Farfalle di cemento
Pubblicato da stefy il 29 novembre 2006
Era avvolta in un lenzuolo bianco, stropicciato e sudato, appoggiata pesantemente su due cuscini sottili. Il viso, seminascosto dietro la mascherina dell’ossigeno, rugoso e scavato, pendeva di lato, mentre le palpebre si aprivano e chiudevano al ritmo del respiro. La pancia, sporgente, smisurata in quel corpo smagrito, seguiva l’affanno di tutto il corpo, in un ansimare che andava crescendo.
Intorno a quella massa inerme si muoveva indaffarata zia Cristina, in maniche di camicia, rossa in viso e sudata, lei sempre così bianca e composta. Le gambe pallide e fresche nelle ciabatte da infermiera contrastavano con la cappa e l’aria insana della stanza. Gli altri andavano girando intorno al letto, con visi lunghi e seri, espressioni accigliate e severe, incerti mentre si dondolavano sulle gambe, e non sapevano dove posare gli occhi.
Era l’aria che mi mancava e che non sentivo più, come se di colpo avessero tolto tutto l’ossigeno per imprigionarlo in quel bombolone d’acciaio, per riservarlo alla malata, sacrificio estremo di figli disperati. Immobile, nell’angolo buio della camera, soffocavo sopraffatta dall’odore di alcol e muffa.
Mia madre, seduta su una sedia impolverata, si asciugava gli occhi rossi e stanchi, parlava e tossiva, ma non riuscivo a sentire né voci né parole: ne immaginavo i fruscii, ma tutto filtrava da una cappa di silenzio, opaca e spessa. Volevo scomparire dentro la parete, chiudere gli occhi per dimenticare in un cassetto l’immagine triste di mia nonna morente.
Su un tavolo, seminascosto dietro una tendina, un piattino di caramelle colorate: viola, celesti e gialle, piccole farfalle di dolcezza, imprigionate nel cemento.
29 novembre 2006 alle 1:09 pm
Breve racconto ma intenso, mi è piaciuto. ^_^
29 novembre 2006 alle 1:29 pm
Grazie Stefy. Splendido come al solito.
30 novembre 2006 alle 6:46 pm
Ma…..
18 dicembre 2006 alle 10:55 pm
Molto preciso lo sguardo agli oggetti e la registrazione delle sensazioni, come fotografate con lo zoom.
In questi frangenti sembra di essere sdoppiati, la mente segue i dettagli, per sfuggire all’evento, mentre il cuore cerca di evitare di soffrire.
20 dicembre 2006 alle 1:20 pm
Un racconto a mio avviso inutile. Descrizioni neanche poi tanto originali, nessuna trovata stilistica. Non basta scrivere un’accozzaglia di belle frasi per farne un racconto. Horror vacui.