Alieni
Pubblicato da poetto il 7 dicembre 2009
Non sono mai stato affascinato dal paranormale o dagli Ufo o cose simili, anzi, per me, erano tutta una serie di sciocchezze, buone per i soliti creduloni o ingenui.
Quando ero ragazzino Mario, un mio vicino di casa, mi raccontò di aver visto un Ufo nelle campagne dello zio, risi talmente tanto che lui ci rimase così male che mi levò la parola per un mese.
Quello che mi accadde quell’inizio mattina di dicembre era fuori da ogni logica.
Ero in auto, percorrevo la statale diretto verso un centro commerciale, la radio era al solito canale di musica italiana.
Una luce.
Una strana luce apparve all’improvviso da dietro una collinetta.
Inizialmente pensai ad un elicottero, solo che non c’era rumore, il che era molto insolito.
La luce divenne fortissima.
La radio smise di funzionare, poi, anche l’auto iniziò a fermarsi.
Mi ritrovai fermo in mezzo alla strada.
Il buio era scomparso per fare posto a questa strana e potente fonte luminosa.
Non credendo agli Ufo, pensai ad un mezzo militare a me sconosciuto.
Rimasi fermo a guardare.
Ero l’unico spettatore per quello spettacolo, che, obbiettivamente, era molto bello.
Le luci variavano, sembravano brillare tutti i colori dell’arcobaleno.
Il mio pensiero in quel momento fu: bello! Ma quanto dura tutta questa roba?
Lo strano oggetto si fermo a pochi centimetri dal suolo, le luci si smorzarono.
Io ero lì che seguivo tutta la scena, impossibilitato a muovervi in quanto l’auto non metteva in moto.
Uscii dalla macchina per vedere meglio.
Si aprì una porticina, da lì ne uscì un esserino grigio, con una grande testa.
Rimasi a bocca aperta.
La mia mente non riusciva a fare nulla di nulla.
Pensai prima ad uno scherzo ordito da qualche amico, la cosa era troppo “grossa” per essere un gioco tra amici.
Rimasi a guardare questo esserino, alto, forse, un metro che si avvicinava a me, dietro di lui apparvero altre tre figure, queste avevano uno strano vestito, se così si può chiamare, rosso fuoco.
Capii che non si trattava di scherzo ma di qualcosa di grosso, incredibile.
L’essere gesticolava ed emetteva strani suoni.
Non sono mai fuggito davanti ai problemi.
Mio padre era solito dire che i problemi si affrontano, così come le paure.
Non dobbiamo farci intimorire dalle cose che non conosciamo, soleva ripetere.
In questo caso, ne sono convinto, anche lui se la sarebbe data a gambe.
Una paura primordiale si impossessò di me.
Davanti a quell’esserino, che era quasi la mia metà, la paura prese il sopravvento.
Feci il gesto di scappare ma, con mia grande sorpresa e terrore, rimasi lì, fermo, immobile, davanti a questi esserini che mi guardavano, mi toccavano, quasi fossi un cavallo.
Uno di loro mi mise un qualcosa nella faccia, non so come ma mi fecero inchinare.
Sentivo il cuore in gola ma non svenni.
Dopo pochi minuti, così come erano venuti, sparirono nel nulla.
Rimasi fuori dall’auto, scioccato, ancora per diversi minuti.
Non sentivo neanche il freddo pungente.
Solo i fari di un’auto, che giungeva in direzione opposta, mi riportarono in me.
L’auto riprese a funzionare, tutto sembrava tornato come prima.
Pensavo che questa esperienza si sarebbe conclusa lì, nella statale, invece non fu così.
Naturalmente, nessuno fu informato da me della mia esperienza.
Già mi vedevo preso per i fondelli dai colleghi.
Dalla mia bocca non sarebbe uscito un bel nulla.
Alcune notti dopo questo incontro, iniziarono gli incubi.
Strani sogni mi impedivano di fare una notte tranquilla.
Reputai la cosa allo shock che avevo avuto nell’incontrare quegli esseri.
I disturbi continuarono.
Convinto da mio fratello, che mi vedeva sempre più stanco, andai dal medico di famiglia, il quale mi visitò e mi disse di fare tutta una serie di analisi.
Quella che mi lasciò di stucco fu la Tac, la quale evidenziò, in parole povere, una massa di natura sconosciuta al livello del viso, proprio nel punto dove l’esserino mi aveva toccato con uno strano oggetto.
Iniziò un calvario di ospedali ed esami.
Un medico mi disse che la massa era, con molta probabilità, di natura benigna, solo che si comportava in modo anomalo.
Acconsentì che mi fosse tolta.
I rischi di una operazione sono sempre tanti.
Avevo paura.
Mi convinsi che quell’esserino, toccandomi, mi avesse fatto venire un tumore.
La sorpresa, inizialmente dei chirurghi e poi di tutti, fu lo scoprire che la massa nella mia testa era di un materiale semi rigido simile alla plastica.
Tutti a chiedere, tutti a voler capire come un pezzetto di plastica, almeno tale pareva, fosse finito nella mia testa.
Non dissi nulla degli esserini, dell’Ufo, del mio incontro.
Paradossalmente, la risposta al come ed al perché mi fu fornita dagli altri: medici, parenti ed amici.
Alcuni di loro tirarono fuori delle teorie così plausibili che le feci mie.
Elaborai tutta una serie di balle che sembravano più vere della verità.
La verità sembrava una cosa talmente assurda che, probabilmente, pochi sarebbero stati disposti a crederle.
L’intervento andò bene.
Fortunatamente l’oggetto era posizionato superficialmente, il che non mi creò ulteriori danni.
I sogni ed altri strani, ed alquanto misteriosi, segni e sintomi, sparirono con la scomparsa dell’oggetto.
Mi sono convinto che quello doveva servire agli esserini per controllarmi, per fare degli esperimenti, era, insomma, una sorta di collare come quelli che si mettono agli orsi per seguirne le tracce.