L’amore tradito – seconda parte
Pubblicato da poetto il 5 novembre 2009
Mia nonna diceva sempre che al peggio non c’è mai fine, intendendo con questo che, a volte, pensiamo di aver visto il fondo poi scopriamo che il fondo è ancora più in basso.
Parlando con Francesca ci rendiamo conto che i segni di qualcosa che non andava c’erano ma noi, inconsciamente, li abbiamo voluti ignorare.
La famiglia di mio fratello era diventata parte di noi.
Abbiamo vissuto questi ultimi anni come se io, Francesca e la famiglia di mio fratello fossimo un tutt’uno.
Abbiamo seguito nostro nipote come se fosse un figlio, quello che il signore non ci ha mai donato.
I segni c’erano.
Un sabato, ad esempio, il bambino, mentre eravamo in macchina diretti al cinema, mi disse che un signore accompagnava spesso in macchina la mamma, pensai ad un collega di Federica.
Sia io che Francesca portavamo Marco al cinema, ai giardini pubblici, alle giostre, lasciando sola, in casa, la mamma.
Il nostro inconscio aveva capito che qualcosa non quadrava ma era troppo comodo, piacevole il rapporto che si era creato con loro, soprattutto con nostro nipote.
Il nostro inconscio voleva lasciare lo status quo delle cose, non voleva delle sgradevoli variazioni, aveva, dunque, ignorato qualunque notizia che fosse capace di alterare l’equilibrio.
Ci dava una gioia immensa portare il bambino, quasi fosse nostro, nei vari posti.
Decidiamo che sabato prossimo sarà il giorno della verità.
Dobbiamo risolvere, o almeno tentare di farlo, questa storia.
Francesca pensa che, forse, la nostra presenza è soffocante, siamo troppo presenti nella vita di Federica.
Ci facciamo cento, mille ipotesi sul come si sia potuti arrivare a questo punto.
Giovedì mattina.
Un collega mi fa cenno che c’è una chiamata per me.
I parenti sanno benissimo che non voglio essere chiamato al lavoro.
Se qualcuno mi chiama vuol dire che c’è qualcosa di grave, di urgente da dirmi.
Prendo la telefonata.
All’altro capo sento la voce di mio fratello.
. Ciao Mario. Scusa se ti chiamo …è successa una cosa.
. Ciao Carlo – temo di sentire quello che vuole dirmi. Ci sono momenti che non vorresti mai vivere, ho il timore che questo sia uno di quelli.
. Federica se ne andata.
. Come?!
. Abbiamo avuto una discussione e…senti voglio solo chiederti di passare a casa come esci da lavoro…ti prego! Mi sento veramente uno straccio.
La telefonata si chiude lasciandomi addosso una grande ansia, non riesco a lavorare con serenità.
L’orologio sulla parete mi avverte che tra pochi minuti potrò andarmene via.
Salgo in auto.
Provo a chiamare Francesca, il suo telefonino è spento, proverò a chiamarla più tardi.
Metto in moto e mi dirigo verso casa di Carlo.
Salgo velocemente le scale.
Nel tragitto da lavoro a qua, non ho fatto che pensare alla faccenda.
Al telefono, Carlo è stato molto vago, era sconvolto e poi certe cose, certe disgrazie è sempre meglio discuterle di persona.
Mi apre la porta il bambino.
. Mamma se ne andata- esordisce Marco come mi vede. Non so che dirgli. Non trovo nessuna parola. Lo guardo solamente, vedo che ha pianto.
. Mario! Una tragedia!…non me lo sarei mai aspettato….mi è crollato il mondo addosso.
. Ma cosa è successo?
. E’ successo che Federica se ne andata- parla a voce bassa. Il bambino ci guarda, Carlo lo porta in cucina, lo tranquillizza con frasi di circostanza, tipo: tranquillo, la mamma tornerà presto, a cui il bambino sembra credere.
. Ha iniziato a dire che questa vita le stava stretta, che non mi amava più e che aveva un altro- la mia mente, a quella frase, mi ripropone l’episodio del bar. Oramai raccontare quell’episodio non avrebbe più valore. Continuo ad ascoltare le sue frasi – ma, ed ora viene il bello, se così vogliamo chiamarlo, la cosa che mi ha definitivamente mandato ko è stata questa: è incinta di un altro.
. Cosa?! Oh mio Dio! Ma come è potuto succedere…non è possibile! – quella notizia sconvolge anche me. Mi devo sedere per riprendermi.
Non riesco a credere ad una cosa del genere.
. Ho incominciato ad urlare, non sembravo neanche io. Urlavo, urlavo poi lei ha fatto le valigie. Cosa stai facendo? Le chiedevo.
. Le valigie! Ma come si è giustificata? Perché è arrivata a questo?
. Ha detto che si era rotto qualcosa nel rapporto. Lei era stanca di questa routine. Non era la vita che avrebbe voluto. Per caso, ha conosciuto un tipo. Pensa che andava a casa quando tu o Francesca portavate il bambino in giro. Si era licenziata da alcuni mesi, anziché andare a lavoro usciva con il tipo. Poi, dopo una buona mezz’ora di urla da parte di entrambi, ha baciato il bambino ed è uscita.
. Mi dispiace! Cosa pensi di fare?
. Di fare? Non lo so! Veramente, non lo so. È tutto così assurdo! Pensavo che qualcosa non quadrasse negli ultimi mesi, mai avrei creduto che mi sarei ritrovato in questa situazione. E poi abbandonare il bambino! Credevo di conoscerla, invece non la conoscevo per nulla…sono distrutto! Credimi!
. Carlo, non so che dire, fare…è un brutto colpo anche per me. Senti perché non vieni a casa? Di sicuro per cena non avrai voglia di fare nulla; il bambino, però, ha bisogno di mangiare…e poi, magari, riusciamo a distrarlo un po’, e distraiamo un po’ anche a te.
. Si! Mi pare una buona idea.
Provo a chiamare Francesca, mi risponde la segreteria telefonica, le lascio un breve messaggio.
La mia vita è cambiata.
Prima di questo evento pensavo che la mia vita sarebbe andata avanti senza tanti scossoni, mi vedevo anziano andare in giro con mia moglie e la famiglia di mio fratello. Ora so che non sarà così. Nella vita nulla è certo, anche le cose che ci sembrano immutabili, possono sorprenderci, lasciarci orfani dei nostri sogni, delle nostre speranze.
In auto formuliamo mille ipotesi sul da farsi.
La cosa certa, tra le tante ipotesi, è che domani mattina ci recheremo da un avvocato.
È vero, al peggio non c’è mai fine.
14 novembre 2009 alle 19:47
purtroppo non è il genere di racconto che preferisco.storie come questa si sentono tutti i giorni.banale
25 settembre 2010 alle 15:49
Uhm… Perchè il cellulare di Francesca non risponde? Mi aspetto una terza parte… Ben scritto, un po’ sintetico come stile per i miei gusti, eppoi si ripete un poco, ma sono difetti marginali.