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L’ OCCHIO DEL MONDO

Pubblicato da rossanocrotti il 6 luglio 2008

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La macchina di Marcello arrivò al Bar di fianco alla tabaccheria carica di bagagli e di entusiasmo. Tutti e due avevano gli occhiali scuri. Nei loro volti si leggeva la soddisfazione di aver realizzato un sogno, che mai nessuno e in nessun modo poteva distruggere. Lei aveva un lungo vestito nero, sopra la pelle nera. Lui era magro e aveva la camicia di jeans fuori dai pantaloni e la barba incolta. Scesero e si sorrisero. L’attenzione degli avventizi del bar era mascheratamente calamitata sui due individui, pilotata anche da una recondita invidia verso un musicista non bellissimo fisicamente e anche un po’ sfigato quale era il Marcello prima del suo periodo di latitanza ai Caraibi. Il Cello si muoveva a fianco a lei e sembrava che prestasse la stessa attenzione con cui si maneggia un vaso cinese. Sembrava volesse scrollarle di dosso gli sguardi, i bisbigli, i pensieri … “Vacca bestia, la stangona negra, dammela a me che ti divento un coniglio” …(rutto). Il cugino P aveva parlato. N .D. A. come sopra. “ Signora, cosa ci vuole fare, siamo tutti figli di Dio”…, persino il prete mormorò la sua, “Sì , però è meglio che ognuno stia a casa sua, con tutti i ladri e i delinquenti che ci abbiamo. Chi lo sa da dove viene quella là. E cosa viene a fare qua?”(La signora era la madre dell’amico di Marino, attualmente in carcere per rapina). Marcello di ciò che diceva e mormorava la gente non gliene importava niente, ed ora era tranquillo e viveva nell’equilibrio della sua dimensione, diversa dalla vita di paese asettica e priva di emozioni che conduceva prima di incontrare la sua Marilena. Ora stava bene, ora respirava odori e sapori diversi. La sua vita, le piccole cose avevano ora per lui un senso. Diverso, tutto diverso da quando subiva il sistema di una società che a lui non gli era mai andata a genio. Dove diceva che si sentiva oppresso da tutti e da tutto, dove mille occhi ti guardano e ti controllano. Dove lo guardava la sua terra, la terra coltivata dai suoi genitori e dai suoi nonni, quella terra che stagione dopo stagione ha dato i suoi frutti, proprio quella terra, quei campi, quegli alberi sotto la cui ombra Marcello si sedeva per riposare quando passava in bicicletta tornando dalla scuola di musica da ragazzino.  Loro sanno che  ha realizzato il suo sogno, un sogno sincero e molto meno ipocrita e più coraggioso dei sogni di tanta gente tanto riverita e stimata. I due affittarono un appartamento proprio nello stabile dove abitavo io  e quella sera stessa mi invitarono a cena. Io andai entusiasta con Valeriana e vi giuro passai una delle serate più belle della mia vita. Quelle sere dove ogni secondo che passa te lo ricorderai perchè  lo vivi con le persone giuste. Marcello e Marilena, nei giorni seguenti, andarono a far la spesa, passeggiarono insieme, ridevano e scherzavano .Era la coppia più bella che io avessi mai visto. Tre mesi dopo, il Cello trovò sul comodino una lettera , era scritta metà in italiano e metà in spagnolo e dopo un’opportuna traduzione  recitava testualmente: “ Amore mio, torno nel mio paese, forse è meglio così per tutti e due. Io sto bene con te, ma capisco che forse il tuo, la tua passione per me ti ha talmente coinvolto da farmi diventare l’ unica ragione della tua vita. E io non posso amare un uomo di cui sono l’unico motivo per vivere. Io cercavo sicurezza in te, sicurezza che tu non mi puoi dare. Sicurezza che tu cercavi in me, amandomi. Appena arrivata sono rimasta stregata dal grande paese dei balocchi, l’Italia, ma ho anche capito che per vivere qui non basta avere un cuore, ma bisogna guardarsi sempre le spalle. C’ è tanta gente cattiva, c’è tanto odio negli occhi delle persone. Io vedo che mi guardano male e non capisco perchè. Non voglio rovinarti la vita. Forse noi due siamo troppo diversi. Torno dalla mia mamma, in mezzo alla povertà, ma dove basta un sorriso per rallegrarti l’ anima. Se vuoi vienimi a trovare.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Ti voglio bene , Marilena .” Bastò una lavanda gastrica per rimettere a nuovo quel povero straccio di essere umano che ora si trova su un letto di ospedale a piangere su di un album di foto. Aveva ingerito mezzo litro di varechina, poi , dopo aver vomitato l’anima giù dalle scale, in piena notte ed in preda a dolori intestinali allucinanti era rotolato mezzo nudo fino in strada dove, fortunatamente lo ha raccolto una pattuglia della polizia. La porta del reparto si aprì lentamente con un lieve cigolio e le poche persone presenti caddero in un silenzio di curiosità e attenzione. Il Prof. Dott. Santropè entrò in tutta la sua magnificenza, avvolto nel suo camice bianco fresco di bucato. Guardò il Cello da sopra gli occhiali che aveva calato sul naso e scosse la testa: “ragazzi di oggi”, tuonò con la sua voce imponente, “la sera leoni, la mattina coglioni!”.Questa frase non c’entra assolutamente niente con la situazione del povero straccio, ma il Guru Santropè era solito gironzolare per l’ospedale con il suo alone di affascinante saggezza a sparare commenti anche non di sua competenza . Ma andava bene così. In fondo anche lui è un personaggio di questa terra, di un piccolo paese in provincia di Reggio Emilia. La mattina successiva la notizia si era già divulgata a macchia d’olio. “La merda umana ha tentato il suicidio, ha ha ha , il figone l’ha lasciato, si vede che non gliene dava abbastanza, era carne sprecata per quello lì” (rutto).Qualcuno aveva parlato………….

Un commento a “L’ OCCHIO DEL MONDO”

  1. martuz dice:

    scusa puoi scriverlo più grande…da fastidio agli occhiXD grazie!!!
    ciauz

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