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Altra dimensione – parte quarta

Pubblicato da poetto il 15 settembre 2010

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Il panico si stava impossessando di noi, non ci veniva nulla di nulla, poi una svolta.

- Scusate, ho proprio bisogno di un bagno – Ci fa Albert, gli indico la stanza e restiamo soli con Daniel.

- Ragazzi, ma la non… – non fa in tempo a terminare la frase che Martin, preso da una folgorazione, gli risponde prontamente.

- Se non è su allora deve essere andata a casa di Rose, la nostra nuova vicina.

- Rose? Non l’ho mai sentita nominare. Chi è quel tipo strano che…

- E’ Albert. Ti abbiamo parlato della nostra passione per la recitazione?

- Direi di no! Perché recitate in qualche film?

- Non in film ma in teatro. Hai visto in garage tutti quei macchinari? Ebbene quelli fanno parte della scenografia di uno spettacolo teatrale, Albert è un collega dello spettacolo – Martin ne esce fuori con questa trovata.

- Di cosa parla?

- È un testo che parla di fantascienza… vuoi vedere la scenografia? Tanto credo che la nonna ne avrà per un po’.

- Volentieri! Senti, mi stavi dicendo che volevi dirmi qualcosa di importante.

- Certo! Solo che ora ci sono estranei…è una cosa delicata sai, preferirei che non.

- Ho capito.

Intanto Albert ci raggiunge.

Martin è riuscito a raccontare la storia dello spettacolo teatrale in modo così convincente che quasi quasi ci credo anch’io.

- Allora, vediamo questo strumento – ci fa Albert che muore dalla voglia di vederlo all’opera, di sperimentare l’invenzione.

- Tu che parte fai? – domanda Daniel a Albert, convinto che quello che ha visto in garage faccia parte dell’allestimento dello spettacolo e Albert sia uno della compagnia teatrale.

- Sono uno degli ideatori dello strumento – risponde Albert.

- Uno scenografo – gli fa sorridendo Daniel.

- Bhè …siii, diciamo pure uno scenografo – Albert guarda nostro cugino pensando che sia un po’ suonato, Martin, per dare forza alla sua tesi, gli fa un gesto con le dita come per indicare che gli manca una rotella.

Martin chiama in disparte il suo amico, questi lo segue in salotto.

- Albert, preferirei che Daniel non ci seguisse.

- Pensavo che fosse al corrente della situazione.

- Vedi nostro cugino è un po’ strano. È venuto a trovarci pochi minuti prima che tu arrivassi; se mi avessi avvertito, l’avrei fatto andare via prima che tu venissi.

- Ma cos’ha?

- Non c’è più con la testa. Non vorrei che poi andasse a raccontare in giro… per ora penso che non abbia capito molto di quello che stavamo parlando, però! Mi lasci un po’ di tempo per farlo andare via?

- Va bene.

- Resta qui qualche minuto, noi togliamo fuori una scusa, poi vediamo…fammi questa cortesia, lo so è una seccatura.

- Va bene, resterò qui. Ti aspetto qui, allora.

Martin ci raggiunge.

Ci incamminiamo verso il garage, Daniel continua a chiedere dello spettacolo, riusciamo a convincerlo a prendere parte, per un solo giorno e con poche battute, all’inesistente spettacolo di sabato venturo.

- Allora Daniel, per quanti giorni ti devi fermare? – gli fa Martin.

- Quanti giorni? Ti sei dimenticato che ora abito a venti chilometri da qui? Il Belgio è, oramai, solo un ricordo. Quello che mi manca è il tempo, con tutto il lavoro e poi con quello che sta succedendo in questi giorni. Posso dirvi che vi ammiro? State allestendo uno spettacolo quando tutto intorno a noi rischia di scoppiare. Penso di aver capito, è un messaggio di resistenza. Con questo spettacolo volete aggrapparvi alla vita, gridare che per voi…non so come fatte ma per me è dura. Se le cose dovessero precipitare vorrei che consideraste la possibilità di venire nella mia casa in campagna, li c’è un bunker, possiamo starci anche in otto.

- Ti ringrazio Daniel, vedrai che le cose si sistemeranno – gli faccio io. Martin non sa ancora, perché tutta questa vicenda mi ha impedito di parlargliene, quello che sta succedendo nella realtà di Daniel. Se dovesse scoppiare una guerra anche lui sarebbe in pericolo, solo che non può rimanere qui, mentre per la nonna, almeno secondo me, ci potrebbe essere una soluzione accettabile nel portarla nella nostra realtà, per lui questa non esiste in quanto c’è già un altro Daniel nella nostra realtà.

- Mi stavate dicendo dello spettacolo. Certo che il brivido del palcoscenico…queste sono le scenografie che verranno portate in teatro? Sono talmente benfatte che sembrano macchinari veri…caspita! Siete proprio bravi!

- Grazie! Si, sono proprio loro. Naturalmente, inserendoti così tardi nello spettacolo, la tua parte sarà veramente minima.

- Capisco! Certo, è anche logico…sapete, mi piace l’idea. Cosa dovrei fare?

- È molto semplice, devi fare solo una piccola comparsata, dici due battute, giusto per il brivido del palcoscenico – mentre sta spiegando come recitare nella fantomatica opera teatrale, Martin si mette dietro ai comandi – devi attraversare quella cabina.

- Quale questa? -dice Daniel attraversandola.

Questione di attimi e Daniel rientra nella sua dimensione, con nostro grande sollievo.

Martin spegne momentaneamente lo strumento, si rende conto che la strada per la sicurezza delle operazioni, diciamo così, è ancora lunga.

Ci sono ancora tantissime cose da sapere, da scoprire, le incognite sono veramente tante.

Rientriamo in casa.

- Allora signori fatemi vedere questa meraviglia! – esclama Albert come ci vede rientrare.

- Vuoi sapere una cosa Albert?

- Sono tutto orecchie.

- Il Daniel che hai visto prima proveniva da un altra realtà dimensionale, non era il “nostro” Daniel.

- Come? Davvero! ma… perché non me l’avete detto prima? Perché non…

- Lui non sapeva nulla, è capitato qui per puro caso. Non volevamo creare inutili problemi. Scusami se l’ho fatto passare per svitato…povero! È una persona normalissima, solo che non volevo che lui capisse la situazione.

- Capisco! Ragazzi…allora mi portate a vedere la creatura? Raccontatemi degli esperimenti di questi giorni…non lasciatemi sulle spine.

- Continua-

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