ROSARIO
Pubblicato da suddenhush il 23 gennaio 2008
ROSARIO
- Ti sbatterò in prima pagina, Rosario! E con tutte le tue tette finte! – sentenziò Furio Lupetti, aggiustandosi gli occhiali di osso sul naso aquilino con le mani scarne e nervose.
Erano anni che non portava uno scoop in redazione. Ormai i colleghi gli rivolgevano sguardi di compassione quando proponeva pezzi sul nuovo decolleté di una cantante o sulla somiglianza di una starlette nostrana con una hollywoodiana. Qualcuno si domandava se non fosse il caso di spostarlo alla rubrica culinaria, tanto le ricette poteva sempre copiarle dai libri di Suor Germania.
Lupetti soffriva la sua condizione tapina. Arrivava in redazione mogio mogio, riempiva la sua mug di Snoopy di tè freddo e si sedeva senza entusiasmo sulla sedia girevole; qualche volta la utilizzava come giostrina, per dilettarsi.
Ma le cose stavano per cambiare; se fosse riuscito nell’impresa di raccogliere delle prove fotografiche, avrebbe svelato l’identità notturna di un popolare personaggio televisivo, salvando insieme capra e cavoli (capra: carriera, cavoli: reputazione).
Rosario Cappello stravinceva la battaglia dell’auditel da diversi sabati, col suo programma “Stasera piango io”, che aveva fatto la gioia di Fabrizio del Pistacchio, direttore di rete. Si trattava di un format originale incentrato sul racconto delle storie di vita di svariati casi umani. Il caso più umano della stagione vinceva un premio molto umano di dieci euro, perché la filosofia del programma era che i casi umani dovevano restare tali quindi non potevano vincere un premio degno di un fortunato, ossia un milione di euro. Era un filosofia coerente e che al contempo faceva felici i produttori. Rosario Cappello era indicato come il nuovo e più esplosivo fenomeno del piccolo schermo; così esplosivo che si faceva paura da solo e dormiva circondato da artificieri. Ogni sua apparizione costava alla rete ospitante una cifra che rasentava i 70.000 euro. Insomma, Cappello aveva raggiunto dei livelli tali per cui non avrebbe potuto permettersi un solo gossip sbagliato[1].
Nessuno si spiegava come fosse potuta nascere una stella così istrionica da un padre ingessato e conservatore come Raniero Armando Filiberto Cappello. Un uomo che alzava il mignolo anche per sorseggiare un bicchiere d’acqua; un uomo che voltava lo sguardo indignato quando c’era una scena di sesso in un film; un uomo che pretendeva la colazione a letto con la rosellina fresca sul vassoio; un uomo che chiamava i piselli “legumi sferici di color verdolino”; un uomo che era entrato in crisi quando gli era stato comunicato che la brillantina ora si chiamava gel.
Il quesito che teneva sveglio Rosario (ovviamente dopo il sesso di Amanda Bear) era come cavolo avesse fatto suo padre a scoprire che frequentava il “BoscoLosko”, un locale gay esclusivissimo.
Appresa la notizia delle sue serate alternative, Raniero Armando Filiberto s’era messo in piedi posandosi una mano sul cuore, aveva chiuso gli occhi e inspirato ed espirato a pieni polmoni. Le persone di servizio giurarono che era rimasto in quella posizione per due giorni e due notti. Qualcuno aveva ipotizzato che si trattasse di un esercizio di yoga. Ma, passate le quarantotto ore, Raniero eccetera era esploso, esibendo la sua bella voce baritonale nella prima imprecazione della sua esistenza: “Santi numi[2]!”. Doveva essere molto arrabbiato per lasciarsi andare così.
La mattina dopo aveva marciato solennemente (in vestaglia e babbucce) verso la camera di suo figlio.
- Figlio! – gli aveva detto.
- Ahò! – gli era stato risposto.
- È giunto ai miei organi uditivi un episodio che mi ha condotto alla triste consapevolezza che ti sei fatto un baffo della mia educazione morigerata[3].
- Praticamente m’è rimbalzata.
- Lo constato con profonda amarezza. Se il tuo muscolo cardiaco di figlio serba tuttora un minuzzolo di devozione paterna, ti esorto accoratamente, o figlio, a non posare più i tuoi mocassini sul suolo peccaminoso di quel postribolo. Salverai altresì la tua persona e il tuo avanzamento professionale. Cogita, Rosario. Cogita.
Rosario fece “si, si” con la testa, ma appena il padre uscì dalla stanza con le sue dignitose babbucce di pelo, corse a misurarsi la gonna appena acquistata di “Dolce & Gabbata”: gli faceva due fianchi splendidi.
Rosario non conosceva la prestigiosa arte del trucco e finora aveva usufruito in gran segreto dell’esperienza di Diego Dalle Palme; ma da quando costui s’era messo a fare gli spot per le piastre non aveva più tempo da dedicargli e Rosario era dovuto ricorrere alle manine sante della sua manager per apparire credibile come ragazza, nelle serate al “BoscoLosko”. La sua manager era Ursula Granny, un’attrice decaduta. Era una bacucca in gamba che gli voleva bene come una nonna. Vabbè, ogni tanto si dimenticava chi fosse, essendo molto vecchia, ma bastava che Rosario gli sventolasse davanti la parrucca bionda perché lei ricordasse.
- Le ciglia finte sono una benedizione per ogni donna! – disse Rosario, ammirando i suoi begli occhi ingranditi dal kajal e luccicanti di glitter argentati.
- Si, e gli uomini credono sempre che siano naturali! – fece Ursula Granny, guardandosi allo specchio.
Era uno spago rattrappito, il viso striato di rughe come una mappa, i seni secchi come prugne californiane. Erano almeno trent’anni che nessun uomo le faceva la corte. S’era persino rivolta al chirurgo plastico delle carampane (famoso per il suo “lavoro” su Gina Pollobrigida), ma le aveva detto che un lifting non sarebbe bastato e avrebbe dovuto impiantarsi la pelle delle chiappe sulla faccia.
- E poi al posto delle chiappe che ci metto? – osservò Ursula.
Il chirurgo dovette convenirne, dopo averci pensato su una decina di minuti.
Furio Lupetti gongolò quando, passeggiando per strada, le grazie arricciate di una scritta fucsia catturarono la sua attenzione:
“Super – mega – esclusivissimo – party al BoscoLosko con i Nigerian Strip Boys! Perché ai gay piace il (divertimento) cool!”
Lupetti si sfregò le mani: Rosario non avrebbe mai potuto farsi sfuggire quell’occasione. Mica per niente: i Nigerian Strip Boys difficilmente sarebbero tornati in città.
Il party era programmato per il venerdì successivo. Sapeva che il “BoscoLosko” era un locale troppo “in” ed era vietatissimo l’accesso con videocamere o macchine fotografiche. Aveva indagato per settimane sulla faccenda ed era arrivato alla conclusione che Rosario non poteva fare affidamento che su Ursula Granny, quasi sicuramente anche per bardarsi. Doveva escogitare un piano per smascherarlo.
“Stasera piango io” quella settimana fece il colpaccio: ben 21 milioni di persone seguirono il suo show. Il caso umano della puntata era un uomo che in una sola giornata aveva scoperto: che i sette figli non erano suoi; che il suo gelataio di fiducia non faceva più il gelato alla zucchina; che aveva perso la villa al mare perché il suo presunto figlio se l’era giocata a “risiko”; che il suo contabile faceva male i conti; che il suo libro (scritto in otto anni) “Mille modi per riutilizzare i rotoli delle pellicole da cucina” era stato inspiegabilmente un fiasco. Inoltre, s’era procurato un taglio da cinque punti con una banalissima scatoletta di tonno; e, in ultimo, per il settantottesimo compleanno della suocera, aveva riciclato quella che credeva una crosta e che s’era scoperto avere invece un valore inestimabile.
Rosario Cappello era all’apice della sua carriera. Diventò testimonial per una sottomarca di sottaceti sottocosto che, ad una settimana dall’uscita dello spot, vendette più prodotti di tutte le marche di contorni che finivano in – izia, –olly
e –aclà[4].
Il venerdì fatidico, suo padre Raniero Armando Filiberto ripeté la marcetta fino alla sua camera, proclamò la sua costernazione, rinnovò la sua esortazione e poi se ne andò di nuovo a dormire.
Ma Rosario aveva già deciso.
- Nigerian strip boys…. Aspettatemi!
Ursula Granny non aspettava gente a quell’ora; perciò, al suono del campanello, si presentò alla porta avvolta in una vestaglia di seta avorio, ravviandosi i capelli color perla e aprendo la porta a poco a poco con le dita così ingioiellate da sembrare esse stesse fatte di ferraglia dorata.
- Siiiii???? – fece tutta ringalluzzita quando scorse sulla soglia della sua casa un uomo non proprio bellissimo ma comunque al di sotto dei settanta.
Salve, mi chiamo Furio Lupetti, scrivo per “Gente e Gentaglia”.
- Ooooh, la mia rivista favorita! Ho molto apprezzato il suo articolo sul… sul… seno nuovo di… qualcuna.
- Lei m’imbroda, signora.
- È venuto per fissare un’intervista con Rosario Cappello?
Cercò di aprire la vestaglia (quel tanto sufficiente a far intravedere l’attaccatura delle prugne californiane) con un gesto fintamente involontario; ma quella vestaglia malandrina non si decideva a cedere e Ursula dovette metterci un po’ più d’energia.
Evidentemente ce ne mise troppa perché la vestaglia scivolò interamente dal suo corpo di acciuga desquamata, rivelandola nella sua nudità bellamente bacucca.
Cacciarono un urlo all’unisono, poi Lupetti pensò che l’incidente cadesse proprio A FAGIUOLO.
- Che mani ossute che ha!
- È per cucire meglio. Sa, il tenersi occupati.
- Che capelli bianchi che ha!
- È per risparmiare sulle tinture meglio. Sa, l’inflazione.
- Che pancia piatta che ha!
- È per guardarmi le scarpe meglio. Sa, il look.
- Che gambe stecchine che ha!
- È per correre al bagno meglio. Sa, l’incontinenza.
- Che labbra sottili che ha!
- È per bere il latte meglio. Sa, l’osteoporosi.
- Lei è la donna più – coff coff coff[5]- che abbia mai visto, Ursula Granny!!!
È inutile dire che i due finirono a letto. È inutile dire che Ursula era felice di aver fatto breccia nel cuore di un giovanotto alla tenera età di ottantacinque anni. È inutile dire che, dopo le acrobazie, la vecchietta s’era quasi rotta una costola e non si sarebbe alzata dal letto fino all’arrivo di Rosario per la seduta di trucco e parrucco. Non è inutile dire che Lupetti seppe giocare le sue carte. Sfiancata Ursula, si rivestì in tutta fretta e finse di doversene andare; accampò la scusa di un’intervista a DJ Francesco sulle inspiegabili ragioni per le quali avesse scelto di fare il cantante. Aprì la porta di casa e poi la richiuse, dando a intendere che fosse uscito. Invece, quatto quatto, si nascose nell’armadio della dressing room, pronto a mangiare in un solo scatto la carriera fulminante dello showman. Era un Lupetti proprio cattivone.
Lo showman arrivò un’oretta più tardi. I suoi capelli neri furono rimpiazzati da una folta capigliatura bionda; la sua giacca gessata lasciò il posto alla gonna e al corpetto “Dolce & Gabbata” e il fondotinta numero otto coprì il neo a forma di cuoricino sulla guancia destra che l’avrebbe reso riconoscibile a chiunque.
- Prendo la tua stola di paillettes, Ursula.
Lupetti zompò fuori, abbagliando Rosario con decine di flash.
- Ma che succede? Smettila! Pietà! Me meschino! La terra s’aprirà e m’inghiottirà con tutte le scarpe! Adesso il massimo a cui potrò aspirare saranno le ospitate a “Soporifera Domenica”! Ma mi ci vedi? Una star come me in mezzo a pupe, secchioni e sgualdrine dei reality! Babbo, babbo mio, perché non ti ho dato ascolto? Perché ho turato le mie orecchie come Ulisse fece con la cera?
- Si vede che ha studiato, eh? – fece Ursula, tutta orgogliosa del suo protetto.
Mentre il povero Rosario piangeva colando fard e rimmel lungo l’imbottitura del petto, Ursula si strappava via uno per uno gli anelli.
- Sono stata gabbata! – urlava la Granny.
- E io? Cosa dovrei dire? Gabbata in “Dolce & Gabbata”, il massimo della beffa! – urlava Rosario.
- Ma non puoi stare zitto? Così mi vieni male nelle foto!– urlava Lupetti.
Senza perdere tempo, il giornalista schizzò via col suo prezioso rullino. Rosario tentò d’inseguirlo, ma temeva di strappare il suo costosissimo “Dolce & Gabbata”. Anche Ursula si gettò alla rincorsa, ma il fiatone la bloccò prima che fosse giunta alla porta di casa.
Tutto sembrava perduto per Rosario Cappello.
Tutto sembrava conquistato per Furio Lupetti.
Tutto sembrava… no, per Ursula Granny in effetti non cambiava ‘sto granché.
Ma il destino tramava contro quel marrano di un giornalista.
Recatosi in redazione, dritto dritto dal direttore di “Gente e Gentaglia”, Lupetti sventolò sotto il suo naso il rullino che avrebbe potuto cambiare la sua vita.
- Direttore Giusto Cacciatori, la vede questa pellicola?
- Considerato che me la sventola sotto il naso da mezz’ora, le probabilità che io la veda rasentano il cento per cento.
- Questa banalissima pellicola farà la fortuna mia e sua, signor direttore! Ci sono decine – dico decine – di foto che testimoniano che Rosario Cappello – oh, se ci fosse un rullo di tamburi! – che Rosario Cappello si traveste da donna di facili costumi per i party del “BoscoLosko”!
Il direttore lo guardò al colmo della sua indignazione. Divenne fucsia in viso e le basette sembravano dover spiccare il volo dalla sua faccia, tanto era alterato. Inspirò un enorme quantitativo d’aria per sbraitare meglio.
- Dia quiiiiiiiii! – sbraitò, appunto, afferrando il contenitore del rullino. – Non lo sa che lo fanno tutti? Questa roba non fa notizia! Ma cosa ne può sapere lei, cosa? Lei non sa nemmeno che Maurizio Costanza e Maria Del Filippi non si vedono mai insieme perché sono la stessa persona! Fuori!!!
Quando Furio Lupetti uscì a pedate dall’ufficio, il direttore ne approfittò per fare una telefonata.
- Picci picci… Ti ho appena salvato la carriera… Non vedo l’ora di baciare il tuo neo a forma di cuoricino!
[1] A dire la verità uno si: aveva frugato nel cassetto della biancheria intima di Amanda Bear, ma solo a scopo scientifico.
[2] Si domanda scusa per la volgarità.
[3] Traduzione: “ho scoperto (con disappunto) che sei gay.”
[4] Mi hanno proibito di fare pubblicità occulta.
[5] TFDC: Tossetta Finta Di Copertura.
23 gennaio 2008 alle 4:58 pm
Ciao Caterina, e benvenuta sul sito
Il tuo racconto e’ divertentissimo. Le storpiature dei nomi sono perfette, e i personaggi quasi piu’ grotteschi di quelli reali.
Forse qualche dialogo potrebbe essere un po’ snellito e reso piu’ scorrevole, ma ne complesso una lettura piacevolissima.
Grazie per avecelo fatto leggere.
24 gennaio 2008 alle 10:11 am
Ciao Caterina,
divertente è dir poco, il finale è spassoso come pochi. ^_^
Alla prossima.
24 gennaio 2008 alle 10:24 am
grazie mille Andrea e Fabio!!! Vorrei leggere le vostre produzioni…come si chiamano i vostri blog?
24 gennaio 2008 alle 11:31 am
Niente affatto male come esordio…. mi associo ai complimenti di Andrea e Fabio. Brava!
24 gennaio 2008 alle 2:24 pm
davvero divertente…brava!!!
24 gennaio 2008 alle 2:33 pm
Ciao Caterina, la mia raccolta si intitiola, in modo molto fantasioso e creativo “Andrea”
16 febbraio 2008 alle 12:08 am
stavo leggendo e sgranocchiando una merendina……..a momenti mi strozzo dal ridere ! bravissima, complimenti davvero