era anche chiamata la Rosa purpurea del Cairo. Un giorno il Re lanciò un concorso musical-letterario per trovare un pretendente a sua figlia: la Principessa sarebbe andata in sposa a Colui che che Le avesse dedicato la più bella canzone d’amore, tale da farle palpitare il cuore d’emozione e farla innamorare. Quello fu il primo festival della Storia. A quei tempi viveva nel suo regno un Menestrello, giovane e bello ma squattrinato, che conduceva una grama esistenza esibendosi per strada, ed era così povero che mangiava soltanto una volta al giorno e sempre invariabilmente menestrone. Il menestrello pensò che gli avrebbe fatto comodo impalmare la matura principessa, per quanto bruttina potesse essere, ma come fare a vincere l’agguerrita concorrenza?. Egli non era certo un valente poeta, a malapena sapeva trovare delle rime banali per le sue canzonette. Si rivolse allora ad un Mago potente ed ambizioso, di nome Gran Mogol, e gli promise: “Se mi aiuterai a sposare la Principessa, quando sarò diventato Principe consorte ti nominerò Mago di corte”. IL Mago gli approntò una canzone con parole magiche e musica incantata con cui rapire il cuore della principessa. Il giorno del concorso il Menestrello si esibì con la sua canzone cercando di dare il meglio di sé stesso:

Rosa radiosa/di fragranze odorosa/vorrei dirti cosa scandalosa.

La bocca non osa/ ma il cuor non ha posa/ed il membro non riposa.

Bellezza ascosa/per censo meravigliosa/vorrei farti mia sposa/

e meco condurti a Canosa/ove coglier la tua rosa/e possederti a iosa.

Quando la Principessa sentì questa dolce melodia, i suoi sensi furono rapiti, il suo cuore cominciò a battere all’impazzata ed ella disse al Re: “Padre sospendi il musical certame perché io ho già trovato il mio Principe azzurro”. Fu fissata la data delle nozze e tutto sembrava andare per il verso giusto. Senonché una strega brutta e cattiva, ma ricchissima, di nome Stregonza, che aveva messo gli occhi sul bel menestrello giovane e poverello, e già pregustava di comprarselo con la sua ricchezza, furente, decise di vendicarsi ed il giorno delle nozze…………………………………..

 

                   5) L’ACCHIAPPANUVOLE

 

C’era una volta, non molto tempo addietro, una brava Infermiera, ma così brava che un bel giorno, per magia, fu trasformata in Caposala. Ella aveva un figlio altissimo, ma così alto che si era inventata una singolare e redditizia occupazione. Andava in giro per il mondo alla ricerca di posti dove non pioveva da moltissimo tempo e la siccità prolungata metteva a repentaglio la sopravvivenza della popolazione. Quivi giunto, contrattava il prezzo della sua opera e, sollevandosi appena sulla punta dei piedi, acchiappava le nuvole in cielo e le spremeva, come se fossero delle spugne, facendo piovere abbondantemente sulla terra riarsa. In tal modo si guadagnava da vivere più che agiatamente ed era accolto dovunque come un Salvatore e tutti lo chiamavano l’Uomo della pioggia.

Sebbene non si capisse con precisione da chi avessero preso, Ella aveva anche due belle figlie, di nome Rosy e Vanessa, ma così carine, graziose ed avvenenti che sembravano due fatine o due principesse uscite da una fiaba. Le due bellezze ambivano a sfondare nel mondo dello spettacolo e sognavano di diventare veline o attrici o modelle.

Un giorno, mentre entrambe partecipavano ad un concorso di bellezza, successe un fatto stranissimo ed insolito. Mentre le aspiranti miss sfilavano sulla passerella in bikini, ad un certo punto i loro costumi cominciarono ad animarsi e si trasformarono in sinuosi serpentelli alati, a forma di strani uccelli, che…………………………

PS.

Et voila, il pranzo è servito, buon appetito!”

Piaciuto il menu degli assaggini? Se questi sono gli antipasti, figuratevi il pasto completo! Per inciso il libro di favole si intitola “Favole a cucu’” e si può acquistare su internet (www.boopen.it) o in libreria (codice ISBN 978-88-6223-508-2). Vi consiglio caldamente e vivamente di acquistarlo, per il vostro bene! Essendo un libro di favole, si tratta di un un testo magico che contiene tra le righe un incantesimo potente e la formula segreta della felicità. Chiunque lo acquista e lo legge con attenzione e lo medita in profondità ne trarrà dei grossi benefici! Anzi, più copie se ne comprano più potente sarà l’influsso positivo e l’illuminazione interiore. Come per magia la vostra vita subirà una prodigiosa trasformazione e per incanto diventerà bella, ricca, interessante e favolosa, appunto come una favola vera.

Siete scettici ed increduli? Eppure varrebbe bene la pena di provare. Se non è vero niente, avrete sprecato 10,00 euro, ma avrete, in ogni caso, un bel libro di favole, che potrete anche usare per un simpatico regalo, recuperando la spesa. Ma se, invece, dovesse funzionare veramente? Perché chiudere la porta al cambiamento ed alla buona sorte? Certe occasioni capitano una sola volta nella vita, bisogna coglierle al volo e e non lasciarsele sfuggire.

Mah, che s’ha da fare, per campare e riempire la pentola, da parte di un povero Autore esordiente! L’insistenza sulla terminologia culinaria la dice lunga, del resto, sulla fame arretrata…….. 

Antonio Giordano

 

 

COPYRIGHT © 2009 ANTONIO GIORDANO

 

 

7 Commenti a “INCIPIT FABULA”

  1. giovanni dice:

    Complimenti,
    per la fantasia, il fine humour e le citazioni colte. Indubbiamente viene voglia di leggere <> a prescindere dalla trovata pubblicitaria,comunque originale e simpatica, che portano bene. Penso proprio che lo ordinerò per provarlo e se veramente, oltre alla gradevole lettura porterà bene ne comprerò immediatamente non una ma cento copie.
    Complimenti ancora!

  2. markingegno dice:

    Grazie, Giovanni, ti ringrazio di avere lasciato un commento, perché finora il racconto è stato accolto da un silenzio ignominioso. Vi è evidentemente, una congiura del silenzio; così si vuole “colà dove si puote ciò che si vuole…”
    Se dovessi comprarlo, non te ne pentirai; in ogni caso io faccio lo scrittore a tempo perso, per vocazione e piacere, non è il mio mestiere, non mi serve per campare. Ti auguro buona lettura.Ciao.

  3. andrea dice:

    Ciao Markingegno,

    rileggerti e’ veramente un piacere, e sono contento che tu sia riuscito a pubblicare un tuo libro.
    Appena mi riprendo dalla marea di racconti arretrati che devo ancora leggere, se non ti dispiace ti inserisco nella vetrina assieme agli altri: chissa’ che ti porti bene.
    Le tue favole le trovo molto divertenti, ben scritte, forse con un po’ troppo compiacimento nei dettagli medici/psicologici, ma con un’ironia che aiuterebbe a mandar giu’ tutto :)

  4. markingegno dice:

    CIAO ANDREA,

    ti ringrazio per il commento ed il giudizio. Come ho scritto in premessa, si tratta di abbozzi di favole personalizzate e rivolte ai Colleghi di lavoro cui avevo regalato delle copie, e l’ambiente di lavoro è quello ospedaliero. Ci può essere, naturalmente, anche una certa deformazione professionale…
    io ho cercato di suggerire delle situazioni intriganti, anche con una certa allusività sessuale, che suscitassero la fantasia di ognuno (per esempio, la macchia a forma di cuore strategicamente presente all’inguine in una bella ragazza divorata dalla febbre, si presta a qualsiasi tipo di elabirazione fantastica….).
    Ho pubblicato un libro, ma la soddisfazione è parziale perché si tratta di un Editore on line e low cost, senza correzione di bozze, di qualità non eccelsa e con tempi di consegna biblici. La pubblicazione non implica, quindi, un giudizio di merito perché, essendo a pagamento, si pubblica qualsiasi cosa!
    L’aspirazione di ogni scrittore penso che sia quella di trovare un Editore che dica: “Caro Autore la sua opera è valida, la pubblico volentieri a mio rischio….”, ma è una evenienza assolutamente improbabile. Alla fine mi sono arreso, stanco di inseguire i vari editori, con i loro eccessivi tempi di risposta ed alla fine avere
    proposto sempre le stesse cose: ” La sua opera è valida, ma il mercato non tira, le favole non riscuotono seuccesso, l’esito è incerto, possiamo pubblicarle solo se Lei finanzia l’edizione etc etc”.
    Alla fine poiché volevo pubblicarle ho scelto l’editore a minor costo, ma so già che le uniche copie che si venderanno saranno le 100 copie personali che ho ordinato io (figurati che l’opera è stata visualizzata più di 200 volte ma, a quanto pare, nessuno ha finora fatto un ordine d’acquisto).
    Che vita grama per gli scrittori! Per fortuna che la soddisfazione per chi scrive è la scrittura stessa e basta!
    Saluti, ciao.

  5. andrea dice:

    Ciao Markingegno.
    Che dire, hai sicuramente ragione.
    Personalmente trovo comunque soddisfacente questo modo di pubblicare cosi’ informale.
    Il rapporto con un lettore e’ completamente diverso quando lui non ha dovuto pagare per leggerti.

    Eppure sapere che qualcuno e’ disposto a pagare per avere un tuo libro di certo solletica quella parte di noi instancabilmente narcisista.

    Personalmente provo sempre tutte e due le strade. Noi abbiamo un mezzo contatto con un editore. E’ piccolo e forse un po’ disorganizzato, con tutti i problemi che questo puo’ portare. Pero’ mi pare anche abbastanza onesto, il che e’ un vataggio.
    Ogni tanto organizza dei concorsi: diversi di noi sono stati o stanno per essere pubblicati (intendo “sul serio”, senza spese da parte nostra) essendo risultati vincitori/finalisti. Ogni tanto passa a trovarci: quando ci sara’ il prossimo lo pubblicizzeremo senz’altro!

    Intanto ti ho messo nella vetrina: in bocca al lupo!

  6. ottone dice:

    Bravo veramente, congratulazioni. Il tuo racconto è molto bello sia come stile che come contenuti; alcuni dettagli, poi, sono assolutamente impagabili (come l’acchiappanuvole che spreme le nuvole facendo piovere!)Come voto ti darei 110/110 e lode. Io ho provato ad immaginare il seguito di alcune delle favole ma non è venuto fuori niente di bello.
    Ho letto anche gli altri tuoi scritti, sono tutti deliziosi. Ma veramente uno che scrive così bene è ancora uno scrittore esordiente? Ci deve essere qualcosa di sbagliato nel sistema editoriale, oppure sei tu che non hai la “cattiveria e grinta” necessaria per importi. Immagino che il mondo editoriale italiano sia come altri di cui ho più diretta esperienza, una giungla popolata di pescecani e belve feroci ed avvoltoi. Ma tu insisti, te lo meriti davvero, leggerti è un piacere. Auguri.

  7. Markingegno dice:

    Ciao OTTONE, sei per caso di origini germaniche?
    Ti ringrazio per i tuoi apprezzamenti. Penso che nel campo dell’editoria, come in altri campi “artistici” quali ad esempio, il mondo della canzone o delle modelle o delle attrici o delle presentatrici etc ci sia veramente una giungla con avvoltoi affamati e iene senza scrupoli (leggi impresari) pronti a speculare (con richieste economiche, di prestazioni sessuali etc) sulle illusioni, le aspirazioni e la vanità degli aspiranti artisti.
    Mi viene in mente la canzone di Eduardo Bennato “Il gatto e la volpe”.
    Sicuramente per carattere io non sono uno “cattivo” ma comunque di solito i rapporti con gli impresari sono a distanza (per posta, telefono, internet etc)e quindi è difficile mostrare la grinta ammesso che uno ce l’abbia.
    Per fortuna per molti Italiani scrivere è una passione, non un lavoro ed io sempre ripeto che la migliore gratificazione che si prova a scrivere è proprio il piacere della scrittura in sè e per sè.
    Grazie, ciao.

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