Una mattina da dimenticare (2)
Pubblicato da quattromani il 8 novembre 2006
Atterrito si allontanò dallo specchio, dove il suo viso, attorniato da bruni capelli, era ora divenuto il volto di un uomo dall’aspetto curato, con cortissimi capelli a spazzola, e occhi molto più giovani dei suoi. ripreso dall’orrore si rispecchio, osservando sempre quel volto che non gli apparteneva. Eppure lui sapeva di essere Luce, ricordava la sua vita, ricordava che il giorno prima era stato al parco con quella ragazza che aveva incontrato pochi giori fa, e che alla fine erano finiti al ristorante, quindi solita notte a casa di lei…mollato due ore dopo…come sempre d’altronde…non era forse per quello che aveva desiderato di non essere più se setsso, di divenire come qualche ricco imprenditore, come qualche celebrità, e non come il solito Luca, banalissimo impiegato dell’ufficio sette barra bis…per una volta che desiderava qualcosa senza davvero volerlo, ecco che qualche Santo o misterioso ascoltatore lo aveva accontentato. La solita sfortuna…doveva immaginarselo! Correndo fuori dal bagno, quindi chiusa dietro di se la porta del bar, sotto la pioggia incessante. Vide a qual punto il suo riflesso in una pozzanghera…e non era il suo, ma nemmeno quello di prima…ora vedeva un vecchio, capelli grigi e baffi affusolati, pizzetto curato e completo da ballo, sembrava un vero Lord settecentesco. E una sottile figura traspariva nella pioggia, la figura di quell’uomo che era prima, quel Luca che era nato, e che in teroia avrebbe dovuto essere fino alla sua fine. “Ma cosa diavolo succede? Sono ubriaco? No…non ho bevuto…forse sono pazzo, ma allora non sarei qui a chiedermelo…” disse ad alta voce, attirando l’attenzione di una donna che passava. “Avete bisogno d’aiuto, vi sentite male per caso?” domandò cortesemente a quello che ai suoi occhi era un ottuagenario con un attacco di panico. Ma nello specchiarsi negli occhiali da vista della donna, vide ora un uomo di colore, alto e forte, con vesti colorate e sgargianti, un sorriso evidentissimo, quando lui non stava affatto sorridendo! “No…stò benissimo…benissimo…davvero…” rispose alla donna, per poi allontanarsi di gran carriera, verso il suo ufficio. Le scale le salì a tre a tre, fino al suo ufficio, controllo dell’affidabilità e manutenzione dei piccoli componenti tecnici dell’azienda nella quale operava. Marco non c’era, solo un uomo assiso in poltrona, la sua poltrona preferita, quella che la sua ex moglie gli aveva donato per un compleanno oramai troppo lontano. E Stava bevendo caffè dalla sua tazza, la sua tazza preferita. “Chi sei…chi sei tu…cosa ci fai qui?” chiese, quasi urlando a quello, che di scattò si volto, mostrando il volto che un tempo gli apparteneva. “Io sono Luca…tu lo sei? Io sono Luca…tu lo sei?” ripeteva insistentemente, mentre lui continuava a dire spasmodicamente: “Sì, lo sono, io lo sono, io lo sono, io, Io, IO!”, quindi quell’alro afferrò uno specchio posando la sua tazza, e lo mise di fronte all’uomo. “No, io sono Luca…tu sei neinte…”. E così era, poichè nello specchio non vi era volto, ed egli non vide il suo volto, vide solo una nuca voltata, quella che non era di certo la sua…
“NO, IO SONO LUCA!”
“Buongiorno, benritrovati sul radioworld music, la radio che vi dà la carica di primo mattino, qui è il vostro dj preferito con gli ultimi successi della stagione…”
Era nel suo letto. Sudato, molto sudato. Fuori pioveva, ed erano le sei e mezza, l’ora in cui si alzava abitualmente. Spense la aveglia, qul suono ora lo inquietava. Si alzò, e prima di raccomandarsi che fosse ben sveglio, si precipitò allo specchio, quindi una volta visto il suo volto, si tranquillizzò. “Uff…sì…sono Luca…sono sempre Luca…” quindi si voltò per tornare a letto. Quel giorno non sarebbe andato al lavoro. Ancora una volta lo avrebbero atteso inutilmente. Decise però di farsi un buon caffè per sentire il suo forte aroma in bocca, e assicurarsi che tutto fosse stato solo frutto di sette bicchieri di tequila la sera prima. Arrivato presso la cucina avvertì un ottimo odore, il caffè era già pronto. Probabilmente ieri sera aveva programmato la macchinetta con il timer proprio per l’ora abituale. Strano, non era mai riuscito a farla funzionare. Poi udì una voce, che lo chiamava dalla cucina. “Luca…Luca…vieni…c’è un problema…”. Udendo quella voce corse, e arrivato sulla soglia vide una figura, uguale a lui, ma senza alcun volto, solo una rosea e liscia parete carnosa dalla parte opposta della nuca. “Luca…tu sei Luca…ma io chi sono…”
Copyright ©2006 Gael Glaudel
8 novembre 2006 alle 10:52 am
Per me non è un problema… sono dello stesso parere… la sua seconda parte era meglio scritta.. ^__^
9 novembre 2006 alle 9:30 pm
Vi ringrazio…ora cercherò per voi un nuovo entusiasmante inizio…da finire…