La vita che ti era possibile
Pubblicato da pieira il 10 febbraio 2009
Io non so dire il perché di questa decisione.
Vorrei dire che è per giustificare un dolore, per dare fine ad una sofferenza, per trovare uno scopo al silenzio ma non ci riesco.
La verità è che mi sembra fatto solo per giustizia.
Quale giustizia?
Non certo la tua, che inconsapevolmente e senza spiegazione né motivo ancora vivevi, forse la nostra, che senza comprensione e senza scuse volevamo vederti finire.
Provo profonda tristezza per noi, per tuo padre e per chi pensava davvero che questa fosse la cosa giusta.
Siamo ancorati ad una realtà che è talmente idealizzata ed idolatrata che non ci fa vedere le cose per quelle che sono ma solo attraverso i nostri schemi e paraocchi.
Vivevi senza poter parlare, senza poter camminare, senza poter progettare. Eppure vivevi.
Vivevi senza far rumore, senza combattere, senza pretese. Eppure vivevi.
Questo noi però non lo potevamo capire, non si poteva sopportare, sembrava troppo poco, perché per noi la vita, per essere vissuta e per essere davvero piena, per essere degna e per avere davvero un senso, deve essere combattimento, deve essere sfida, deve essere coraggio, deve essere aspettativa, deve essere progetto, deve essere lotta, deve essere sogno, deve essere incanto, deve essere ideale. E in nome di un ideale ti abbiamo persa.
E’ così assurdo pensare che la vita non sia questo?
Perché è così difficile per noi capire che la vita è molto di più di questo?
Tu vivevi la tua vita e non la nostra.
Tu vivevi la vita che non avevi sperato né voluto ma la vita che ti era possibile.
E tu quella vita l’avevi. Non avevi la vita sognata, avevi la tua vita, quella che ti rendeva possibile essere viva.
Non si poteva lasciarti la libertà di vivere come potevi?
Non si poteva lasciarti la tua libertà di esistere come ci riuscivi?
Tu vivevi così. Per noi era troppo!!
Noi viviamo nel tempo del tutto realizzabile e del tutto dovuto e se questa realizzazione manca allora ci manca davvero tutto. Decliniamo le cose con questi paraocchi e con questo spirito, purtroppo ci sei finita dentro anche tu.
E quanto mi dispiace e quanto mi manchi!
Si, perché eri un segno importante, eri una testimonianza forte. Mi dicevi che il senso delle cose e della vita non si limita all’apparenza e che c’è un mistero anche dietro la sofferenza. Mi dicevi di aspettare e di non affrettare le cose, mi dicevi che c’è spazio per sperare.
Ora queste cose non le puoi dire più e non per colpa tua.
La tua testimonianza però l’hai resa lo stesso, hai vissuto in silenzio e te ne sei andata soffrendo.
Non ci credo che toglierti l’essenziale non ti abbia fatto stare male, non ci credo che non ti abbia fatto soffrire di più che continuare a vivere, come potevi, nel tuo corpo fragile e immobile.
Un segno grande però lo hai lasciato.
Non importa quanto sia durata, non importa quanto tu sia stata consapevole, ci hai offerto il tuo dolore e ci hai regalato la tua vita, noi l’abbiamo presa e abbiamo fatto quel che abbiamo voluto.
10 febbraio 2009 alle 7:46 pm
La verità scritta in poesia.
10 febbraio 2009 alle 11:23 pm
Il voler imporre a qualcuno il proprio convincimento è segno di questi tempi, in cui non si è capaci di tacere e di rispettare l’altrui sentire, così questi politici divorziati, ma difensori dei valori familiari in pubblico, abortisti in proprio (il primo figlio dell’attuale moglie di Berlusconi aveva malformazioni e fu abortito secondo l’autobiografia di Veronica Lario), ma difensori della vita in pubblico, per i propri interessi cavalcano il comune sentire con la disinformazione dei media. Rifiutare le cure è un diritto, se tu credi che non lo sia spero che non ti accada di doverti ricredere.
11 febbraio 2009 alle 1:46 pm
Anch’io, come te, credo che non si debba imporre il proprio convincimento a nessuno e che le scelte degli altri vadano sempre rispettate, è anche per questo che mi sento libera di esprimere con trasparenza i miei pensieri riguardo a fatti della realtà che mi colpiscono fortemente.
Condivido il tuo giudizio sui politici ma per il resto siamo lontani… Non importa, non voglio entrare nel merito, spero davvero che non mi accada di dovermi ricredere, il tuo lo prendo e lo vivo come un augurio.
11 febbraio 2009 alle 8:29 pm
Cara Pieira
Ti invidio, invidio la tua sicurezza.
Dici: “ per noi la vita, per essere vissuta e per essere davvero piena, per essere degna e per avere davvero un senso, deve essere combattimento, deve essere sfida, deve essere coraggio, deve essere aspettativa, deve essere progetto, deve essere lotta, deve essere sogno, deve essere incanto, deve essere ideale”, secondo me la vita deve essere anche dignità. Con tutto il cuore ti dico che vorrei morire piuttosto di lasciare il mio “guscio” nelle mani di altri, mentre la mia consapevolezza (anima, spirito, energia, ragione, intelligenza, chiamala come vuoi) ha già raggiunto il suo destino.
Dici anche: “c’è un mistero anche dietro la sofferenza”: forse hai ragione; ho sofferto ma soprattutto ho vissuto la sofferenza altrui molto da vicino, l’ho bevuta, mi ha posseduto e non l’ho capita, ho solo desiderato e, nel mio piccolo, non ho ostacolato la sua fine.
Ti abbraccio
11 febbraio 2009 alle 10:58 pm
Grazie per il tuo commento, è pieno di dolcezza e molto profondo.
Ti abbraccio anch’io.